Obbligazioni indicizzate inflazione BTPi - Titoli di Stato indicizzati all'inflazione (1 Viewer)

MAAL

Forumer attivo
Il titolo indicato è stato emesso il 25 luglio 2002 e il CdI è esatto; all'inizio di questa discussione ho postato un file excel con il quale si può calcolare qualsiasi CdI (riferito all'inflazione europea ex tabacco).

Il sito di Monte titoli riporta già i coefficienti relativi al mese di marzo 2009 ma c'è scritto che sono provvisori, anche perchè il dato relativo all'inflazione di gennaio con i pesi delle varie componenti sarà reso noto il 27 febbraio 2009, o almeno così dice il sito di eurostat.

grazie,
ho verificato con il file excel :up: ed ora mi è chiaro il procedimento di calcolo
 

negusneg

New Member
Allego n-esimo articolo sui BTPei e simili su Plus del Sole 24 ore di oggi.

In questo caso si confrontano due (che dovrebbero essere) esperti: da un lato il lettore che fa la domanda, Nicola Zanella, che molto probabilmente (anche se non lo dichiara) coincide con la persona che scrive di BTPei su Aduc, e dall'altra la J&CAssociati, che aveva dato lo scorso 17 gennaio una risposta sul tema della deflazione.

Rispetto al punto che avevo sollevato al post n. 55, Zanella si dichiara d'accordo con la nostra interpretazione qui sul forum, e cioè che se si vende durante la vita del titolo si applica comunque il CdI relativo al giorno di vendita, anche nel caso in cui questo sia minore di uno.

Nella risposta si parla però giustamente, in tal caso, di una discontinuità tra vendita poco prima della scadenza e rimborso. Non mi sembra però che questa implichi necessariamente, come si scrive, una possibilità di arbitraggio. Se infatti il giorno prima del rimborso il CdI fosse ad esempio 0,90 il prezzo del titolo non potrebbe essere circa 100, come di solito accade, ma dovrebbe essere tale che, all'incirca, prezzo*0,90=100, e cioè grosso modo prezzo=111. Per poi "collassare" al prezzo di rimborso, 100, il giorno dopo.

Vi sembra corretta questa interpretazione?:mmmm:

Resta il fatto che stiamo comunque parlando del sesso degli angeli (si dice così, no?:)), e cioè dell'ipotesi che globalmente, nel giro di 10 anni, ci sia stata deflazione, cioè qualcosa che non si è mai visto.

Innanzitutto desidero scusarmi nuovamente per la scarsa presenza in questa interessante discussione :bow: dovuta ad impegni personali e professionali, ma soprattutto ringrazio ancora Alobar per il puntuale contributo. :up:

Sono senz'altro d'accordo con la sua interpretazione: nel caso (assai improbabile IMHO) di una sensibile deflazione, tale da fare scendere significativamente il CdI in prossimità della scadenza, sicuramente opererebbero degli arbitraggi tali da fare salire conseguentemente il corso secco del titolo sopra la pari.
 

negusneg

New Member
Oggi ho riletto un po' di messaggi di questo istruttivo thread e mi sono reso conto che in questo post ho preso probabilmente un granchio affermando quanto riportato in grassetto... Non vorrei generare confusione in altri e quindi ci torno su e vi chiedo che ne pensate!;)

In effetti non mi sembra tanto iniquo il fatto che la parte sul disaggio non sia compensabile con minus pregresse. Infatti nei titoli nominali, come ad esempio i BTP, le cedole vengono tassate come redditi di capitale (non compensabili con minus pregresse), mentre l'eventuale apprezzamento del titolo viene tassato come reddito diverso.

Nella nuova visione che me ne sono fatto oggi (correggetemi se sbaglio) acquistando titoli reali come i BTPei ci si accontenta di una cedola (a parità degli altri fattori) più piccola di quella di un titolo nominale, proprio perché si pensa che in presenza di inflazione sarà in qualche modo la rivalutazione dovuta la CdI a compensare quella differenza di cedola. Vedendo le cose in questa nuova prospettiva risulta logico e accettabile che tale rivalutazione venga tassata come reddito di capitale, pur avendo in qualche modo l'aspetto di un capital gain. Non vi sembra?

Che il guadagno dovuto alla rivalutazione del CdI vada tassata è fuor di dubbio, la cosa inaccettabile è il metodo con cui viene tassato, che può addirittura portare al risultato paradossale di pagare più tasse di quanto guadagnato, nel caso in cui non si riuscissero a recuperare le minus risultanti dall'operazione.

Secondo me è assurdo pretendere di trattare quell'incremento come se fosse un reddito di capitale, una volta che il valore del CdI alla data di rimborso viene pubblicato ufficialmente, a meno che non si accrediti il rateo di tale reddito al momento dell'acquisto (come del resto avviene per il disaggio di emissione) visto che ad ogni momento il valore del CdI è conosciuto pubblicamente, e viene effettivamente applicato in modo univoco per determinare il prezzo effettivo della transazione.

Per questo contesto fortemente la famosa Nota esplicativa del Ministero del Tesoro (riportata da Alobar qui: http://www.investireoggi.it/forum/showpost.php?p=741614&postcount=54) laddove dice che

Quanto all'eventuale incremento sul capitale dovuto alla scadenza in ragione dell'indicizzazione secondo le regole fissate dall'articolo 4 del decreto di emissione, il prelievo di cui al citato decreto n. 239 del 1996, non può che applicarsi a partire da momento in cui detto incremento diviene conoscibile e cioè, precisamente, quando (in prossimità della scadenza ma prima della stessa) saranno resi noti i dati necessari per calcolare il valore di rimborso. Fino a tale momento l'incremento valutato in via probabilistica dal mercato non può costituire, invece, provento soggetto alle disposizioni del decreto 239, citato, e, di conseguenza, qualora nelle compravendite sul titolo se ne tenga conto e, per effetto degli scambi, si producano delle differenze positive (o negative) dette differenze determinerebbero soltanto un guadagno (o una perdita) in linea capitale in capo a chi le realizzasse.

Infatti tale incremento di capitale, lungi dall'essere "valutato in via probabilistica dal mercato", viene determinato in maniera univoca ed obbligatoria sulla base delle tabelle pubblicate man mano, e conseguentemente applicato al corso secco del titolo determinandone il prezzo nelle contrattazioni.

La mia conclusione, quindi, è che questa Nota informativa in realtà sia profondamente sbagliata e sia direttamente responsabile dell'introduzione di questa distorsione.

Distorsione che sarebbe eliminata, come credo possibile, trattando l'incremento dovuto alla rivalutazione del CdI come se fosse un disaggio di emissione durante l'intera vita del titolo. In questo modo alla scadenza del titolo si pagherebbe l'imposta sulla intera rivalutazione, ma al momento dell'acquisto verrebbe accreditata l'imposta (così come avviene per le cedole ed il disaggio di emissione) relativa all'incremento intercorso fra la data di emissione e quella di acquisto.

Invece, per colpa del bizantismo tipico del legislatore, e della burocrazia ministeriale, che spesso con le sue circolari esplicative o note informative tende ad ingarbugliare ulteriormente la matassa, il sistema attuale produce una doppia distorsione.

A favore degli investitori più accorti ed informati, che possono utilizzare parte del guadagno derivante da questi titoli per scontare minusvalenze pregresse, a patto di venderli qualche mese prima della scadenza.

Ma a sfavore della gran massa dei risparmiatori, tipicamente cassettisti, meno informati e mal consigliati dai loro intermediari (che spesso ignorano completamente queste problematiche :rolleyes:), che corrono il rischio concreto di dover pagare più imposte del dovuto, se acquistano il titolo successivamente all'emissione.
 

negusneg

New Member
Comunque anche oggi Plus del Sole torna su questi titoli, anche se questa volta non menziona i problemi fiscali, ma ne sottolinea solo la convenienza in questa fase.

L'articolo di Marco Liera

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negusneg

New Member
Progetto di lettera aperta (da discutere e successivamente postare nel costituendo blog)


Lettera aperta al Sig. Ministro delle Finanze
On. Giulio Tremonti​

Egr. Sig. Ministro,

siamo un gruppo di persone che frequentano la sezione "Obbligazioni, Bond e Titoli di Stato" del Forum Investire Oggi.

Siamo rimasti molto stupiti leggendo una lettera di un lettore, e la risposta avuta da un esperto, sul supplemento Plus del Sole 24 Ore di sabato 29 novembre 2008 e numeri successivi (vedi allegati), riguardo a taluni aspetti della tassazione dei BTP€i (Buoni Poliennali del Tesoro indicizzati all'inflazione europea) che non conoscevamo.

Si trattava infatti, per quel che ci risulta, della prima emissione che veniva rimborsata a scadenza, ed il lettore lamentava il fatto che l'intero incremento del capitale dovuto alla variazione del Coefficiente di Indicizzazione (CdI) dalla data di emissione a quella di scadenza gli era stato tassato con la ritenuta del 12,50%, pur avendo egli acquistato il titolo successivamente all'emissione, ed avendone quindi usufruito della rivalutazione solo in parte.

Cercando di approfondire la questione abbiamo in effetti rinvenuto una Nota esplicativa del suo Ministero (vedi allegato) che sembra avallare questa ipotesi.

Con questa lettera intendiamo segnalare con forza che, se questa interpretazione venisse confermata, la diffusione ed il collocamento di questa tipologia di titoli (che all'estero sta conoscendo una grande e crescente diffusione nei portafogli dei risparmiatori) sarebbero fortemente disincentivati, in primo luogo per il meccanismo eccessivamente complicato che ne ostacolerebbe una agevole comprensione da parte dei più, ma soprattutto per la evidente disparità di trattamento rispetto ad altri titoli, che li penalizzerebbe fino al punto di fare pagare all'ignaro risparmiatore più tasse dell'effettivo guadagno conseguibile.

Certi di un suo personale interessamento La invitiamo, tramite gli Uffici preposti del Suo Ministero:

1) a chiarire definitivamente se l'interpretazione data dall'esperto del Sole 24 Ore, in accordo con la lettura della Nota informativa citata in precedenza, sia da intendersi corretta oppure meno, o altrimenti (nel caso in cui Lei confermasse che tale lettura della norma fosse corretta)

2) a procedere senza indugio ad una semplificazione della norma, tale da non disincentivare ulteriormente l'utilizzo e la sottoscrizione di tali strumenti da parte della vasta platea dei risparmiatori italiani, ad esempio considerando l'incremento dovuto alla variazione del CdI come reddito di capitale durante l'intera vita del titolo, consentendo in questo modo che ciascuno paghi in base all'effettivo periodo di possesso.

Siamo naturalmente disposti a discutere i dettagli tecnici della questione sulle pagine del nostro forum o dei giornali che vorranno ospitare questa lettera aperta.

In attesa di una Sua risposta

(seguono firme, o "i lettori del forum... etc.")
 
Ultima modifica:

negusneg

New Member
Mi è uscita così di getto, mentre stavo preparando il pollo al forno con le patate :D, ma naturalmente è un progetto "aperto".

Sono benvenute critiche e/o suggerimenti. Sul tono e sul contenuto. Sui mezzi con cui divulgarla (il costituendo blog, innanzitutto, ma anche i giornali, perchè no, Sole 24 Ore in primis).

Naturalmente farebbe un enorme piacere avere il parere, e magari un consiglio su come portare avanti nel modo migliore l'iniziativa, da parte di Nicola Zanella, dei giornalisti del Sole che si sono occupati della vicenda e dei vari esperti da essi interpellati (J&C Associati, Drusiani, etc.). :bow:

Credo che tutti quelli a cui stanno a cuore questi titoli, per le loro caratteristiche intrinseche che li rendono così importanti nella costruzione di un portafoglio efficiente, dovrebbero intervenire per dire la loro. :up:
 

troppidebiti

Forumer storico
Cominciamo da qualche regola di buon senso:


4) è consigliabile vendere qualche mese prima del rimborso (almeno due) per evitare di pagare l'imposta sull'intero incremento del CdI dal momento dell'emissione, e per compensare l'incremento del CdI con eventuali minus pregresse;

5) se si posseggono minus da compensare i BTPi (o titoli analoghi) possono essere un'ottima soluzione, a patto di venderli almeno due mesi prima della scadenza: parte del guadagno, infatti, viene incorporata nel valore del titolo che viene rivalutato dal CdI. Vendendo i titoli prima che sia ufficialmente determinato il valore del CdI alla data di scadenza, almeno due mesi prima per essere sicuri, l'incremento del CdI verificatosi durante il periodo di possesso del titolo verrà considerato capital gain e quindi sarà compensabile con le minus pregresse.


Ciao neg, ma se si vendono dei btp/i quando il coefficiente di rivalutazione è noto (esempio Febbraio) (dei btp acquistati in sede d' asta) l' importo della rivalutazione viene considerato capital gain e si compensa con altre minus pregresse giusto?

o occorre attendere Marzo e che i coefficienti non siano ancora noti?

scusa ma so de coccio:lol:
 

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