Obbligazioni bancarie Banca Marche subordinate XS0257293828 e XS0302580880: dolcetto o scherzetto? (1 Viewer)

C.Bonacieux

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MRPINK

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La Guardia di Finanza di Ancona ha eseguito sequestri
preventivi e per equivalente per un importo complessivo di circa 15
milioni di euro nell'ambito dell'indagine su Banca Marche.

Lo rende noto un comunicato nel quale si precisa come il 30 ottobre
scorso, e' stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso
dal Giudice per le indagini preliminari, Antonella Marrone, nei confronti
di 3 indagati, persone nei cui confronti e' stato, altresi', notificato
l'avviso della conclusione delle indagini preliminari.

Le attivita' hanno riguardato le ipotesi di reato commesse dagli
indagati nella loro qualita', rispettivamente, di d.g. pro-tempore di
Banca delle Marche, attualmente in amministrazione straordinaria; e di
imprenditori -clienti del citato istituto di credito.

L'allora d.g. si sarebbe adoperato, per mezzo della sua qualifica, per
far concedere, da parte di Banca delle Marche, linee di credito a breve
tempo a un gruppo di societa' riconducibili ad uno degli imprenditori, in
mancanza delle condizioni e delle garanzie finanziarie previste. Il tutto,
a seguito di dazione di denaro o altra utilita'.

In particolare, le utilita' derivate al direttore quale prezzo del reato
di corruzione sarebbero da riferire, in primo luogo, all'acquisto, da
parte di una societa' di fatto riconducibile allo stesso ex direttore
generale di Banca Marche, di un immobile di pregio in Roma, nel quartiere
Parioli, cedutole da una societa' riconducibile all'imprenditore e,
inoltre, alla corresponsione di canoni di locazione gravanti su detto
immobile, a favore di una societa' riconducibile a familiari del d.g., da
parte di altra azienda comunque riferibile all'imprenditore interessato.
Il danno cagionato a Banca delle Marche, derivante da tali condotte, e'
risultato pari a 4,590 mln euro.

Nel medesimo contesto, l'altro imprenditore avrebbe posto in essere
operazioni immobiliari e finanziarie tra loro connesse sia dal punto di
vista temporale che soggettivo, volte a far ottenere, all'ex direttore
generale, vantaggi patrimoniali quale prezzo della corruzione per avergli
garantito operazioni di finanziamento, quali linee di credito e scoperti
bancari, risultate dannose per la Banca erogante che mai avrebbero avuto
modo di perfezionarsi senza l'illecito interessamento determinante del
Direttore stesso. Per tali specifiche condotte, il danno cagionato a Banca
delle Marche e' risultato pari a 10,3 mln.

Tutte le operazioni di finanziamento deliberate da Banca delle Marche e
prese in considerazione nell'ambito del procedimento penale sarebbe da
ricondursi alla partecipazione e alla consapevole attivita' di impulso
dell'ex direttore generale, determinante per il buon fine delle illecite
erogazioni a favore degli imprenditori.

La Guardia di Finanza ha eseguito, contestualmente, nelle Marche, in
Puglia, in Emilia Romagna, in Lombardia e nel Lazio il sequestro
preventivo su beni immobili riconducibili agli indagati e alle coniugi (2
abitazioni in Bologna, 1 appartamento in Parma e 2 in Roma, tra cui
l'immobile di pregio ubicato in via Archimede), partecipazioni societarie
e oltre 20 conti correnti in diversi istituti di credito, per un importo
complessivo pari a quasi 15 milioni di euro.

Gli odierni sequestri, sottolinea la nota della Gdf, hanno ad oggetto
fatti per i quali si e' proceduto in modo separato e prioritario; sono
altresi' in corso notifiche agli indagati di avvisi di conclusione di
indagine in relazione ai fatti sopra evidenziati.

Il procedimento penale principale comunque prosegue per numerose altre
ipotesi di reato in ordine alle quali sono ancora in corso valutazioni
sulle attivita' da svolgersi e nel prosieguo saranno prese altre decisioni
finalizzate progressivamente a definire eventuali ulteriori aspetti
penalmente rilevanti.
 

C.Bonacieux

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lo posto solo qui perché, incredibilmente, nel giro di 12 ore di là sono stata ribannata per dieci giorni, per provocazione e per uso improprio delle emoticons!
Disclaimer: non intendo assolutamente esprimere approvazione o disapprovazione all'articolo, lo posto solo per completezza d'informazione

BANCA MARCHE - A UN PASSO DAL FALLIMENTO - MAGGIOR DISASTRO BANCARIO DA CALVI E SINDONA (CORRENTISTI PERDERANNO TUTTO) - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

BANCA MARCHE - A UN PASSO DAL FALLIMENTO - MAGGIOR DISASTRO BANCARIO DA CALVI E SINDONA (CORRENTISTI PERDERANNO TUTTO)
mercoledì 4 novembre 2015
"Quello di Banca delle Marche costituisce il maggiore disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli risalenti al secolo scorso dei casi Sindona e Calvi". Lo scrivono gli avvocati dell'istituto nell'atto di citazione in giudizio per 282,5 milioni di euro di danni presentata al tribunale di Ancona contro gli ex amministratori (tra cui l'ex direttore generale Massimo Bianconi e gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa) e l'ex società di revisione Price Waterhouse Coopers.

La notizia - sfuggita ai telegiornali nazionali tanto quanto al Corriere e a Repubblica - non è di oggi, ma di un assolato 8 luglio di quest'anno. Solo il Giornale ne ha scritto, ma si sa, è un "giornale" di parte, avversa alla parte politica di riferimento proprio della Banca delle Marche, e cioè il Pd. Come per Mps.

Nell'atto di citazione in giudizio c'è scritto testualmente: "...c'è prova di un gran numero di irregolarità, carenze e violazioni commesse da amministratori, sindaci e funzionari che si sono succeduti dal 2006 nella gestione di Banca Marche, in quadro impressionante di anomalie e violazioni gestionali, particolarmente riferiti a 37 grandi finanziamenti plurimilionari che sarebbero stati concessi a costruttori e imprese marchigiani e non, senza una adeguata valutazione di merito o garanzie".

Tradotto: la banca è finita in dissesto con un buco nei conti superiore ai 2 miliardi di euro perchè ha prestato somme colossali ad "amici" che non avevano nè garanzie nè solidità per poter ottenere tali ingentissimi capitali in contanti da Banca delle Marche.

Così, andando a guardare i conti dell'istituto di credito, sono emerse 83 delibere di finanziamento approvate dal cda a luglio del 2008 "in meno di cinque minuti", il che la dice lunga sull'analisi puntigliosa dei documenti presentati dai richiedenti i prestiti.

Ma non è stato un episodio, bensì uno stile: il Comitato esecutivo, cioè il massimo organo operativo della banca, in venti minuti nel 2009 diede l'ok ad altri 78 finanziamenti a clienti importanti nonostante i conti dell'istituto continuassero ad accumulare perdite colossali.

A ottobre sono scaduti i due anni di commissariamento imposto da Bankitalia (dov'era, mentre accadevano le scempiaggii appena scritte?) e se entro il 31 dicembre 2015 il fondo di salvataggio interbancario non finanzierà Banca Marche per due miliardi (al momento ha le casse vuote), in gennaio assisteremo al primo defualt di una banca italiana secondo i nuovi criteri imposti dalla Ue e della Bce: azionisti e obbligazionisti perderanno tutto, corrrentisti idem, sopra i 100.000 euro, fermo restando che per rientrare in possesso dei loro soldi depositati sui c/c anche per importi inferiori ai 100.000 passeranno mesi, tanti, forse perfino anni.

Tuttavia, Banca Marche non è l'unica mela marcia del sistema bancario italiano.

Partendo dal Monte dei Paschi di Siena, passando per la Banca Popolare di Spoleto, e poi per la Banca dell'Etruria, arrivando alla Tercas di Teramo per poi approdare alla Cassa di Risparmio di Ferrara, si percorre una strada che conduce al cimitero degli istituti di credito a un solo passo dalla bancarotta. Avete letto bene: bancarotta.

L'insieme dei capitali indispensabili per salvare queste banche fallite - e la data limite è sempre quella, il 31 dicembre 2015 - ha i connotati di una manovra finanziaria: come minimo 10 miliardi di euro, come massimo la catastrofica somma di 30 e c'è chi dice 40 miliardi di euro. In contanti. E non forniti dallo Stato italiano, ma sempre da quel "fondo di salvataggio interbancario" che già farà i salti mortali per recuperarne, sempre che ci riesca, due per la Banca Marche.

E c'è anche un altro aspetto da non dimenticare: in questa infornata di banche in dissesto c'è la politica. Quale politica? Quella del Pd. Infatti, sia le Fondazioni che detengono quote azionarie degli istituti di credito citati, sia le Regioni nelle quali suddette banche operano, anzi, operavano, sono amministrate e controllate proprio dal Partito Democratico il cui segretario di chiama Matteo Renzi.

E non basta. Perfino all'nterno delle stesse banche sedevano in posizioni di vertice personaggi direttamente connessi con il governo Renzi. Un esempio?

Il vicepresidente della dissestata e prossima al fallimento Banca dell'Etruria era Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena. A gennaio 2015 la Banca dell'Etruria è stata "attenzionata" dalla Consob per movimenti "anomali" del titolo in Borsa prima dell'approvazione della riforma sulle Popolari voluta da Renzi. Quattro mesi dopo, il Tesoro ne ha stabilito il commissariamento, adesso siamo al capitolo finale, che verrà scritto col "sangue" o se si preferisce coi soldi dei correntisti, dei risparmiatori, degli ingenui cittadini italiani che credevano che depositare i risparmi di una vita in banca fosse l'unica cosa giusta da fare. E invece, li hanno dati a banchieri gangster associati a una politica marcia fino al midollo.

Redazione Milano.
 
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russiabond

Contadino della finanza
lo posto solo qui perché, incredibilmente, nel giro di 12 ore di là sono stata ribannata per dieci giorni, per provocazione e per uso improprio delle emoticons!

BANCA MARCHE - A UN PASSO DAL FALLIMENTO - MAGGIOR DISASTRO BANCARIO DA CALVI E SINDONA (CORRENTISTI PERDERANNO TUTTO) - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

BANCA MARCHE - A UN PASSO DAL FALLIMENTO - MAGGIOR DISASTRO BANCARIO DA CALVI E SINDONA (CORRENTISTI PERDERANNO TUTTO)
mercoledì 4 novembre 2015
"Quello di Banca delle Marche costituisce il maggiore disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli risalenti al secolo scorso dei casi Sindona e Calvi". Lo scrivono gli avvocati dell'istituto nell'atto di citazione in giudizio per 282,5 milioni di euro di danni presentata al tribunale di Ancona contro gli ex amministratori (tra cui l'ex direttore generale Massimo Bianconi e gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa) e l'ex società di revisione Price Waterhouse Coopers.

La notizia - sfuggita ai telegiornali nazionali tanto quanto al Corriere e a Repubblica - non è di oggi, ma di un assolato 8 luglio di quest'anno. Solo il Giornale ne ha scritto, ma si sa, è un "giornale" di parte, avversa alla parte politica di riferimento proprio della Banca delle Marche, e cioè il Pd. Come per Mps.

Nell'atto di citazione in giudizio c'è scritto testualmente: "...c'è prova di un gran numero di irregolarità, carenze e violazioni commesse da amministratori, sindaci e funzionari che si sono succeduti dal 2006 nella gestione di Banca Marche, in quadro impressionante di anomalie e violazioni gestionali, particolarmente riferiti a 37 grandi finanziamenti plurimilionari che sarebbero stati concessi a costruttori e imprese marchigiani e non, senza una adeguata valutazione di merito o garanzie".

Tradotto: la banca è finita in dissesto con un buco nei conti superiore ai 2 miliardi di euro perchè ha prestato somme colossali ad "amici" che non avevano nè garanzie nè solidità per poter ottenere tali ingentissimi capitali in contanti da Banca delle Marche.

Così, andando a guardare i conti dell'istituto di credito, sono emerse 83 delibere di finanziamento approvate dal cda a luglio del 2008 "in meno di cinque minuti", il che la dice lunga sull'analisi puntigliosa dei documenti presentati dai richiedenti i prestiti.

Ma non è stato un episodio, bensì uno stile: il Comitato esecutivo, cioè il massimo organo operativo della banca, in venti minuti nel 2009 diede l'ok ad altri 78 finanziamenti a clienti importanti nonostante i conti dell'istituto continuassero ad accumulare perdite colossali.

A ottobre sono scaduti i due anni di commissariamento imposto da Bankitalia (dov'era, mentre accadevano le scempiaggii appena scritte?) e se entro il 31 dicembre 2015 il fondo di salvataggio interbancario non finanzierà Banca Marche per due miliardi (al momento ha le casse vuote), in gennaio assisteremo al primo defualt di una banca italiana secondo i nuovi criteri imposti dalla Ue e della Bce: azionisti e obbligazionisti perderanno tutto, corrrentisti idem, sopra i 100.000 euro, fermo restando che per rientrare in possesso dei loro soldi depositati sui c/c anche per importi inferiori ai 100.000 passeranno mesi, tanti, forse perfino anni.

Tuttavia, Banca Marche non è l'unica mela marcia del sistema bancario italiano.

Partendo dal Monte dei Paschi di Siena, passando per la Banca Popolare di Spoleto, e poi per la Banca dell'Etruria, arrivando alla Tercas di Teramo per poi approdare alla Cassa di Risparmio di Ferrara, si percorre una strada che conduce al cimitero degli istituti di credito a un solo passo dalla bancarotta. Avete letto bene: bancarotta.

L'insieme dei capitali indispensabili per salvare queste banche fallite - e la data limite è sempre quella, il 31 dicembre 2015 - ha i connotati di una manovra finanziaria: come minimo 10 miliardi di euro, come massimo la catastrofica somma di 30 e c'è chi dice 40 miliardi di euro. In contanti. E non forniti dallo Stato italiano, ma sempre da quel "fondo di salvataggio interbancario" che già farà i salti mortali per recuperarne, sempre che ci riesca, due per la Banca Marche.

E c'è anche un altro aspetto da non dimenticare: in questa infornata di banche in dissesto c'è la politica. Quale politica? Quella del Pd. Infatti, sia le Fondazioni che detengono quote azionarie degli istituti di credito citati, sia le Regioni nelle quali suddette banche operano, anzi, operavano, sono amministrate e controllate proprio dal Partito Democratico il cui segretario di chiama Matteo Renzi.

E non basta. Perfino all'nterno delle stesse banche sedevano in posizioni di vertice personaggi direttamente connessi con il governo Renzi. Un esempio?

Il vicepresidente della dissestata e prossima al fallimento Banca dell'Etruria era Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena. A gennaio 2015 la Banca dell'Etruria è stata "attenzionata" dalla Consob per movimenti "anomali" del titolo in Borsa prima dell'approvazione della riforma sulle Popolari voluta da Renzi. Quattro mesi dopo, il Tesoro ne ha stabilito il commissariamento, adesso siamo al capitolo finale, che verrà scritto col "sangue" o se si preferisce coi soldi dei correntisti, dei risparmiatori, degli ingenui cittadini italiani che credevano che depositare i risparmi di una vita in banca fosse l'unica cosa giusta da fare. E invece, li hanno dati a banchieri gangster associati a una politica marcia fino al midollo.

Redazione Milano.


sei recidiva ...:-o


:lol:
 

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