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tontolina

Forumer storico
“Il boom del credito mondiale è finito, ora arriva l’ondata di deflazione globale”

Di Francesco Simoncelli , il 19 agosto 2015 - 45 commenti


I cosiddetti mercati emergenti sono saliti sulla cresta dell’onda, perché a seguito del boom espansionistico orchestrato dalle banche centrali è sembrato che nuove realtà si stessero affacciando sulla scena mondiale per prendere il posto di quelle vecchie. In verità, i banchieri centrali invece di calmare i mercati e portare stabilità, sono la fonte primaria dell’instabilità a causa dei loro interventi presumibilmente onniscienti. Ma qui, oltre alle stampanti nazionali, ci sono da prendere in considerazione anche quelle estere. Quindi oltre alle bolle che si sono venute a creare sul suolo brasiliano (la più pericolosa è quella dei prestiti per automobili), c’è da considerare anche quelle che sono spuntate a livello globale. Di conseguenza, mentre il Brasile pareva guadagnare trazione grazie alle sovvenzioni estere sotto forma di asset a basso prezzo, svalutava la propria valuta per guadagnare una falsa competizione a livello mondiale. Ciò ha abbassato artificialmente i costi interni agli occhi delle aziende estere, le quali sono state incentivate a delocalizzare la produzione (tra cui anche la FIAT). Sebbene possa apparire che ciò permetta al paese che ospita le aziende estere d’acquisire know-how imprenditoriale, questo è vero fino ad un certo punto, perché alla base della prosperità c’è la libertà imprenditoriale e una mentalità orientata all’economia di mercato. Il Brasile non ha nessuna delle due.

Ora che la Cina sta rallentando e gli USA hanno terminato il programma di QE, paesi come il Brasile devono “vedersela da soli”. Ovvero, devono fare i conti con le distorsioni e le deformazioni economiche che hanno assecondato inseguendo la follia mercantilista di Cina e USA.

Com’è probabile che sia, quello attuale non è più un ciclo inflattivo, ma stagflattivo. La recessione risultante dalle suddette distorsioni e deformazioni riallineerà il sistema dei prezzi, correggendo al rialzo e al ribasso i prezzi di quegli asset disallineati da domanda e offerta.
I mercati emergenti, e i paesi occidentali in generale, non potranno tagliare le tasse e le spese senza aggravare la recessione; e non potranno aumentare l’attività della stampante monetaria senza accelerare e aggravare il riallineamento del sistema dei prezzi. Finirà male.
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di David Stockman
Se si desidera una metafora convincente per capire il crack-up boom innescato dalle banche centrali a livello globale, basta guardare alla bancarotta del fornitore di carbone Alpha Natural Resources (ANRZ). Dopo essere diventata una società pubblica nel 2005, la sua capitalizzazione di mercato è salita praticamente da 0 a $11 miliardi esattamente quattro anni fa. Ora sta tornando a zero.
Sì, ci sono i fallimenti e questo è sicuramente un caso di cattiva gestione. Ma la cattiva gestione di cui stiamo parlando è quella del cartello del settore bancario centrale del mondo.
Quest’ultimo ha fatto in modo che ci saranno migliaia di fallimenti simili negli anni a venire, perché sin dalla metà degli anni ’90 le banche centrali hanno travolto l’economia mondiale con un boom di spesa basato sul credito insostenibile, mentre hanno falsificato il sistema finanziario che dovrebbe prezzare i beni in modo onesto, allocare il capitale in modo efficiente e mantenere sotto controllo il rischio e l’avidità.
Di conseguenza, la bolla legata ad ANRZ raffigurata qui sopra non si limita a mostrare come gli uomini, le donne e i robo-trader del casinò siano diventati troppo fiduciosi nell’inseguire la sciocchezza partorita da Goldman Sachs secondo cui i “BRICS sarebbero cresciuti in eterno”.

In realtà, le banche centrali hanno alimentato l’economia mondiale con tanta liquidità e capitali a basso costo, che sembrava che l’economia fisica stesse partendo per la luna.


Infatti le banche centrali hanno generato un doppio boom — dapprima sotto forma di un consumo alimentato dal credito, eccitando le economie dei mercati sviluppati diventate dipendenti dalla grande macchina esportatrice della Cina e dei suoi fornitori satelliti; dopo che questo boom dei consumi si è schiantato nel 2008-2009 e ha minacciato l’estinzione dell’economia mercantilista del capitalismo rosso cinese, la PBOC ha scatenato un boom più potente d’investimenti e infrastrutture in Cina e nel resto dei mercati emergenti.


Tra il 1992 e il 1994 il sistema monetario mondiale — diventato sempre più instabile dalla distruzione di Bretton Woods nel 1971 — ha visto peggiorare la sua situazione: il piano di salvataggio delle banche di Wall Street durante la crisi del peso messicano; il mercantilismo della Cina e la sua scoperta che il potere poteva essere meglio conservato attraverso la stampante monetaria piuttosto che con il proverbiale fucile di Mao; il panico di Alan Greenspan nel 1994, quando i bond vigilantes scaricarono titoli di stato sopravvalutati dopo che la FED lasciò salire i tassi del mercato monetario dal livello ridicolmente basso a cui Greenspan li aveva ancorati nell’interesse della ri-elezione di George Bush Sr.


Da quel punto in poi, le banche centrali mondiali sono andate fuori giri ed è esplosa quella che può solo essere descritta come una supernova del credito, coinvolgendo l’economia mondiale.


Vale a dire, nel 1994 c’erano circa $40,000 miliardi di debito nell’economia di tutto il mondo, ma questa cifra ha raggiunto gli $85,000 miliardi nel 2000, e poi è scoppiata a $200,000 miliardi nel 2014. Cioè, in appena due decenni il debito mondiale è aumentato del 5X.
A dire il vero, nel frattempo è stato creato un sacco di PIL falso nell’economia mondiale. Dapprima nel settore delle abitazioni e degli immobili commerciali delle economie sviluppate (fino al 2008); e poi nelle infrastrutture e negli investimenti industriali dei mercati emergenti (a seguito della crisi finanziaria e della Grande Recessione). Ma anche così, la crescita insostenibile del PIL non poteva competere con lo tsunami del debito.
Nel 1994 il PIL mondiale era di circa $25,000 miliardi e il suo valore nominale oggi è nel range dei $70,000 miliardi — incluso l’ultimo sussulto della spesa alimentata dal credito (investimenti di capitale fisso), la quale continua a sfornare miniere di ferro, navi container, scavatrici, impianti elettrici, piattaforme di perforazione in acque profonde, aeroporti, autostrade e grattacieli che hanno un valore economico trascurabile. Eppure anche contando tutti i beni di capitale che sono stati creati dalla spesa artificiale (PIL), e che alla fine saranno svalutati o liquidati dai bilanci, il PIL è cresciuto solo di $45,000 miliardi negli ultimi due decenni, o solo il 28% rispetto alla supernova del debito da $160,000 miliardi.
Ecco quello che gli uomini di buon senso hanno saputo per decenni, se non secoli: questo tipo di crescita alimentata dal credito si nutre di sé stessa, creando una domanda artificiale di materiali e materie prime industriali che, a loro volta, generano carenze di capitale fisso, poiché miniere, navi, fonderie, fabbriche, porti e magazzini richiedono ancora più materiali per essere costruiti. In una parola, il credito artificiale impone al mondo di scavare, costruire, investire e giocare d’azzardo come se non ci fosse un domani.
Nel caso di Alpha Natural Resources, ad esempio, la domanda artificiale ha riguardato il carbone. E la tendenza di prezzo mostrata di seguito non è affatto sorprendente alla luce di quello che è successo alla capacità d’acciaio in Cina.

Nel 1994 il carbone veniva venduto a circa $35/ton, ma allora l’industria siderurgica cinese era pari a soli 100 milioni di tonnellate. Al momento del picco del carbone nel 2011, l’industria cinese era 11X più grande e i prezzi del carbone facevano registrare un’impennata dieci volte superiore rispetto al prezzo precedente, ovvero, $340 per tonnellata.
Ed è qui che entra in gioco la dinamica auto-alimentante. Cioè, lo spreco monumentale e l’investimento improduttivo insiti nel boom del credito. In una parola, l’esplosione iniziale della domanda per le materie prime ha generato carenze di capacità e quindi profitti eccezionali sulle riserve in loco e le risorse nel terreno.
Questi falsi profitti, a loro volta, hanno portato gli speculatori a credere che rappresentassero flussi permanenti e che potessero essere capitalizzati dai proprietari azionari.
Ma, come mostrato di seguito, alla fine la bolla del credito ha smesso di crescere, la domanda per i materiali si è appiattita ed è iniziata l’inversione, causando in tal modo prezzi inattesi e la scomparsa dei profitti. Ciò è avvenuto dapprima lentamente e poi ha accelerato.
ANRZ sta quindi finendo giù nello scarico, perché è stata capitalizzata ritenendo permanenti i prezzi follemente anti-economici del 2011.
Inutile dire che un mercato azionario onesto non avrebbe mai fatto registrare il picco raggiunto dal prezzo del carbone a $340/ton nei primi mesi del 2011, soprattutto non l’avrebbe confuso come stato reale dell’economia. Dopo tutto, gli studenti d’ingegneria sanno che il pianeta è benedetto (maledetto?) con riserve di carbone praticamente infinite.
Tuttavia, nei mercati completamente rotti e falsificati dalla manipolazione e dalla repressione delle banche centrali, i fast money trader non sanno nulla e accettano fideisticamente “l’azione dei prezzi” di breve periodo e i punti nei grafici. Nel caso di ANZR, questo ha portato all’inizio del 2011 ad una valutazione del 29X del suo flusso di cassa da $380 milioni.
Una società che aveva in media dai $50 ai $75 milioni di flusso di cassa nel mercato del carbone già in boom nel 2005-2008, difficilmente poteva valere $1 miliardo. La successiva ondata di flussi di cassa non è stata altro che una manna di guadagni inattesi sulle sue riserve esistenti, e, di conseguenza, non meritava alcun aumento della sua capitalizzazione di mercato o negoziazioni multiple.
Infatti sarebbe stata sufficiente una conoscenza superficiale della fornitura e della produzione di carbone per capire che, anche con prezzi di $100 per tonnellata, sarebbe stato difficile sostenere l’espansione della capacità a lungo termine.
Ciò significa che il flusso di cassa sostenibile di ANRZ non ha mai superato gli $80 milioni, e che al suo picco di capitalizzazione di $11 miliardi nel 2011, veniva tradata al 140X. In una parola, è così che i mercati vengono falsificati da un boom del credito alimentato dalla banca centrale.
La storia completa di ANZR è di gran lunga peggiore. Nel corso degli ultimi 10 anni ha generato $3.2 miliardi di flusso di cassa operativo — compresi i picchi inattesi di profitto incorporati nei suoi risultati riportati. Nello stesso periodo, però, ha speso $5 miliardi in spese in conto capitale e acquisizioni, mentre spendeva altri $750 milioni che non aveva per riacquistare azioni proprie e pagare dividendi.
Sì, era l’elisir magico del debito che faceva sembrare sostenibile il suo bilancio. Inutile dire che la salita del suo debito da $635 milioni nel 2005 a $3.3 miliardi attuali, non ha alcun senso per una società che dipende da margini volatili e flussi finanziari legati al commercio mondiale di carbone.
Così, quando insistiamo sul fatto che i mercati sono rotti e le azioni fanno ormai parte di una bisca clandestina, vi basta guardare ad Alpha Natural Resources.
I mercati che hanno torto su un nome di spicco come ANRZ, non commettono un errore una tantum; sono l’errore.
Il boom del credito globale è finito; i consumatori dei mercati sviluppati sono bloccati in un picco del debito; e la frenesia d’investimento della Cina e dei mercati emergenti è agli sgoccioli.
Ora arriva l’onda deflazionistica globale. Gli $11 miliardi d’aria fritta che questa mattina sono scomparsi dal casinò di Wall Street, sono solo l’ultimo esempio — uno schock che anticipa il crollo tonante del valore gonfiato degli asset.

[*]
traduzione di Francesco Simoncelli: Francesco Simoncelli's Freedonia
 

tontolina

Forumer storico
molti hanno collegato giustamente la caduta di FIAT in borsa all'effetto Volkswagen.
in realta' dovrebbero considerare che a inizio anno il real valeva 3 e ore 4,5. Quindi la capitalizzazione di FIAT BRASILE vale almeno il 30% in meno che a inizio anno...

Telecom soffre lo stesso problema..
 

tontolina

Forumer storico
Semestrale ottima

Fiat Chrysler Automobiles chiude i primi sei mesi dell'anno con incrementi a due cifre dei ricavi e dei principali margini oper
ativi spinta dall'ottimo andamento nel mercato americano. Nel dettaglio i ricavi dei primi 6 mesi dell'anno crescono del 22,4% a 55624 milioni di Euro, l'Ebitda passa da 3590 a 4962 milioni (+38,2%), l'Ebit è di 2140 milioni (+73,8% rispetto al I semestre 2014) ed il risultato netto passa da 24 milioni a 425 milioni (333 milioni nel solo secondo trimestre dai 197 milioni del secondo trimestre 2014), in lieve crescita infine l'indebitamento industriale a 8021 milioni di euro dai 7654 milioni di fine 2014. La società alza gli obiettivi per l'anno in corso con ricavi a oltre 110 miliardi, un Ebit pari o superiore a 4,5 miliardi ed un utile netto compreso tra 1 e 1,2 miliardi.
 

tontolina

Forumer storico
Fiat-Chrysler fa lo sconto a chi cambia la sua VW, Audi, Seat o Skoda

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Quanto mi costi!
Da 500 a 1.500 euro di incentivo a chi passa dal gruppo tedesco a quello italo-americano. È una delle promozioni di ottobre dei marchi di FCA




C’era da aspettarsi che i concorrenti approfittassero del momento di debolezza (se non altro d’immagine) del gruppo Volkswagen in seguito allo scandalo dei motori turbodiesel con centraline “trucca emissioni”. FCA ha messo in piedi una promozione ad hoc per tutti coloro che in Italia vogliono rottamare o dare in permuta il loro usato del gruppo Volkswagen – quindi anche a marchio Skoda, Seat e Audi – per un’auto nuova Fiat, Lancia, Abarth, Alfa Romeo o Jeep.



Ne dà notizia Carblogger.it, informato direttamente da alcuni concessionari: l’offerta non si trova sul sito ufficiale della Casa ma fa parte della tante promozioni commerciali (cui peraltro lo “sconto VW” si somma) comunicate tramite circolare interna.


Chi passa dal “fronte” tedesco a quello italo-americano ha diritto a un incentivo variabile in base al modello che acquista: va dai 500 euro cui ha diritto chi compra Fiat Panda, 500 e Punto ai 1.500 euro riservati a chi vuole una Jeep Grand Cherokee (qui i dettagli dell’iniziativa).


La supervalutazione dell’usato è valida indipendentemente dal tipo di alimentazione (diesel o benzina) e dall’anno di immatricolazione: è sufficiente che l’auto da permutare sia del gruppo di Wolfsburg e che l’ordine sia effettuato fra il 2 e il 31 ottobre.


Le due aziende si contendono le fette più importanti del mercato italiano: nei primi 9 mesi dell’anno, FCA aveva una quota di mercato del 28,48%, VW Group del 13,1%.


Volkswagen, Fiat-Chrysler fa lo sconto a chi cambia la sua VW, Audi, Seat o Skoda - Il Fatto Quotidiano
 

tontolina

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dopo il NO di GM
adesso la Fiat incassa pure il NO da Wv

Motori24 Volkswagen chiude la porta a Fiat Chrysler
Il Sole 24 Ore - ‎1 ora fa‎

GINEVRA - Volkswagen chiude la porta a Fiat Chrysler: il numero uno del gruppo tedesco, Matthias Mueller, ha detto ai giornalisti al Salone dell'Auto di Ginevra che Vw non è aperta a discussioni per una possibile fusione con il gruppo italo-americano.
 

tontolina

Forumer storico
FCA pronta a cedere una partecipazione di CNH Industrial

(Teleborsa) - FCA procederà al collocamento di oltre 15,9 milioni di azioni ordinarie di CNH Industrial, pari all'1,17% delle azioni ordinarie della società. Il collocamento sarà rivolto ad alcuni investitori istituzionali attraverso una procedura di bookbuilding accelerato. L'operazione prevede la cessione a investitori istituzionali di pacchetti di quote azionarie particolarmente corposi. L'operazione avrà inizio immediatamente. E' quanto informa una nota del gruppo FCA che si riserva comunque il diritto di chiudere le sottoscrizioni in qualsiasi momento. Le condizioni di sottoscrizione del Collocamento saranno tempestivamente comunicate al mercato. Société Générale Corporate & Investment Banking è stata nominata da FCA Sole Bookrunner del Collocamento.
FCA pronta a cedere una partecipazione di CNH Industrial
 

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