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Attendetevi Qualcosa Di Molto Molto Brutto Nel Corso Dei Prossimi 12 Mesi...E L'Italia Verra' Spazzata Via
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BAIL IN? RIDICOLO...IL VERO PROBLEMA E' IL RISCHIO SISTEMICO PER IL PAESE.
BLOCCO ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI
ESPROPRIO CONFISCA OLOCAUSTO (ECO)
E L'80% DEGLI ITALIANI PERDERA' L'80% DEI RISPARMI


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domenica 21 febbraio 2016

LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !



LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !
di Marco Saba, presidente IASSEM, 21 febbraio 2016


Quando si parla di emettere moneta, ovvero di creare moneta forzosa dal nulla, ci si chiede spesso da che cosa è garantita. Nel passato abbiamo avuto contemporaneamente la pretesa teorica che la moneta fosse garantita da metalli preziosi e la prassi contabile scorretta che non faceva in realtà mai corrispondere i metalli posseduti ai certificati esistenti (banconote) che anzi coesistevano, di fatto, come dure aggregati monetari ben distinti.

Più modernamente, si pretende di garantire la moneta, e le banche, attraverso il debitore di ultima istanza, lo Stato, che si riserva il potere di espropriare i cittadini tramite l'imposizione fiscale. lo Stato è, di fatto, la Bad Bank del sistema bancario... Come questo sia potuto accadere, ovvero che lo Stato abdicasse al principio cardine della Lex Monetae (il diritto di emettere moneta) a favore del cartello bancario, è oggetto di studio per gli storici e gli esperti di antiterrorismo. Fatto sta che lo Stato è diventato un esattore del cartello bancario svolgendo le funzioni di EQUIBANCA piuttosto che di EQUITALIA.

Quindi la moneta attuale è garantita dal fatto che il cittadino deve utilizzarla per ottemperare ai diktat fiscali di uno Stato schizofrenico che deve garantire gli interessi dei cittadini e, contemporaneamente, assicurare i privilegi assurdi della classe dei banchieri che si rivelano, giornalmente e sistematicamente, contrari a quelli della popolazione e della RES PUBLICA.

Ma non basta che lo Stato accordi questo privilegio della creazione monetaria ai banchieri se non fosse che contemporaneamente tollera - nello stato psicotico in cui versa - che il ceto dei banchieri evada la più grande responsabilità di chi crea denaro dal nulla: la corretta contabilizzazione che obbligherebbe almeno a pagarne le tasse.

Poiché la moneta ed il sistema bancario in generale si basano alla fine solo su una fiducia malrimessa (e così anche per la sopportazione di una tirannia oligarchica antidemocratica), scoprire che la creazione di moneta non viene correttamente contabilizzata creerà, più prima che dopo, una completa sfiducia terminale del popolo sia nell'euro che nell'eurosistema e, in ultimo, nelle istituzioni nazionali ed europee.

Si pone quindi il problema di curare questa sfiducia prima che i padroni del vapore (si ricordi qui, en passant, che il presidente Napolitano prendeva ordini dal banchiere Passera) ricorrano ai sistemi violenti di cui storicamente abbiamo traccia: guerre mondiali, rivoluzioni ammaestrate, etc etc.

La proposta che faccio, inaudita altera parte, è di introdurre un forte fattore stabilizzante dell'intero sistema: applicare la correttezza contabile ai sistemi di creazione del denaro. Questo serve per rendere responsabili (in inglese: "accountable", che ricorda il termine "accounting", ovvero contabilità) sia le banche del loro potere invisibile che lo Stato delle sue entrate fiscali.

Per fare questo occore esaminare attentamente come le tre forme di denaro contante prodotto oggi vengono attualmente contabilizzate: le monete metalliche, le banconote e il denaro elettronico (i "sight deposits" o depositi a vista), ricordando che si tratta di tre diversi aggregati di mezzi monetari che si ritrovano SOMMATI nella misura di M1 indicata dalla BCE (e che quindi non rappresentano, contrariamente a quanto si crede, forme sostitutive della stessa quantità il cui massimo comun denominatore sarebbe l'aggregato della liquidità nei depositi.

Per quanto riguarda la moneta, in generale, si può dire che chi la emette guadagna la differenza tra il costo lordo d'emissione ed il valore legale o di facciata del mezzo monetario considerato. Quindi, M1 costa alla produzione intorno all'1% del valore di scambio sul mercato. Il punto è proprio questo: come mai contabilmente non si vede ? Come mai sembra che le banche debbano ricorrere all'applicazione degli interessi per poter giustificare un margine operativo ? Come mai le banche vengono definite "intermediari finanziari" quando si sa che creano denaro dal nulla a differenza delle altre società non bancarie, per esempio, che presentano differenze nella registrazione contabile delle operazioni di prestito ?

La risposta è che c'è una visione sbagliata da parte del pubblico e, aimé, dello Stato, per cui si redigono i bilanci bancari ad arte COME SE le banche non creassero il denaro che utilizzano ma bensì come se questo denaro fosse fornito dai depositi di misteriosi speculatori o clienti di cui non esiste traccia d'origine nei flussi di cassa delle banche stesse... Mentre è ovvio che la creazione di denaro debba apparire anche dai bilanci che altrimenti si riferiscono ad entità astratte - le banche viste come intermediari finanziari - non esistenti nella pratica della vita terrena. Occorre quindi RETTIFICARE le scritture contabili, un compito che ci saremmo aspettati di veder svolgere almeno dalle società di revisione contabile ed auditing....

La rettifica è resa semplice dall'uso dei programmi informatici nella gestione dell'attività bancaria: basta che questi tengano nota di ogni attività di creazione di denaro da parte della banca accreditando ogni volta il conto dei flussi di cassa. Questa inaudita forma corretta di registrazione della moneta creata, che andrebbe adottata sia dalle banche commerciali che dalle banche centrali, porterebbe all'emersione di ingentissime quantità di mezzi monetari, oggi invisibili, cui poter attingere per la fiscalità dello Stato e per la solvibilità delle banche stesse, interrompendo per sempre la litanìa dei sacrifici economici ed umani che accompagnano le crisi periodiche da cui siamo afflitti.

La conseguenza più importante, oltre a quella di far meritare maggiore fiducia al "sistema", è che si priva il cartello bancario dello strumento di ricatto principale con cui esso condiziona la politica, i governi e gli Stati, per addivenire finalmente alla tanto agognata e decantata indipendenza NON SOLO del sistema bancario da quello politico, ma anche viceversa.

Che problema c'è ? Basta solo volerlo !


Bibliografia di riferimento:

- la composizione di M1 nel glossario della BCE:
https://www.ecb.europa.eu/stats/money/aggregates/aggr/html/index.en.html

- la prova forense che le banche creano individualmente moneta dal nulla:
Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070

- un referendum in Svizzera chiede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta:
Iniziativa popolare federale 'Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)'
https://www.admin.ch/ch/i/pore/vi/vis453t.html

- la mancanza di coerenza nella tenuta dei flussi di cassa nel sistema bancario rispetto alla creazione di moneta e l'impossibilità di stabilire l'insolvenza delle banche da tali scritture:
Cash Flow Accounting in Banks— A study of practice, Ásgeir B. Torfason, University of Gothenburg, 2014
https://gupea.ub.gu.se/handle/2077/35272

- l'incongruenza nella registrazione contabile delle operazioni di prestito effettuate da banche e non-banche:
Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434

- un secolo perso nell'economia a causa di sballate indicazioni da parte dell'Accademia sul funzionamento delle banche:
Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477

- la corruzione delle agenzie di revisione contabile, il caso KPMG:
THE CHEMISTRY OF AUDIT FAILURE A Case Study of KPMG Atul K. Shah Senior Lecturer, Suffolk Business School, November 2015
https://www.academia.edu/17958528/THE_CHEMISTRY_OF_AUDIT_FAILURE_-_A_Case_Study_of_HBOS_audit_by_KPMG

- la necessità dell'accertamento giudizioario dello stato d'insolvenza delle banche:
Marco Saba, IASSEM, Banche: necessità dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza, ScenariEconomici, 16 febbraio 2016
http://scenarieconomici.it/banche-necessita-dellaccertamento-giudiziario-dello-stato-dinsolvenza-di-marco-saba/

- la creazione di moneta - mal contabilizzata dalle banche - rappresenta "aiuti di Stato":
Segnalazione alla Commissione Europea e risposta della DG Concorrenza
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/02/la-commissione-europea-capisce-gli.html

- la storia della manipolazione delle regole contabili e la necessità urgente di porvi rimedio:
Thomas A Lee, Reflections on the origins of modern accounting, Accounting History. 2013
http://ach.sagepub.com/content/18/2/141.abstract

- la corruzione politica nelle scelte degli organi contabili internazionali:
Bengtsson E (2011) Repoliticalisation of accounting standard-setting – the IASB, the EU and the global financial crisis. Critical Perspectives on Accounting 22(6): 567–580.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1045235411000578
 

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LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !



LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !
di Marco Saba, presidente IASSEM, 21 febbraio 2016


Quando si parla di emettere moneta, ovvero di creare moneta forzosa dal nulla, ci si chiede spesso da che cosa è garantita. Nel passato abbiamo avuto contemporaneamente la pretesa teorica che la moneta fosse garantita da metalli preziosi e la prassi contabile scorretta che non faceva in realtà mai corrispondere i metalli posseduti ai certificati esistenti (banconote) che anzi coesistevano, di fatto, come dure aggregati monetari ben distinti.

Più modernamente, si pretende di garantire la moneta, e le banche, attraverso il debitore di ultima istanza, lo Stato, che si riserva il potere di espropriare i cittadini tramite l'imposizione fiscale. lo Stato è, di fatto, la Bad Bank del sistema bancario... Come questo sia potuto accadere, ovvero che lo Stato abdicasse al principio cardine della Lex Monetae (il diritto di emettere moneta) a favore del cartello bancario, è oggetto di studio per gli storici e gli esperti di antiterrorismo. Fatto sta che lo Stato è diventato un esattore del cartello bancario svolgendo le funzioni di EQUIBANCA piuttosto che di EQUITALIA.

Quindi la moneta attuale è garantita dal fatto che il cittadino deve utilizzarla per ottemperare ai diktat fiscali di uno Stato schizofrenico che deve garantire gli interessi dei cittadini e, contemporaneamente, assicurare i privilegi assurdi della classe dei banchieri che si rivelano, giornalmente e sistematicamente, contrari a quelli della popolazione e della RES PUBLICA.

Ma non basta che lo Stato accordi questo privilegio della creazione monetaria ai banchieri se non fosse che contemporaneamente tollera - nello stato psicotico in cui versa - che il ceto dei banchieri evada la più grande responsabilità di chi crea denaro dal nulla: la corretta contabilizzazione che obbligherebbe almeno a pagarne le tasse.

Poiché la moneta ed il sistema bancario in generale si basano alla fine solo su una fiducia malrimessa (e così anche per la sopportazione di una tirannia oligarchica antidemocratica), scoprire che la creazione di moneta non viene correttamente contabilizzata creerà, più prima che dopo, una completa sfiducia terminale del popolo sia nell'euro che nell'eurosistema e, in ultimo, nelle istituzioni nazionali ed europee.

Si pone quindi il problema di curare questa sfiducia prima che i padroni del vapore (si ricordi qui, en passant, che il presidente Napolitano prendeva ordini dal banchiere Passera) ricorrano ai sistemi violenti di cui storicamente abbiamo traccia: guerre mondiali, rivoluzioni ammaestrate, etc etc.

La proposta che faccio, inaudita altera parte, è di introdurre un forte fattore stabilizzante dell'intero sistema: applicare la correttezza contabile ai sistemi di creazione del denaro. Questo serve per rendere responsabili (in inglese: "accountable", che ricorda il termine "accounting", ovvero contabilità) sia le banche del loro potere invisibile che lo Stato delle sue entrate fiscali.

Per fare questo occore esaminare attentamente come le tre forme di denaro contante prodotto oggi vengono attualmente contabilizzate: le monete metalliche, le banconote e il denaro elettronico (i "sight deposits" o depositi a vista), ricordando che si tratta di tre diversi aggregati di mezzi monetari che si ritrovano SOMMATI nella misura di M1 indicata dalla BCE (e che quindi non rappresentano, contrariamente a quanto si crede, forme sostitutive della stessa quantità il cui massimo comun denominatore sarebbe l'aggregato della liquidità nei depositi.

Per quanto riguarda la moneta, in generale, si può dire che chi la emette guadagna la differenza tra il costo lordo d'emissione ed il valore legale o di facciata del mezzo monetario considerato. Quindi, M1 costa alla produzione intorno all'1% del valore di scambio sul mercato. Il punto è proprio questo: come mai contabilmente non si vede ? Come mai sembra che le banche debbano ricorrere all'applicazione degli interessi per poter giustificare un margine operativo ? Come mai le banche vengono definite "intermediari finanziari" quando si sa che creano denaro dal nulla a differenza delle altre società non bancarie, per esempio, che presentano differenze nella registrazione contabile delle operazioni di prestito ?

La risposta è che c'è una visione sbagliata da parte del pubblico e, aimé, dello Stato, per cui si redigono i bilanci bancari ad arte COME SE le banche non creassero il denaro che utilizzano ma bensì come se questo denaro fosse fornito dai depositi di misteriosi speculatori o clienti di cui non esiste traccia d'origine nei flussi di cassa delle banche stesse... Mentre è ovvio che la creazione di denaro debba apparire anche dai bilanci che altrimenti si riferiscono ad entità astratte - le banche viste come intermediari finanziari - non esistenti nella pratica della vita terrena. Occorre quindi RETTIFICARE le scritture contabili, un compito che ci saremmo aspettati di veder svolgere almeno dalle società di revisione contabile ed auditing....

La rettifica è resa semplice dall'uso dei programmi informatici nella gestione dell'attività bancaria: basta che questi tengano nota di ogni attività di creazione di denaro da parte della banca accreditando ogni volta il conto dei flussi di cassa. Questa inaudita forma corretta di registrazione della moneta creata, che andrebbe adottata sia dalle banche commerciali che dalle banche centrali, porterebbe all'emersione di ingentissime quantità di mezzi monetari, oggi invisibili, cui poter attingere per la fiscalità dello Stato e per la solvibilità delle banche stesse, interrompendo per sempre la litanìa dei sacrifici economici ed umani che accompagnano le crisi periodiche da cui siamo afflitti.

La conseguenza più importante, oltre a quella di far meritare maggiore fiducia al "sistema", è che si priva il cartello bancario dello strumento di ricatto principale con cui esso condiziona la politica, i governi e gli Stati, per addivenire finalmente alla tanto agognata e decantata indipendenza NON SOLO del sistema bancario da quello politico, ma anche viceversa.

Che problema c'è ? Basta solo volerlo !


Bibliografia di riferimento:

- la composizione di M1 nel glossario della BCE:
https://www.ecb.europa.eu/stats/money/aggregates/aggr/html/index.en.html

- la prova forense che le banche creano individualmente moneta dal nulla:
Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070

- un referendum in Svizzera chiede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta:
Iniziativa popolare federale 'Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)'
https://www.admin.ch/ch/i/pore/vi/vis453t.html

- la mancanza di coerenza nella tenuta dei flussi di cassa nel sistema bancario rispetto alla creazione di moneta e l'impossibilità di stabilire l'insolvenza delle banche da tali scritture:
Cash Flow Accounting in Banks— A study of practice, Ásgeir B. Torfason, University of Gothenburg, 2014
https://gupea.ub.gu.se/handle/2077/35272

- l'incongruenza nella registrazione contabile delle operazioni di prestito effettuate da banche e non-banche:
Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434

- un secolo perso nell'economia a causa di sballate indicazioni da parte dell'Accademia sul funzionamento delle banche:
Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477

- la corruzione delle agenzie di revisione contabile, il caso KPMG:
THE CHEMISTRY OF AUDIT FAILURE A Case Study of KPMG Atul K. Shah Senior Lecturer, Suffolk Business School, November 2015
https://www.academia.edu/17958528/THE_CHEMISTRY_OF_AUDIT_FAILURE_-_A_Case_Study_of_HBOS_audit_by_KPMG

- la necessità dell'accertamento giudizioario dello stato d'insolvenza delle banche:
Marco Saba, IASSEM, Banche: necessità dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza, ScenariEconomici, 16 febbraio 2016
http://scenarieconomici.it/banche-necessita-dellaccertamento-giudiziario-dello-stato-dinsolvenza-di-marco-saba/

- la creazione di moneta - mal contabilizzata dalle banche - rappresenta "aiuti di Stato":
Segnalazione alla Commissione Europea e risposta della DG Concorrenza
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/02/la-commissione-europea-capisce-gli.html

- la storia della manipolazione delle regole contabili e la necessità urgente di porvi rimedio:
Thomas A Lee, Reflections on the origins of modern accounting, Accounting History. 2013
http://ach.sagepub.com/content/18/2/141.abstract

- la corruzione politica nelle scelte degli organi contabili internazionali:
Bengtsson E (2011) Repoliticalisation of accounting standard-setting – the IASB, the EU and the global financial crisis. Critical Perspectives on Accounting 22(6): 567–580.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1045235411000578
 

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Euro, una catastrofe annunciata: il Franco CFA

Introduzione

Di unioni monetarie nella storia se ne sono viste tantissime: da quella del Sacro Romano Impero a quella austro ungarica, passando per l’Unione Monetaria Latina che ha dato i natali al Franco Francese, Svizzero e Belga così come li abbiamo conosciuti. Nel corso del ‘900 però non è sorto solo l’Euro come UEM, ma ce n’è stata un’altra: la zona Franco CFA.
Cos’è la zona franco CFA?

È un’area valutaria dove 14 economie (12 delle quali ex colonie francesi) utilizzano una valuta comune chiamata Franc Communauté Financière d’Afrique. Nata nel 1945 per decreto di Charles De Gaulle (1), esistono due tipi di questa valuta graficamente molto diversi : il primo, gestito dalla BEAC (Banque des États de l’Afrique Centrale) (2) utilizzato da Cameroon, Repubblica Centrafricana, Ciad, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo col nome ISO XAF; il secondo è utilizzato invece da Benin, Burkina Faso, Guinea – Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo ed è gestito dalla BCEAO (Banque Centrale des États de l’Afrique de l’Ouest) (3) ed il codice ISO è XOF; quest’ultima area fa parte dell’ECOWAS (4), una sorta di Comunità Economica Europea africana con tanto di obiettivo, fortunatamente posticipato (5), di istituire in questo decennio un’altra valuta comune, l’ECO, per questi stati assieme alla Nigeria, Capo Verde, Ghana, Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone. Sebbene siano entrambe in parità con l’euro di 655,57 CFA per euro, entrambe non sono intercambiabili ed hanno valore legale esclusivo solo dove circolano. La zona consta di quasi 150 milioni di abitanti per circa 170 miliardi di USD di PIL (ma conta per quasi il 5% nel PIL annuo continentale).


Come funziona la zona franco CFA?

Quest’area valutaria funziona grossomodo come la zona Euro: c’è una banca centrale (prima la Banque de France, oggi la BCE) che coordina le attività delle altre due, la BEAC e la BCEAO, per quanto riguarda le politiche macroeconomiche e monetarie (ci sarebbe anche la BANCECOM, ovvero la Banca Centrale delle Comore, ma non facente parte della zona CFA non verrà qui trattata). Prima dell’euro la parità era fissata col franco francese di 1 FRF per 100 CFA, ma dal 1999 è ferma a 655,57 (per via del cambio 6,5557 FRF per 1 EUR). I due istituti centrali, BCEAO per lo XOF e BEAC per lo XAF, sono legati alla Banca di Francia (da qui BdF) attraverso i seguenti parametri:
Libera circolazione dei capitali dai paesi CFA alla Francia e viceversa;
Un tipo di cambio fissato alla divisa francese (1 euro = 655,957 CFA);
Piena convertibilità delle monete garantita dal Tesoro francese;
Fondo comune di riserva di moneta estera a cui partecipano tutti i paesi CFA (almeno il 65% delle posizioni in riserva depositate presso il tesoro francese) come contropartita per la garanzia della convertibilità da CFA a Euro (prima FRF)6;
Partecipazione delle autorità francesi (ved. Bdf) alle politiche monetarie della BCEAO e BEAC;
La libera circolazione dei capitali (così come avviene in Europa “grazie” a Schengen) ha permesso la fuga di 850 miliardi di USD dal 1970 al 2008 (di cui solo 20 nel periodo 2000 – 2008) secondo il Global Financial Institute, con ovvio danno alle economie dell’area (7). La piena convertibilità tra FRF/EUR e CFA oggi è unica al mondo e ricorda una sorta di Bretton Woods, solo che a posto di usare solo il dollaro USA per ottenere oro ora si usa l’Euro (ieri Franco FRF) per ottenere franchi CFA e viceversa (dunque nel mercato delle valute i CFA possono essere cambiati solo in Euro). Per gli investitori è un’ottima notizia in quanto la gestione della politica monetaria affidata alla BCE permette un controllo dell’inflazione e dà sicurezza e stabilità alla moneta in un’area non tanto sicura in termini geopolitici (ma un’unione monetaria non dovrebbe portare prima di tutto pace e stabilità?); l’altra faccia della medaglia è che questa “forza” (o ipervalutazione) rende le esportazioni, già deboli, della zona CFA molto costose (specie ora che l’EUR è molto vicino alla parità col dollaro USA), oltre che alla famosa quanto dannosa fobia teutonica dell’inflazione. Le economie sono quasi tutte povere e per lo più di stampo agricolo e questo ha posto un cappio ai loro commerci rendendole dipendenti soprattutto (e solo) dal mercato francese ed europeo. Si può notare una relazione di stampo coloniale, come afferma il professore Nicholas Agbohou (8). Per chi fa l’importatore è un’ottima cosa in quanto permette l’import di beni a basso costo, ma ciò non va a vantaggio dei 150 milioni di abitanti della zona. Gli ultimi due punti, il n.4 ed il n.5, sono quelli che destano un po’ di “sospetto” per chi già intuisce una sorta di “costrizione neocoloniale” dei paesi africani: per quanto concerne il numero 4, ovvero il deposito per la piena convertibilità in misura del 65%, altro non è che il pilastro per la stabilità della valuta unica. Questo significa che per ogni capitale che entra nel paese dev’essere versato in Francia il 65%, un furto in pratica (ad esempio, se il Niger dovesse esportare prodotti per 1 mld USD automaticamente dovrebbe versarne 650 mln USD in questo fondo comune pubblico gestito dalla BdF) in quanto si tolgono risorse che in stati non propriamente floridi e stabili farebbero molto comodo (si pensi alle infrastrutture, soprattutto agli ospedali ed alla viabilità. In pratica 0,65 USD ogni 1 USD). Se vogliono prendersi quei soldi lo devono fare sotto forma di prestito, con ovvio pagamento degli interessi. Per il quinto punto, si consente alla BdF, per mano del suo Governatore, di potersi insediare nel direttivo sia della BCEAO che della BEAC (oltre che della BANCECOM, la banca centrale delle Comore) e di poterne gestire la politica economica (tassi di inflazione, tassi di sconto, altri tipi di tassi tipo l’overnight ecc ecc) in quanto è dotata del potere di veto su ogni seduta (ad esempio, nella BANCECOM il consiglio è composto da 4 francesi e 4 comoriani, ma la decisione spetta sempre ai primi) (9). Di per sé questa cosa appare profondamente ingiusta in quanto si decidono in capo ad una persona tutte le sorti economiche e finanziarie di due blocchi economici contrapposti, cambiando e/o modificando le condizioni a piacimento. Senza tralasciare che ora, con l’istituzione della BCE e del SEBC, non è più solo la BdF a poter “giocare” con le due banche centrali del CFA, ma tutte le 19 dell’eurozona (come ha confermato Serge Michailof (10), ex funzionario della Banca mondiale, “il franco CFA è gestito a Francoforte in funzione di criteri che non hanno alcun rapporto con le preoccupazioni delle economie africane”). Nessuna delle politiche della BCEAO, della BEAC e della BANCECOM può essere prese in totale autonomia in quanto la BdF ha sempre il potere di veto e sempre più autorevoli voci ed esponenti del mondo economico – politico africano occidentale vogliono ripudiare questa moneta.
Conclusioni

Per Demba Moussa Dembelé, direttore del Forum Africano per le Alternative, queste banche centrali non devono essere delle semplici succursali di quella francese (leggasi: europea), ma devono poter gestire in completa autonomia le politiche proprie continentali in quanto l’accanimento (perverso, nda) contro l’inflazione sta condannando alla stagnazione 15 paesi con un totale di 100 milioni di abitanti, senza contare che paesi all’infuori di una unione valutaria quali Nigeria e Ghana attirano molti più capitali esteri rispetto ai paesi CFA. Nel marzo 2010 il presidente senegalese Abdoulaye Wade dichiarò: “Ritengo che adesso, dopo cinquant’anni di indipendenza, occorra rivedere la gestione monetaria. Se recupereremo il nostro potere monetario, potremo gestirlo meglio. Il Ghana ha una sua moneta e la gestisce bene, così come la Mauritania e il Gambia, che finanziano le loro economie”. In più si riscontrano i “soliti noti” problemi noti delle aree valutarie comuni (leggasi ancora una volta: europea), ovvero debiti pubblici non comuni, tassi inflattivi differenti e livelli di sviluppo differenti non compensati che causano squilibri nelle bilance dei pagamenti a causa dell’alto valore per alcuni (o basso per altri) della valuta unica (su questo vi è un’ampia letteratura scientifica a riguardo…), lotta maniacale all’inflazione (anche a scapito degli investimenti e della crescita, come ricorda l’ex governatore della BCEAO Philippe-Henri Dacoury-Tabley (11), in quanto fa parte del mandato costitutivo) e mancata diversificazione delle economie (nonostante sia passato mezzo secolo, continuano ancora a commerciare col Vecchio Continente, in particolare con la Francia, nonostante tutta l’Africa sub equatoriale stia volgendo lo sguardo ai paesi BRIICS), senza contare che il commercio fra l’UEMOA e la CEMAC è quasi nullo. L’unica cosa che ha tenuto a galla questa unione monetaria per quasi 70 anni è il fatto che il Tesoro francese abbia garantito per il franco CFA, quindi i paesi utilizzatori acquisiscono una credibilità che difficilmente avrebbero se fossero lasciati indipendenti (alle condizioni attuali, dopo decenni di impoverimento e di depredazione). E se la Francia è così grandeur è anche perché ha dei vincoli commerciali privilegiati con quest’area rispetto ad altri possibili partner commerciali per l’approvvigionamento delle materie prime (cosiddetto francafrique (12)). In conclusione, non avendo garantito la pace, la ricchezza e la stabilità promesse da De Gaulle e colleghi a metà del secolo scorso si può notare come in realtà si è avverato il contrario: guerre, impoverimento e disagi sociali. Guarda caso quello che oggi continuano a ripetere per la zona euro.
1 décret 45-0136
2 https://www.beac.int
3 https://www.bceao.int
4 ECOWAS, acronimo di Economic Community of West African States è un’organizzazione internazionale regionale economica sorta nel 1975 col trattato di Lagos. Lo scopo è una maggiore integrazione economica e si sta parlando, dopo varie posticipazioni, di introdurre una valuta comune, l’ECO, entro il 2020 con parametri pressoché identici a quelli della divisa europea. Per informazioni sui criteri: Ghana News - [1] Sorry. We couldn't find the page you requested wami-abandons-eco-for-new-currency.html
5 http://allafrica.com/stories/200906230222.html
6 Nicholas Agbohou, Le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique; Ed. Solidarite Mondiale, 1999
7 Si faccia riferimento alla vicenda di esportazione illegale di valuta nel 2011 operata da un funzionario governativo del Gabon e riportata dal giornalista beninese Aboubakar Tacou del Le Béninois Libéré, sospeso dopo aver diffuso la notizia. Per informazioni ved. http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2011/12/2011121312953758399.html
8 Per maggiori informazioni ved. TRATTATO SULL?EURO AFRICANO: IL FRANCO CFA PARTE PRIMA (di Tancredi Vella ? attivista M5s di Brescia) | Scenarieconomici.it tancredi-vella-attivista-m5s-di-brescia/ e TRATTATO SULL?EURO AFRICANO: IL FRANCO CFA PARTE PRIMA (di Tancredi Vella ? attivista M5s di Brescia) | Scenarieconomici.it seconda-di-tancredi-vella-attivista-m5s-di-brescia/
9 ibidem
10 Serge Michailof : « Il faut rompre avec la parité fixe du franc CFA » - JeuneAfrique.com franc-cfa/
11 Riguardo gli effetti nefasti della deflazione forzata ved. PARTITO DEMOCRATICO E AUSTERITA? ESPANSIVA: ILLUSTRAZIONE DEL MODELLO IMPOSTO AL PAESE (Faraoni, Sacerdoti e Schiavi) | Scenarieconomici.it espansiva-illustrazione-del-modello-imposto-al-paese/
12 Defining Françafrique by François Xavier Verschave - Survie
Bibliografia e sitografia
Nicholas Agbohou, Le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique; Ed. Solidarite Mondiale, 1999
For better or for worse: the Euro and the CFA franc; Africa Recovery – UN Department of Public Information, Vol 12 n. 4, April 1999
Michael T. Hdjimichael, Michel Galy, The CFA Franc Zone and the EMU; International Monetary Fund Working Paper, November 1997
Tancredi Vella, Il Franco CFA – Come una valuta unica impoverisce un continente; Aprile 2015 (pubblicato su scenarieconomici.it in due parti)
 

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Euro, una catastrofe annunciata: il Franco CFA

Introduzione

Di unioni monetarie nella storia se ne sono viste tantissime: da quella del Sacro Romano Impero a quella austro ungarica, passando per l’Unione Monetaria Latina che ha dato i natali al Franco Francese, Svizzero e Belga così come li abbiamo conosciuti. Nel corso del ‘900 però non è sorto solo l’Euro come UEM, ma ce n’è stata un’altra: la zona Franco CFA.
Cos’è la zona franco CFA?

È un’area valutaria dove 14 economie (12 delle quali ex colonie francesi) utilizzano una valuta comune chiamata Franc Communauté Financière d’Afrique. Nata nel 1945 per decreto di Charles De Gaulle (1), esistono due tipi di questa valuta graficamente molto diversi : il primo, gestito dalla BEAC (Banque des États de l’Afrique Centrale) (2) utilizzato da Cameroon, Repubblica Centrafricana, Ciad, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo col nome ISO XAF; il secondo è utilizzato invece da Benin, Burkina Faso, Guinea – Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo ed è gestito dalla BCEAO (Banque Centrale des États de l’Afrique de l’Ouest) (3) ed il codice ISO è XOF; quest’ultima area fa parte dell’ECOWAS (4), una sorta di Comunità Economica Europea africana con tanto di obiettivo, fortunatamente posticipato (5), di istituire in questo decennio un’altra valuta comune, l’ECO, per questi stati assieme alla Nigeria, Capo Verde, Ghana, Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone. Sebbene siano entrambe in parità con l’euro di 655,57 CFA per euro, entrambe non sono intercambiabili ed hanno valore legale esclusivo solo dove circolano. La zona consta di quasi 150 milioni di abitanti per circa 170 miliardi di USD di PIL (ma conta per quasi il 5% nel PIL annuo continentale).


Come funziona la zona franco CFA?

Quest’area valutaria funziona grossomodo come la zona Euro: c’è una banca centrale (prima la Banque de France, oggi la BCE) che coordina le attività delle altre due, la BEAC e la BCEAO, per quanto riguarda le politiche macroeconomiche e monetarie (ci sarebbe anche la BANCECOM, ovvero la Banca Centrale delle Comore, ma non facente parte della zona CFA non verrà qui trattata). Prima dell’euro la parità era fissata col franco francese di 1 FRF per 100 CFA, ma dal 1999 è ferma a 655,57 (per via del cambio 6,5557 FRF per 1 EUR). I due istituti centrali, BCEAO per lo XOF e BEAC per lo XAF, sono legati alla Banca di Francia (da qui BdF) attraverso i seguenti parametri:
Libera circolazione dei capitali dai paesi CFA alla Francia e viceversa;
Un tipo di cambio fissato alla divisa francese (1 euro = 655,957 CFA);
Piena convertibilità delle monete garantita dal Tesoro francese;
Fondo comune di riserva di moneta estera a cui partecipano tutti i paesi CFA (almeno il 65% delle posizioni in riserva depositate presso il tesoro francese) come contropartita per la garanzia della convertibilità da CFA a Euro (prima FRF)6;
Partecipazione delle autorità francesi (ved. Bdf) alle politiche monetarie della BCEAO e BEAC;
La libera circolazione dei capitali (così come avviene in Europa “grazie” a Schengen) ha permesso la fuga di 850 miliardi di USD dal 1970 al 2008 (di cui solo 20 nel periodo 2000 – 2008) secondo il Global Financial Institute, con ovvio danno alle economie dell’area (7). La piena convertibilità tra FRF/EUR e CFA oggi è unica al mondo e ricorda una sorta di Bretton Woods, solo che a posto di usare solo il dollaro USA per ottenere oro ora si usa l’Euro (ieri Franco FRF) per ottenere franchi CFA e viceversa (dunque nel mercato delle valute i CFA possono essere cambiati solo in Euro). Per gli investitori è un’ottima notizia in quanto la gestione della politica monetaria affidata alla BCE permette un controllo dell’inflazione e dà sicurezza e stabilità alla moneta in un’area non tanto sicura in termini geopolitici (ma un’unione monetaria non dovrebbe portare prima di tutto pace e stabilità?); l’altra faccia della medaglia è che questa “forza” (o ipervalutazione) rende le esportazioni, già deboli, della zona CFA molto costose (specie ora che l’EUR è molto vicino alla parità col dollaro USA), oltre che alla famosa quanto dannosa fobia teutonica dell’inflazione. Le economie sono quasi tutte povere e per lo più di stampo agricolo e questo ha posto un cappio ai loro commerci rendendole dipendenti soprattutto (e solo) dal mercato francese ed europeo. Si può notare una relazione di stampo coloniale, come afferma il professore Nicholas Agbohou (8). Per chi fa l’importatore è un’ottima cosa in quanto permette l’import di beni a basso costo, ma ciò non va a vantaggio dei 150 milioni di abitanti della zona. Gli ultimi due punti, il n.4 ed il n.5, sono quelli che destano un po’ di “sospetto” per chi già intuisce una sorta di “costrizione neocoloniale” dei paesi africani: per quanto concerne il numero 4, ovvero il deposito per la piena convertibilità in misura del 65%, altro non è che il pilastro per la stabilità della valuta unica. Questo significa che per ogni capitale che entra nel paese dev’essere versato in Francia il 65%, un furto in pratica (ad esempio, se il Niger dovesse esportare prodotti per 1 mld USD automaticamente dovrebbe versarne 650 mln USD in questo fondo comune pubblico gestito dalla BdF) in quanto si tolgono risorse che in stati non propriamente floridi e stabili farebbero molto comodo (si pensi alle infrastrutture, soprattutto agli ospedali ed alla viabilità. In pratica 0,65 USD ogni 1 USD). Se vogliono prendersi quei soldi lo devono fare sotto forma di prestito, con ovvio pagamento degli interessi. Per il quinto punto, si consente alla BdF, per mano del suo Governatore, di potersi insediare nel direttivo sia della BCEAO che della BEAC (oltre che della BANCECOM, la banca centrale delle Comore) e di poterne gestire la politica economica (tassi di inflazione, tassi di sconto, altri tipi di tassi tipo l’overnight ecc ecc) in quanto è dotata del potere di veto su ogni seduta (ad esempio, nella BANCECOM il consiglio è composto da 4 francesi e 4 comoriani, ma la decisione spetta sempre ai primi) (9). Di per sé questa cosa appare profondamente ingiusta in quanto si decidono in capo ad una persona tutte le sorti economiche e finanziarie di due blocchi economici contrapposti, cambiando e/o modificando le condizioni a piacimento. Senza tralasciare che ora, con l’istituzione della BCE e del SEBC, non è più solo la BdF a poter “giocare” con le due banche centrali del CFA, ma tutte le 19 dell’eurozona (come ha confermato Serge Michailof (10), ex funzionario della Banca mondiale, “il franco CFA è gestito a Francoforte in funzione di criteri che non hanno alcun rapporto con le preoccupazioni delle economie africane”). Nessuna delle politiche della BCEAO, della BEAC e della BANCECOM può essere prese in totale autonomia in quanto la BdF ha sempre il potere di veto e sempre più autorevoli voci ed esponenti del mondo economico – politico africano occidentale vogliono ripudiare questa moneta.
Conclusioni

Per Demba Moussa Dembelé, direttore del Forum Africano per le Alternative, queste banche centrali non devono essere delle semplici succursali di quella francese (leggasi: europea), ma devono poter gestire in completa autonomia le politiche proprie continentali in quanto l’accanimento (perverso, nda) contro l’inflazione sta condannando alla stagnazione 15 paesi con un totale di 100 milioni di abitanti, senza contare che paesi all’infuori di una unione valutaria quali Nigeria e Ghana attirano molti più capitali esteri rispetto ai paesi CFA. Nel marzo 2010 il presidente senegalese Abdoulaye Wade dichiarò: “Ritengo che adesso, dopo cinquant’anni di indipendenza, occorra rivedere la gestione monetaria. Se recupereremo il nostro potere monetario, potremo gestirlo meglio. Il Ghana ha una sua moneta e la gestisce bene, così come la Mauritania e il Gambia, che finanziano le loro economie”. In più si riscontrano i “soliti noti” problemi noti delle aree valutarie comuni (leggasi ancora una volta: europea), ovvero debiti pubblici non comuni, tassi inflattivi differenti e livelli di sviluppo differenti non compensati che causano squilibri nelle bilance dei pagamenti a causa dell’alto valore per alcuni (o basso per altri) della valuta unica (su questo vi è un’ampia letteratura scientifica a riguardo…), lotta maniacale all’inflazione (anche a scapito degli investimenti e della crescita, come ricorda l’ex governatore della BCEAO Philippe-Henri Dacoury-Tabley (11), in quanto fa parte del mandato costitutivo) e mancata diversificazione delle economie (nonostante sia passato mezzo secolo, continuano ancora a commerciare col Vecchio Continente, in particolare con la Francia, nonostante tutta l’Africa sub equatoriale stia volgendo lo sguardo ai paesi BRIICS), senza contare che il commercio fra l’UEMOA e la CEMAC è quasi nullo. L’unica cosa che ha tenuto a galla questa unione monetaria per quasi 70 anni è il fatto che il Tesoro francese abbia garantito per il franco CFA, quindi i paesi utilizzatori acquisiscono una credibilità che difficilmente avrebbero se fossero lasciati indipendenti (alle condizioni attuali, dopo decenni di impoverimento e di depredazione). E se la Francia è così grandeur è anche perché ha dei vincoli commerciali privilegiati con quest’area rispetto ad altri possibili partner commerciali per l’approvvigionamento delle materie prime (cosiddetto francafrique (12)). In conclusione, non avendo garantito la pace, la ricchezza e la stabilità promesse da De Gaulle e colleghi a metà del secolo scorso si può notare come in realtà si è avverato il contrario: guerre, impoverimento e disagi sociali. Guarda caso quello che oggi continuano a ripetere per la zona euro.
1 décret 45-0136
2 https://www.beac.int
3 https://www.bceao.int
4 ECOWAS, acronimo di Economic Community of West African States è un’organizzazione internazionale regionale economica sorta nel 1975 col trattato di Lagos. Lo scopo è una maggiore integrazione economica e si sta parlando, dopo varie posticipazioni, di introdurre una valuta comune, l’ECO, entro il 2020 con parametri pressoché identici a quelli della divisa europea. Per informazioni sui criteri: Ghana News - [1] Sorry. We couldn't find the page you requested wami-abandons-eco-for-new-currency.html
5 http://allafrica.com/stories/200906230222.html
6 Nicholas Agbohou, Le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique; Ed. Solidarite Mondiale, 1999
7 Si faccia riferimento alla vicenda di esportazione illegale di valuta nel 2011 operata da un funzionario governativo del Gabon e riportata dal giornalista beninese Aboubakar Tacou del Le Béninois Libéré, sospeso dopo aver diffuso la notizia. Per informazioni ved. http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2011/12/2011121312953758399.html
8 Per maggiori informazioni ved. TRATTATO SULL?EURO AFRICANO: IL FRANCO CFA PARTE PRIMA (di Tancredi Vella ? attivista M5s di Brescia) | Scenarieconomici.it tancredi-vella-attivista-m5s-di-brescia/ e TRATTATO SULL?EURO AFRICANO: IL FRANCO CFA PARTE PRIMA (di Tancredi Vella ? attivista M5s di Brescia) | Scenarieconomici.it seconda-di-tancredi-vella-attivista-m5s-di-brescia/
9 ibidem
10 Serge Michailof : « Il faut rompre avec la parité fixe du franc CFA » - JeuneAfrique.com franc-cfa/
11 Riguardo gli effetti nefasti della deflazione forzata ved. PARTITO DEMOCRATICO E AUSTERITA? ESPANSIVA: ILLUSTRAZIONE DEL MODELLO IMPOSTO AL PAESE (Faraoni, Sacerdoti e Schiavi) | Scenarieconomici.it espansiva-illustrazione-del-modello-imposto-al-paese/
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Bibliografia e sitografia
Nicholas Agbohou, Le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique; Ed. Solidarite Mondiale, 1999
For better or for worse: the Euro and the CFA franc; Africa Recovery – UN Department of Public Information, Vol 12 n. 4, April 1999
Michael T. Hdjimichael, Michel Galy, The CFA Franc Zone and the EMU; International Monetary Fund Working Paper, November 1997
Tancredi Vella, Il Franco CFA – Come una valuta unica impoverisce un continente; Aprile 2015 (pubblicato su scenarieconomici.it in due parti)
 

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ICONICON? SHOP Art&Vision Pensiero&Società Design&Tech Natura&Salute Risorse . . ⌂Home / Pensiero&Società / Geopolitica / GOLD STANDARD DA APRILE GOLD STANDARD DA APRILE Pubblicato da redazione in Geopolitica, Titoli di testa 19 febbraio 2016 Commenti disabilitatisu GOLD STANDARD DA APRILE 0 Visite gold-west-east Annuncio shock da Shanghai: ad Aprile 2016 il Gold Standard basato sullo Yuan La Svizzera svolge un ruolo chiave nel mercato dell’oro perché è la sede di molte grandi raffinerie d’oro, così questo rapporto conferma quello che abbiamo detto sullo spostamento di oro dall’ovest verso le mani forti d’Oriente. La relazione svizzera ha mostrato che un incredibile 80 per cento di oro è stato spedito in Asia. Bloomberg afferma che “non ci sono prove” che la Cina stia cercando di adottare un gold standard tradizionale. 05/05/2015 La Cina sta avvertendo le banche straniere che devono Partecipare nella fissazione dei prezzi dell’oro basata sullo Yuan. Il primo in assoluto punto di riferimento cinese sarà lanciato nel mese di aprile di quest’anno. Se la Cina volesse realmente tornare a sostenere il suo yuan con l’oro, ciò richiederebbe un prezzo dell’oro di $64,000 per oncia, 50 volte il prezzo dei lingotti d’oro oggi, secondo un recente articolo di Bloomberg Intelligence. Bill Holter: State assistendo ad una rivoluzione nella struttura del credito Russia e Cina controbilanciano l’egemonia della Federal Reserve dei Rothschild Stati Uniti! La Cina ha tranquillamente accumulato una notevole quantità di lingotti d’oro in questi ultimi anni. Sono ora il maggiore produttore e maggior consumatore di oro del mondo. Si ritiene che mantengano tutta la loro produzione nazionale e in più importino significative quantità (di oro) da altri paesi. Inoltre, essi hanno comprato miniere d’oro in tutto il mondo a prezzi scontati e hanno portato a casa l’oro che avevano accumulato a Londra, New York e in Svizzera. Dopo aver accumulato tutto questo oro, insieme al loro stretto alleato della Russia, molti credono alla fine libereranno il metallo dalla manipolazione dei prezzi compiuta dalle banche/Governi negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Una volta he la scoperta prezzo si muove da ovest a est, permetteranno il prezzo di innalzarsi a livelli di libero mercato e il valore di tutto l’oro che hanno accumulato salirà come un razzo. La rimozione del contenimento sui prezzi dell’oro sarà accompagnata dal commercio all’ingrosso di buoni del tesoro statunitensi e testerà la fede del mondo nel sistema monetario del Dollaro fiat basato sul debito. Questo darà alla Cina, alla Russia e ad altri un influenza maggiore sui mercati finanziari mondiali e una migliore stabilità nella propria valuta. Potrebbe dargli un notevole vantaggio strategico rispetto agli Stati Uniti, una nazione che molti credono non abbia più alcun oro. Infatti, evitando verifiche complete e non consentendone, molti credono che l’oro non sia più a Fort Knox. Ora passiamo alla parte davvero interessante di questa storia. Non solo la Cina ha accumulato enormi quantità d’oro (registrate e non) ma hanno anche lanciato la propria piattaforma di trading internazionale di oro sul SME. E’ diventato il più grande scambio di oro fisico al mondo, con una stima di 52 volte più Prelievi d’oro fisico rispetto agli scambi di carta del COMEX. nixon-gold Nixon annuncia la fin del gold standard degli Stati Uniti. I Rothschild potrebbero aver ottenuto l’oro della Libia e dell’Ucraina ma la Cina sta comprando gli Stati Uniti attraverso la soppressione della carta dei Rothschild con l’oro e l’argento fisico. Avanti veloce alla prima settimana del 2016 e la Cina sta avvertendo le banche straniere che devono Partecipare alla fissazione del prezzo dell’oro in Yuan o perdono i loro diritti di importazione dell’oro cinese. Questa iniziativa storica della Cina sarà lanciata nel mese di aprile di quest’anno e potrebbe essere una svolta per la fissazione dei prezzi dell’oro d’ora in avanti. Reuters oggi ha riportato che: ❝ Cina ha avvertito le banche estere che potrebbero frenare le loro operazioni nel più grande mercato dell’oro al mondo se si rifiutano di partecipare al lancio previsto di un prezzo di riferimento dell’oro in Yuan, riferiscono le fonti. Il primo produttore del mondo e consumatore di oro ha spinto per essere il fissatore del prezzo per lingotti come parte di una mossa per aumentare il suo più ampio impatto sui mercati globali. Forse con un po di ’sensazionalismo, Jim Willie ha recentemente commentato: ❝ Il mercato dell’oro non può essere aggiustato con l’oro di carta a lungo termine, e non certo in perpetuità. Quando lo shock Shanghai arriverà, tutte le strutture dell’oro di carta cadranno strutture, tutti i derivati ​​FOREX crolleranno, tutte le sale di controllo andranno in modalità panico. Lo shock di Shanghai probabilmente non si materializzerà tutto in una volta e non provocherà un crollo immediato del dollaro, del COMEX o del nostro sistema monetario fiat. Tuttavia, è un altro chiodo nella bara proverbiale e aumenta significativamente le probabilità di prezzi più onesti nei metalli preziosi mentre essi si muovono muove da ovest ad est. La linea rossa nel grafico seguente mostra le riserve d’oro asiatiche come percentuale del totale delle riserve auree. La percentuale è stata in costante aumento da decenni, ma il ritmo della raccolta è cresciuto in modo significativo dalla crisi finanziaria 2008/09. west-to-east-gold-reserves-1 Se credete che il prezzo dell’oro è stato soppresso al fine di mantenere la fede nel denaro fiat e permettere ai Governi di continuare le spese a deficit per aver assicurato il loro potere, è logico concludere che i prezzi dell’oro potrebbe salire bruscamente appena la disconnessione tra la carta e il prezzi dell’oro fisico si intensificherà . E avrebbe molto senso per la Cina, la Russia e altri paesi BRICS spingere per una tale transizione, in quanto diminuirebbe il dominio degli Stati Uniti nel commercio globale e nella finanza, livellerebbe il campo di gioco. In ogni caso, sarà uno sviluppo interessante da guardare durante 2016 Credo che potrebbe fare da catalizzatore insieme ad altri fattori che potrebbero portare ad innalzarsi i prezzi di oro e argento. Oro Stock Bull Fonte: politicalveilcraft Attraverso: Annuncio shock da Shanghai: ad Aprile 2016 il Gold Standard basato sullo Yuan | Blog di ununiverso
 

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" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.

















































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venerdì 26 febbraio 2016

FINANZIAMENTI COMUNITARI: CONDIZIONALITA' SENZA FRONTIERE (almeno per l'Italia)



[FONT="georgia" ][URL="https://4.bp.blogspot.com/-OxAfEk5tne0/VtAbyKHjzjI/AAAAAAAAAQs/yZS3SU6CRYQ/s1600/Cattura.PNG"]
Cattura.PNG
[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]1. Oggi segnaliamo la pubblicazione del libro di Romina Raponi il cui titolo è lo stesso di questo post (e di cui vedete la copertina nell'immagine di apertura). [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Alberto Bagnai, autore della prefazione al libro, [URL="http://goofynomics.blogspot.it/2016/02/condizionalita-senza-frontiere-quello.html"]ha già fatto una incisiva recensione a cui rinviamo[/URL].[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]
[/COLOR][/FONT][FONT="georgia" ][COLOR=#252525]In questa sede faremo qualche approfondimento sulla concreta attualità del libro e per vari buoni motivi:[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]a) il libro è appena [B]uscito[/B], (teorica disponibilità in libreria e sui vari siti di acquisto on line), [B]il 25 febbraio[/B], cioè ieri;[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]b) l'[B]autrice [/B]altri non è che [B]Sofia[/B], autrice di tanti interessanti (e straordinariamente accurati) post su questo blog. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Insomma, ci mancherebbe che non fosse qui ospitato il suo libro che, in termini di approccio generale, è anch'esso (come "La Costituzione nella palude") [B][I]figlio legittimo[/I] di questo stesso blog[/B];[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]c) quello che espone il libro non solo getta luce su aspetti "insospettabili"[/COLOR][COLOR=#252525][COLOR=#252525] della realtà della [B]finanza "para-fiscale" €uropea[/B][/COLOR][B],[/B] in quanto accuratamente "[B]rimossi" dalla grancassa ital-mediatica pop[/B], (ordoliberista-autorazzista e anti-Stato democratico-costituzionale), ma viene [B]curiosamente confermato dalla cronaca degli stessi giorni in cui esce il libro[/B].[/COLOR] [/FONT]

[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]2. [URL="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-02-25/migranti-ministro-esteri-polacco-radio-24-renzi-ci-ricatta-si-informi-prima-fatti-112803.shtml?uuid=ACxUhnbC"]Migranti, il ministro degli Esteri polacco a Radio 24: «Renzi ci ricatta. si informi prima sui fatti»[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525][/COLOR][COLOR=#252525]"[I]Il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski i[/I][/COLOR][I]n un'intervista a Radio 24, il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski attacca il governo italiano e il premier Matteo Renzi.[/I][/FONT]
[I][FONT="georgia" ]L'ipotesi del premier italiano Renzi di un taglio dei fondi strutturali ai Paesi dell'Est che bloccano i ricollocamenti dei migranti «è un ricatto, totalmente ingiustificato, che deriva da una mancanza di conoscenza. I fondi strutturali europei sono parte dei Trattati Ue. Renzi non li può cancellare. Il premier Renzi probabilmente non sa che per ogni euro che arriva dall'Europa in Polonia, 70-80 cents ritornano a Ovest. In secondo luogo, il problema dei migranti e dei rifugiati non ha nulla a che vedere con le politiche europee, è una prerogativa nazionale e di sicurezza. Infine, il premier Renzi non sa che la Polonia ospita già un milione di ucraini sul proprio territorio. Consiglio a Renzi di informarsi sui fatti. Confido che la mia visita a Roma a marzo migliorerà la sua opinione sulla Polonia».[/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I]Alla domanda di Sergio Nava di Radio 24 su come Varsavia reagirebbe nel caso l'Italia desse seguito all'ipotesi di taglio dei fondi UE, il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski ha così risposto: «È impossibile legare fondi UE e migranti, va contro i Trattati. Inoltre, la solidarietà è bidirezionale: se si chiede a noi di essere solidali sui migranti, voi dovete essere solidali sul fronte orientale, dove c'è un conflitto tra Ucraina e Russia, migliorando la sicurezza della Polonia. Manderete qui le vostre truppe? Se lo fate, possiamo discutere di altre questioni. Ma la solidarietà deve essere bidirezionale[/I]».[/FONT]

[FONT="georgia" ]3. Il punto che sfugge all'intervistatore (cioè [B]la realtà dei "fatti" su cui il ministro invita da informarsi[/B]), e che ben poteva essere approfondito,[B] è che la questione dei migranti non è affatto impossibile da legare ai fondi UE quali previsti dal Trattato[/B]: si tratta infatti, in particolare a norma dell'[B]art.174 TFUE[/B] (norma giustificativa della parte più importante dei c.d. fondi strutturali), di una materia strettamente connessa alla "[I]coesione economica, sociale e territoriale[/I]" e che [B]influenza, a seconda delle condizioni di mercato del lavoro (cioè di livello della disoccupazione) in cui il flusso di migranti interviene, [/B]proprio la possibilità di "[I]ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite[/I]". Tant'è vero che il "[I]Fondo europeo di sviluppo regionale è destinato alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nell'Unione, partecipando allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo nonchè alla riconversione delle regioni industriali in declino[/I]" (art.176 TFUE).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]4. E qui già si possono segnalare [B]rilevanti aspetti di politica economica indotti dall'adesione all'UE che ben rendono legittimo per l'Italia ridiscutere i fondi strutturali[/B], senza che si possa oggettivamente negare il [B]legame dei loro obiettivi[/B] (riequilibrare le differenze strutturali tra aree economiche di diversi paesi in funzione di una coesione sociale complessivamente intesa come obiettivo fondante dell'Unione) [B]con la enorme rilevanza che l'immigrazione ha sul mercato del lavoro e sulla conseguente crescita economica[/B], che ne viene inevitabilmente influenzata sotto molteplici aspetti, demografici, deflattivo-salariali, di spesa fiscale, di sostenibilità del suo immediato impatto sociale e finanziario (come ben sa la Merkel nei suoi disegni quantomeno iniziali):[/FONT]

[FONT="georgia" ]a) [B]la Polonia [/B]è fuori dall'area euro e perciò può fruire di una [B]flessibilità del cambio[/B] che, in [B]termini di crescita e di sviluppo, ha consentito di registrare risultati ben diversi da quelli italiani[/B], ponendo drammaticamente un'assoluta [B]priorità di riequilibrio proprio delle aree svantaggiate del sud d'Italia[/B]. Un riequilibrio che può essere realizzato [B]SOLO attraverso politiche strutturali autonomamente adottate dallo Stato italiano[/B], nell'ambito di doveri che sono sanciti dalla stessa Costituzione, ma che sono [B]precluse sia dal sistema fiscale imposto dall''€uropa sia, in aggiunta, dai saldi (svantaggiosi e in forte passivo) rigidamente stabiliti dal sistema stesso dei fondi europei;[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]b) [B]la Polonia[/B], pur fruendo dell'[B]enorme vantaggio[/B] della maggior elasticità valutaria e fiscale che deriva dalla [B]man[FONT="georgia" ]c[/FONT]ata adesione[/B] alla moneta unica e avendo registrato progressi nello sviluppo e nel risanamento strutturale, a differenza dell'Italia (afflitta, a seguito del consolidamento fiscale e poi dell'austerità, imposte dall'UE-UEM dai problemi esattamente opposti), [B]è un contribuente passivo ai vari fondi derivanti dal bilancio dell'UE, mentre l'Italia è un forte contribuente netto[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]5. Ergo, [B]la solidarietà[/B], una volta ricostruit[FONT="georgia" ]i[/FONT] (per sommi capi) i fatti salienti che caratterizzano la situazione economico-fiscale dei vari paesi, [B]dovrebbe logicamente agire in senso esattamente opposto a quello richiamato dal ministro polacco[/B]. E proprio nell'ambito di [B]quel coordinamento delle poltiche economiche e sociali che i fondi europei e, più in generale il trattato, impongono ai vari Stati aderenti[/B]: chi ha registrato più crescita e più sviluppo dovrebbe venire incontro ha chi incontra [B]difficoltà, come l'Italia, e per di più proprio in quanto rimane nel quadro delle regole europee[/B] (anche se la Commissione ne adotta, solo nei confronti dell'Italia, una interpretazione rigidissima e distruttiva di ogni futura possibilità di crescita)[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]6. Ma [B]più ancora[/B], e qui torniamo al tema del libro, una volta correttamente posta la questione in termini di dovuto coordinamento delle politiche economiche al fine di non acuire gli squilibri, [B]la Commissione UE ha ritenuto che la condizionalità legata ai fondi[/B]- cioè l'insieme delle regole di adeguamento imposte ai percettori degli stessi, SPECIE SE PERCETTORI NETTI COME LA POLONIA, se il [B]principio solidaristico e l'equità sostanziale hanno un senso[/B] all'interno dei trattati- [B]non è solo "interna"[/B] (cioè connessa all'insieme degli obiettivi e delle modalità di impiego dei fondi) ma [B]anche esterna[/B], cioè, e questo è una delle rivelazioni più significative elaborate nel libro, apportatrice di obblighi di adeguamento relativi alle [B]politiche economico-fiscali generali dei paesi aderenti all'UE.[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]7. Vi riporto perciò il passaggio del libro dove ciò viene chiarito sviluppandone poi una serie di conseguenze e corollari (economico-normativi) che gettano una [B]luce "inquietante" sulla conservazione della sovranità[/B] e, specie per un paese come l'Italia che sia un forte contribuente netto (cioè che dà all'UE molto più di quanto possa mai ricevere), sulla [B]legittimità costituzionale di un sistema di "solidarietà" che funziona, per l'Italia, solo in "uscita" e verso gli altri[/B], pur essendo l'Italia sottoposta a condizionalità così incisive e che ne limitano la crescita e lo sviluppo oltre qualsiasi metro di ragionevolezza.[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Le "condizionalità" sui fondi europei cui è parso alludere il premier italiano, in questo quadro, appaiono obiettivamente più che legittime e previste dalla disciplina derivante dai trattati. Certo, riuscire da attuare questo indirizzo dipende dalla forza politica e dalla capacità di "ascolto", da parte delle istituzioni UE, di chi le propone...[B]ma non pare consentito parlare di [I]ricatto[/I]: a meno che anche l'Italia non possa invocare questa terminologia rispetto al tipo di condizionalità che qui di seguito è illustrata[/B]: [/COLOR][/FONT]
[COLOR=blue][FONT="georgia" ]"[FONT="helvetica neue" ]paragrafo 7.2.[/FONT][/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][FONT="bookman old style"]...tra le condizionalità vi è anche quella che attiene [/FONT]al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e al rispetto dei parametri macroeconomici e di finanza pubblica previsti nell’ambito della governance economica<!--[if !supportFootnotes]-->[1]...[/FONT][/COLOR]
<!--[if !supportFootnotes]-->
[FONT="helvetica neue" ]Infatti la Commissione europea, può chiedere a uno Stato membro di rivedere l’accordo di partenariato[URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftn1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] e i relativi programmi operativi, ove necessario per renderlo coerente con idocumenti strutturali del Semestre europeo, ossia il programma nazionale di riforma (PNR), il Programma di stabilità e di convergenza, l’Analisi annuale della crescita, la Relazione sul meccanismo di allerta e le Raccomandazioni specifiche per Paese (CSR - Country Specific Recommendations) adottate dal Consiglio sulla base dei medesimi programmi e rivolte a orientarne la politica economica in coerenza con gli indirizzi europei sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (ad esempio con riferimento al patto di stabilità e agli impegni sulla riduzione del deficit di bilancio), o finalizzata a massimizzare l'impatto dei Fondi SIE sulla crescita e sulla competitività.[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]............[/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][B]Tali Raccomandazioni, che hanno la propria base giuridica negli artt. 121 e 148 del TFUE[/B] (per quanto attiene rispettivamente alla rispondenza delle politiche economiche degli Stati membri agli indirizzi di massima elaborati dal Consiglio e agli orientamenti cui attenersi in materia di occupazione), rappresentano l'atto conclusivo del Semestre europeo e [B]un elemento fondamentale del coordinamento e della sorveglianza delle politiche macroeconomiche degli Stati membri in cui consiste il c.d. "braccio preventivo" del Patto di stabilità[/B]............... [/FONT][/COLOR]
[FONT="helvetica neue" ][COLOR=blue]...mentre con il [B]sistema delle osservazioni agli accordi di partenariato [/B](di cui si dirà) l’UE finisce per richiamare gli Stati affinché si attengano strettamente agli obiettivi fissati soprattutto nel QSC,[/COLOR] [COLOR=red][B]attraverso le raccomandazioni finiscono per imporre l’inserimento del raggiungimento di finalità ben più ampie nell’ambito dei programmi relativi ai finanziamenti comunitari[/B][/COLOR].[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][COLOR=blue]Sostanzialmente, [B]attraverso le raccomandazioni, l’UE impone modifiche strutturali al sistema normativo e amministrativo interno dello Stato membro (lavoro, pensioni, istruzione, organizzazione della pubblica amministrazione ecc[/B]) e a garanzia del rispetto delle stesse; i contratti di partenariato finiscono per esserne influenzati e condizionati tanto da prevedere [COLOR=red][B]la sospensione e/o la revoca dei finanziamenti in caso di mancata esecuzione delle raccomandazioni.[/B][/COLOR]"[/COLOR][/FONT]
<!--[if !supportFootnotes]-->[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 23, comma 1. È interessante osservare il permanere della dizione «contratto», laddove tutto il Regolamento ricorre, nel testo italiano, al termine «accordo». Probabilmente una svista di traduzione.[/FONT]


<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) 1303/2013, art. 23. [/FONT]



[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]
[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Paragrafo 7.3.[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Le condizionalità strettamente intese entrano a pieno titolo nel campo dei fondi strutturali a partire dal processo di riforma della [I]governance[/I] promosso dal «Rapporto Barca»[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL], delle quali costituiscono uno dei 10 pilastri su cui si articola la proposta di lavoro. L’apporto dei Fondi è ricondotto a un approccio place-based di tipo «contrattuale» fra Commissione e singoli Stati membri.
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Da un lato, si disegna un insieme di condizionalità ex ante, rivolte a garantire che gli Stati membri/le istituzioni beneficiarie locali dispongano di risorse normative e organizzative tali da garantire piena adesione alla strategia della UE ed effettiva realizzabilità degli investimenti sostenuti dai Fondi. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Gli attori sono dunque vincolati a una analisi preventiva dello stato delle condizioni richieste e, in caso di non conformità, alla assunzione di obbligazioni rivolte al loro allineamento. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Dall’altro lato, una quota di risorse è assegnata attraverso un meccanismo di natura premiale, a fronte del dimostrato raggiungimento di determinati obiettivi di programmazione.[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]…………..[/FONT]
[FONT="georgia" ]La Commissione ‹‹valuta la coerenza e l'adeguatezza delle informazioni fornite dallo Stato membro sull'applicabilità delle condizionalità ex ante e sull'adempimento di dette condizionalità nell'ambito della sua valutazione dei programmi e, se del caso, dell'accordo di partenariato››[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn2"]<!--[if !supportFootnotes]-->[2]<!--[endif]-->[/URL]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]………….[/FONT]
[FONT="georgia" ]In linea teorica le condizionalità non si dovrebbero tradurre in prescrizioni, ma in valutazioni oggettive. Eppure lo stesso sistema sanzionatorio previsto in caso di mancato raggiungimento comporta che non si possa che trattare di prescrizioni vincolanti.[/FONT]
[FONT="georgia" ]…………….[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]A contrario, qualora la verifica dimostri che ‹‹vi è stata una grave carenza nel conseguire i target intermedi di detta priorità inerenti esclusivamente a indicatori finanziari e di output, nonché alle fasi di attuazione principali stabilite nel quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione[I]››[/I], la Commissione può sospendere del tutto[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn3"]<!--[if !supportFootnotes]-->[3]<!--[endif]-->[/URL] o in parte un pagamento intermedio relativo a una priorità di un programma<!--[if !supportFootnotes]-->[4]<!--[endif]-->,[/COLOR] sino alla soppressione del programma stesso, secondo la procedura di cui alle norme specifiche di ciascun Fondo. [/FONT]
[FONT="georgia" ]……………[/FONT]
[FONT="georgia" ]Fino ad arrivare al sistema di condizionalità su visto del 2013 altrettanto fumoso, da cui non possono che nascere alcune [COLOR=#252525]considerazioni: l’UE, consapevole – sulla base delle esperienze pregresse – di non riuscire a fornire alcuna giustificazione in merito al mancato raggiungimento degli obiettivi fissati prima a livello di QFP e poi QSC (anzi, le Relazioni del periodo 2007-2013 su viste finiscono per essere la totale ammissione del fallimento delle politiche europee di cui, il sistema di finanziamenti comunitari, è solo uno strumento), sia per l’insufficienza del bilancio europeo sia per l’inadeguatezza del sistema dei finanziamenti, ha finito per spostare l’onere della dimostrazione del raggiungimento degli obiettivi direttamente sugli Stati. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Attraverso il sistema di condizionalità, se risulta che gli obiettivi non sono raggiungibili o non sono stati raggiunti, la «colpa» non potrà più essere attribuita alle politiche europee, al sistema di bilancio europeo, all’inadeguatezza del sistema di apparenti trasferimenti operati con i fondi comunitari, ma sarà ricondotta agli Stati e alle inefficienze di questi. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[if !supportFootnotes]-->[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Barca F. (2009), An Agenda for a Reformed Cohesion Policy. A place-based approach to meeting European Union challenges and expectations, Independent Report prepared at the request of Danuta Hübner, Commissioner for Regional Policy, working document[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref2"]<!--[if !supportFootnotes]-->[2]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 15, comma 3.[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref3"]<!--[if !supportFootnotes]-->[3]<!--[endif]-->[/URL]Reg. UE 1303/2013 art. 142 prevede la sospensione nel caso in cui «non siano portate a termine azioni volte a soddisfare una condizionalità ex ante secondo le condizioni fissate all'articolo 19».[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref4"]<!--[if !supportFootnotes]-->[4]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 15, comma 5.[/FONT]




Pubblicato da Quarantotto a 12:32 Nessun commento: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest










mercoledì 24 febbraio 2016

"IL SEGNALE" E LA SOPRAVVIVENZA: IL RIPIEGAMENTO ANTI-AUSTERITA' E' GIA' DISPERATAMENTE INIZIATO




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[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]1. Vorrei partire da questa notizia; ovvero, da chi e "come" l'ha data (le notizie sono i fatti per come interpretati dai media: prima di tutto sulla loro rilevanza e poi con riguardo al risalto e al contesto in cui porli in evidenza. Frame e spin dominano e non lasciano alcuno scampo ai "fatti" intesi come dati della realtà storicamente oggettivi, comunque inevitabilmente selezionati):[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.huffingtonpost.it/2016/02/22/salerno-reggio-calabria-natale_n_9292196.html?utm_hp_ref=italy"]"Inaugureremo la Salerno-Reggio". E i giornalisti stranieri non trattengono le risate".[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]Questa "notizia" è la conseguenza naturale di un [I][B]frame[/B][/I] spinnato senza risparmio a livello "sovranazionale" (ma probabilmente ben alimentato dall'interno, da forze nazionali disparate ma mosse da convergenti interessi): [/FONT]
[B][FONT="georgia" ][URL="http://www.wallstreetitalia.com/financial-times-contro-renzi-a-rischio-permanenza-italia-in-ue/"]Financial Times contro Renzi: “a rischio permanenza Italia in Ue” (1° febbraio 2016):[/URL][/FONT][/B]
[FONT="georgia" ]“[I]Ci sono segnali che ci dicono che la pazienza dell’Italia con la Ue e la Germania, in particolare, si sta esaurendo il primo ministro [B]Matteo Renzi[/B] ha attaccato apertamente le politiche della Ue in materia di energia, sulla Russia, sul deficit di bilancio e sul dominio tedesco dell’intero apparato. Non è solo la crisi dell’euro che ha portato l’Italia sull’orlo di mettere in discussione la sua posizione nell’Eurozona. Si tratta di una combinazione di più crisi ed è probabile che crescerà dal dibattito sulla Brexit[/I]”. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Si tratta di un modo tortuoso, tipicamente neo-liberista, di esporre il problema (Munchau si aggira sull'euro sempre per criticarlo a metà: l'inadeguatezza dei PIGS non è mai in discussione veramente).[/FONT]


[FONT="georgia" ]2. "[URL="http://www.ilgiornale.it/news/economia/agnelli-primi-azionisti-economist-1160053.html"]The Economist[/URL]", il grande inquisitore a cui la sinistra italiana affida il proprio specchiarsi nell'approvazione internazionalista di cui si fanno vanto (quando c'è), aveva iniziato molto prima:[/FONT]
[FONT="georgia" ][B][URL="http://www.polisblog.it/post/246995/il-dubbio-atroce-delleconomist-renzi-puo-davvero-salvare-litalia-matteohurryup"]Il dubbio atroce dell'Economist: "Renzi può davvero salvare l'Italia?[/URL][/B] (luglio 2014)[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.ilgiornale.it/news/politica/leconomist-allattacco-renzi-mangia-gelato-e-barca-affonda-1047360.html"]L'Economist all'attacco: Renzi mangia il gelato e la barca affonda (agosto 2014)[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]Saltando gli attacchi "intermedi", [B]oggi lo stesso intensifica lo spin:[/B][/FONT]
[B][FONT="georgia" ][URL="http://www.economist.com/news/europe/21688917-italys-prime-minister-picking-fights-germany-and-eu-troublemaker"]Renzi and the EU - Troublemaker- [/URL][/FONT][/B]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.economist.com/news/europe/21688917-italys-prime-minister-picking-fights-germany-and-eu-troublemaker"]Italy’s prime minister is picking fights with Germany and the EU- Jan 21st 2016, 15:44[/URL] [/FONT]


[FONT="georgia" ][B][URL="http://www.economist.com/news/europe/21693250-italy-and-portugal-are-leading-revolt-against-eu-austerity-sort-fudging-revolution"]Anti-austerity politics- Fudging the revolution- Italy and Portugal are leading a revolt against EU austerity, sort of -Feb 20th 2016 | LISBON, ROME AND MADRID[/URL][/B] [/FONT]
[FONT="georgia" ]In quest'ultima occasione, il succo, è questo: uno slogan rituale, applicabile a qualsiasi governo italiano che volesse anche solo sopravvivere elettoralmente: [/FONT]
[FONT="georgia" ]"[I]But [B]Italy’s tremendous national debt[/B] leaves it [B]little credibility to demand[/B] the freedom to spend more and tax less. And apart from [B]Mr Renzi’s vague calls for a “more socially oriented Europe[/B]”, his alternative to the current EU remains frustratingly unclear."[/I]).[/FONT]


[FONT="georgia" ]3. In tutte queste "evidenze", [B]la proposta-risposta italiana viene progressivamente ricalibrata[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ][FONT="georgia" ]Infatti, [/FONT]alle posizioni iniziali, riportate qui sotto (relative a bad-bank e fondi aggiuntivi per la Turchia, perchè sappiamo come, [URL="http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/02/03/juncker-anche-italia-disponibile-su-turchia-positivo_76626c44-9d76-44e6-8721-bb98ac1b9ee5.html"]in entrambi casi[/URL] sia andata a finire):[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.eunews.it/2016/01/15/padoan-italia-non-blocca-piano-con-la-turchia-ma-soldi-siano-presi-da-budget-ue/48304"]Padoan: Italia non blocca i 3 miliardi per Turchia, ma soldi siano presi da budget Ue (15 gennaio 2016)[/URL] [/FONT]


[FONT="georgia" ][URL="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-14/bad-bank-bruxelles-italia-ci-ha-inoltrato-piano-informale--131345.shtml?uuid=ACQ2kz9B"]Bad bank, Padoan: nostra proposta leggera ma efficace...[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]consegue, come abbiamo visto, un [B]duplice arretramento[/B][FONT="georgia" ]: [/FONT]al[FONT="georgia" ]quanto inglorioso e significativo del velleitarismo di iniziative [FONT="georgia" ]improntate [FONT="georgia" ]all'auto[FONT="georgia" ]nom[FONT="georgia" ]ia della linea politica italiana,[/FONT][/FONT] [B]a[FONT="georgia" ]nche quando ne va[FONT="georgia" ]nno di mezzo i più importanti e sensibili [FONT="georgia" ]int[FONT="georgia" ]eressi nazionali[/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/B] (cioè la possibilità di [B]evitare il tr[/B][FONT="georgia" ][B]acollo [/B][FONT="georgia" ][B]sistemico del sistema bancario ed economico[/B] nonché di [B]evitare una destabilizzazione sociale da immigrazione,[/B] in situazione di economia stagnante o sull'orlo di un[FONT="georgia" ] riacutizzarsi della recessione).[/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT]

[FONT="georgia" ][FONT="georgia" ]3.1. S[/FONT]i va quindi a questa "mossa", più o meno ufficiale, che manifesta un'[B]intenzione italiana[/B], rigorosamente unilaterale, [B]di aprire un ampio negoziato[/B] (successivo a quello sulla Brexit; questa, a sua volta, a effetti fantomatici e inconcludenti):[/FONT][FONT="georgia" ] [/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="https://www.lastampa.it/2016/02/22/economia/unione-bancaria-e-bond-europei-le-proposte-di-renzi-per-lue-2Ic75Zd6f1AqpiRR2Aa9TP/pagina.html"]Unione bancaria e bond europei: le proposte di Renzi per l’Ue- Oggi Padoan presenta il piano italiano di riforma in sette punti: «Sì al ministro del Tesoro unico, ma no a un guardiano dei conti» (22 febbraio 2016)[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]"...[B][I]La questione numero uno è l’Unione bancaria[/I][/B][I]. L’entrata in vigore del «bail-in», ovvero l’obbligo di far pagare il fallimento delle banche a chi ne è azionista o (ricco) correntista, è in linea di principio è una buona idea: attenua i rischi di domino finanziario, e il legame fra rischio sovrano e rischio bancario. Ma può funzionare se nel frattempo da Berlino parte la richiesta di porre un limite al possesso di titoli statali nei bilanci delle banche e si rimanda al 2028 l’istituzione di una garanzia comune sui depositi? «Per i tedeschi ognuno dovrebbe agire per conto suo: i depositi tedeschi garantiti dai tedeschi, gli italiani dagli italiani», diceva Padoan in una intervista alla Stampa poco prima di Natale. «Ma se non si condividono i rischi nel lungo termine non sopravvivrebbe nemmeno l’unione monetaria». Di recente il governatore della Bundesbank Jens Weidmann e il suo collega francese hanno proposto [B]l’istituzione di un ministro del Tesoro europeo con forti poteri di controllo sui bilanci nazionali.[/B] [/I][/FONT]
[I][FONT="georgia" ]«Per fare quel mestiere c’è già la Commissione», sottolinea una fonte del Tesoro. [B]Il governo considera quella posizione la classica fuga in avanti di chi vuol farsi dire no[/B]. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ][B]Il documento formula una proposta diversa: una figura al quale dare il potere di gestire risorse comuni, assicurare la stabilità finanziaria ed evitare gli squilibri macroeconomici fra i Paesi dell’Unione[/B]. [B]Si scrive squilibri, si legge Germania[/B]: da tempo l’Italia (ma lo ha fatto ufficialmente anche la Commissione) lamenta l’enorme surplus commerciale di Berlino. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]La Germania esporta più di quanto venda in patria, limitando di fatto le opportunità di crescita e occupazione fuori dei suoi confini. I chiodi fissi di Padoan sono crescita e occupazione, impossibili da ottenere oggi senza un aumento degli investimenti pubblici. [/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I]Il documento non può dire che [B]il piano Juncker è un flop[/B], ma chiede un passo avanti: [B]l’introduzione dei project bond[/B], titoli di debito europei per finanziare infrastrutture comuni. [/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]Infine c’è il tassello della libertà di movimento: senza Scenghen, e senza [B]un sussidio di disoccupazione europeo[/B], finirà per venir meno. La proposta italiana prevede un sostegno di almeno sei mesi pari al 40 per cento del salario percepito. «Bisogna convincere i cittadini che l’Europa non è il problema ma è parte della soluzione», dice spesso Padoan. Un vasto programma, di questi tempi.[/I] " [/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]

[FONT="georgia" ]4. Ci si potrebbe chiedere [B]che risposta abbia avuto questa proposta[/B] che, tra l'altro, [B]non intende[/B], esplicitamente, [B]modificare i trattati[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Eccola qui la risposta, in termini molto pratici, al 23 febbraio 2016. Cioè un chiaro "[I][B][URL="http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/23/conti-pubblici-ue-dubbi-su-aumento-tetto-ai-contanti-e-revisione-sanzioni-per-abusi-fiscali/2487673/"]intanto che fate i compiti, le regole non si toccano[/URL][/B][/I]":[/FONT]

[FONT="georgia" ]"[I]Il Country report sull'Italia che sarà diffuso mercoledì evidenzia che [COLOR=red][B]la spending review è stata poco efficace[/B] e [B]fare business è più difficile che altrove[/B] a causa di inefficienze e [B]corruzione[/B][/COLOR] (!!!). Risultato: "[B]La debolezza strutturale della Penisola potrebbe avere conseguenze sulle altre economie europee"[/B].[/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]"Sono, secondo le anticipazioni de La Stampa, alcuni dei punti principali del [B]Country report [/B]della Commissione Ue sull’Italia che sarà inviato a Roma mercoledì, due giorni prima del vertice tra il premier [B]Matteo Renzi[/B] e il presidente della Commissione Ue [B]Jean Claude Juncker[/B].[/I]" [/FONT]


[FONT="georgia" ]5. E dunque? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ebbene, appare più utile, per comprendere, tornare alla notizia iniziale sulle risatine della stampa estera...[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Se la bad bank[/B] è sfociata in un compromesso al ribasso a imposizione €uropea, [URL="http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/che-sofferenza-banche-italiane-devono-smaltire-88-miliardi-crediti-119240.htm"]e non decolla ancora (ma tanto non è realmente risolutiv[FONT="georgia" ]a[/FONT],[/COLOR][/URL] incidendo su una parte degli effetti e lasciando inalterate le cause), [B]se la politica aperturista[/B] verso il finanziamento aggiuntivo del "tappo turco" all'emigrazione dei rifugiati, risulta una mossa a dir poco improvvida, [B]se la "grande riforma" ad iniziativa italiana non sposta di un millimetro la Commissione [/B]e, prevedibilmente, il Consiglio UE, [/FONT][FONT="georgia" ][B][FONT="georgia" ][B][FONT="georgia" ]da[/FONT]lla consueta litania su debito, inefficiene e corruzione[/B][/FONT]...che si fa[/B]? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ebbene, [B]si ricorre alle ulteriori riforme[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Le più complete e avanzate possibili che possano risultare [B]gradite agli USA[/B] che, [B]nonostante wikileaks[/B], rimangono il [B]"protettore" di ultima istanza[/B] che ha la forza di [B]impedire (o di non innescare) il ripetersi del [I]trattamento [/I]Berlusconi[/B]; [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/usa-germania-e-il-surplus-il-bivio.html?spref=tw"]col ripetersi di un "piano Geithner" come nel 2011 e la Germania, più ancora che la Francia, esecutrice: occorre rammentarlo[/URL].[/FONT]

[FONT="georgia" ]6. Ecco allora, [B]il segnale[/B], opportunamente posto in risalto proprio sulla stessa fonte che [I]spinna [/I]le "risatine"; un segnale che appare riferirsi agli uomini ma [B]in realtà allude ai "programmi":[/B][/FONT]
[B][URL="http://www.huffingtonpost.it/2016/02/23/aspen-renzi-economia-dossier_n_9296242.html?utm_hp_ref=italy"]L'Aspen renziana passa dall'economia, 13 nomi per 3 dossier: legge sulla rappresentanza, salario minimo e riforma del fisco[/URL][/B]


[FONT="georgia" ]Non è infatti difficile esplicitare gli sviluppi di questi temi programmatici.[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]La legge sulla rappresentanza sindacale allude alla [/B][URL="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/07/contratti-i-progetti-del-governo-accordi-decentrati-stretta-sulla-rappresentanza-salario-minimo/2104982/"]riforma d'imperio (cioè promossa dal governo bypassando le parti sociali)[/URL] della contrattazione collettiva e all'introduzione di quella decentrata a livello aziendale; essa trova il suo naturale complemento, deflattivo, nel salario minimo, cioè nel livello di fondo che prescinde dalle qualifiche e dalle progressioni della ex-contrattazione collettiva, e che pone dunque un tetto solo alla caduta dei salari che la disarticolazione sindacale di categoria implica naturalmente. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Con [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/10/luroboro-neo-liberista-il-salario.html"]gli effetti di livellamento accelerato verso il basso e di "spiazzamento" delle tipologia di occupazione (e di investimenti) che abbiamo già visto all'opera negli USA (e in ogni altro paese che adotta il salario minimo e incentiva la debt deflation), [/URL] e che dovrebbero portare a più occupazione...neo-classica.[/FONT]

[FONT="georgia" ]7. Cioè, l'occupazione [FONT="georgia" ]neo-ordo-liberista è quella che porta [/FONT]a una strisci[FONT="georgia" ]ante[/FONT] [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/visco-il-bail-in-e-il-trilemma-di.html"]riduzione dell'occupazione "buona"[/URL] (quella capace di attenuare [FONT="georgia" ]la cr[FONT="georgia" ]escita esponenziale dei[/FONT][/FONT] working poors e la caduta della domanda interna), accentua la deindustrializzazione e la perdita delle competenze, come si addice a un'area coloniale.[/FONT]
[FONT="georgia" ]La riforma del fisco, in questa [B]ottica di "obbedienza" (ormai rassegnata)[/B], è un modo, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/07/il-piano-tasse-tra-condizionalita-e.html"]all'interno dell'0vvio linguaggio della "illusione finanziaria[/URL]" di predisporre una manovra super-correttiva in funzione degli obiettivi intermedi (già programmati) di pareggio strutturale di bilancio: si tratterebbe dell'aumento dell'IVA, della drastica riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali e della riforma del catasto per aumentare le basi imponibili dell'imposizione patrimoniale.[/FONT]

[FONT="georgia" ][B]Il tutto già programmato, appunto, nel Def dell'aprile dello scorso anno[/B] e in parziale stand-by per quest'anno, in attesa di un responso sulla "flessibilità" €uropea che sembra [B]ormai, nella visione [I]ridivenuta [/I]pragmatica del governo, un discorso chiuso,[/B] . [/FONT]

[FONT="georgia" ]8. [B]Gli USA vogliono l'UE, vogliono l'euro - magari in cambio di una mano sugli esiti potenzialmente disastrosi dell'Unione bancaria, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/draghi-e-il-whatever-it-takes.html"]attraverso la longa manus del "clemente" Draghi, forse indotto a "nuove tipologie di acquisti" nell'ambito del QE[/URL]- e ammettono solo esecutori "efficienti" [/B](appunto non come Berlusconi nel mirino nel 2011) delle inevitabili riforme.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Altrimenti, altro che risatine! [/FONT]
[FONT="georgia" ]Salviamo il salvabile, dai...[/FONT]

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[FONT="georgia" ]
[/FONT]
 

mototopo

Forumer storico
" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.

















































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venerdì 26 febbraio 2016

FINANZIAMENTI COMUNITARI: CONDIZIONALITA' SENZA FRONTIERE (almeno per l'Italia)



[FONT="georgia" ][URL="https://4.bp.blogspot.com/-OxAfEk5tne0/VtAbyKHjzjI/AAAAAAAAAQs/yZS3SU6CRYQ/s1600/Cattura.PNG"]
Cattura.PNG
[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]1. Oggi segnaliamo la pubblicazione del libro di Romina Raponi il cui titolo è lo stesso di questo post (e di cui vedete la copertina nell'immagine di apertura). [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Alberto Bagnai, autore della prefazione al libro, [URL="http://goofynomics.blogspot.it/2016/02/condizionalita-senza-frontiere-quello.html"]ha già fatto una incisiva recensione a cui rinviamo[/URL].[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]
[/COLOR][/FONT][FONT="georgia" ][COLOR=#252525]In questa sede faremo qualche approfondimento sulla concreta attualità del libro e per vari buoni motivi:[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]a) il libro è appena [B]uscito[/B], (teorica disponibilità in libreria e sui vari siti di acquisto on line), [B]il 25 febbraio[/B], cioè ieri;[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]b) l'[B]autrice [/B]altri non è che [B]Sofia[/B], autrice di tanti interessanti (e straordinariamente accurati) post su questo blog. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Insomma, ci mancherebbe che non fosse qui ospitato il suo libro che, in termini di approccio generale, è anch'esso (come "La Costituzione nella palude") [B][I]figlio legittimo[/I] di questo stesso blog[/B];[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]c) quello che espone il libro non solo getta luce su aspetti "insospettabili"[/COLOR][COLOR=#252525][COLOR=#252525] della realtà della [B]finanza "para-fiscale" €uropea[/B][/COLOR][B],[/B] in quanto accuratamente "[B]rimossi" dalla grancassa ital-mediatica pop[/B], (ordoliberista-autorazzista e anti-Stato democratico-costituzionale), ma viene [B]curiosamente confermato dalla cronaca degli stessi giorni in cui esce il libro[/B].[/COLOR] [/FONT]

[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]2. [URL="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-02-25/migranti-ministro-esteri-polacco-radio-24-renzi-ci-ricatta-si-informi-prima-fatti-112803.shtml?uuid=ACxUhnbC"]Migranti, il ministro degli Esteri polacco a Radio 24: «Renzi ci ricatta. si informi prima sui fatti»[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525][/COLOR][COLOR=#252525]"[I]Il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski i[/I][/COLOR][I]n un'intervista a Radio 24, il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski attacca il governo italiano e il premier Matteo Renzi.[/I][/FONT]
[I][FONT="georgia" ]L'ipotesi del premier italiano Renzi di un taglio dei fondi strutturali ai Paesi dell'Est che bloccano i ricollocamenti dei migranti «è un ricatto, totalmente ingiustificato, che deriva da una mancanza di conoscenza. I fondi strutturali europei sono parte dei Trattati Ue. Renzi non li può cancellare. Il premier Renzi probabilmente non sa che per ogni euro che arriva dall'Europa in Polonia, 70-80 cents ritornano a Ovest. In secondo luogo, il problema dei migranti e dei rifugiati non ha nulla a che vedere con le politiche europee, è una prerogativa nazionale e di sicurezza. Infine, il premier Renzi non sa che la Polonia ospita già un milione di ucraini sul proprio territorio. Consiglio a Renzi di informarsi sui fatti. Confido che la mia visita a Roma a marzo migliorerà la sua opinione sulla Polonia».[/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I]Alla domanda di Sergio Nava di Radio 24 su come Varsavia reagirebbe nel caso l'Italia desse seguito all'ipotesi di taglio dei fondi UE, il Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski ha così risposto: «È impossibile legare fondi UE e migranti, va contro i Trattati. Inoltre, la solidarietà è bidirezionale: se si chiede a noi di essere solidali sui migranti, voi dovete essere solidali sul fronte orientale, dove c'è un conflitto tra Ucraina e Russia, migliorando la sicurezza della Polonia. Manderete qui le vostre truppe? Se lo fate, possiamo discutere di altre questioni. Ma la solidarietà deve essere bidirezionale[/I]».[/FONT]

[FONT="georgia" ]3. Il punto che sfugge all'intervistatore (cioè [B]la realtà dei "fatti" su cui il ministro invita da informarsi[/B]), e che ben poteva essere approfondito,[B] è che la questione dei migranti non è affatto impossibile da legare ai fondi UE quali previsti dal Trattato[/B]: si tratta infatti, in particolare a norma dell'[B]art.174 TFUE[/B] (norma giustificativa della parte più importante dei c.d. fondi strutturali), di una materia strettamente connessa alla "[I]coesione economica, sociale e territoriale[/I]" e che [B]influenza, a seconda delle condizioni di mercato del lavoro (cioè di livello della disoccupazione) in cui il flusso di migranti interviene, [/B]proprio la possibilità di "[I]ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite[/I]". Tant'è vero che il "[I]Fondo europeo di sviluppo regionale è destinato alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nell'Unione, partecipando allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo nonchè alla riconversione delle regioni industriali in declino[/I]" (art.176 TFUE).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]4. E qui già si possono segnalare [B]rilevanti aspetti di politica economica indotti dall'adesione all'UE che ben rendono legittimo per l'Italia ridiscutere i fondi strutturali[/B], senza che si possa oggettivamente negare il [B]legame dei loro obiettivi[/B] (riequilibrare le differenze strutturali tra aree economiche di diversi paesi in funzione di una coesione sociale complessivamente intesa come obiettivo fondante dell'Unione) [B]con la enorme rilevanza che l'immigrazione ha sul mercato del lavoro e sulla conseguente crescita economica[/B], che ne viene inevitabilmente influenzata sotto molteplici aspetti, demografici, deflattivo-salariali, di spesa fiscale, di sostenibilità del suo immediato impatto sociale e finanziario (come ben sa la Merkel nei suoi disegni quantomeno iniziali):[/FONT]

[FONT="georgia" ]a) [B]la Polonia [/B]è fuori dall'area euro e perciò può fruire di una [B]flessibilità del cambio[/B] che, in [B]termini di crescita e di sviluppo, ha consentito di registrare risultati ben diversi da quelli italiani[/B], ponendo drammaticamente un'assoluta [B]priorità di riequilibrio proprio delle aree svantaggiate del sud d'Italia[/B]. Un riequilibrio che può essere realizzato [B]SOLO attraverso politiche strutturali autonomamente adottate dallo Stato italiano[/B], nell'ambito di doveri che sono sanciti dalla stessa Costituzione, ma che sono [B]precluse sia dal sistema fiscale imposto dall''€uropa sia, in aggiunta, dai saldi (svantaggiosi e in forte passivo) rigidamente stabiliti dal sistema stesso dei fondi europei;[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]b) [B]la Polonia[/B], pur fruendo dell'[B]enorme vantaggio[/B] della maggior elasticità valutaria e fiscale che deriva dalla [B]man[FONT="georgia" ]c[/FONT]ata adesione[/B] alla moneta unica e avendo registrato progressi nello sviluppo e nel risanamento strutturale, a differenza dell'Italia (afflitta, a seguito del consolidamento fiscale e poi dell'austerità, imposte dall'UE-UEM dai problemi esattamente opposti), [B]è un contribuente passivo ai vari fondi derivanti dal bilancio dell'UE, mentre l'Italia è un forte contribuente netto[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]5. Ergo, [B]la solidarietà[/B], una volta ricostruit[FONT="georgia" ]i[/FONT] (per sommi capi) i fatti salienti che caratterizzano la situazione economico-fiscale dei vari paesi, [B]dovrebbe logicamente agire in senso esattamente opposto a quello richiamato dal ministro polacco[/B]. E proprio nell'ambito di [B]quel coordinamento delle poltiche economiche e sociali che i fondi europei e, più in generale il trattato, impongono ai vari Stati aderenti[/B]: chi ha registrato più crescita e più sviluppo dovrebbe venire incontro ha chi incontra [B]difficoltà, come l'Italia, e per di più proprio in quanto rimane nel quadro delle regole europee[/B] (anche se la Commissione ne adotta, solo nei confronti dell'Italia, una interpretazione rigidissima e distruttiva di ogni futura possibilità di crescita)[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]6. Ma [B]più ancora[/B], e qui torniamo al tema del libro, una volta correttamente posta la questione in termini di dovuto coordinamento delle politiche economiche al fine di non acuire gli squilibri, [B]la Commissione UE ha ritenuto che la condizionalità legata ai fondi[/B]- cioè l'insieme delle regole di adeguamento imposte ai percettori degli stessi, SPECIE SE PERCETTORI NETTI COME LA POLONIA, se il [B]principio solidaristico e l'equità sostanziale hanno un senso[/B] all'interno dei trattati- [B]non è solo "interna"[/B] (cioè connessa all'insieme degli obiettivi e delle modalità di impiego dei fondi) ma [B]anche esterna[/B], cioè, e questo è una delle rivelazioni più significative elaborate nel libro, apportatrice di obblighi di adeguamento relativi alle [B]politiche economico-fiscali generali dei paesi aderenti all'UE.[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT][FONT="georgia" ]7. Vi riporto perciò il passaggio del libro dove ciò viene chiarito sviluppandone poi una serie di conseguenze e corollari (economico-normativi) che gettano una [B]luce "inquietante" sulla conservazione della sovranità[/B] e, specie per un paese come l'Italia che sia un forte contribuente netto (cioè che dà all'UE molto più di quanto possa mai ricevere), sulla [B]legittimità costituzionale di un sistema di "solidarietà" che funziona, per l'Italia, solo in "uscita" e verso gli altri[/B], pur essendo l'Italia sottoposta a condizionalità così incisive e che ne limitano la crescita e lo sviluppo oltre qualsiasi metro di ragionevolezza.[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Le "condizionalità" sui fondi europei cui è parso alludere il premier italiano, in questo quadro, appaiono obiettivamente più che legittime e previste dalla disciplina derivante dai trattati. Certo, riuscire da attuare questo indirizzo dipende dalla forza politica e dalla capacità di "ascolto", da parte delle istituzioni UE, di chi le propone...[B]ma non pare consentito parlare di [I]ricatto[/I]: a meno che anche l'Italia non possa invocare questa terminologia rispetto al tipo di condizionalità che qui di seguito è illustrata[/B]: [/COLOR][/FONT]
[COLOR=blue][FONT="georgia" ]"[FONT="helvetica neue" ]paragrafo 7.2.[/FONT][/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][FONT="bookman old style"]...tra le condizionalità vi è anche quella che attiene [/FONT]al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e al rispetto dei parametri macroeconomici e di finanza pubblica previsti nell’ambito della governance economica<!--[if !supportFootnotes]-->[1]...[/FONT][/COLOR]
<!--[if !supportFootnotes]-->
[FONT="helvetica neue" ]Infatti la Commissione europea, può chiedere a uno Stato membro di rivedere l’accordo di partenariato[URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftn1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] e i relativi programmi operativi, ove necessario per renderlo coerente con idocumenti strutturali del Semestre europeo, ossia il programma nazionale di riforma (PNR), il Programma di stabilità e di convergenza, l’Analisi annuale della crescita, la Relazione sul meccanismo di allerta e le Raccomandazioni specifiche per Paese (CSR - Country Specific Recommendations) adottate dal Consiglio sulla base dei medesimi programmi e rivolte a orientarne la politica economica in coerenza con gli indirizzi europei sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (ad esempio con riferimento al patto di stabilità e agli impegni sulla riduzione del deficit di bilancio), o finalizzata a massimizzare l'impatto dei Fondi SIE sulla crescita e sulla competitività.[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]............[/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][/FONT][/COLOR]
[COLOR=blue][FONT="helvetica neue" ][B]Tali Raccomandazioni, che hanno la propria base giuridica negli artt. 121 e 148 del TFUE[/B] (per quanto attiene rispettivamente alla rispondenza delle politiche economiche degli Stati membri agli indirizzi di massima elaborati dal Consiglio e agli orientamenti cui attenersi in materia di occupazione), rappresentano l'atto conclusivo del Semestre europeo e [B]un elemento fondamentale del coordinamento e della sorveglianza delle politiche macroeconomiche degli Stati membri in cui consiste il c.d. "braccio preventivo" del Patto di stabilità[/B]............... [/FONT][/COLOR]
[FONT="helvetica neue" ][COLOR=blue]...mentre con il [B]sistema delle osservazioni agli accordi di partenariato [/B](di cui si dirà) l’UE finisce per richiamare gli Stati affinché si attengano strettamente agli obiettivi fissati soprattutto nel QSC,[/COLOR] [COLOR=red][B]attraverso le raccomandazioni finiscono per imporre l’inserimento del raggiungimento di finalità ben più ampie nell’ambito dei programmi relativi ai finanziamenti comunitari[/B][/COLOR].[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][COLOR=blue]Sostanzialmente, [B]attraverso le raccomandazioni, l’UE impone modifiche strutturali al sistema normativo e amministrativo interno dello Stato membro (lavoro, pensioni, istruzione, organizzazione della pubblica amministrazione ecc[/B]) e a garanzia del rispetto delle stesse; i contratti di partenariato finiscono per esserne influenzati e condizionati tanto da prevedere [COLOR=red][B]la sospensione e/o la revoca dei finanziamenti in caso di mancata esecuzione delle raccomandazioni.[/B][/COLOR]"[/COLOR][/FONT]
<!--[if !supportFootnotes]-->[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 23, comma 1. È interessante osservare il permanere della dizione «contratto», laddove tutto il Regolamento ricorre, nel testo italiano, al termine «accordo». Probabilmente una svista di traduzione.[/FONT]


<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="file:///F:/finanziamenti%20comunitari/prima%20versione%20editore_FINANZIAMENTI%20COMUNITARI_mont%20(3).doc#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) 1303/2013, art. 23. [/FONT]



[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]
[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Paragrafo 7.3.[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Le condizionalità strettamente intese entrano a pieno titolo nel campo dei fondi strutturali a partire dal processo di riforma della [I]governance[/I] promosso dal «Rapporto Barca»[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL], delle quali costituiscono uno dei 10 pilastri su cui si articola la proposta di lavoro. L’apporto dei Fondi è ricondotto a un approccio place-based di tipo «contrattuale» fra Commissione e singoli Stati membri.
[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Da un lato, si disegna un insieme di condizionalità ex ante, rivolte a garantire che gli Stati membri/le istituzioni beneficiarie locali dispongano di risorse normative e organizzative tali da garantire piena adesione alla strategia della UE ed effettiva realizzabilità degli investimenti sostenuti dai Fondi. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Gli attori sono dunque vincolati a una analisi preventiva dello stato delle condizioni richieste e, in caso di non conformità, alla assunzione di obbligazioni rivolte al loro allineamento. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Dall’altro lato, una quota di risorse è assegnata attraverso un meccanismo di natura premiale, a fronte del dimostrato raggiungimento di determinati obiettivi di programmazione.[/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]…………..[/FONT]
[FONT="georgia" ]La Commissione ‹‹valuta la coerenza e l'adeguatezza delle informazioni fornite dallo Stato membro sull'applicabilità delle condizionalità ex ante e sull'adempimento di dette condizionalità nell'ambito della sua valutazione dei programmi e, se del caso, dell'accordo di partenariato››[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn2"]<!--[if !supportFootnotes]-->[2]<!--[endif]-->[/URL]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]………….[/FONT]
[FONT="georgia" ]In linea teorica le condizionalità non si dovrebbero tradurre in prescrizioni, ma in valutazioni oggettive. Eppure lo stesso sistema sanzionatorio previsto in caso di mancato raggiungimento comporta che non si possa che trattare di prescrizioni vincolanti.[/FONT]
[FONT="georgia" ]…………….[/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]A contrario, qualora la verifica dimostri che ‹‹vi è stata una grave carenza nel conseguire i target intermedi di detta priorità inerenti esclusivamente a indicatori finanziari e di output, nonché alle fasi di attuazione principali stabilite nel quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione[I]››[/I], la Commissione può sospendere del tutto[URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftn3"]<!--[if !supportFootnotes]-->[3]<!--[endif]-->[/URL] o in parte un pagamento intermedio relativo a una priorità di un programma<!--[if !supportFootnotes]-->[4]<!--[endif]-->,[/COLOR] sino alla soppressione del programma stesso, secondo la procedura di cui alle norme specifiche di ciascun Fondo. [/FONT]
[FONT="georgia" ]……………[/FONT]
[FONT="georgia" ]Fino ad arrivare al sistema di condizionalità su visto del 2013 altrettanto fumoso, da cui non possono che nascere alcune [COLOR=#252525]considerazioni: l’UE, consapevole – sulla base delle esperienze pregresse – di non riuscire a fornire alcuna giustificazione in merito al mancato raggiungimento degli obiettivi fissati prima a livello di QFP e poi QSC (anzi, le Relazioni del periodo 2007-2013 su viste finiscono per essere la totale ammissione del fallimento delle politiche europee di cui, il sistema di finanziamenti comunitari, è solo uno strumento), sia per l’insufficienza del bilancio europeo sia per l’inadeguatezza del sistema dei finanziamenti, ha finito per spostare l’onere della dimostrazione del raggiungimento degli obiettivi direttamente sugli Stati. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ][COLOR=#252525]Attraverso il sistema di condizionalità, se risulta che gli obiettivi non sono raggiungibili o non sono stati raggiunti, la «colpa» non potrà più essere attribuita alle politiche europee, al sistema di bilancio europeo, all’inadeguatezza del sistema di apparenti trasferimenti operati con i fondi comunitari, ma sarà ricondotta agli Stati e alle inefficienze di questi. [/COLOR][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[if !supportFootnotes]-->[FONT="georgia" ]
[/FONT]
<!--[endif]-->
[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref1"]<!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]-->[/URL] Barca F. (2009), An Agenda for a Reformed Cohesion Policy. A place-based approach to meeting European Union challenges and expectations, Independent Report prepared at the request of Danuta Hübner, Commissioner for Regional Policy, working document[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref2"]<!--[if !supportFootnotes]-->[2]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 15, comma 3.[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref3"]<!--[if !supportFootnotes]-->[3]<!--[endif]-->[/URL]Reg. UE 1303/2013 art. 142 prevede la sospensione nel caso in cui «non siano portate a termine azioni volte a soddisfare una condizionalità ex ante secondo le condizioni fissate all'articolo 19».[/FONT]

[FONT="georgia" ][URL="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7138099619226908681#_ftnref4"]<!--[if !supportFootnotes]-->[4]<!--[endif]-->[/URL] Regolamento (UE) n. 1303/2013, art. 15, comma 5.[/FONT]




Pubblicato da Quarantotto a 12:32 Nessun commento: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest










mercoledì 24 febbraio 2016

"IL SEGNALE" E LA SOPRAVVIVENZA: IL RIPIEGAMENTO ANTI-AUSTERITA' E' GIA' DISPERATAMENTE INIZIATO




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[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]1. Vorrei partire da questa notizia; ovvero, da chi e "come" l'ha data (le notizie sono i fatti per come interpretati dai media: prima di tutto sulla loro rilevanza e poi con riguardo al risalto e al contesto in cui porli in evidenza. Frame e spin dominano e non lasciano alcuno scampo ai "fatti" intesi come dati della realtà storicamente oggettivi, comunque inevitabilmente selezionati):[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.huffingtonpost.it/2016/02/22/salerno-reggio-calabria-natale_n_9292196.html?utm_hp_ref=italy"]"Inaugureremo la Salerno-Reggio". E i giornalisti stranieri non trattengono le risate".[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]Questa "notizia" è la conseguenza naturale di un [I][B]frame[/B][/I] spinnato senza risparmio a livello "sovranazionale" (ma probabilmente ben alimentato dall'interno, da forze nazionali disparate ma mosse da convergenti interessi): [/FONT]
[B][FONT="georgia" ][URL="http://www.wallstreetitalia.com/financial-times-contro-renzi-a-rischio-permanenza-italia-in-ue/"]Financial Times contro Renzi: “a rischio permanenza Italia in Ue” (1° febbraio 2016):[/URL][/FONT][/B]
[FONT="georgia" ]“[I]Ci sono segnali che ci dicono che la pazienza dell’Italia con la Ue e la Germania, in particolare, si sta esaurendo il primo ministro [B]Matteo Renzi[/B] ha attaccato apertamente le politiche della Ue in materia di energia, sulla Russia, sul deficit di bilancio e sul dominio tedesco dell’intero apparato. Non è solo la crisi dell’euro che ha portato l’Italia sull’orlo di mettere in discussione la sua posizione nell’Eurozona. Si tratta di una combinazione di più crisi ed è probabile che crescerà dal dibattito sulla Brexit[/I]”. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Si tratta di un modo tortuoso, tipicamente neo-liberista, di esporre il problema (Munchau si aggira sull'euro sempre per criticarlo a metà: l'inadeguatezza dei PIGS non è mai in discussione veramente).[/FONT]


[FONT="georgia" ]2. "[URL="http://www.ilgiornale.it/news/economia/agnelli-primi-azionisti-economist-1160053.html"]The Economist[/URL]", il grande inquisitore a cui la sinistra italiana affida il proprio specchiarsi nell'approvazione internazionalista di cui si fanno vanto (quando c'è), aveva iniziato molto prima:[/FONT]
[FONT="georgia" ][B][URL="http://www.polisblog.it/post/246995/il-dubbio-atroce-delleconomist-renzi-puo-davvero-salvare-litalia-matteohurryup"]Il dubbio atroce dell'Economist: "Renzi può davvero salvare l'Italia?[/URL][/B] (luglio 2014)[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.ilgiornale.it/news/politica/leconomist-allattacco-renzi-mangia-gelato-e-barca-affonda-1047360.html"]L'Economist all'attacco: Renzi mangia il gelato e la barca affonda (agosto 2014)[/URL][/FONT]

[FONT="georgia" ]Saltando gli attacchi "intermedi", [B]oggi lo stesso intensifica lo spin:[/B][/FONT]
[B][FONT="georgia" ][URL="http://www.economist.com/news/europe/21688917-italys-prime-minister-picking-fights-germany-and-eu-troublemaker"]Renzi and the EU - Troublemaker- [/URL][/FONT][/B]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.economist.com/news/europe/21688917-italys-prime-minister-picking-fights-germany-and-eu-troublemaker"]Italy’s prime minister is picking fights with Germany and the EU- Jan 21st 2016, 15:44[/URL] [/FONT]


[FONT="georgia" ][B][URL="http://www.economist.com/news/europe/21693250-italy-and-portugal-are-leading-revolt-against-eu-austerity-sort-fudging-revolution"]Anti-austerity politics- Fudging the revolution- Italy and Portugal are leading a revolt against EU austerity, sort of -Feb 20th 2016 | LISBON, ROME AND MADRID[/URL][/B] [/FONT]
[FONT="georgia" ]In quest'ultima occasione, il succo, è questo: uno slogan rituale, applicabile a qualsiasi governo italiano che volesse anche solo sopravvivere elettoralmente: [/FONT]
[FONT="georgia" ]"[I]But [B]Italy’s tremendous national debt[/B] leaves it [B]little credibility to demand[/B] the freedom to spend more and tax less. And apart from [B]Mr Renzi’s vague calls for a “more socially oriented Europe[/B]”, his alternative to the current EU remains frustratingly unclear."[/I]).[/FONT]


[FONT="georgia" ]3. In tutte queste "evidenze", [B]la proposta-risposta italiana viene progressivamente ricalibrata[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ][FONT="georgia" ]Infatti, [/FONT]alle posizioni iniziali, riportate qui sotto (relative a bad-bank e fondi aggiuntivi per la Turchia, perchè sappiamo come, [URL="http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/02/03/juncker-anche-italia-disponibile-su-turchia-positivo_76626c44-9d76-44e6-8721-bb98ac1b9ee5.html"]in entrambi casi[/URL] sia andata a finire):[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.eunews.it/2016/01/15/padoan-italia-non-blocca-piano-con-la-turchia-ma-soldi-siano-presi-da-budget-ue/48304"]Padoan: Italia non blocca i 3 miliardi per Turchia, ma soldi siano presi da budget Ue (15 gennaio 2016)[/URL] [/FONT]


[FONT="georgia" ][URL="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-14/bad-bank-bruxelles-italia-ci-ha-inoltrato-piano-informale--131345.shtml?uuid=ACQ2kz9B"]Bad bank, Padoan: nostra proposta leggera ma efficace...[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]consegue, come abbiamo visto, un [B]duplice arretramento[/B][FONT="georgia" ]: [/FONT]al[FONT="georgia" ]quanto inglorioso e significativo del velleitarismo di iniziative [FONT="georgia" ]improntate [FONT="georgia" ]all'auto[FONT="georgia" ]nom[FONT="georgia" ]ia della linea politica italiana,[/FONT][/FONT] [B]a[FONT="georgia" ]nche quando ne va[FONT="georgia" ]nno di mezzo i più importanti e sensibili [FONT="georgia" ]int[FONT="georgia" ]eressi nazionali[/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/B] (cioè la possibilità di [B]evitare il tr[/B][FONT="georgia" ][B]acollo [/B][FONT="georgia" ][B]sistemico del sistema bancario ed economico[/B] nonché di [B]evitare una destabilizzazione sociale da immigrazione,[/B] in situazione di economia stagnante o sull'orlo di un[FONT="georgia" ] riacutizzarsi della recessione).[/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT][/FONT]

[FONT="georgia" ][FONT="georgia" ]3.1. S[/FONT]i va quindi a questa "mossa", più o meno ufficiale, che manifesta un'[B]intenzione italiana[/B], rigorosamente unilaterale, [B]di aprire un ampio negoziato[/B] (successivo a quello sulla Brexit; questa, a sua volta, a effetti fantomatici e inconcludenti):[/FONT][FONT="georgia" ] [/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="https://www.lastampa.it/2016/02/22/economia/unione-bancaria-e-bond-europei-le-proposte-di-renzi-per-lue-2Ic75Zd6f1AqpiRR2Aa9TP/pagina.html"]Unione bancaria e bond europei: le proposte di Renzi per l’Ue- Oggi Padoan presenta il piano italiano di riforma in sette punti: «Sì al ministro del Tesoro unico, ma no a un guardiano dei conti» (22 febbraio 2016)[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]"...[B][I]La questione numero uno è l’Unione bancaria[/I][/B][I]. L’entrata in vigore del «bail-in», ovvero l’obbligo di far pagare il fallimento delle banche a chi ne è azionista o (ricco) correntista, è in linea di principio è una buona idea: attenua i rischi di domino finanziario, e il legame fra rischio sovrano e rischio bancario. Ma può funzionare se nel frattempo da Berlino parte la richiesta di porre un limite al possesso di titoli statali nei bilanci delle banche e si rimanda al 2028 l’istituzione di una garanzia comune sui depositi? «Per i tedeschi ognuno dovrebbe agire per conto suo: i depositi tedeschi garantiti dai tedeschi, gli italiani dagli italiani», diceva Padoan in una intervista alla Stampa poco prima di Natale. «Ma se non si condividono i rischi nel lungo termine non sopravvivrebbe nemmeno l’unione monetaria». Di recente il governatore della Bundesbank Jens Weidmann e il suo collega francese hanno proposto [B]l’istituzione di un ministro del Tesoro europeo con forti poteri di controllo sui bilanci nazionali.[/B] [/I][/FONT]
[I][FONT="georgia" ]«Per fare quel mestiere c’è già la Commissione», sottolinea una fonte del Tesoro. [B]Il governo considera quella posizione la classica fuga in avanti di chi vuol farsi dire no[/B]. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ][B]Il documento formula una proposta diversa: una figura al quale dare il potere di gestire risorse comuni, assicurare la stabilità finanziaria ed evitare gli squilibri macroeconomici fra i Paesi dell’Unione[/B]. [B]Si scrive squilibri, si legge Germania[/B]: da tempo l’Italia (ma lo ha fatto ufficialmente anche la Commissione) lamenta l’enorme surplus commerciale di Berlino. [/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]La Germania esporta più di quanto venda in patria, limitando di fatto le opportunità di crescita e occupazione fuori dei suoi confini. I chiodi fissi di Padoan sono crescita e occupazione, impossibili da ottenere oggi senza un aumento degli investimenti pubblici. [/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I]Il documento non può dire che [B]il piano Juncker è un flop[/B], ma chiede un passo avanti: [B]l’introduzione dei project bond[/B], titoli di debito europei per finanziare infrastrutture comuni. [/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]Infine c’è il tassello della libertà di movimento: senza Scenghen, e senza [B]un sussidio di disoccupazione europeo[/B], finirà per venir meno. La proposta italiana prevede un sostegno di almeno sei mesi pari al 40 per cento del salario percepito. «Bisogna convincere i cittadini che l’Europa non è il problema ma è parte della soluzione», dice spesso Padoan. Un vasto programma, di questi tempi.[/I] " [/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]

[FONT="georgia" ]4. Ci si potrebbe chiedere [B]che risposta abbia avuto questa proposta[/B] che, tra l'altro, [B]non intende[/B], esplicitamente, [B]modificare i trattati[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Eccola qui la risposta, in termini molto pratici, al 23 febbraio 2016. Cioè un chiaro "[I][B][URL="http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/23/conti-pubblici-ue-dubbi-su-aumento-tetto-ai-contanti-e-revisione-sanzioni-per-abusi-fiscali/2487673/"]intanto che fate i compiti, le regole non si toccano[/URL][/B][/I]":[/FONT]

[FONT="georgia" ]"[I]Il Country report sull'Italia che sarà diffuso mercoledì evidenzia che [COLOR=red][B]la spending review è stata poco efficace[/B] e [B]fare business è più difficile che altrove[/B] a causa di inefficienze e [B]corruzione[/B][/COLOR] (!!!). Risultato: "[B]La debolezza strutturale della Penisola potrebbe avere conseguenze sulle altre economie europee"[/B].[/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]"Sono, secondo le anticipazioni de La Stampa, alcuni dei punti principali del [B]Country report [/B]della Commissione Ue sull’Italia che sarà inviato a Roma mercoledì, due giorni prima del vertice tra il premier [B]Matteo Renzi[/B] e il presidente della Commissione Ue [B]Jean Claude Juncker[/B].[/I]" [/FONT]


[FONT="georgia" ]5. E dunque? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ebbene, appare più utile, per comprendere, tornare alla notizia iniziale sulle risatine della stampa estera...[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Se la bad bank[/B] è sfociata in un compromesso al ribasso a imposizione €uropea, [URL="http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/che-sofferenza-banche-italiane-devono-smaltire-88-miliardi-crediti-119240.htm"]e non decolla ancora (ma tanto non è realmente risolutiv[FONT="georgia" ]a[/FONT],[/COLOR][/URL] incidendo su una parte degli effetti e lasciando inalterate le cause), [B]se la politica aperturista[/B] verso il finanziamento aggiuntivo del "tappo turco" all'emigrazione dei rifugiati, risulta una mossa a dir poco improvvida, [B]se la "grande riforma" ad iniziativa italiana non sposta di un millimetro la Commissione [/B]e, prevedibilmente, il Consiglio UE, [/FONT][FONT="georgia" ][B][FONT="georgia" ][B][FONT="georgia" ]da[/FONT]lla consueta litania su debito, inefficiene e corruzione[/B][/FONT]...che si fa[/B]? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ebbene, [B]si ricorre alle ulteriori riforme[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Le più complete e avanzate possibili che possano risultare [B]gradite agli USA[/B] che, [B]nonostante wikileaks[/B], rimangono il [B]"protettore" di ultima istanza[/B] che ha la forza di [B]impedire (o di non innescare) il ripetersi del [I]trattamento [/I]Berlusconi[/B]; [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/usa-germania-e-il-surplus-il-bivio.html?spref=tw"]col ripetersi di un "piano Geithner" come nel 2011 e la Germania, più ancora che la Francia, esecutrice: occorre rammentarlo[/URL].[/FONT]

[FONT="georgia" ]6. Ecco allora, [B]il segnale[/B], opportunamente posto in risalto proprio sulla stessa fonte che [I]spinna [/I]le "risatine"; un segnale che appare riferirsi agli uomini ma [B]in realtà allude ai "programmi":[/B][/FONT]
[B][URL="http://www.huffingtonpost.it/2016/02/23/aspen-renzi-economia-dossier_n_9296242.html?utm_hp_ref=italy"]L'Aspen renziana passa dall'economia, 13 nomi per 3 dossier: legge sulla rappresentanza, salario minimo e riforma del fisco[/URL][/B]


[FONT="georgia" ]Non è infatti difficile esplicitare gli sviluppi di questi temi programmatici.[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]La legge sulla rappresentanza sindacale allude alla [/B][URL="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/07/contratti-i-progetti-del-governo-accordi-decentrati-stretta-sulla-rappresentanza-salario-minimo/2104982/"]riforma d'imperio (cioè promossa dal governo bypassando le parti sociali)[/URL] della contrattazione collettiva e all'introduzione di quella decentrata a livello aziendale; essa trova il suo naturale complemento, deflattivo, nel salario minimo, cioè nel livello di fondo che prescinde dalle qualifiche e dalle progressioni della ex-contrattazione collettiva, e che pone dunque un tetto solo alla caduta dei salari che la disarticolazione sindacale di categoria implica naturalmente. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Con [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/10/luroboro-neo-liberista-il-salario.html"]gli effetti di livellamento accelerato verso il basso e di "spiazzamento" delle tipologia di occupazione (e di investimenti) che abbiamo già visto all'opera negli USA (e in ogni altro paese che adotta il salario minimo e incentiva la debt deflation), [/URL] e che dovrebbero portare a più occupazione...neo-classica.[/FONT]

[FONT="georgia" ]7. Cioè, l'occupazione [FONT="georgia" ]neo-ordo-liberista è quella che porta [/FONT]a una strisci[FONT="georgia" ]ante[/FONT] [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/visco-il-bail-in-e-il-trilemma-di.html"]riduzione dell'occupazione "buona"[/URL] (quella capace di attenuare [FONT="georgia" ]la cr[FONT="georgia" ]escita esponenziale dei[/FONT][/FONT] working poors e la caduta della domanda interna), accentua la deindustrializzazione e la perdita delle competenze, come si addice a un'area coloniale.[/FONT]
[FONT="georgia" ]La riforma del fisco, in questa [B]ottica di "obbedienza" (ormai rassegnata)[/B], è un modo, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/07/il-piano-tasse-tra-condizionalita-e.html"]all'interno dell'0vvio linguaggio della "illusione finanziaria[/URL]" di predisporre una manovra super-correttiva in funzione degli obiettivi intermedi (già programmati) di pareggio strutturale di bilancio: si tratterebbe dell'aumento dell'IVA, della drastica riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali e della riforma del catasto per aumentare le basi imponibili dell'imposizione patrimoniale.[/FONT]

[FONT="georgia" ][B]Il tutto già programmato, appunto, nel Def dell'aprile dello scorso anno[/B] e in parziale stand-by per quest'anno, in attesa di un responso sulla "flessibilità" €uropea che sembra [B]ormai, nella visione [I]ridivenuta [/I]pragmatica del governo, un discorso chiuso,[/B] . [/FONT]

[FONT="georgia" ]8. [B]Gli USA vogliono l'UE, vogliono l'euro - magari in cambio di una mano sugli esiti potenzialmente disastrosi dell'Unione bancaria, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/draghi-e-il-whatever-it-takes.html"]attraverso la longa manus del "clemente" Draghi, forse indotto a "nuove tipologie di acquisti" nell'ambito del QE[/URL]- e ammettono solo esecutori "efficienti" [/B](appunto non come Berlusconi nel mirino nel 2011) delle inevitabili riforme.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Altrimenti, altro che risatine! [/FONT]
[FONT="georgia" ]Salviamo il salvabile, dai...[/FONT]

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[FONT="georgia" ]
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mototopo

Forumer storico
IL CARTELLO DELLA FEDERAL RESERVE: LE OTTO FAMIGLIE


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L’apice del cartello bancario mondiale, le “famiglie”


HTTP://AURORASITO.WORDPRESS.COM/2013/10/27/IL-CARTELLO-DELLA-FEDERAL-RESERVE-LE-OTTO-FAMIGLIE/

Dean Henderson, 26 luglio 2013
I quattro cavalieri bancari (Bank of America, JP Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo) possiedono i quattro cavalieri del petrolio (Exxon Mobil, Royal Dutch/Shell, BP Amoco e Chevron Texaco), in tandem con Deutsche Bank, BNP, Barclays e altri vecchi colossi monetari europei. Ma il loro monopolio sull’economia globale non si ferma sull’orlo del pozzo petrolifero. Secondo i 10mila documenti societari depositati alla SEC, i quattro cavalieri bancari sono tra i primi dieci titolari di azioni di praticamente ogni società di Fortune 500. [1] Così sono gli azionisti delle banche centrali? Questa informazione va analizzata molto più da vicino. Le mie domande sulle agenzie di regolamentazionebancaria, in materia di partecipazione azionaria delle prime 25 aziende bancarie degli Stati Uniti furono poste con il Freedom of Information Act, prima di essere negate per motivi di “sicurezza nazionale”. Questo è piuttosto ironico, dal momento che molti azionisti bancari risiedono in Europa. Un archivio importante sulla ricchezza dell’oligarchia globale che possiede queste holding bancarie è l’US Trust Corporation, fondata nel 1853 e ora di proprietà di Bank of America. L’ultimo US Corporate Trust Director e Trustee Onorario fu Walter Rothschild. Altri direttori furono Daniel Davison di JP Morgan Chase, Richard Tucker di Exxon Mobil, Daniel Roberts di Citigroup e Marshall Schwartz di Morgan Stanley. [2]

J. W. McCallister, un insider dell’industria del petrolio con legami con la Casa dei Saud, ha scritto su ‘The Grim Reaper‘, che ha acquisito un’informazione dai banchieri sauditi secondo cui l’80% della proprietà della New York Federal Reserve Bank, di gran lunga il più potente ramo della Fed, è di sole otto famiglie, quattro delle quali risiedono negli Stati Uniti: Goldman Sachs, Rockefeller, Lehman e Kuhn Loeb di New York, i Rothschild di Parigi e Londra, la Warburg di Amburgo, i Lazards di Parigi e la Israel Moses Seifs di Roma. Thomas D. Schauf della CPA avvalora le affermazioni di McCallister, aggiungendo che dieci banche controllano tutti i dodici rami della Federal Reserve Bank. Nomina N. M. Rothschild di Londra, Banca Rothschild di Berlino, Banca Warburg di Amburgo, BancaWarburg di Amsterdam, Lehman Brothers di New York, Lazard Brothers di Parigi, Kuhn Loeb Bank di New York,Israel Moses Seif Bank dell’Italia, Goldman Sachs di New York e JP Morgan Chase Bank di New York. Schauf elenca William Rockefeller, Paul Warburg, Jacob Schiff e James Stillman quali individui che possiedono grandi quantità di azioni della FED. [3] Gli Schiff sono addetti alla Kuhn Loeb. Gli Stillman addetti alla Citigroup, essendosi sposati con il clan Rockefeller alla fine del secolo. Eustace Mullins arrivò alle stesse conclusioni nel suo libro I segreti della Federal Reserve, in cui mostra i grafici che collegano la Fed e le banche associate alle famiglie dei Rothschild, Warburg, Rockfeller e altre. [4] Il controllo che queste famiglie di banchieri esercitano sull’economia globale non può essere sottovalutato, ed è volutamente abbastanza avvolto nel segreto. Il loro ramo aziendale è rapido nel screditare qualsiasi informazione che smascheri questo cartello di banche centrali private come “teoria della cospirazione”. Eppure, i fatti restano.

La Casa dei Morgan
La Federal Reserve Bank è nata nel 1913, lo stesso anno negli USA il rampollo bancario J. Pierpont Morgan morì e la Rockefeller Foundation fu costituita. La Casa dei Morgan presiede la finanza statunitense da un angolo tra Wall Street e Broadway, in qualità di quasi-banca centrale degli USA fin dal 1838, quando George Peabody la fondò a Londra. Peabody era un socio in affari dei Rothschild. Nel 1952 il ricercatore sulla Fed Eustace Mullins avanzò l’ipotesi che i Morgan non fossero altro che agenti dei Rothschild. Mullins scrisse che i Rothschild: “…preferivano operare in modo anonimo negli Stati Uniti dietro la facciata di JP Morgan & Company“. [5] L’autore Gabriel Kolko ha dichiarato, “le attività di Morgan nel 1895-1896 nella vendita di obbligazioni d’oro degli Stati Uniti in Europa, si basarono sull’alleanza con la Casa dei Rothschild“. [6] La piovra finanziaria dei Morgan avvolse rapidamente nei suoi tentacoli tutto il mondo. Morgan Grenfell operò a Londra. Morgan et C.ie governò Parigi. I Lambert, cugini dei Rothschild, istituirono la Drexel & Company di Philadelphia. La Casa dei Morgan supportò Astor, Dupont, Guggenheim, Vanderbilt e Rockefeller. Finanziò il lancio di AT&T, General Motors, General Electric e DuPont. Come i Rothschild di Londra e delle banche Barings, Morgan entrò a far parte della struttura di potere di molti Paesi.
Nel 1890 la Casa dei Morgan prestava alla banca centrale dell’Egitto, finanziava le ferrovie russe, manteneva le obbligazioni brasiliane dei governi provinciali e finanziava i progetti dei lavori pubblici argentini. La recessione del 1893 rafforzò ancor più Morgan. Quell’anno Morgan salvò il governo degli Stati Uniti dal panico bancario, formando un sindacato per sostenere le riserve statali, con un prestito di 62 milioni dollari in oro dei Rothschild. [7] Morgan era la forza trainante dell’espansione verso occidente degli Stati Uniti, del finanziamento e del controllo dei buoni delle ferrovie meridionali, attraverso patti di sindacato. Nel 1879 la Central Railroad di New York di Cornelius Vanderbilt, finanziata dai Morgan, adottò tariffe di spedizione preferenziali per supportare il monopolio della Standard Oil di John D. Rockefeller, cementando il rapporto Rockefeller/Morgan. La Casa dei Morgan finì sotto il controllo delle famiglie Rothschild e Rockefeller. Un titolo del New York Herald diceva, “Il Re della ferrovia forma un gigantesco trust“. J. Pierpont Morgan una volta dichiarò: “La concorrenza è un peccato“, ma poi opinò allegramente, “Pensa che tutti i concorrenti del traffico ferroviario ad ovest di St. Louis sono sotto il controllo di una trentina di uomini“. [8] Morgan ed Edward Harriman, banchiere della Kuhn Loeb, avevano il monopolio delle ferrovie, mentre le dinastie bancarie Lehman, Goldman Sachs e Lazard si unirono ai Rockefeller nel controllo della base industriale degli Stati Uniti. [9] Nel 1903 un trust bancario fu istituito dalle otto famiglie. Benjamin Strong del trust bancario fu il primo governatore della New York Federal Reserve Bank. Nel 1913, la creazione della Fed fuse il potere delle otto famiglie con il potere militare e diplomatico del governo degli Stati Uniti. Se i loro prestiti esteri non venivano ripagati, gli oligarchi potevano ora inviare i marines degli Stati Uniti a raccogliere i debiti. Morgan, Chase e Citibankformarono un sindacato del prestito internazionale. La Casa dei Morgan era accondiscendente con i Windsor e i Savoia. Kuhn Loeb, Warburg, Lehman, Lazard, Israel Moses Seifs e Goldman Sachs hanno avuto stretti legami con i reali europei. Nel 1895 Morgan controllava il flusso di oro degli Stati Uniti. La prima ondata di fusioni statunitensi avvenne alla sua infanzia e fu promossa dai banchieri. Nel 1897 vi furono sessantanove fusioni industriali. Nel 1899 milleduecento. Nel 1904 John Moody, fondatore del Moody Investor Services, disse che era impossibile parlare degli interessi di Rockefeller e Morgan in modo distinto. [10]
La sfiducia pubblica sulle fusioni si diffuse. Molti li considerarono dei traditori che lavoravano per i soldi della vecchia Europa. La Standard Oil di Rockefeller, l’US Steel di Andrew Carnegie e le ferrovie di Edward Harriman furono tutti finanziati dal banchiere Jacob Schiff di Kuhn Loeb, che lavorava a stretto contatto con i Rothschild europei. Diversi stati occidentali vietarono i banchieri. Il predicatore populista William Jennings Bryan fu tre volte il candidato democratico alla presidenza dal 1896 al 1908. Il tema centrale della sua campagna anti-imperialista era che gli USA stavano cadendo nella trappola della “servitù finanziaria a capitalista inglese“. William Howard Taft sconfisse Bryan nel 1908, ma da quel momento il predecessore e mentore di Taft, Teddy Roosevelt, fu costretto da questo populismo diffuso a promulgare lo Sherman Anti-Trust Act. Che poi continuò con la Standard Oil Trust. Nel 1912, si tennero le udienze Pujo, rivolte sulla concentrazione di potere a Wall Street. Nello stesso anno la moglie di Edward Harriman vendette le sue quote della Guaranty Trust Bank di New York a JP Morgan, creando il Morgan Guaranty Trust. Il giudice Louis Brandeis convinse il presidente Woodrow Wilson a chiedere la fine delle intersezioni dei consigli amministrativi. Nel 1914 il Clayton Antitrust Act fu approvato. Jack Morgan, figlio e successore di J. Pierpont, rispose invitando i clienti della Morgan Remington e Winchester ad aumentare la produzione di armi. Sostenne che gli Stati Uniti dovevano entrare nella Prima guerra mondiale. Pungolato dalla Fondazione Carnegie e da altri oligarchi, Wilson li appoggiò. Come scrisse Charles Tansill in L’America va in guerra: “Anche prima del fragore delle armi, la ditta francese dei Rothschild Freres informò la Morgan & Company di New York, suggerendo la flottazione di un prestito di 100 milioni di dollari, una parte consistente del quale doveva essere lasciato negli Stati Uniti per pagare gli acquisti francesi di beni statunitensi“. La Casa dei Morgan finanziò la metà dello sforzo bellico degli Stati Uniti, durante la ricezione delle commissioni che allinearono aziende come GE, Du Pont, US Steel,Kennecott e ASARCO. Tutti erano clienti della Morgan che anche finanziò la guerra anglo-boera in Sud Africa e la guerra franco-prussiana. La Conferenza di Pace di Parigi del 1919 fu presieduta da Morgan, che sostenne gli sforzi della ricostruzione sia tedeschi che alleati. [11]
Negli anni ’30 il populismo ritornò negli USA dopo che Goldman Sachs, Lehman Bank e altri approfittarono del crollo del 1929. [12] Il presidente della commissione bancaria del Congresso, Louis McFadden (D-NY), disse della Grande Depressione, “Non fu un incidente, ma un avvenimento attentamente artificioso… I banchieri internazionali cercarono di suscitare una situazione disperata qui, in modo che potessero imporsi come governanti di tutti noi“. Il senatore Gerald Nye (D-ND) presiedette un’indagine sulle munizioni nel 1936. Nye concluse che la Casa dei Morgan aveva gettato gli Stati Uniti nella prima guerra mondiale per proteggere i prestiti e creare una industria bellica in piena espansione. Nye poi produsse un documento dal titolo ‘La prossima guerra‘, che cinicamente parlava “del vecchio trucco della dea democrazia“, attraverso cui il Giappone poteva essere usato per trascinare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Nel 1937 Ii segretario degli Interni Harold Ickes avvertì sull’influenza delle “60 famiglie d’America”. Lo storico Ferdinand Lundberg scrisse un libro dallo stesso titolo. Il giudice della Corte Suprema William O. Douglas denigrò “l’influenza dei Morgan… la più perniciosa nell’industria e nella finanza di oggi.” Jack Morgan rispose spingendo gli Stati Uniti verso la seconda guerra mondiale. Morgan aveva stretti rapporti con le famiglie Iwasaki e Dan, i due clan più ricchi del Giappone, che possedevano Mitsubishi e Mitsuirispettivamente da quando le imprese apparvero nello shogunato del 17° secolo. Quando il Giappone invase la Manciuria, massacrando contadini cinesi a Nanchino, Morgan minimizzò l’incidente. Morgan ebbe anche stretti rapporti con il fascista italiano Benito Mussolini, mentre il nazista tedesco dr. Hjalmar Schacht fu un agente di collegamento della Morgan Bank durante la seconda guerra mondiale. Dopo la guerra i rappresentanti della Morgan incontrarono Schacht presso la Banca dei regolamenti internazionali (BRI) a Basilea, in Svizzera. [13]

La Casa dei Rockefeller
La BIS è la banca più potente del mondo, la banca centrale globale delle otto famiglie che controllano le banche centrali private di quasi tutte le nazioni occidentali e in via di sviluppo. Il primo presidente della BIS fu il banchiere dei Rockefeller Gates McGarrah, funzionario presso la Chase Manhattan e la Federal Reserve. McGarrah è il nonno dell’ex direttore della CIA Richard Helms. I Rockefeller, come i Morgan, avevano stretti legami con Londra. David Icke scrive ne ‘I figli di Matrix‘, che Rockefeller e Morgan erano solo “controfigure” dei Rothschild europei. [14] BIS è di proprietà di Federal Reserve, Banca d’Inghilterra, Banca d’Italia, Banca del Canada, Banca nazionale svizzera,Nederlandsche Bank, Bundesbank e Banca di Francia. Lo storico Carroll Quigley ha scritto, nel suo epico libro ‘Tragedy and Hope’, che la BIS era parte di un piano “per creare un sistema mondiale di controllo finanziario privato capace di dominare il sistema politico di ogni Paese e l’economia mondiale nel suo complesso… essere controllati in modo feudale dalle banche centrali del mondo che agiscono di concerto con accordi segreti.” Il governo degli Stati Uniti ebbe diffidenza storica verso la BIS, facendo lobbying, senza successo, per la sua scomparsa alla Conferenza di Bretton Woods del 1944. Invece il potere delle otto famiglie fu ingrandito con la creazione a Bretton Woods del FMI e della Banca Mondiale. La Federal Reserve si riprese le azioni della BIS solo nel settembre 1994. [15] La BIS detiene almeno il 10% delle riserve monetarie di almeno 80 banche centrali del mondo, del FMI e di altre istituzioni multilaterali. Opera da agente finanziario negli accordi internazionali, raccoglie informazioni sull’economia globale ed è prestatore di ultima istanza per evitare il collasso finanziario globale. La BIS promuove l’agenda del fascismo del monopolio capitalista. Diede un prestito ponte all’Ungheria negli anni ’90 per garantire la privatizzazione dell’economia di quel Paese. Servì ad incanalare il finanziamento delle otto famiglie di Adolf Hitler, guidate dalla J. Henry Schroeder e Mendelsohn Bank dei Warburg di Amsterdam. Molti ricercatori sostengono che la BIS è al nadir del riciclaggio globale dei narcodollari. [16] Non è un caso che la BIS abbia sede in Svizzera, luogo preferito per nascondere la ricchezza dell’aristocrazia mondiale e sede della P2 italiana, dei massoni della Loggia Alpina e del nazismo internazionale. Altre istituzioni controllate dalle otto famiglie sono il World Economic Forum, la Conferenza monetaria internazionale e l’Organizzazione mondiale del commercio.
Bretton Woods fu una manna per le otto famiglie. Il FMI e la Banca Mondiale sono stati al centro di questo “nuovo ordine mondiale”. Nel 1944 le prime obbligazioni della Banca Mondiale furono emesse da Morgan Stanley e First Boston. La famiglia francese Lazard fu sempre più coinvolta negli interessi della Casa dei Morgan. La più grande banca d’investimento della Francia, la Lazard Freres di proprietà delle famiglie Lazard e David-Weill, vecchi rampolli bancari genovesi rappresentati da Michelle Davive. Un recente presidente e CEO di Citigroup fu Sanford Weill. Nel 1968 Morgan Guaranty lanciò Euro-Clear, sistema di compensazione bancario con sede a Bruxelles sui titoli in eurodollari. Fu il primo tentativo del genere automatizzato. Alcuni presero a chiamarlo Euro-Clear “The Beast”. Bruxelles funge da quartier generale della nuova Banca centrale europea e della NATO. Nel 1973 i funzionari di Morgan s’incontrarono segretamente alle Bermuda per resuscitare illegalmente la vecchia casa dei Morgan, 20 anni prima che la legge Glass-Steagal venisse abrogata. Morgan e Rockefeller fornirono sostegno finanziario alla Merrill Lynch, sostenendo i Big 5 dell’investimento bancario statunitense. Merrill è ora parte di Bank of America.
John D. Rockefeller usò le sue ricchezze petrolifere per acquisire Equitable Trust, che aveva inghiottito alcune grandi banche e società dal 1920. La Grande Depressione contribuì a consolidare il potere dei Rockefeller. La loro banca Chase si fuse con la Kuhn Loeb Manhattan Bank, formando Chase Manhattan, cementando un rapporto familiare di lunga data. La Kuhn-Loeb aveva finanziato, insieme a Rothschild, il tentativo dei Rockefeller di diventare i monarchi del petrolio. La National City Bank di Cleveland rese disponibili a John D. il denaro necessario per intraprendere la monopolizzazione dell’industria petrolifera statunitense. La banca fu identificata nelle audizioni del Congresso come una delle tre banche di proprietà Rothschild negli Stati Uniti, negli anni 1870, quando i Rockefeller crearono la Standard Oil of Ohio. [17] Un socio dei Rockefeller alla Standard Oil fu Edward Harkness, la cui famiglia controllava la Chemical Bank. Un altro era James Stillman, la cui famiglia controllava la Manufacturers Hanover Trust. Entrambe le banche si fusero sotto l’ombrello della JP Morgan Chase. Due figlie di James Stillman sposarono due figli di William Rockefeller. Le due famiglie controllano anche una grossa fetta di Citigroup. [18]
Nel settore assicurativo, i Rockefeller controllano Metropolitan Life, Equitable Life, Prudential and New York Life. Le banche dei Rockefeller controllano il 25% di tutte le attività delle 50 maggiori banche commerciali degli Stati Uniti e il 30% di tutte le attività delle 50 più grandi compagnie di assicurazione. [19] Le imprese di assicurazione, la prima negli Stati Uniti fu lanciata dai massoni attraverso la loro Woodman of America, svolgono un ruolo chiave nel traffico in narcodollari alle Bermuda. La società controllate da Rockefeller comprendono Exxon Mobil, Chevron Texaco, BP Amoco, Marathon Oil, Freeport McMoran, Quaker Oats, ASARCO, United, Delta, Northwest, ITT, International Harvester, Xerox, Boeing, Westinghouse, Hewlett-Packard, Honeywell, International Paper, Pfizer, Motorola, Monsanto, Union Carbide e General Foods. La Fondazione Rockefeller ha stretti legami finanziari con le fondazioniFord e Carnegie. Altri sforzi filantropici della famiglia: Rockefeller Brothers Fund, Rockefeller Institute for Medical Research, General Education Board, Rockefeller University e Università di Chicago, che sforna un flusso costante di economisti di estrema destra apologeti del capitalismo internazionale, tra cui Milton Friedman. La famiglia possiede 30 Rockefeller Plaza, dove l’albero di Natale nazionale viene illuminato ogni anno, e il Rockefeller Center. David Rockefeller fu determinante nella costruzione delle torri del World Trade Center. La principale sede della famiglia Rockefeller è un massiccio complesso nello Stato di New York, conosciuto come Pocantico Hills. Possiede anche un appartamento di 32 camere sulla 5th Avenue a Manhattan, una villa a Washington DC, Monte Sacro Ranch in Venezuela, piantagioni di caffè in Ecuador, diverse aziende in Brasile, una tenuta a Seal Harbor, nel Maine e resort nei Caraibi, Hawaii e Puerto Rico. [20]
Le famiglie Dulles e Rockefeller sono cugine. Allen Dulles ha creato la CIA, assistito i nazisti, coperto l’assassinio di Kennedy con la sua fasulla Commissione Warren e raggiunto un accordo con i Fratelli musulmani per creare assassini mentalmente controllati. [21] Il fratello John Foster Dulles presiedette il falso trust della Goldman Sachsprima del crollo del mercato azionario nel 1929 e aiutò il fratello a rovesciare i governi di Iran e Guatemala. Entrambi erano Skull & Bones, attivi nel Council on Foreign Relations (CFR) e massoni di 33° grado. [22] I Rockefeller contribuirono a formare il Club di Roma orientato verso lo spopolamento, presso la tenuta di famiglia di Bellagio, in Italia. Nel loro immobile di Pocantico Hills crearono la Commissione Trilaterale. La famiglia è uno dei principali finanziatori del movimento eugenetico che produsse Hitler, la clonazione umana e l’attuale ossessione sul DNA negli ambienti scientifici statunitense. John Rockefeller Jr. fu a capo del Consiglio sulla popolazione fino alla morte. [23] Il figlio, omonimo, è senatore del West Virginia. Il fratello Winthrop Rockefeller era vice-governatore dell’Arkansas e l’uomo più potente di quello Stato fino al suo decesso nel 2006. Nell’intervista dell’ottobre 1975 aPlayboy Magazine, il vicepresidente Nelson Rockefeller, che era anche governatore di New York, articolò la paternalistica visione del mondo della sua famiglia: “Sono un grande sostenitore della pianificazione totale mondiale, della pianificazione economica, sociale, politica, militare.” Ma di tutti i fratelli Rockefeller, è David, fondatore della Commissione Trilaterale (TC) ed ex presidente della Chase Manhattan, che ha guidato l’agenda globale fascista di famiglia. Ha difeso lo Scià di Persia, il regime sudafricano dell’apartheid e la giunta cilena di Pinochet. Fu il più grande finanziatore del CFR, della TC e (durante la guerra del Vietnam), del Comitato per una pace effettiva e duratura in Asia, una miniera d’oro contrattuale per coloro che hanno passato la loro vita fuori dai conflitti.
Nixon gli chiese di essere il segretario del Tesoro, ma Rockefeller rifiutò, sapendo che il suo potere era molto più saldo al timone della Chase. L’autore Gary Allen scrive su ‘Dossier Rockefeller’ che nel 1973 “David Rockefeller incontrò ventisette capi di Stato, tra cui i governanti della Russia e della Cina Rossa.” Dopo il golpe della Banca Nugan Hand/CIA del 1975 contro il Primo ministro australiano Gough Whitlam, la Corona inglese nominò suo successore Malcolm Fraser, che si precipitò negli Stati Uniti incontrando il presidente Gerald Ford dopo aver conferito con David Rockefeller. [24]

Note
[1] 10K Filings of Fortune 500 Corporations to SEC. 3-91
[2] 10K Filing of US Trust Corporation to SEC. 6-28-95
[3] “The Federal Reserve ‘Fed Up’. Thomas Schauf. 1-02
[4] The Secrets of the Federal Reserve. Eustace Mullins. Bankers Research Institute. Staunton, VA. 1983. p.179
[5] Ibid. p.53
[6] The Triumph of Conservatism. Gabriel Kolko. MacMillan and Company New York. 1963. p.142
[7] Rule by Secrecy: The Hidden History that Connects the Trilateral Commission, the Freemasons and the Great Pyramids. Jim Marrs. HarperCollins Publishers. New York. 2000. p.57
[8] The House of Morgan. Ron Chernow. Atlantic Monthly Press NewYork 1990
[9] Marrs. p.57
[10] Democracy for the Few. Michael Parenti. St. Martin’s Press. New York. 1977. p.178
[11] Chernow
[12] The Great Crash of 1929. John Kenneth Galbraith. Houghton, Mifflin Company. Boston. 1979. p.148
[13] Chernow
[14] Children of the Matrix. David Icke. Bridge of Love. Scottsdale, AZ. 2000
[15] The Confidence Game: How Un-Elected Central Bankers are Governing the Changed World Economy. Steven Solomon. Simon & Schuster. New York. 1995. p.112
[16] Marrs. p.180
[17] Ibid. p.45
[18] The Money Lenders: The People and Politics of the World Banking Crisis. Anthony Sampson. Penguin Books. New York. 1981
[19] The Rockefeller File. Gary Allen. ’76 Press. Seal Beach, CA. 1977
[20] Ibid
[21] Dope Inc.: The Book That Drove Kissinger Crazy. Editors of Executive Intelligence Review. Washington, DC. 1992
[22] Marrs.
[23] The Rockefeller Syndrome. Ferdinand Lundberg. Lyle Stuart Inc. Secaucus, NJ. 1975. p.296
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Vedere quello che hai davanti al naso richiede una lotta costante”. (George Orwell;)
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