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Forumer storico
storia della fine di Craxi e l’euro-rovina dell’Italia

Scritto il 27/2/15 • nella Categoria: segnalazioni



L’Italia si radicalizza, nel dopoguerra, intorno a due poli: un polo cristiano e un polo di sinistra, che si scinde in più realtà. E poi ha delle forze storiche – liberali, repubblicani – che provengono dalla storia risorgimentale. In questo quadro l’Italia resiste finché non crolla il Muro di Berlino. Fino ad allora, gli americani finanziano la Dc, i russi finanziano il Pci, gli altri si procurano da vivere un po’ come possono. E il sistema politico va avanti, in una specie di benessere garantito dai finanziamenti esteri su cui si modellano i due grossi partiti, mentre gli altri partiti hanno campo libero nel finanziamento illecito, cioè nel finanziamento che ipocritamente veniva considerato illecito, cioè sottobanco. Cosa succede nel 1989? Crolla il Muro. E nel momento in cui vengono meno i due blocchi e gli americani non hanno più paura dei russi, pernsate che diano ancora soldi alla Dc? I russi a loro volta non esistono più, ma le strutture dei partiti rimangono uguali: dipendenti da mantenere, sedi, palazzi, giornali, volantini da distribuire. Dove prenderli, i soldi? In più, finché c’era solo una emittente televisiva il costo della politica era di un certo importo; una volta nata la Tv commerciale, che gli spot se li fa pagare, e non c’è più solo la “Tribunale elettorale” di Jader Jacobelli, il costo aumenta ancora.
Tutto questo costo dove viene trasferito? Nel finanziamento illecito. Che invece di essere un fenomeno sopportabile perché residuale al grosso del finanziamento della politica, diventa un dramma, perché tutto costa il triplo. E come reagisce il sistema italiano a tutto questo? Non reagendo. Cioè, invece di capire che deve correre ai ripari, si fa cogliere di sorpresa. Da che cosa? Da una casta, che era stata toccata nei suoi interessi, e reagiva: era la casta dei magistrati. Dopo il caso Tortora, e dopo aver cercato più volte di prendere il sopravvento sulla politica – ma non ci riusciva, perché allora c’erano delle garanzie come l’immuità parlamentare, dei limiti al suo potere – i magistrati sferrano l’attacco di Tangentopoli avendo diversi obiettivi. Il primo, la reazione di casta al referendum che Craxi gli aveva fatto, sulla responsabilità dei magistrati – referendum vinto ma non eseguito, perché in quel rederendum si aboliva il fatto che i magistrati non rispondessero nei loro errori. E i magistrati allora hanno preteso, tramite i due maggiori partiti e mettendo in minoranza Craxi, che invece, pur riconosciuti responsabili dei loro errori, non li pagassero – né sul piano della carriera, né sul piano economico.
L’attacco sferrato con Tangentopoli aveva un primo obiettivo: far cadere l’immunità parlamentare, che aveva sempre frenato l’attacco della magistratura. Bisognava poterli arrestare, i politici. Bisognava poter adoperare la carcerazione preventiva, in quella maniera, per poi stabilire il predominio, l’abuso. La carcerazione preventiva (obbligatoria per reati come omicidio e rapina) è prevista se c’è pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Viceversa, la carcerazione preventiva non si può applicare, perché “nulla pena sine condanna”, niente pena senza prima una condanna, non del pubblico ministero ma del giudice. Pensate che nel 1994 la Cassazione, per salvare tre mandati di cattura assolutamente illegittimi di Di Pietro, fece una sentenza di questo tipo, a sezioni unite: la custodia cautelare è sempre giustificata se l’imputato non confessa. E’ come il famoso comma 22 del codice militare tedesco nazista, che diceva: chi è pazzo può chiedere di essere esentato dal servizio militare, ma chi chiede di essere esentato non è pazzo. E’ la legge perfetta, perché il cerchio si deve chiudere.
La custodia cautelare sempre giustificata se l’imputato non confessa? Di fronte a una sentenza di questo tipo, uno si deve chiedere qual è l’utilità del processo. In Italia, la custodia cautelare viene adoperata per scopi istruttori o per anticipare la pena. Ormai, il reato del politico che ruba è diventato odioso, agli italiani. Tant’è vero che gli italiani, da decenni, accettano dei politici incapaci, purché non rubino. Pensate a quanto stareste meglio se aveste dei politici capaci, che rubano. Il problema di uno che fa un lavoro è che sia bravo, non che sia onesto. Onesto è una conseguenza dell’essere bravo. Scipione l’Africano fu condannato per corruzione. In ogni posto del mondo vedo politici che vanno sotto processo: è giusto che vengano condannati, è giusto che vadano in galera. Quello che non è giusto è che vengano utilizzati dalla comunicazione per far passare sotto silenzio delle altre cose. Il problema di uno Stato che non funziona non è la corruzione. Non è il politico disonesto: è l’incapacità. Perché una persona anche onesta, ma incapace, lo Stato lo fa andare a rotoli lo stesso. Oggi pretendono che non ci siano pregiudicati. Io la metterei in altri termini: non devono esserci persone condannate che non hanno scontato la pena.
In uno Stato laico, una volta che hai scontato la pena, tu il debito con la società l’hai pagato. Devi scindere il piano etico, pure importante, dal piano pratico: la giustizia deve funzionare. E la giustizia non va avanti sulla verità, va avanti su un fatto convenzionale che si chiama verità processuale, che non è necessariamente la verità. Ma l’azione di Mani Pulite aveva un bersaglio principale, che era Craxi, perché Craxi aveva detto di voler fare parecchie cose. Per esempio, nazionalizzare la Banca d’Italia. E di chi è la Banca d’Italia? E’ delle banche. E le banche di chi sono? Finanza massonica e finanza cattolica. Ma c’è un altro problema: la Banca d’Italia, all’epoca, era il controllore delle porcate che facevano questi, che erano controllati e controllori: erano i proprietari della Banca d’Italia, che avrebbe dovuto controllarli. Quindi, Craxi si mette contro un bel po’ di nemici. Si mette contro il potere bancario, forse il potere tout-court. Si mette contro i preti, perché vuole riformare pure i Patti Lateranensi – sapete come sono i preti: finché uno gli bestemmia davanti, gli danno 25.000 pater noster, ma gli vuoi far pagare le tasse s’incazzano.
Dopodiché si scopre, tramite il caso Gelli, che Craxi finanziava Arafat. Perché i famosi 2 miliardi che Craxi dice a Martelli di prendere da Gelli e di versare sul “Conto Protezione”, cosa che non vi dicono, un minuto dopo sono stati presi da Craxi per darli ad Arafat, cioè ai palestinesi. E’ sottile il confine tra terrorismo e insurrezione: Pietro Micca che fa saltare mezza Torino mettendo le bombe nei sotterranei per noi è un patriota, mentre un terrorista palestinese è un terrorista. Pietro Micca lottava per la sua terra, perché l’Italia fosse unita; i palestinesi perché esista una Palestina: uno ha messo le bombe ed è un eroe, quegli altri mettono le bombe e per noi sono dei mascalzoni. Ricordiamoci dell’Achille Lauro, e qui c’è un’altra cosa che non vi dicono: l’operazione Achille Lauro era mirata a colpire il Mossad decapitando il “B’nai Brit”, la massoneria ebraica, che ha le caratteristiche di tutte le massonerie: come la massoneria americana funziona in stretta alleanza con la Cia, il “B’nai Brit” è la parte segreta dei servizi israeliani, cioè del Mossad. Il capo dei “B’nai Brit” – e questo è quello che non vi dicono – era quel signore sulla sedia a rotelle che i palestinesi buttarono giù dalla nave. Si chiamava Leon Klinghoffer. I giornali scrissero che la vittima era un povero paralitico, ma non dissero chi era veramente.
Tornando a Craxi: fin qui si è inimicato le banche, i cattolici, gli ebrei; poi dà parere negativo al riconoscimento dei comunisti nell’Internazionale Socialista; poi Reagan gliela giura, perché a Sigonella ha mandato i carabinieri a puntare le armi sui marines (per proteggere il commando palestinese dell’Achille Lauro), quindi ha contro anche gli americani, e parte della massoneria: perché Spadolini, che era uno dei capi della massoneria italiana, era dell’opinione che bisognasse aiutare Reagan, e quando chiese alla massoneria ufficiale di prendere posizione, e la massoneria non lo fece, Spadolini si mise “in sonno”, e trasformò Craxi in un problema anche per la massoneria. A quel punto, Craxi era uno che non poteva attraversare la strada neanche sulle strisce pedonali. Per cui, nel momento in cui la magistratura fa sapere che sta per fottere Craxi – e qui trovate traccia di quei famosi incontri dei servizi segreti con Di Pietro e gli americani – ognuno ci mette del suo per darle una mano. Così, Craxi finisce ad Hammamet.
Ad Hammamet, Craxi ci finisce anche per un uleriore motivo: era antipatico. La sua principale sconfitta? Non essere riuscito a superare il 15%. Alla gente stava sulle palle. Qui non c’erano complotti: Craxi non sfondava sul piano del consenso popolare – poi bisognerebbe interrogarsi sulla qualità di un popolo che vota Berlusconi e non Craxi. In ogni caso, visto che più del 12-13% non otteneva, Craxi ha perso anche per colpa sua: se fosse stato più forte, questa facilità nel farlo fuori non ci sarebbe stata. Resta però un fatto: c’era stata una riunione su una bellissima barca inglese parcheggiata vicino a Roma, ad Anzio, in cui si erano incontrate dieci, quindici, venti persone, e avevano deciso che l’Italia stava diventando troppo forte, con Craxi. L’Italia era arrivata tra i primi 5 soggetti economici del mondo. Aveva fatto la richiesta ufficiale per fare il G5; esisteva il G7 e adesso c’è il G4, fatto apposta per escludere l’Italia che voleva il G5. Soprattutto, siccome era stata decisa dalla finanza internazionale l’operazione euro, in Italia serviva una persona che avesse un’ampia disponibilità a “mettersi a 90 gradi”, e questa persona non era Craxi.
Un minuto dopo che hanno fatto l’euro, Craxi ha dichiarato alle telecamere che l’euro sarebbe stato una sciagura. Lo sapeva anche prima. Ma lo sapevano anche loro, che se andava Craxi – e non Prodi – a rappresentare l’Italia, non sarebbe mai passato quel tasso di cambio euro-lira. Non ce l’avrebbero mai fatta, a imporcelo. Mai. Dunque il problema era questo, e l’operazione è andata a buon fine. E, facendo l’operazione Craxi, sono stati regolati anche altri conti: i vecchi conti Sindona, Gelli, Calvi. Soprattutto, tutti quei paraculi della Dc che pensavano che facessero fuori solo Craxi e non anche loro, hanno dovuto pagare dazio. Chi non ha pagato? I comunisti, che hanno fatto passare la teoria che Greganti fosse un ladro, e loro non c’entrassero niente. Sapete chi l’ha fatta, quell’operazione? Un magistrato che è morto, Gerardo D’Ambrosio, che poi è diventato senatore dell’ex Pci. Siccome un altro giudice, Tiziana Parenti, voleva mettere in galera mezzo Partito Comunista, come vice-procuratore generale D’Ambrosio ha avocato a sé l’indagine e l’ha chiusa così, con Greganti unico colpevole. Poi è diventato senatore del Pd.
Perché Craxi si è lasciato distruggere senza difendersi, cioè senza svelare all’opinione pubblica italiana tutti questi retroscena? All’inizio a dire il vero ha provato a difendersi, in Parlamento. Disse: «Chi di voi può dire di non aver fatto tutto quello che ho fatto io, si alzi in piedi». E non si è alzato nessuno, neanche i leghisti. Poi, però, a Craxi sono stati minacciati i figli. Craxi aveva già deciso di andare in televisione e di tirar fuori tutta una serie di carte. Tra queste c’era un famoso “Dossier Di Pietro”, che riteneva la carta vincente finale, perché dimostrava che Di Pietro era il prodotto di quel tipo di organizzazione. Per fare questa operazione chiamò Mentana, al Tg5, ma lo chiamò direttamente, senza passare per Berlusconi, perché Mentana tempo prima era stato collocato a Rai2 da Craxi. Poi chiamò Paolo Mieli per fare un’intervista di due pagine sul “Corriere della Sera”. Dopodiché chiamò la Rai per un’intervista che avrebbe dovuto fare prima con Giancarlo Santalmassi, poi con Minoli, e che poi invece non fece. Perché quella notte successero tre cose.
A casa della figlia Stefania si introdussero delle persone che bruciarono tutti i suoi vestiti. A casa di suo figlio Bobo si recarono delle persone che razziarono tutto quello che c’era. E nella sua casella della posta trovò un messaggio con scritto che, se avesse fatto quelle interviste, avrebbero pagato i suoi figli. Una delle cose che nessuno vi dice, che non sono mai state pubblicate e che vi dico io, è che era lo stesso messaggio che avevano ricevuto altri personaggi di Tangentopoli, che avevano deciso di parlare e si sono suicidati. A quel punto, Craxi decise di telefonare a Cossiga, il quale aveva un grosso complesso di colpa nei suoi confronti, perché sapeva cosa stava accadendo, tant’è vero che si era precipitato a fare senatori a vita Giulio Andreotti e Gianni Agnelli, per evitare che in Tangentopoli ci finissero dentro anche loro, ma non si era premurato di avvisare Craxi. Cossiga a sua volta contattò il capo della polizia dell’epoca, che si chiamava Vincenzo Parisi, il quale fece un’abile opera di mediazione tra Di Pietro, il pool di Mani Pulite e Craxi, per concordare la latitanza: Craxi se ne sarebbe andato ad Hammamet normalmente, non avrebbe parlato, e solo tre mesi dopo ci sarebbe stato l’ordine di carcerazione.
I magistrati sapevano benissimo che Craxi sarebbe andato ad Hammamet col suo passaporto, e il ministero degli esteri concordò con Ben Alì – che era il dittatore della Tunisia – che l’Italia non avrebbe mai avviato una richiestra di estradizione. Craxi si tenne la libertà di parlare una volta ad Hammamet, ma in Italia no: la minaccia verso i figli l’aveva ritenuta concreta. Molta gente si era ammazzata, attorno a Mani Pulite. O forse era stata ammazzata. Io ero coinvolto nel processo a Raul Gardini e, come avvocato, avevo accesso a documenti non pubblicati. Era la prima volta che vedevo qualcuno che si suicida sparandosi due proiettili mortali alla tempia. Due, capite? Non possono essere entrambi mortali. Se uno si spara un colpo in testa, come può spararsi anche un secondo colpo? Forse Gardini stava per rivelare il nome di chi portò il famoso miliardo a Botteghe Oscure? Chi lo sa.
Il potere è astratto, è automatico. Ci sono meccanismi nei quali entri e magari ti ammazza il nemico che meno ti aspetti: tu non sai che calli stai pestando, di chi sono, perché, da dove vengono quei soldi, chi è in affari con chi. Magari pensi di fare uno sgarbo a Tizio, e s’incazza Caio, che non sapevi fosse in affari con quello. I meccanismi del potere sono di una complessità inaudita. Non è una vita facile, quella di chi sceglie di stare nel potere. Certo, sai sempre come pagare le bollette, però non sai mai da dove ti arrivano le coltellate. Quando Craxi ha accettato di deporre al processo Cusani, quando già l’accordo l’avevano fatto, Di Pietro è stato criticato perché l’interrogatorio era mite, era troppo rispettoso. In realtà era il segnale che aveva chiesto Craxi a Parisi per non fare le interviste. Disse: «Io le interviste non le faccio. Ma, a parte il fatto che lasciate in pace i miei figli, non voglio finire in galera. Perché se finisco in galera, e so come sono fatto, poi m’incazzo, parlo, e m’ammazzano i figli. O ammazzano me». Una tazzina di caffè: com’è morto Sindona? Com’è morto Papa Giovanni Paolo I? Ti portano una camomilla le monache: è perfetto.
Con Craxi, è stato eliminato chi era capace. La disonestà? Bettino Craxi non era ricco. Il famoso tesoro di Craxi non l’hanno trovato perché non è mai esistito. I 13 miliardi che gli hanno trovato sul famoso conto svizzero erano i soldi del partito. Mentre i grandi partiti i conti del finanziamento illecito li intestavano ai segretari amministrativi, i piccoli partiti li intestavano ai segretari politici – il conto del Pri era intestato a Giorgio La Malfa, che ha avuto i suoi guai, come Renato Altissimo del Pli. Craxi, quando passò le consegne a Del Turco, cercò di passargli anche i conti; ma Del Turco, che era un po’ fifone, disse “no, non li voglio”, non scordandosi che un conto simile l’aveva quand’era segretario generale della Uil, perché anche i sindacati facevano i finanziamenti illeciti.
Siamo un paese strano: ci colpevolizzano col debito pubblico, senza tenere conto del fatto che abbiamo il massimo risparmio privato europeo e il più alto numero di proprietari di case. Questo dovrebbe contare, per la solidità del sistema, e invece quando vanno a trattare in sede Ue si calano le brache, compreso l’ultimo, Renzi, che sembra un pretino, un seminarista di trent’anni fa. Un leader forte, l’Italia non se lo può permettere, perché una delle caste italiane se lo sbrana. Questi pretini spretati hanno paura di fare la fine dei Craxi. Meglio calarsi le brache e tirare a campare, poi si vedrà. C’è questo cortocircuito, in cui il nostro sistema non difende più l’istituzione. Quando hanno scoperto un sacco di magagne su Kohl, i tedeschi l’hanno mandato a casa, non in galera: perché era Kohl. E quando sono state scoperte un sacco di magagne su Mitterrand, i francesi – compresa l’opposizione – non l’hanno mandato in galera, l’hanno mandato a casa.
Da noi, Craxi è stato mandato ad Hammamet, senza tener conto che aveva rappresentato un’istituzione. E lo stesso sta succedendo a Berlusconi – che a me non è simpatico, non l’ho mai votato, però non posso immaginare che uno, quando fa il presidente del Consiglio, abbia i carabinieri appostati alla porta per vedere con chi scopa, perché non c’è rispetto – non verso ciò che uno è, che sono fatti suoi – ma ciò che uno rappresenta, che sono anche fatti miei. E se uno mi rappresenta indegnamente io lo mando a casa, non in galera, perché mandandolo in galera sputtano anche me, indebolisco la mia economia, il mio sistema. Invece qui, pur di prenderne il posto e farsi la guerra (non vale solo per Berlusconi, l’ha fatto anche lui agli altri) vige questa mentalità, per cui oggi magari l’idea è quella di fottere Renzi per mettersi al posto suo, e per fottere Renzi o Berlusconi o D’Alema ci si allea con i nemici dell’Italia, con la stampa estera per sputtanarli, con i parlamentari europei per attaccarli. Ma che logica è? Che popolo siamo?
(Gianfranco Carperoro, estratti delle dichiarazioni rese il 13 maggio 2014 alla conferenza pubblica dell’associazione “Salusbellatrix” a Vittorio Veneto, ripresa integralmente su YouTube. Studioso di simbologia, esoterista, già avvocato e magistrato tributario, giornalista e pubblicitario, Carpeoro è autore di svariati romanzi ed è stato “sovrano gran maestro” della comunione massonica di Piazza del Gesù).
L’Italia si radicalizza, nel dopoguerra, intorno a due poli: un polo cristiano e un polo di sinistra, che si scinde in più realtà. E poi ha delle forze storiche – liberali, repubblicani – che provengono dalla storia risorgimentale. In questo quadro l’Italia resiste finché non crolla il Muro di Berlino. Fino ad allora, gli americani finanziano la Dc, i russi finanziano il Pci, gli altri si procurano da vivere un po’ come possono. E il sistema politico va avanti, in una specie di benessere garantito dai finanziamenti esteri su cui si modellano i due grossi partiti, mentre gli altri partiti hanno campo libero nel finanziamento illecito, cioè nel finanziamento che ipocritamente veniva considerato illecito, cioè sottobanco. Cosa succede nel 1989? Crolla il Muro. E nel momento in cui vengono meno i due blocchi e gli americani non hanno più paura dei russi, pernsate che diano ancora soldi alla Dc? I russi a loro volta non esistono più, ma le strutture dei partiti rimangono uguali: dipendenti da mantenere, sedi, palazzi, giornali, volantini da distribuire. Dove prenderli, i soldi? In più, finché c’era solo una emittente televisiva il costo della politica era di un certo importo; una volta nata la Tv commerciale, che gli spot se li fa pagare, e non c’è più solo la “Tribunale elettorale” di Jader Jacobelli, il costo aumenta ancora.
Tutto questo costo dove viene trasferito? Nel finanziamento illecito. Che invece di essere un fenomeno sopportabile perché residuale al grosso del finanziamento della politica, diventa un dramma, perché tutto costa il triplo. E come reagisce il sistema italiano a tutto questo? Non reagendo. Cioè, invece di capire che deve correre ai ripari, si fa cogliere di sorpresa. Da che cosa? Da una casta, che era stata toccata nei suoi interessi, e reagiva: era la casta dei magistrati. Dopo il caso Tortora, e dopo aver cercato più volte di prendere il sopravvento sulla politica – ma non ci riusciva, perché allora c’erano delle garanzie come l’immuità parlamentare, dei limiti al suo potere – i magistrati sferrano l’attacco di Tangentopoli avendo diversi obiettivi. Il primo, la reazione di casta al referendum che Craxi gli aveva fatto, sulla responsabilità dei magistrati – referendum vinto ma non eseguito, perché in quel rederendum si aboliva il fatto che i magistrati non rispondessero nei loro errori. E i magistrati allora hanno preteso, tramite i due maggiori partiti e mettendo in minoranza Craxi, che invece, pur riconosciuti responsabili dei loro errori, non li pagassero – né sul piano della carriera, né sul piano economico.
L’attacco sferrato con Tangentopoli aveva un primo obiettivo: far cadere l’immunità parlamentare, che aveva sempre frenato l’attacco della magistratura. Bisognava poterli arrestare, i politici. Bisognava poter adoperare la carcerazione preventiva, in quella maniera, per poi stabilire il predominio, l’abuso. La carcerazione preventiva (obbligatoria per reati come omicidio e rapina) è prevista se c’è pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Viceversa, la carcerazione preventiva non si può applicare, perché “nulla pena sine condanna”, niente pena senza prima una condanna, non del pubblico ministero ma del giudice. Pensate che nel 1994 la Cassazione, per salvare tre mandati di cattura assolutamente illegittimi di Di Pietro, fece una sentenza di questo tipo, a sezioni unite: la custodia cautelare è sempre giustificata se l’imputato non confessa. E’ come il famoso comma 22 del codice militare tedesco nazista, che diceva: chi è pazzo può chiedere di essere esentato dal servizio militare, ma chi chiede di essere esentato non è pazzo. E’ la legge perfetta, perché il cerchio si deve chiudere.
La custodia cautelare sempre giustificata se l’imputato non confessa? Di fronte a una sentenza di questo tipo, uno si deve chiedere qual è l’utilità del processo. In Italia, la custodia cautelare viene adoperata per scopi istruttori o per anticipare la pena. Ormai, il reato del politico che ruba è diventato odioso, agli italiani. Tant’è vero che gli italiani, da decenni, accettano dei politici incapaci, purché non rubino. Pensate a quanto stareste meglio se aveste dei politici capaci, che rubano. Il problema di uno che fa un lavoro è che sia bravo, non che sia onesto. Onesto è una conseguenza dell’essere bravo. Scipione l’Africano fu condannato per corruzione. In ogni posto del mondo vedo politici che vanno sotto processo: è giusto che vengano condannati, è giusto che vadano in galera. Quello che non è giusto è che vengano utilizzati dalla comunicazione per far passare sotto silenzio delle altre cose. Il problema di uno Stato che non funziona non è la corruzione. Non è il politico disonesto: è l’incapacità. Perché una persona anche onesta, ma incapace, lo Stato lo fa andare a rotoli lo stesso. Oggi pretendono che non ci siano pregiudicati. Io la metterei in altri termini: non devono esserci persone condannate che non hanno scontato la pena.
In uno Stato laico, una volta che hai scontato la pena, tu il debito con la società l’hai pagato. Devi scindere il piano etico, pure importante, dal piano pratico: la giustizia deve funzionare. E la giustizia non va avanti sulla verità, va avanti su un fatto convenzionale che si chiama verità processuale, che non è necessariamente la verità. Ma l’azione di Mani Pulite aveva un bersaglio principale, che era Craxi, perché Craxi aveva detto di voler fare parecchie cose. Per esempio, nazionalizzare la Banca d’Italia. E di chi è la Banca d’Italia? E’ delle banche. E le banche di chi sono? Finanza massonica e finanza cattolica. Ma c’è un altro problema: la Banca d’Italia, all’epoca, era il controllore delle porcate che facevano questi, che erano controllati e controllori: erano i proprietari della Banca d’Italia, che avrebbe dovuto controllarli. Quindi, Craxi si mette contro un bel po’ di nemici. Si mette contro il potere bancario, forse il potere tout-court. Si mette contro i preti, perché vuole riformare pure i Patti Lateranensi – sapete come sono i preti: finché uno gli bestemmia davanti, gli danno 25.000 pater noster, ma gli vuoi far pagare le tasse s’incazzano.
Dopodiché si scopre, tramite il caso Gelli, che Craxi finanziava Arafat. Perché i famosi 2 miliardi che Craxi dice a Martelli di prendere da Gelli e di versare sul “Conto Protezione”, cosa che non vi dicono, un minuto dopo sono stati presi da Craxi per darli ad Arafat, cioè ai palestinesi. E’ sottile il confine tra terrorismo e insurrezione: Pietro Micca che fa saltare mezza Torino mettendo le bombe nei sotterranei per noi è un patriota, mentre un terrorista palestinese è un terrorista. Pietro Micca lottava per la sua terra, perché l’Italia fosse unita; i palestinesi perché esista una Palestina: uno ha messo le bombe ed è un eroe, quegli altri mettono le bombe e per noi sono dei mascalzoni. Ricordiamoci dell’Achille Lauro, e qui c’è un’altra cosa che non vi dicono: l’operazione Achille Lauro era mirata a colpire il Mossad decapitando il “B’nai Brit”, la massoneria ebraica, che ha le caratteristiche di tutte le massonerie: come la massoneria americana funziona in stretta alleanza con la Cia, il “B’nai Brit” è la parte segreta dei servizi israeliani, cioè del Mossad. Il capo dei “B’nai Brit” – e questo è quello che non vi dicono – era quel signore sulla sedia a rotelle che i palestinesi buttarono giù dalla nave. Si chiamava Leon Klinghoffer. I giornali scrissero che la vittima era un povero paralitico, ma non dissero chi era veramente.
Tornando a Craxi: fin qui si è inimicato le banche, i cattolici, gli ebrei; poi dà parere negativo al riconoscimento dei comunisti nell’Internazionale Socialista; poi Reagan gliela giura, perché a Sigonella ha mandato i carabinieri a puntare le armi sui marines (per proteggere il commando palestinese dell’Achille Lauro), quindi ha contro anche gli americani, e parte della massoneria: perché Spadolini, che era uno dei capi della massoneria italiana, era dell’opinione che bisognasse aiutare Reagan, e quando chiese alla massoneria ufficiale di prendere posizione, e la massoneria non lo fece, Spadolini si mise “in sonno”, e trasformò Craxi in un problema anche per la massoneria. A quel punto, Craxi era uno che non poteva attraversare la strada neanche sulle strisce pedonali. Per cui, nel momento in cui la magistratura fa sapere che sta per fottere Craxi – e qui trovate traccia di quei famosi incontri dei servizi segreti con Di Pietro e gli americani – ognuno ci mette del suo per darle una mano. Così, Craxi finisce ad Hammamet.
Ad Hammamet, Craxi ci finisce anche per un uleriore motivo: era antipatico. La sua principale sconfitta? Non essere riuscito a superare il 15%. Alla gente stava sulle palle. Qui non c’erano complotti: Craxi non sfondava sul piano del consenso popolare – poi bisognerebbe interrogarsi sulla qualità di un popolo che vota Berlusconi e non Craxi. In ogni caso, visto che più del 12-13% non otteneva, Craxi ha perso anche per colpa sua: se fosse stato più forte, questa facilità nel farlo fuori non ci sarebbe stata. Resta però un fatto: c’era stata una riunione su una bellissima barca inglese parcheggiata vicino a Roma, ad Anzio, in cui si erano incontrate dieci, quindici, venti persone, e avevano deciso che l’Italia stava diventando troppo forte, con Craxi. L’Italia era arrivata tra i primi 5 soggetti economici del mondo. Aveva fatto la richiesta ufficiale per fare il G5; esisteva il G7 e adesso c’è il G4, fatto apposta per escludere l’Italia che voleva il G5. Soprattutto, siccome era stata decisa dalla finanza internazionale l’operazione euro, in Italia serviva una persona che avesse un’ampia disponibilità a “mettersi a 90 gradi”, e questa persona non era Craxi.
Un minuto dopo che hanno fatto l’euro, Craxi ha dichiarato alle telecamere che l’euro sarebbe stato una sciagura. Lo sapeva anche prima. Ma lo sapevano anche loro, che se andava Craxi – e non Prodi – a rappresentare l’Italia, non sarebbe mai passato quel tasso di cambio euro-lira. Non ce l’avrebbero mai fatta, a imporcelo. Mai. Dunque il problema era questo, e l’operazione è andata a buon fine. E, facendo l’operazione Craxi, sono stati regolati anche altri conti: i vecchi conti Sindona, Gelli, Calvi. Soprattutto, tutti quei paraculi della Dc che pensavano che facessero fuori solo Craxi e non anche loro, hanno dovuto pagare dazio. Chi non ha pagato? I comunisti, che hanno fatto passare la teoria che Greganti fosse un ladro, e loro non c’entrassero niente. Sapete chi l’ha fatta, quell’operazione? Un magistrato che è morto, Gerardo D’Ambrosio, che poi è diventato senatore dell’ex Pci. Siccome un altro giudice, Tiziana Parenti, voleva mettere in galera mezzo Partito Comunista, come vice-procuratore generale D’Ambrosio ha avocato a sé l’indagine e l’ha chiusa così, con Greganti unico colpevole. Poi è diventato senatore del Pd.
Perché Craxi si è lasciato distruggere senza difendersi, cioè senza svelare all’opinione pubblica italiana tutti questi retroscena? All’inizio a dire il vero ha provato a difendersi, in Parlamento. Disse: «Chi di voi può dire di non aver fatto tutto quello che ho fatto io, si alzi in piedi». E non si è alzato nessuno, neanche i leghisti. Poi, però, a Craxi sono stati minacciati i figli. Craxi aveva già deciso di andare in televisione e di tirar fuori tutta una serie di carte. Tra queste c’era un famoso “Dossier Di Pietro”, che riteneva la carta vincente finale, perché dimostrava che Di Pietro era il prodotto di quel tipo di organizzazione. Per fare questa operazione chiamò Mentana, al Tg5, ma lo chiamò direttamente, senza passare per Berlusconi, perché Mentana tempo prima era stato collocato a Rai2 da Craxi. Poi chiamò Paolo Mieli per fare un’intervista di due pagine sul “Corriere della Sera”. Dopodiché chiamò la Rai per un’intervista che avrebbe dovuto fare prima con Giancarlo Santalmassi, poi con Minoli, e che poi invece non fece. Perché quella notte successero tre cose.
A casa della figlia Stefania si introdussero delle persone che bruciarono tutti i suoi vestiti. A casa di suo figlio Bobo si recarono delle persone che razziarono tutto quello che c’era. E nella sua casella della posta trovò un messaggio con scritto che, se avesse fatto quelle interviste, avrebbero pagato i suoi figli. Una delle cose che nessuno vi dice, che non sono mai state pubblicate e che vi dico io, è che era lo stesso messaggio che avevano ricevuto altri personaggi di Tangentopoli, che avevano deciso di parlare e si sono suicidati. A quel punto, Craxi decise di telefonare a Cossiga, il quale aveva un grosso complesso di colpa nei suoi confronti, perché sapeva cosa stava accadendo, tant’è vero che si era precipitato a fare senatori a vita Giulio Andreotti e Gianni Agnelli, per evitare che in Tangentopoli ci finissero dentro anche loro, ma non si era premurato di avvisare Craxi. Cossiga a sua volta contattò il capo della polizia dell’epoca, che si chiamava Vincenzo Parisi, il quale fece un’abile opera di mediazione tra Di Pietro, il pool di Mani Pulite e Craxi, per concordare la latitanza: Craxi se ne sarebbe andato ad Hammamet normalmente, non avrebbe parlato, e solo tre mesi dopo ci sarebbe stato l’ordine di carcerazione.
I magistrati sapevano benissimo che Craxi sarebbe andato ad Hammamet col suo passaporto, e il ministero degli esteri concordò con Ben Alì – che era il dittatore della Tunisia – che l’Italia non avrebbe mai avviato una richiestra di estradizione. Craxi si tenne la libertà di parlare una volta ad Hammamet, ma in Italia no: la minaccia verso i figli l’aveva ritenuta concreta. Molta gente si era ammazzata, attorno a Mani Pulite. O forse era stata ammazzata. Io ero coinvolto nel processo a Raul Gardini e, come avvocato, avevo accesso a documenti non pubblicati. Era la prima volta che vedevo qualcuno che si suicida sparandosi due proiettili mortali alla tempia. Due, capite? Non possono essere entrambi mortali. Se uno si spara un colpo in testa, come può spararsi anche un secondo colpo? Forse Gardini stava per rivelare il nome di chi portò il famoso miliardo a Botteghe Oscure? Chi lo sa.
Il potere è astratto, è automatico. Ci sono meccanismi nei quali entri e magari ti ammazza il nemico che meno ti aspetti: tu non sai che calli stai pestando, di chi sono, perché, da dove vengono quei soldi, chi è in affari con chi. Magari pensi di fare uno sgarbo a Tizio, e s’incazza Caio, che non sapevi fosse in affari con quello. I meccanismi del potere sono di una complessità inaudita. Non è una vita facile, quella di chi sceglie di stare nel potere. Certo, sai sempre come pagare le bollette, però non sai mai da dove ti arrivano le coltellate. Quando Craxi ha accettato di deporre al processo Cusani, quando già l’accordo l’avevano fatto, Di Pietro è stato criticato perché l’interrogatorio era mite, era troppo rispettoso. In realtà era il segnale che aveva chiesto Craxi a Parisi per non fare le interviste. Disse: «Io le interviste non le faccio. Ma, a parte il fatto che lasciate in pace i miei figli, non voglio finire in galera. Perché se finisco in galera, e so come sono fatto, poi m’incazzo, parlo, e m’ammazzano i figli. O ammazzano me». Una tazzina di caffè: com’è morto Sindona? Com’è morto Papa Giovanni Paolo I? Ti portano una camomilla le monache: è perfetto.
Con Craxi, è stato eliminato chi era capace. La disonestà? Bettino Craxi non era ricco. Il famoso tesoro di Craxi non l’hanno trovato perché non è mai esistito. I 13 miliardi che gli hanno trovato sul famoso conto svizzero erano i soldi del partito. Mentre i grandi partiti i conti del finanziamento illecito li intestavano ai segretari amministrativi, i piccoli partiti li intestavano ai segretari politici – il conto del Pri era intestato a Giorgio La Malfa, che ha avuto i suoi guai, come Renato Altissimo del Pli. Craxi, quando passò le consegne a Del Turco, cercò di passargli anche i conti; ma Del Turco, che era un po’ fifone, disse “no, non li voglio”, non scordandosi che un conto simile l’aveva quand’era segretario generale della Uil, perché anche i sindacati facevano i finanziamenti illeciti.
Siamo un paese strano: ci colpevolizzano col debito pubblico, senza tenere conto del fatto che abbiamo il massimo risparmio privato europeo e il più alto numero di proprietari di case. Questo dovrebbe contare, per la solidità del sistema, e invece quando vanno a trattare in sede Ue si calano le brache, compreso l’ultimo, Renzi, che sembra un pretino, un seminarista di trent’anni fa. Un leader forte, l’Italia non se lo può permettere, perché una delle caste italiane se lo sbrana. Questi pretini spretati hanno paura di fare la fine dei Craxi. Meglio calarsi le brache e tirare a campare, poi si vedrà. C’è questo cortocircuito, in cui il nostro sistema non difende più l’istituzione. Quando hanno scoperto un sacco di magagne su Kohl, i tedeschi l’hanno mandato a casa, non in galera: perché era Kohl. E quando sono state scoperte un sacco di magagne su Mitterrand, i francesi – compresa l’opposizione – non l’hanno mandato in galera, l’hanno mandato a casa.
Da noi, Craxi è stato mandato ad Hammamet, senza tener conto che aveva rappresentato un’istituzione. E lo stesso sta succedendo a Berlusconi – che a me non è simpatico, non l’ho mai votato, però non posso immaginare che uno, quando fa il presidente del Consiglio, abbia i carabinieri appostati alla porta per vedere con chi scopa, perché non c’è rispetto – non verso ciò che uno è, che sono fatti suoi – ma ciò che uno rappresenta, che sono anche fatti miei. E se uno mi rappresenta indegnamente io lo mando a casa, non in galera, perché mandandolo in galera sputtano anche me, indebolisco la mia economia, il mio sistema. Invece qui, pur di prenderne il posto e farsi la guerra (non vale solo per Berlusconi, l’ha fatto anche lui agli altri) vige questa mentalità, per cui oggi magari l’idea è quella di fottere Renzi per mettersi al posto suo, e per fottere Renzi o Berlusconi o D’Alema ci si allea con i nemici dell’Italia, con la stampa estera per sputtanarli, con i parlamentari europei per attaccarli. Ma che logica è? Che popolo siamo?
(Gianfranco Carperoro, estratti delle dichiarazioni rese il 13 maggio 2014 alla conferenza pubblica dell’associazione “Salusbellatrix” a Vittorio Veneto, ripresa integralmente su YouTube. Studioso di simbologia, esoterista, già avvocato e magistrato tributario, giornalista e pubblicitario, Carpeoro è autore di svariati romanzi ed è stato “sovrano gran maestro” della comunione massonica di Piazza del Gesù).
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Craxi: via noi,
 

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IL PROF.GUARINO HA DIMOSTRATO L’ILLEGITTIMITA’ DEL FISCAL COMPACT, PERCHE’ NON L’ASCOLTA NESSUNO? (di Antonio M. Rinaldi)

Credo che sia necessario, per diversi motivazioni, rifare il punto sulla situazione sul cosiddetto Fiscal Compact perché rappresenta un corposo irrigidimento, con effetti altamente perversi, del modello economico adottato dalla governance europea a supporto della sopravvivenza dell’euro. Infatti i criteri previsti da questo modello economico prevedono, in omaggio alla tanto cara ortodossia tedesca, la stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, e la disciplina dei conti pubblici per mezzo essenzialmente del raggiungimento del pareggio di bilancio e la diminuzione pianificata, con precise regole codificate, del debito pubblico, come unici strumenti in grado di garantire i presupposti per la crescita. E’ comunque singolare notare che, gli attenti comunicatori di Bruxelles, abbiano immediatamente ribattezzato il Trattato sulla Stabilità o Patto di Bilancio Europeo proprio con il più innocuo e assonante termine di Fiscal Compact, per celare la vera “bomba a orologeria” insita negli articoli dell’accordo, che ricorda all’opinione pubblica i più simpatici, gradevoli e rassicuranti Compact Disk o Compact Stereo.
Si vuole circostanziare l’argomento, perché questo accordo rappresenta una fondamentale evoluzione di quei parametri macroeconomici previsti già dai tempi di Maastricht nel tentativo di assicurare maggiore sostenibilità ai criteri di convergenza dell’aggregazione monetaria. Nella pratica però si è introdotta una normativa che applicata paradossalmente accelera ancora di più lo stato di recessione in cui è già precipitato quasi tutto il Continente europeo a causa delle politiche deflazionistiche e che, come vedremo più avanti, è anche palesemente illegittima. E’ comunque anche vero che a Bruxelles, con sollievo delle capitali europee, il Fiscal Compact sia stato messo sotto “formalina”, poiché nessuno è attualmente in grado di rispettarlo se non a costo di ulteriori terribili sacrifici. Tuttavia potrebbe essere utilizzato nel breve “a comando” da parte delle Istituzioni europee nei confronti dei singoli Stati “indisciplinati” e pertanto sarebbe quanto mai opportuno avvalersi delle intuizioni del prof. Giuseppe Guarino per “disinnescarne” definitivamente il pericolo.
Ricordiamo che il Fiscal Compact impone, in evoluzione dei parametri di Maastricht, di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% (all’1% per coloro i quali hanno rapporto debito pubblico PIL inferiore al 60%) e di ridurre nell’arco di venti anni la porzione del debito eccedente il rapporto del 60%, al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, impegnando inoltre tutti gli Stati firmatari a coordinare i piani di emissione del debito con il Consiglio dell’Unione e con la Commissione europea. Inoltre prevede l’inserimento nelle Costituzioni nazionali (nella nostra prontamente modificando l’art.81) del principio del perseguimento del pareggio di bilancio e subordina il rispetto rigoroso e tempestivo dei parametri in esso contenuti per l’accesso agli aiuti dei meccanismi previsti dall’MES, più semplicemente conosciuto come ultima versione cronologica dei Fondi Salva Stati.
Per quanto riguarda la sua “validità” giuridica, vi sono più che fondati dubbi e perplessità, come quelli che provengono proprio da uno dei più autorevoli giuristi italiani di tutti i tempi, il prof. Giuseppe Guarino, il quale ha prontamente individuato gli aspetti della sua insostenibilità confermando come la Commissione europea non abbia strumenti a supporto per perseguire proficuamente il suo modello economico di riferimento.
Riprendendo fedelmente le tesi da lui stesso enunciate in un articolo pubblicato da “Il Foglio” del 19.12.2012, e riportata dal sottoscritto nel convegno “Morire per l’Euro” promosso dal Gruppo Parlamentare europeo EFD il 3.12.13 a Bruxelles, possiamo constatare che l’art.2 del Trattato sulla Stabilità dispone testualmente: “Le parti contraenti applicano e interpretano il presente Trattato conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione europea”, il cui concetto è ribadito nel comma successivo: “Il presente Trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea”.
Guarino puntualizza che pertanto “le espressioni adoperate sono così precise che le possibilità di errore nella interpretazione possono considerarsi più che minime, inesistenti”. Inoltre lo stesso Fiscal Compact stabilisce all’art.3, n.1, lett.a), che “la posizione di bilancio della Pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo”. Anche qui il grande giurista italiano non manca di precisare che il comma 1 ribadisce ancora la prescrizione, in precedenza riprodotta dall’art. 2, precisando che il vincolo della lett. a) vige “fatti salvi (gli) obblighi ai sensi del diritto dell’Unione”.
Si ricorda che per “bilancio in pareggio” s’intende che l’indebitamento annuale della Pubblica amministrazione debba essere pari allo zero per cento, mentre il Trattato dell’Unione Europea firmato a Maastricht, art. 104 c) prot. n. 5 e inoltre dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea di Lisbona nell’art. 126 (ex.104), fissano invece al 3 per cento il limite dell’indebitamento annuale.
Pertanto quanto disposto dal Trattato di Stabilità riguardo al pareggio di bilancio, non è conforme ai trattati su cui è fondata l’UE, e questo è già sufficiente a negargli legittimità.
Sulla base di queste considerazioni Guarino argomenta, in modo inequivocabile, che imporre la parità del bilancio in virtù di quanto disposto negli articoli applicativi del Fiscal Compact, significa violare il Trattato istitutivo della UE e insieme l’art. 126 del Trattato di Lisbona, in quanto non è mai stato modificato nella forma prescritta invece dal Trattato di Stabilità. Se ci si limita ai profili esaminati, la illegittimità non risiede pertanto nel Fiscal Compact, ma nel volerlo applicare nonostante risulti “non conforme” e “non compatibile” con i precedenti Trattati.
Il prof. Guarino infine muove, forti critiche, assolutamente condivisibili, nei confronti di “alcuni Commissari europei presenti e attivi nelle Istituzioni comunitarie che avrebbero dovuto sentire il dovere di spiegare su quali basi giuridiche si sono assunti la responsabilità di imporre una disciplina in stridente contraddizione con il Trattato di Maastricht (zero per cento in luogo del tre per cento per l’indebitamento annuo, uno dei due famosi parametri del Trattato posto a fondamento della convergenza monetaria). E come e perché, nonostante l’accelerazione e la generalizzazione del fenomeno depressivo che ha caratterizzato l’economia degli Stati, non abbiano avvertito il dovere di rendere conto dell’errore commesso e di porvi riparo.”
Quindi siamo legittimati a chiamare in causa la responsabilità di coloro i quali ne chiedono l’applicazione, poiché in palese contrasto e violazione con quanto disposto dai trattati e dai regolamenti europei.
Perché in Italia nessuno ha fortemente portato avanti questa corretta interpretazione di illegittimità del Fiscal Compact promossa dal prof. Guarino che potrebbe rilevarsi l’unica arma a disposizione per potercene liberare definitivamente?

P.S.- A tutt’oggi nessuno dei tanti giuristi, economisti, politici, portaborse, azzeccagarbugli che gravitano intorno alla “macchina europea” traendone sostegno, si è ancora cimentato nel controbattere la tesi di Guarino!
Antonio M. Rinaldi


http://scenarieconomici.it/il-prof-...e-non-lascolta-nessuno-di-antonio-m-rinaldi/#
 

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Nasce la Nuova Banca Pubblica – seconda parte


Dopo aver introdotto nel precedente articolo il progetto di Nuova Banca Pubblica che è stato proposto da Indipendenza Veneta nel suo programma politico per le imminenti Regionali vogliamo dare un immediato seguito al racconto del piano per dare modo a chi ha avanzato domande e perplessità di farsi un’idea più precisa di ciò che il progetto stesso prevede.
A coloro che volessero approfondire il tema pur non avendo le basi ricordiamo che L’Economia Spiegata Facile propone sia video divulgativi che articoli selezionati fra i più interessanti con lo scopo di introdurre chi ne fosse a digiuno, nel mondo dell’economia.
Nel frattempo continuiamo ad occuparci del progetto di banca pubblica con Alarico Iotti che abbiamo già conosciuto e che si occupa assieme ad altri ricercatori internazionali della sua realizzazione tecnica.

D: Warren Mosler si è detto interessato a partecipare al progetto di Nuova Banca Pubblica qualora fosse sostenibile e ritiene che per stare in piedi il nuovo istituto dovrebbe essere in grado di tassare perché, come sappiamo, le tasse servono ad affermare l’autorità di una moneta ed a redistribuire le risorse. Come prevedi che tale prassi verrà applicata?
R: Concordo, per questa ragione il progetto potra’ essere applicato a pieno solo con l’indipendenza, possiamo approfondire ma esistono due elemeti che vanno in questa direzione:
1) il coinvolgimento di un ente istituzionale (ex: consorzio di comuni) che come contropartita dovra’ accettare il pagamento delle imposte locali con il credito complementare.
2) il sistema prevede il market place per la commercializzazione di beni reali che accetterà solo credito complementare.
D: Posto che l’obiettivo è il completo recupero della sovranità monetaria nella fase di transizione useremmo per gli scambi interni la moneta locale e per gli scambi esterni continueremmo ad usare l’Euro?
R: Non ci sono molte alternative è previsto che chi ha bisogno di euro (valuta estera rispetto al sistema) debba convertire in qualche modo…esista la possibilità di cedere il credito e acquisire valuta estera… (se le cose continuano con questo ritmo può essere che saltiamo i passaggi intermedi passando direttamente alla sovranità monetaria)… ricordo che in Veneto l’idea è quella di sfruttare il surplus di valuta estera che arriva sul territorio.
D: Nel caso di completo abbandono dell’Euro come verrebbe stabilito il cambio della nuova valuta sia sul mercato delle valute straniere che sui prezzi interni?
R: Per ora abbiamo solo ipotesi non ti posso rispondere con chiarezza… posso solo dire che il credito elettronico ha un controvalore in moneta convenzionale o beni reali… è più stabile delle valute a corso legale e ciò ci permette di decidere in funzione di come evolveranno le cose.
D: Come avverrebbe la cessione del sistema di controllo all’ente pubblico?
R: Parte da subito sotto il cappello di una autorità pubblica… altri comuni potranno solo aderire al sistema se rispettano i requisiti di favorire il bene comune ( una volta dentro concorreranno a migliorare e controllare le regole).
D: Una volta resa pubblica che strumenti prevedi che tutelino la nuova banca da una nuova cessione alla BCE o dalla gestione di un governo Monti/Renzi/Berlusconi/ecc. Non dovrebbe nascere un quarto potere di Stato a gestirla indipendente al pari del potere legislativo, esecutivo e giudiziario?
R: Qui si tratta di un sistema informatico nessun politico potrà realmente governare il sistema.. immagina come una nuova rete internet specializzata solo sullo scambio del valore (sarà qualcosa di pubblico dominio)
la parte di regole del sistema verra’ governato da 2 entità:
1) commissione etica
2) “commissione politica o dei cittadini”
entrambi elette secondo meccanismi non convenzionali che spiegheremo più avanti.
D: Quali attività potranno mettere in campo BCE, Stato e sistema generale per ostacolare la creazione di questa banca pubblica?
R: Nessuna. Non avranno potere su questo sistema perché un sistema diverso che comunica con loro solo attraverso un gateway controllato essenzialmente dalla commissione etica.
D: Quali possibilità ha la Nuova Banca Pubblica che Indipendenza Veneta propone di realizzare dopo aver ascoltato il progetto di Onet?
R: Il 100%. E’ solo questione di tempo ma serve il contributo di tutti. E’ veramente qualcosa di pensato per perseguire il bene comune.
D: Una delle prime critiche mosse dal mondo della MMT italiana (nello specifico Economia Per i Cittadini e MeMMT assieme a Mosler) al progetto di nuova banca pubblica è che tornando a stampare in deficit si verrebbe comunque a creare un debito reale per quanto mitigato dalla sovranità monetaria. Come rispondi?
Nelle fasi intermedie proteggeremo il sistema su controvalore di valuta estera e beni reali (il sistema per sua natura non potrà avere rischio di insolvenza. Per ora questo modello è applicabile solo in Veneto, le altre regioni potranno accedere solo dopo il primo consolidamento del sistema.
Quando sarà il momento di emettere a deficit nessuno degli attori avrà interesse a tornare indietro. La spesa a deficit sarà comunque emessa a regime in funzione di beni reali utili alla vita (la ricchezza la natura la da gratis) ciò ci consente di emettere a credito e non a debito il credito elettronico. Il credito elettronico diventa lo strumento di garanzia che ci consente di disporre dei beni reali (moneta, distribuzione di acqua ed energia diventano nel nostro modello monopolio di stato).
Noi intendiamo lo Stato come ente pubblico che governa una comunità.
Una eventuale emissione monetaria, potrà essere attuata solo da una comunità sovrana in grado di tassare i cittadini. L’idea è distribuire il diritto di emissione monetaria agli enti locali che sono quelli che in futuro tasseranno i cittadini.
La piattaforma che regola gli equilibri esiste già.

D: Una banca che emetta moneta senza limiti è possibile solo per uno Stato indipendente, diventando la sua banca centrale! Allo stato attuale se un ente locale creasse una banca pubblica non potrebbe emettere moneta (prestiti) senza limiti perché dovrebbe comunque rispettare i requisiti patrimoniali, e in caso di prestiti inesigibili dovrebbe ridurre il capitale, che costituisce un immenso investimento iniziale, quindi non è molto facile…
R: Allo stato attuale non verrà emesso credito senza controvalore… il vantaggio sta nel fatto che verrà attivato contestualmente un market place che rende diponibili beni reali solo pagando con il credito (magari appena avrò il tempo approfondiremo il funzionamento di questo speciale e commerce e ti spiegherò perché genererà una maggiore ricchezza rispetto al mondo convenzionale).
D: Un’altra critica, fatta da Alessandro, è la seguente: “L’idea di essere o no nell’euro diventa irrilevante” (cit. del precedente articolo) No, non ci siamo. Apprezzo la volontà di chi si sforza a trovare soluzioni alla crisi economica in corso, ma farlo nel contesto dell’€ significa ancora non aver chiaro l’impatto dei cambi reali nelle economie di paesi strutturalmente asimmetrici.
Rispetto quello che dite ma continuate a pensare all’interno degli schemi attuali, Onet è stato progettato per favorire gli scambi di beni e servizi utili alla vita certo che non è facile attivare un nuovo sistema tanto è vero che il sistema è tecnicamente in test dal 2003 e solo ora si stanno allineando le condizioni favorevoli per attuare il progetto sul mondo reale.
Nessuno vuole operare all’interno dell’euro. Per noi l’euro è qualcosa semplicemente diverso. Non possiamo combattere l’euro dobbiamo fare un’altra cosa e arrivare al punto che qualsiasi moneta estera non ci serva per vivere. Dobbiamo convivere con le valute estere perché ci piaccia o no esistono… non c’è differenza tra euro o dollaro se lo rapportiamo all’economia del futuro sono entrambi destinate a morire (almeno per come le conosciamo oggi).
Questa domanda è molto interessante e va approfondita magari anche con un piccolo simposio che possiamo fare nella nostra sala riunioni a Zugliano. Contiene una settantina di posti.

D: Luca osserva che: L’istituzione di banche pubbliche (legalmente percorribile ex art. 123 comma 2 TFUE) è dal punto di vista macro-economico di “corto respiro”: rappresenta, infatti, una iniezione di danaro da mettere in circolazione nell’economia reale ma che, nel lungo periodo, stando appunto nell’€, alimenta acquisti dal settore estero e dunque sbilanciamenti delle partite correnti.
L’uscita dall’€ non è un approccio puramente ideologico, ma risponde all’esigenza di riallineare quella competitività dei prezzi che da 15 anni a questa parte è stata sterilizzata nel mondo attuale lo scopo della banca pubblica e’ solo quello di attivare strumenti nuovi elettronici di scambio del valore fuori dai circuiti convenzionali… e censire il risparmio dei cittadini per tutelarlo(le banche oggi usano il risparmio dei cittadini per i loro affari in perenne perdita).
R: Dobbiamo costruire strumenti nuovi con regole diverse e incompatibili con i sistemi monetari attuali… dai a Cesare quel che è di Cesare… le monete sono diventate uno strumento per i banchieri? Forse servono a loro. A noi comuni mortali non ci servono più dobbiamo muoverci su un piano diverso.
Ne continueremo a parlare presto.

Alarico Iottibanca pubblicaCostantino RoverEconomia Per i Cittadin
 

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Nasce la Nuova Banca Pubblica – seconda parte


Dopo aver introdotto nel precedente articolo il progetto di Nuova Banca Pubblica che è stato proposto da Indipendenza Veneta nel suo programma politico per le imminenti Regionali vogliamo dare un immediato seguito al racconto del piano per dare modo a chi ha avanzato domande e perplessità di farsi un’idea più precisa di ciò che il progetto stesso prevede.
A coloro che volessero approfondire il tema pur non avendo le basi ricordiamo che L’Economia Spiegata Facile propone sia video divulgativi che articoli selezionati fra i più interessanti con lo scopo di introdurre chi ne fosse a digiuno, nel mondo dell’economia.
Nel frattempo continuiamo ad occuparci del progetto di banca pubblica con Alarico Iotti che abbiamo già conosciuto e che si occupa assieme ad altri ricercatori internazionali della sua realizzazione tecnica.

D: Warren Mosler si è detto interessato a partecipare al progetto di Nuova Banca Pubblica qualora fosse sostenibile e ritiene che per stare in piedi il nuovo istituto dovrebbe essere in grado di tassare perché, come sappiamo, le tasse servono ad affermare l’autorità di una moneta ed a redistribuire le risorse. Come prevedi che tale prassi verrà applicata?
R: Concordo, per questa ragione il progetto potra’ essere applicato a pieno solo con l’indipendenza, possiamo approfondire ma esistono due elemeti che vanno in questa direzione:
1) il coinvolgimento di un ente istituzionale (ex: consorzio di comuni) che come contropartita dovra’ accettare il pagamento delle imposte locali con il credito complementare.
2) il sistema prevede il market place per la commercializzazione di beni reali che accetterà solo credito complementare.
D: Posto che l’obiettivo è il completo recupero della sovranità monetaria nella fase di transizione useremmo per gli scambi interni la moneta locale e per gli scambi esterni continueremmo ad usare l’Euro?
R: Non ci sono molte alternative è previsto che chi ha bisogno di euro (valuta estera rispetto al sistema) debba convertire in qualche modo…esista la possibilità di cedere il credito e acquisire valuta estera… (se le cose continuano con questo ritmo può essere che saltiamo i passaggi intermedi passando direttamente alla sovranità monetaria)… ricordo che in Veneto l’idea è quella di sfruttare il surplus di valuta estera che arriva sul territorio.
D: Nel caso di completo abbandono dell’Euro come verrebbe stabilito il cambio della nuova valuta sia sul mercato delle valute straniere che sui prezzi interni?
R: Per ora abbiamo solo ipotesi non ti posso rispondere con chiarezza… posso solo dire che il credito elettronico ha un controvalore in moneta convenzionale o beni reali… è più stabile delle valute a corso legale e ciò ci permette di decidere in funzione di come evolveranno le cose.
D: Come avverrebbe la cessione del sistema di controllo all’ente pubblico?
R: Parte da subito sotto il cappello di una autorità pubblica… altri comuni potranno solo aderire al sistema se rispettano i requisiti di favorire il bene comune ( una volta dentro concorreranno a migliorare e controllare le regole).
D: Una volta resa pubblica che strumenti prevedi che tutelino la nuova banca da una nuova cessione alla BCE o dalla gestione di un governo Monti/Renzi/Berlusconi/ecc. Non dovrebbe nascere un quarto potere di Stato a gestirla indipendente al pari del potere legislativo, esecutivo e giudiziario?
R: Qui si tratta di un sistema informatico nessun politico potrà realmente governare il sistema.. immagina come una nuova rete internet specializzata solo sullo scambio del valore (sarà qualcosa di pubblico dominio)
la parte di regole del sistema verra’ governato da 2 entità:
1) commissione etica
2) “commissione politica o dei cittadini”
entrambi elette secondo meccanismi non convenzionali che spiegheremo più avanti.
D: Quali attività potranno mettere in campo BCE, Stato e sistema generale per ostacolare la creazione di questa banca pubblica?
R: Nessuna. Non avranno potere su questo sistema perché un sistema diverso che comunica con loro solo attraverso un gateway controllato essenzialmente dalla commissione etica.
D: Quali possibilità ha la Nuova Banca Pubblica che Indipendenza Veneta propone di realizzare dopo aver ascoltato il progetto di Onet?
R: Il 100%. E’ solo questione di tempo ma serve il contributo di tutti. E’ veramente qualcosa di pensato per perseguire il bene comune.
D: Una delle prime critiche mosse dal mondo della MMT italiana (nello specifico Economia Per i Cittadini e MeMMT assieme a Mosler) al progetto di nuova banca pubblica è che tornando a stampare in deficit si verrebbe comunque a creare un debito reale per quanto mitigato dalla sovranità monetaria. Come rispondi?
Nelle fasi intermedie proteggeremo il sistema su controvalore di valuta estera e beni reali (il sistema per sua natura non potrà avere rischio di insolvenza. Per ora questo modello è applicabile solo in Veneto, le altre regioni potranno accedere solo dopo il primo consolidamento del sistema.
Quando sarà il momento di emettere a deficit nessuno degli attori avrà interesse a tornare indietro. La spesa a deficit sarà comunque emessa a regime in funzione di beni reali utili alla vita (la ricchezza la natura la da gratis) ciò ci consente di emettere a credito e non a debito il credito elettronico. Il credito elettronico diventa lo strumento di garanzia che ci consente di disporre dei beni reali (moneta, distribuzione di acqua ed energia diventano nel nostro modello monopolio di stato).
Noi intendiamo lo Stato come ente pubblico che governa una comunità.
Una eventuale emissione monetaria, potrà essere attuata solo da una comunità sovrana in grado di tassare i cittadini. L’idea è distribuire il diritto di emissione monetaria agli enti locali che sono quelli che in futuro tasseranno i cittadini.
La piattaforma che regola gli equilibri esiste già.

D: Una banca che emetta moneta senza limiti è possibile solo per uno Stato indipendente, diventando la sua banca centrale! Allo stato attuale se un ente locale creasse una banca pubblica non potrebbe emettere moneta (prestiti) senza limiti perché dovrebbe comunque rispettare i requisiti patrimoniali, e in caso di prestiti inesigibili dovrebbe ridurre il capitale, che costituisce un immenso investimento iniziale, quindi non è molto facile…
R: Allo stato attuale non verrà emesso credito senza controvalore… il vantaggio sta nel fatto che verrà attivato contestualmente un market place che rende diponibili beni reali solo pagando con il credito (magari appena avrò il tempo approfondiremo il funzionamento di questo speciale e commerce e ti spiegherò perché genererà una maggiore ricchezza rispetto al mondo convenzionale).
D: Un’altra critica, fatta da Alessandro, è la seguente: “L’idea di essere o no nell’euro diventa irrilevante” (cit. del precedente articolo) No, non ci siamo. Apprezzo la volontà di chi si sforza a trovare soluzioni alla crisi economica in corso, ma farlo nel contesto dell’€ significa ancora non aver chiaro l’impatto dei cambi reali nelle economie di paesi strutturalmente asimmetrici.
Rispetto quello che dite ma continuate a pensare all’interno degli schemi attuali, Onet è stato progettato per favorire gli scambi di beni e servizi utili alla vita certo che non è facile attivare un nuovo sistema tanto è vero che il sistema è tecnicamente in test dal 2003 e solo ora si stanno allineando le condizioni favorevoli per attuare il progetto sul mondo reale.
Nessuno vuole operare all’interno dell’euro. Per noi l’euro è qualcosa semplicemente diverso. Non possiamo combattere l’euro dobbiamo fare un’altra cosa e arrivare al punto che qualsiasi moneta estera non ci serva per vivere. Dobbiamo convivere con le valute estere perché ci piaccia o no esistono… non c’è differenza tra euro o dollaro se lo rapportiamo all’economia del futuro sono entrambi destinate a morire (almeno per come le conosciamo oggi).
Questa domanda è molto interessante e va approfondita magari anche con un piccolo simposio che possiamo fare nella nostra sala riunioni a Zugliano. Contiene una settantina di posti.

D: Luca osserva che: L’istituzione di banche pubbliche (legalmente percorribile ex art. 123 comma 2 TFUE) è dal punto di vista macro-economico di “corto respiro”: rappresenta, infatti, una iniezione di danaro da mettere in circolazione nell’economia reale ma che, nel lungo periodo, stando appunto nell’€, alimenta acquisti dal settore estero e dunque sbilanciamenti delle partite correnti.
L’uscita dall’€ non è un approccio puramente ideologico, ma risponde all’esigenza di riallineare quella competitività dei prezzi che da 15 anni a questa parte è stata sterilizzata nel mondo attuale lo scopo della banca pubblica e’ solo quello di attivare strumenti nuovi elettronici di scambio del valore fuori dai circuiti convenzionali… e censire il risparmio dei cittadini per tutelarlo(le banche oggi usano il risparmio dei cittadini per i loro affari in perenne perdita).
R: Dobbiamo costruire strumenti nuovi con regole diverse e incompatibili con i sistemi monetari attuali… dai a Cesare quel che è di Cesare… le monete sono diventate uno strumento per i banchieri? Forse servono a loro. A noi comuni mortali non ci servono più dobbiamo muoverci su un piano diverso.
Ne continueremo a parlare presto.

Alarico Iottibanca pubblicaCostantino RoverEconomia Per i Cittadin
 

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LE CORPORATIONS CHE GOVERNANO IL MONDO
Pubblicato su 1 Giugno 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in POLITICA
La direttrice classica “Stati nazionali – banche centrali”, asse lungo il quale gli equilibri internazionali si sono retti fino almeno agli anni ’80, è stato completamente soppiantano dall’asse “banche commerciali – grandi corporations”, entità divenute ciò possiamo definire i Nuovi Stati Sovrani (NSS) nella concezione che di Stato si poteva avere con l’ottica dei primi del ‘900.
Per capirci, oggi l’accoppiata Royal Dutch Shell – ABN Amro è in grado di impattare sui destini di una trentina di Paesi con una popolazione di circa 500 milioni di persone, determinando all’interno di questi variabili chiave come la massa monetaria in circolazione, l’occupazione, il PIL, molto ma molto più efficacemente di quanto possano farlo, sullo stesso territorio, l’accoppiata Governo olandese – BCE. La corporation (Shell) e la banca d’affari (ABN) determinano oggi i vettori di un piano ortogonale nel quale si possono costruire infinite soluzioni che attengono al diritto del lavoro, societario, tributario, senza che questo sfiori minimamente la normativa domestica olandese, tanto per fare un esempio, o il regolamento della BCE.
Per dare un’idea concreta, il fondo Blackrock, che sta scalando Telecom, Unicredit ed altre banche italiane, è proprietario mediamente del 5% del capitale delle prime 20 società a maggiore capitalizzazione di borsa del mondo….. Questa vasta organizzazione mondiale di corporations e banche d’affari, colluse e partecipate tra loro, sfuggono quasi completamente alle normative dei Paesi nei quali le rispettive entità di controllo e operative hanno sede legale.
Per questa ragione nell’ottica di questi signori la “sovranità” non può più essere nazionale (e non nel senso di nazione italiana, tanto per prendere le distanze da rigurgiti nazional-populisti) ma nel senso di nazione “politica”, sia essa l’Italia, la EU, gli Stati uniti d’Europa o come si voglia definirla.
Gli Stati nazionali, tutti, e le banche centrali hanno perso sovranità a favore di soggetti transnazionali, figli e prodotto ultimo del processo di globalizzazione che ha creato una nuova “elite” di operatori che è apolide per mentalità, per formazione, prima ancora che per pratiche elusive.
Combattere frontalmente questo sistema è utopico. COSTRUIAMONE UNO NUOVO!
Tratto da: https://noisovraniblog.wordpress.com

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