News, Dati, Eventi finanziari amico caro, te lo dico da amico, fatti li.... qui e' tutta malvivenza (1 Viewer)

mototopo

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se crei moneta e la presti l'atto di prestare e' l atto del proprietario quindi e' una posta attiva ,nn presti debiti .....mettendoli al passivo,quindi una posta attiva immessa nel passivo raddoppia l effetto e nn paghi tasse,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
 

mototopo

Forumer storico
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Tratto da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini
[*], già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell’Aquila (ed. Controcorrente, Napoli 2001)
“Le anomalie di un bilancio […] la Banca d’Italia, nei propri bilanci, iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila – pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla [1].

Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel passato (nel tempo, cioè, in cui vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro) di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).

Nei tempi attuali, in cui quella convertibilità è stata abolita ed è stato imposto il corso forzoso della moneta cartacea, quella “promessa di pagamento a vista” ha perduto ogni contenuto e non può, quindi, avere alcun valore. Tuttavia la Banca d’Italia ritiene ancora di potersene avvalere, confidando che la mera apparenza, che ancor oggi conservano i biglietti di banca, di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, le possa consentire legittimamente di considerare la moneta immessa in circolazione come una propria passività da iscrivere in bilancio tra le poste passive. Ed è noto come l’aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell’attivo [2].

Quindi l’Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come false cambiali, che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell’azienda, dall’altro costituiscono un “debito inesigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l’assurdità. A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito.

Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.

Riassumendo, delle due l’una: o la Banca d’Italia non è proprietaria della moneta al momento dell’emissione (come hanno affermato i rappresentanti del governo rispondendo alle interrogazioni parlamentari) ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio; oppure la Banca Centrale (contrariamente a quanto dichiarato dai due Sottosegretari di Stato) è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive.”
Note:
[*] Bruno Tarquini è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948 presso l’Università di Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. è stato pretore a Roma e, dal 1955, al Tribunale di Teramo, prima come giudice, poi come presidente; nel 1986 è stato trasferito alla Corte d’Appello dell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado, infine, nel 1994, è stato nominato Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello. Gli studi giuridici e l’attività professionale non gli hanno impedito di alimentare le sue curiosità intellettuali, con particolare riguardo alla storia.
[1] Provi il cittadino a presentarsi ad uno sportello qualsiasi della Banca d’Italia, esibisca una banconota contenente quella (ormai inutile) promessa di pagamento e chieda di essere “pagato a vista”. è probabile che venga preso per matto!
[2] Sarebbe di certo giuridicamente infondato sostenere la legittimità della indicazione nel passivo della moneta al momento della emissione (ed a maggior ragione durante la sua circolazione), facendo ricorso a quanto stabilisce l’art.2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo (tra l’altro) anche “il capitale sociale al suo valore nominale…”, poiché non vi è alcun dubbio che nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla Banca Centrale non può sicuramente identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti (“partecipanti”), dei quali costituisce un credito e, quindi, per la società un debito. Quella moneta la stessa Banca d’Italia – come si dirà più oltre – la definisce “merce”.
 

mototopo

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A BREVE LA RIPRESA Emoticon unsure
"Abbiamo crescita zero, inflazione zero e zero speranza". Il CIO di Saxobank, Steen Jakobsen
Mentre Renzi vi parla di crescita, Draghi di ripresa e, in generale, vi fate ingannare quotidianamente da chi vi vuole far credere che le vostre vite possano cambiare per uno 0,1% di Pil in un anno, arrivano queste parole del Ceo di Saxo Bank che nessuno vi farà leggere. Semplicemente perché vi fotografa la situazione economica attuale e quello che a...ccadrà nei prossimi mesi.
Gli imprenditori di tutto il mondo stanno "affogando in questa realtà del nulla", ha dichiarato il CIO di Saxobank, Steen Jakobsen, di ritorno da una serie di incontri in tutto il mondo con imprenditori e investitori chiave. "Abbiamo crescita zero, inflazione zero e zero speranza", avverte Jakobsen. La seguente breve clip si conclude con il CIO di Saxobank che nota che "se la Fed alzerà i tassi, questa decisione si tramuterà in un SOS ultimo per l'economia globale".
VIDEO ALL'INTERNO: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11410

Altro...




Mentre Renzi vi parla di crescita, Draghi di ripresa.... - World Affairs - L'Antidiplomatico
Mentre Renzi vi parla di crescita
 

mototopo

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parlato più volte in tempi non sospetti…
MONTI E LA LEGGENDA DEL PIRATA MORGAN…STANLEY!

ITALIA E MORGAN STANLEY: TESORO…NON LO FARE …

… e proprio mentre stava per uscire un mio nuovo articolo che prende le basi da quanto apparso venerdi sul Sole 24 Ore solo per abbonati, ieri sera su Report…
Report Fidati di Mef

La buona notizia è che quest’anno, ogni mese, la Bce ci comprerà 7 miliardi e mezzo di titoli di stato,e questo dovrebbe dare un po’ d’ossigeno all’economia; grazie a questa iniezione di liquidità dovremmo anche risparmiare circa 6 miliardi e mezzo di spesa per interessi sul debito. Peccato per quella palla al piede che ci stiamo trascinando, con i “derivati” del Tesoro, ovvero una serie di operazioni finanziarie delle quali non è dato conoscere dettagli né scadenze, a causa delle quali l’anno scorso ci siamo fumati 3 miliardi e 300 milioni di risparmi per il calo dello spread. Negli ultimi anni è un crescendo di miliardi che fluiscono dalle tasche dei contribuenti a quelle delle 17 banche estere e 2 banche italiane con le quali il Tesoro ha fatto i derivati, o “swap”. Ci sono costati soldi veri: 2 miliardi e 900 milioni nel 2011, 3 miliardi e 8 nel 2012, 2 miliardi e 9 nel 2013, 3 miliardi e 3 nel 2014. A cui si aggiungono le perdite che sono state nascoste dentro le rinegoziazioni e di cui non si sapeva nulla fino a 2 giorni fa, e che sono altri 2 miliardi e 400 milioni. “E’ tutta colpa della situazione anomala dei tassi”, si giustificano al Tesoro, ma cosa c’è dentro il portafoglio dei derivati è un segreto che vale 42 miliardi di perdita potenziale stimata al 31 dicembre. Un segreto di cui sono a conoscenza pochi dirigenti ed ex ministri, che poi sono andati a lavorare nelle banche d’affari. Chi non può sapere nulla delle probabilità di perdita con questi strumenti siamo noi contribuenti, che prestiamo le garanzie. Fino ad oggi il Tesoro rispondeva alle richieste di trasparenza mandando in Parlamento a rispondere gente che non ne sapeva niente, tipo i sottosegretari all’istruzione. Ma dopo anni di silenzio si è presentata a rendere conto la persona che da 15 anni gestisce i 2mila miliardi del nostro debito pubblico, la dottoressa Maria Cannata, per dire “tranquilli, non c’è rischio perché abbiamo fatto solo l’equivalente di un’assicurazione”. Come si dimostrerà non è andata proprio così. E allora il paese che rischi sta correndo? Ma soprattutto in che mani siamo, in quelle di Maria Cannata o in quelle delle banche?
Chiaro, quotidianamente vi raccontano di fantastici tesoretti che risparmiamo con il calo dello spread mentre in sintesi, se le cose stanno veramente così e l’epoca glaciale dei tassi zero ci accompagnerà per il prossimo decennio una perdita di 42 miliardi di euro non ce la cava più nessuno e a breve vi spiegherà perchè!
Loro ci hanno raccontato che non c’è nessun problema, che non è una questione che ci riguarda…
Focus – I “derivati” nella gestione del debito pubblico …

“Anche a voler prescindere dalla contestazione delle affermazioni sopra riportate e ferma restando l’esaustività del quadro fornito, sulla base delle argomentazioni addotte …
…non si riscontra un interesse personale, diretto, concreto e attuale alla conoscenza degli atti e della documentazione richiesta.

Capito, pagate, ma non sono cose che vi riguardano!
Giudicate Voi se ci riguardano o meno, se è una questione da lasciare nelle loro mani…
Derivati sul debito, “tra 2011 e 2014 Italia prima nell’Eurozona per perdite”

Conti Pubblici, Unimpresa avverte: dai derivati perdite potenziali per 37 miliardi

Derivati, per il Tesoro conto da 16,9 miliardi in 4 anni
Ora vi riporto l’ articolo del Sole24Ore pubblicato per gli abbonati venerdi, ci sono alcuni pezzi che hanno dell’incredibile…
Il debito-monstre e la vera storia dei derivati
italiani
di Claudio Gatti
È stato il destino cinico e baro? Per far cassa si sono corsi rischi irragionevoli sbagliando le previsioni?
Oppure è la voracità di Wall Street a spiegare l’esborso di 3,1 miliardi con il quale, nel gennaio del 2012, il
Mef ha saldato i suoi derivati con Morgan Stanley?
La Corte dei Conti sta esaminando la vicenda da tempo, ma non si è ancora espressa. La Procura capitolina
non ha riscontrato alcuna violazione della legge, e non ha approfondito. La Commissione Finanze della
Camera ha avviato un’indagine conoscitiva, ma non avendo avuto copia dei contratti non è stata in grado
di spiegare le transazioni con Morgan Stanley.
Il Sole 24 Ore è riuscito invece a ottenere quei dati, rimasti finora segreti. In questa inchiesta esclusiva il nostro giornale può dunque finalmente spiegare come e perché si è arrivati a quel colossale esborso e ad accumulare oltre 42 miliardi ancora da saldare.
Mi fermo qui perchè l’articolo è lunghissimo ma vi lascio alcune perle…
secondo i calcoli di un esperto consultato da Il Sole 24 Ore …
soltanto un incremento istantaneo
dei tassi di circa 5 punti percentuali potrebbe consentire di assorbire quei 42 miliardi…


E questa possibilità
è ritenuta altamente improbabile.
Fermiamoci un attimo!

Che succede se io vi aggiungo che nei prossimi dieci anni ci sono zero possibilità ripeto ZERO che i tassi possano salire di 5 punti?
A meritare una valutazione insomma non è l’uso di derivati per ottenere la copertura e stabilizzazione della spesa del debito. Piuttosto sono i costi e le giustificazioni di contratti apparentemente aperti a quello scopo.
«I tassi a lungo termine si collocavano a livelli storicamente ai minimi», ha spiegato alla Camera Maria Cannata, responsabile del debito pubblico. «E l’esperienza pregressa faceva presumere che il rialzo repentino dei tassi di mercato fosse il rischio principale da cui era opportuno proteggersi».

Cosa l’esperienza pregressa faceva presumere che il rialzo repentino dei tassi fosse il rischio principale?
Ma se anche un blogger qualunque di provincia come il sottoscritto sono cinque anni che mette in guardia da una devastante deflazione da debiti con conseguente azzeramento dei tassi e passaggio in negativo. Ma per favore, lasciamo perdere.
Questo calo così marcato è sicuramente attribuibile alla crisi economico­finanziaria che, come ha spiegato Cannata alla Camera, ha generato «una situazione di mercato completamente imprevista e difforme (…) con tassi anomalmente bassi».
Questo nessuno lo aveva anticipato. E non ci si può aspettare che lo prevedesse il Tesoro.

Ma certo nessuno lo aveva anticipato!
Crisi a parte, c’è chi però sostiene che il trend in discesa dei tassi fosse invece prevedibile. Secondo un banchiere consultato da Il Sole 24 Ore, dopo il 1999 (quando è stato aperto il primo derivato con Morgan Stanley) «sarebbe stato un errore fare proiezioni sulla base del passato. Perché con l’euro, l’Italia e l’Europa erano entrate in una fase senza alcun precedente storico, nella quale i tassi si sarebbero abbassati per via di accordi politici.
Ed evidentemente era quello che pensavano anche i banchieri d’affari americani quando hanno sottoposto al Tesoro swap risultati almeno finora a loro molto vantaggiosi». Comunque sia, in un discorso di copertura contro un evento ritenuto improbabile, la questione da valutare è quella del costo. Anche perché 42 miliardi non sono certamente pochi.
Nel caso delle tre swaption vendute a Morgan Stanley, i dati portano a concludere che il Tesoro abbia in effetti pensato a ottenere benefici immediati rinviando l’eventuale saldo a un lontanissimo futuro. Il Sole 24 Ore è infatti riuscito a ottenere in esclusiva informazioni mai prima rese pubbliche appurando che le date di scadenza finale dei derivati accessi con le tre swaption erano il 1 settembre 2035, il 1 agosto 2048 e addirittura il 4 agosto 2058, quindi fino a ben oltre mezzo secolo dopo la firma del contratto originale. Come se Matteo Renzi si dovesse trovare oggi a dover saldare il conto di mutui stipulati nel 1956 dal governo di Antonio Segni!
Al di là dello specifico di Morgan Stanley, la vendita di swaption, cioè del diritto a entrare in uno swap futuro (se conveniente per l’acquirente dell’opzione) rappresenta l’anello debole – e meno giustificabile ­ della catena dei derivati statali.
Perché il mark­to­market di quelle swaption è oggi pari al 45% del loro valore totale, percentuale che definire sproporzionata sarebbe un eufemismo.
E ora sedetevi e ascoltate bene,,,
E, ancor di più, perché la vendita di swaption non ha alcuna caratteristica di copertura. Per lo Stato vendere una swaption significa infatti far cassa acquisendo rischi potenzialmente illimitati, l’esatto contrario della copertura.

«Come si fa a impegnarsi oggi a emettere qualcosa due decenni dopo?» si chiede uno degli esperti da noi consultati. «Sembra una scelta dettata da una fede nella profezia più che da una previsione analitica».
Basta così c’è molto ma molto di più nell’articolo ma nella sintesi credo che molti possano realmente comprendere quello che è accaduto.
LO STATO ITALIANO SCOMMETTE IN DERIVATI E PERDE …


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duca.64

Forumer storico
Magistratura: 'paga Pantalone' o Spending review?

Ovvero, a chi conviene la costosa ed illecita prassi di pagare le sentenze praticamente solo tramite i giudizi di ottemperanza (GO), ed ora le incredibili impugnative dei GO ad opera di quella fucina di danni al Paese che è l'Avvocatura di Stato?

On.li Presidente Renzi e Ministri Padoan e Orlando (PC, Dottori: Luciano Panzani, Wladimiro De Nunzio, Antonio Mura, Ersilia Calvanese, Marina Tucci, Anna Alviti, Tommaso Barbadoro, Patrizia Capozziello).

Devo innanzitutto ringraziare il Presidente della Corte di Appello di Roma, dr Luciano Panzani, per essere stato il solo a rispondermi, e ad avere quindi avuto – in un così aspro conflitto – la generosità di esporsi alle repliche, per forza di cose negative.

Da un lato, infatti, l'addetta ai pagamenti Pinto della Corte d'Appello di Perugia asserisce che (L'opinione, del 18.4.2015), «visto che i fondi ci sono», basterebbero un paio di contabili competenti per sbloccare in 6 mesi i 5 anni di arretrato (ma a Roma sono e si considerano tutti competentissimi).

Dall'altro, il Presidente Panzani – più che assicurare rapidi pagamenti, abolizione degli illeciti GO (giudizi di ottemperanza), abolizione delle persecutorie ed inutili 'liberatorie', e rapide fissazioni dei ricorsi Pinto – testimonia il suo impegno, di cui ero certo, e spiega che le 'Pinto' sono una «grave criticità per l'Ufficio».

Cause 'Pinto' che, invece, dalla mia posizione di avvocato, sono detestate proprio perché sono il solo modo per eliminare le criticità della giustizia, sicché bisogna prendere posizione contro le perversioni ed illiceità dell'apparato, che causa i problemi, si nutre di diritti altrui, si arrocca nelle sue 'ragioni', nega le sue responsabilità.

Una situazione frutto – questa è la vera causa di ogni male – della mancanza di rimedi veri, cioè giudiziari. Perché la magistratura penale, civile, amministrava, la Corte dei conti, preposte al controllo, sono esse stesse burocrazia, anzi ne sono il baluardo, l'apice, il peggio.

Affermazione dell'addetta di Perugia che non condivido, perché ho già scritto che credo basterebbero due o tre mie segretarie per eliminare in due settimane i pagamenti arretrati di otto anni di Roma, ed in una quelli di cinque anni di Perugia.

Un po' di lavoro delle mie segretarie che avrebbe fatto risparmiare molto anche a me, perché il mio guadagno di 15 anni se n'è andato in costi indeducibili, o nemmeno contemplati, per fronteggiare le lungaggini, farraginosità, tortuosità, iniquità, misteriosità e delittuosità della giustizia.

Per cui ho potuto pagare per tempo solo 2/3 di quanto dovuto in base alla mia aliquota fiscale, che è il 72%, sicché ora, tra sanzioni, interessi e ruberie del fisco, ho già pagato e devo finire di pagare, a rate, ma non so come, il 115%.

Una burocrazia che blocca i pagamenti 'spontanei' al 2007 adducendo di non avere pochi minuti per pagare un decreto/sentenza, ma trova il tempo per occuparsi dei GO a cui costringe illecitamente i creditori. Perché è illecito generare 'prassi' per sprecare denaro pubblico.

GO di massa che sono per l'apparato uno «sciacqua Rosa e bevi Agnese» di fronte al quale il TAR non rimette gli atti alla Corte dei conti e alla Procura forse perché le sa miopi verso le violazioni istituzionali.

Un regime di spreco in cui gli avvocati di Stato, anziché semplificare, dopo che si sono costretti i creditori ai GO, addirittura insistono – nonostante abbiano perso (salvo non intuiscano il futuro della giurisprudenza meglio di me) – ad impugnarli dinanzi al Consiglio di Stato (CDS) per opporsi ai 20-30 euro di astreinte per il ritardo, chiedendo le spese di entrambi i gradi.

Una strategia vantaggiosa per loro (che riscuotano le competenze quando vincono) ed utile per insegnare ai creditori a soffrire per anni senza reagire, benché a me sembri giustificherebbe delle azioni di responsabilità, gentile dr Panzani.

Invenzioni – sia i GDO che i ricorsi al CDS – la cui ratio di fondo è che 'paga Pantalone'. Invenzioni da «setta dei non paganti di tasca propria», che servono, mediante il far durare anni i pagamenti, a creare 'lavoro' per tutti e quindi costi che, almeno per la quota a carico dello Stato, la Corte dei conti ha il dovere di accertare a chi convengano.

Perché la 'prassi' dei GDO ed ora dei ricorsi al CDS, a taluni deve giovare, o sarebbe di un'insensatezza che non si spiega, vista anche l'irriducibilità nel praticarla incuranti delle contestazioni di tutti (salvo quelli che dovrebbero vietarla).

'Prassi' i cui beneficiari sono forse impiegati, funzionari, dirigenti, avvocati dello Stato, giudici del TAR o del Consiglio di Stato, commissari ad acta, che mirano ad accrescere i loro ruoli per ricavarne – oltre magari a specifici vantaggi – i proventi indiretti di quel potere di incidere frutto di certi modi di concepire i ruoli.

Beneficiari i quali, non pagando di tasca loro, non badano che – oltre ai quattro pidocchi (o anche niente) che liquida il TAR a noi avvocati per i GDO – c'è l'enorme costo di tutti i 'servitori dello Stato' addetti, compresi gli avvocati dello Stato e i magistrati.

Perché, se si divide il costo degli apparati per il numero dei lavori che fanno, si vede che – per produrre una sentenza in cui il TAR ti liquida 200 euro di competenze, o nulla, e poi per la pluriennale opera di pagartela – lo Stato ne spende chissà se 2.000, 4.000, o più, per gli addetti e per il contesto creato per farli esistere.

Mentre, se si divide il costo degli apparati, non per il numero dei 'lavori', ma dei risultati positivi, si vedrà che è decine o centinaia di volte multiplo di quanto costerebbe a chi pagasse di suo.

Resistenza ad ammettere che quasi tutto l'operato della burocrazia e della magistratura è espressione di un profondo traviamento, la cui ragione è il timore di affrontare i cambiamenti – vantaggiosissimi, oltre che indispensabili – che descrivo altrove.

Perversioni frutto, si badi, non del fatto in sé di non pagare di tasca propria, ma – ripeto – di ciò che lo consente: la mancanza di controllo giudiziario. Perché la civiltà è figlia del controllo, sicché la vera causa di tutto è che la magistratura legittima una visione del mondo funzionale solo ai suoi interessi.

Sperando di non dover scrivere un trattato, vi sarei grato se voleste intervenire, non per avallare arroccamenti, ma far cessare questi GDO e ricorsi al CDS, e magari anche le liberatorie, e far provvedere all'immediato pagamento dei decreti/sentenze ed alla fissazione delle udienze dei ricorsi.

Deferenti ossequi,

24.4.2015,

Alfonso Luigi Marra

:nnoo:
 

mototopo

Forumer storico
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"LEGALIZZARE L'IMMIGRAZIONE", LO ORDINANO I ROTHSCHILD
Postato il Martedì, 28 aprile @ 12:48:17 BST di davide
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DI MAURIZIO BLONDET
effdieffe.com
Quello qui sopra è il titolo che è apparso su Libération, ed è la soluzione che il giornale franceseposseduto dalla famiglia Rothschild – propone traendo spunto dalla nota «tragedia del Mediterraneo». Interessante coincidenza, anche il New York Times si china, dall’altra parte dell’oceano, sul destino dei poveri morti negri. Sparge e una lacrima, e poi si domanda: Who is to blame?, di chi è la colpa? E si risponde: «I politici europei puntano il dito sui trafficanti e pongono l’accento sulla soluzione militare; ma ciò che spinge gli immigranti nelle braccia dei criminali son proprio le politiche dell’Unione Europea, che tratta l’immigrazione non come una necessità umana ma come una questione penale da reprimere... da 30 anni stanno costruendo la fortezza europea».



Che bontà, che generosa larghezza di vedute mostra il giornale del capitalismo terminale; gareggia in altruismo con Papa Francesco. Che dico? Il New York Times sostiene la stessa cosa che sostengono la Boldrini e il senatore Luigi Manconi in Berlinguer: «Accogliamoli tutti»!, come strilla un libro del suddetto ricco senatore del PD.
Merita citare l’ultima riga del pensoso e umano articolo del New York Times, che indica a cosa tiene veramente il grande, autorevole giornale di Manhattan, e cosa vogliono i suoi finanziatori:

«Smantellare la Fortezza Europea, aprire strade legali all’immigrazione»

Notare che il Washington Post, il grande e ancor più autorevole, sostiene lo stesso giorno, più obliquamente, la stessa tesi: siamo di fronte a un esodo globale, è gente che fugge da guerre, destabilizzazioni e miseria… sparge una lacrima anche il WP, sorvolando su Chi è stato a provocare guerre, destabilizzazioni eccetera da 20 anni buoni.

Perché mi sento cattivo
Ecco dove andavano a parare, con la grancassa sui poveri morti, 700 anzi 800, anzi 900 affogati: smantellare quella che loro chiamano la fortezza europea, ed invece è già un campo aperto a tutti i venti — solo che in questo momento si tratta in segreto sul Trattato Transatlantico, e ci sono impuntature, resistenze, che il big business americano vuole spianare.
Aprire il campo al diluvio dell’immigrazione fa parte ovviamente del piano globalizzante, del Governo Mondiale dei banchieri e burocrati. È inutile ripeterne i motivi, ce li siamo già detti tante volte: sradicare le identità e le culture, onde omogeneizzare l’umanità e ridurla tutta ad essere il Consumatore Standard, con desideri standard, soddisfacibili dalle multinazionali-standard.
Mi spiego anche un mio vuoto interiore. In questi giorni, ho tentato di scrivere qualcosa sulla «ennesima tragedia nel Mediterraneo», e non mi veniva niente. Sentivo qualcosa di strano. Qualcosa nella resa mediatica dell’immane naufragio mi è suonata falsa, un diluvio di piagnistei ufficiali, di buonismi viscidi e lacrimazioni corali ad imitazione del Papa, alquanto sospette. Già ho sentito un tono stridente nell’«accorato appello alla comunità internazionale» di Papa Bergoglio e il suo invito a noi di accoglierli, motivato dal fatto che quelli «cercavano la felicità» (il diritto alla felicità non esiste se non per la Massoneria). Poi il Mattarella, passato dai 450 mila euro annui di giudice costituzionale ai 2 milioni di presidente della Repubblica, che a fatica (ha difficoltà ad esprimere i concetti) spremendo una lacrima (è stitico anche in quello), pontifica: «La morte di centinaia di profughi manifesta la totale insufficienza delle iniziative assunte fin qui dalla comunità internazionale rispetto alla conseguenze delle guerre, delle persecuzioni, delle carestie che flagellano tanta parte dell’Africa e del Medio Oriente» — anche lui senza dire chi è stato. In compenso minacciava noi e l’opposizione politica (rimanente), insultandoci preventivamente: «Mi auguro che la sensibilità ai diritti umani prevalga sull’indifferenza che spesso sconfina nel cinismo».

La Boldrini, intervistata in ginocchio dal ballarò, che arcigna contro i cinici e indifferenti che siamo noi, scandisce: «Ogni vita che abbiamo salvato con Mare Nostrum è costata solo 600 euro»: con l’aria di quella che i soldi ce li ha messi lei. Poi, ho letto Saviano, il prezzemolino di Repubblica. Alla fine, ho sentito anche accodarsi alla pietà ufficiale ed obbligatoria Alba Parietti, la subrettona rifatta coi labbroni e le tette al silicone («7 mila euro l’una mi son costate, ma sono ferri del mestiere», disse una volta), allora ho capito che non sarei riuscito a scrivere niente. Solo a vomitare.

Ma quando trovo il Papa e la Parietti che ci esortano alla stessa pietà ed accoglienza (vero è che quelle signore sono di buon cuore) di quelli che cercano la felicità – qui da noi! – allora mi scopro cattivo, spietato.

Un false flag?

Tanto cattivo, pensate, che ho persino sospettato che l’«orrenda tragedia» del Mediterraneo sia stata una sorta di false flag, volto ad ottenere un effetto psichico su noi spettatori. O, se non proprio un false flag, qualcosa che lorsignori aspettavano, coi discorsi piagnosi già pronti, per strumentalizzare il nostro raccapriccio e soffiarci il senso di colpa che ci deve far aprire il portafoglio.

I settecento morti – poi saliti a 900 – non li ha contati né visti nessuno. «Stavano chiusi nella stiva. Donne e bambini». Ah già, e chi lo dice: i 27 sopravvissuti. Fra cui un buon numero sono poi risultati scafisti, criminali recidivi, che vanno e vengono dalla Libia ai centri d’accoglienza per portare la loro carne umana – con tanto di permesso di soggiorno, anche loro ospiti per qualche giorno del centro d’accoglienza – gestito dalla Mafia, o da qualche mafia semi-pubblica, i 30 euro al dì che diamo noi contribuenti, e sigarette gratis, e ricariche telefoniche per chiamare casa.
Adesso li hanno arrestati: fra tre giorni i nostri giudici li metteranno in libertà (vigilata, s’intende) e loro torneranno al business. Impronte digitali? Si bruciano i polpastrelli, tranquilli. Lo fanno tutti i recidivi. Nelle intercettazioni ci prendono i giro, si vantano, «ho fatto 800 mila euro».E queste intercettazioni, i magistrati che spifferano le telefonate di qualunque avversario politico vogliano rovinare, le avevano praticamente segretate; e se non c’era una tv locale ligure a rivelarle, nessuna tv o giornale mainstream ne parlava. Noi, il pubblico gonzo, dovevamo solo piangere sui poveri morti, non vedere lo sporco affare che c’è dietro, non vedere chi finanziano questi presunti innocenti che spendono 3-4 mila euro; non una ma più volte, perché la metà viene rimandata e ci riprova, a polpastrelli bruciati, chissà quante volte.
E mai un giornale che abbia cercato di capire perché questi martiri vengano quasi tutti dall’Africa nera, persino dal Ghana; dove 3-4 mila euro sono una piccola fortuna. E come mai appaiono tutti così giovani e pasciuti, e le belle ragazze negre raccontino con occhioni alla Ruby di essere state violentate e ri-violentate tante volte, che ormai sembra un’abitudine (o un mestiere? Guardate come sono cattivo). Sapete?, anzi no, non vi dicono che non possono tornare a casa, in patria, perché altrimenti l’intera famiglia allargata – che ha pagato per loro perché facciano fortuna e li chiamino per ricongiungimento familiare – li schernisce, li isola, gli fa il vuoto attorno, praticamente li fa morire, perché in Africa senza il sostegno della famiglia allargata si muore: sono dei falliti, e non restituiscono i soldi. È questa la bella società negra, piena di calore umano e di valori da cui vengono: nessun giornale s’è preso la briga di fare un’inchiesta sui Paesi da cui provengono, sugli ambienti in cui sono cresciuti, sulle illusioni che bevono guardando alla tv la nostra società di lustrini e spettacolo...

Ma no, non ce l’ho con loro. Il fatto è che proietto su di loro ciò che provo per i nostri: quelli che ci intimano di accoglierli, di non essere razzisti ed egoisti. Ossia i nostri mantenuti e mantenute, i giornalisti sovvenzionati, i nostri ricchi di Stato, le nostre oligarchie occupanti che ci opprimono, ci angariano e ci spogliano con l’assenza di umanità di un esercito straniero.

A loro, non so perché, non riconosco alcuna autorità morale per dar lezioni a noi che gli paghiamo gli stipendioni. Loro che ci invitano alla solidarietà e alla generosità, sono quegli stessi che non provano alcuna solidarietà verso i 7 milioni di poveri italiani che hanno nel Paese – effetto di una crisi che dura da sette anni ed è come una guerra perduta – che sotto i mille euro vengono trattati da contribuenti, a cui prendono i soldi per pagarsi gli stipendi da Sardanapalo.

Loro, non si tagliano nulla. Il Mattarella proviene da quella Corte Costituzionale di magliari da 450 mila annuali, che ha sancito per sentenza che gli stipendi della magistratura non devono essere decurtati nemmeno di un centesimo: e adesso, come inquilino del Quirinale, dispone di 2 milioni annui pubblici di «appannaggio» (come il re) e ci fa la lezione a noi. Mica comincia lui. Sparge solo qualche stitica lacrima, che è gratis. Noi stiamo già dando. Noi accettiamo paghe decurtate se abbiamo la fortuna di avere ancora un lavoro, a noi stanno meditando di tagliare le pensioni «d’oro» — ma fatte salve le loro, che sono di platino. Noi nemmeno li abbiamo voluti, questi oligarchi, nemmeno li abbiamo votati. Siamo governati da Governi non eletti ormai da tre svolte, scelti per noi da Bruxelles e Berlino, quando non da Francoforte e Wall Street.
Tutto ciò che propongono costoro, i nostri oppressori, fra i loro piagnistei concertati, a me suscitano solo sospetti. «Dove vogliono andare a parare?», mi chiedo quando li vedo lacrimare ed esprimere compassione, tenerezza, pietà e umanità.Adesso vedo che sta passando l’ordine dall’estero: anche Rotschild si commuove, anche Wall Street. Dunque, legalizzare l’immigrazione. Senza limiti. E guai a chi protesta: è un razzista, un cinico, probabilmente un evasore, un omofobo e negazionista di sicuro. Far tacere l’opposizione (quel poco che ne resta), ecco dove vanno a parare.
Vorrei solo ricordare le altre soluzioni che questi signori hanno proposto, anzi accettato da fuori e imposto a noi: l’euro che ci strangola e ci avevano detto ci avrebbe dato la prosperità, il trattato di Lisbona che ci cancella e vieta qualunque interesse nazionale, la UE che ci avevano assicurato sarà un paradiso, ed invece è la prigione dei popoli, con camere di tortura dove si suppliziano i greci; sono quelli che ci hanno affogato nella globalizzazione mettendo i nostri lavoratori in competizione con quelli cinesi e pakistani. Quelli che hanno accettato nella UE la Polonia e Baltici, che su mandato americano ci stanno trascinando tutti alla guerra con la Russia. Sono quelli che per obbedienza e disciplina sovrannazionale (polacca) mantengono le sanzioni a Mosca, che rovinano anche, e soprattutto, noi latini. Sono quelli che non hanno eccepito all’aggressione NATO alla Libia, che vedono nel regime di Kiev una democrazia minacciata dal cattivo Putin, che non dichiarano a chi si deve la destabilizzazione in Siria, la miseria dell’Africa, a chi si devono le disuguaglianze odiose del capitalismo nella attuale sua massima «efficienza»; sono quelli che ci sono stati messi sul collo per garantire la nostra passività (e la nostra solvibilità) anche se la crisi made in USA, unita all’euro germanico, ci ha distrutto il 25% delle imprese – sette anni di guerra, di bombardamenti a tappeto, di impoverimento – e senza che loro abbiano mai avanzato una sola idea, una sola proposta per farci uscire dalla guerra lunghissima, dalla depressione senza sbocco né prospettive.

Sono quelli che – grazie, Governo Monti – stanno inserendo negli asili infantili e scuole elementari l’insegnamento del «genere», l’educazione sessuale secondo la direttiva OMS del 2010: Da 0 a 4 anni, si prescrive l’apprendimento del «godimento e piacere quando giochiamo con il nostro corpo: la masturbazione della prima infanzia». Dai 4 ai 6 anni, si insegnerà a esplorare «le relazioni omosessuali» e «consolidare l’identità di genere». A 15, le ragazzine impareranno dove andare per ottenere un aborto.
Voglio dire, per essere buono: questi hanno applicato politiche tutte sbagliate. Radicalmente odiose, sataniche e stupide, che aggravano tutti i problemi che pretendono di risolvere. E continuano a perseguirle ostinatamente, perché tanto, non sono loro che le subiscono e ne soffrono. Ci tengono buoni: ecco 80 euro, ecco il tesoretto, anzi no. Ai migranti, 30 euro, ricariche e sigarette. E voi, razzisti.
L’altra sera han fatto vedere un paesetto alpino del Bresciano, in cui, per ordine di Alfano, si devono accogliere una dozzina o ventina di migranti. Han fatto vedere i manifesti della Lega, intervistato il sindaco che, sgomento, si oppone: il paesino, dice, conta 200 anime... Razzista.
«Cercano la felicità», ve lo dice il Papa; e voi non volete dividere con loro la felicità che vi dà la UE, l’euro, il capitalismo terminale?
Noi, però, non abbiamo più l’obbligo di seguirli. Non hanno autorità. L’hanno perduta.
Maurizio Blondet
Fonte: InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa
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22.03.2015
 

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