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duca.64

Forumer storico
un ex ufficiale di Marina spiega i motivi vergognosi per i quali la Marina Militare amava "Mare Nostrum"

La storia dei migranti che partono dalla Libia sta assumendo toni tragicomici.

Ecco, più o meno è quello che succede ora. Se girate per i siti delle forze armate, leggete che gli effettivi sono X e Y, che i mezzi sono X e Y, cosa che sembra giustificare abbastanza i costi.

Il problema è che ora si sta proponendo di controllare le coste della Libia e colpire con bombardamenti dei barconi. E sia chiaro:dei barconi vuoti , perché si intende distruggere i mezzi e non i migranti.

E qui si scopre che tutte le forze sono impegnate all’estero, in missioni varie. Interessante. Ma all’estero c’è si e no il 10% degli operativi ufficialmente dichiarati, e il 10% dei mezzi dichiarati.

La cosa non deve stupire, dal momento che le forze armate italiane danno principalmente stipendi. Se andiamo al loro bilancio, scopriamo che oltre agli acquisti,e qui veniamo a uno dei punti, quasi tutto il resto va in stipendi, emolumenti e rimborsi spese. Mentre pochissimo va in attività di addestramento e di operatività.

Quello che le forze armate italiane stanno difendendo non è il suolo patrio: è il reddito dei dipendenti e dei fornitori.

Abbiamo visto sul Corriere che una fonte non meglio specificata avrebbe detto che per armare i droni occorreranno almeno sei mesi, partendo da ora.

Ci sono solo due obiezioni a questo riguardo:
1) per bombardare barconi non servono i droni, visto lo stato delle forze locali bastano persino gli AMX. Vanno benissimo da ricognizione;
2) la crisi in Libia è iniziata ben prima di sei mesi fa. Se anche fossero serviti sei mesi, si poteva cominciare sei mesi fa.

Non voglio commentare un tempo di approntamento di sei mesi. Probabilmente lo stato maggiore italiano pensa di venire, eventualmente, assalito da lumacopoli.

E non voglio commentare il fatto che “occorre il permesso degli americani per armare i droni”. A quel punto , qualsiasi generale può bandire un bell’appalto per droni armati, e appena i signori cinesi mettessero il naso nell’affare, gli americani busseranno alla porta con il permesso di armare i droni. Fresco di firma. Basti vedere cosa successe quando i turchi scelsero un missile cinese perché gli americani non volevano vendere i loro: nella speranza di vincere, arrivarono tutti i permessi del caso. Ma troppo tardi.

Queste giustificazioni fanno ridere. Perché nascondono un problema ben più grave.

Le forze armate italiane sono principalmente dei paga-stipendi

Non sono mai stato, nemmeno quando ero in Marina, un grosso fan dell’idea di sparare sui profughi. È un atto di vigliaccheria, una macchia sull’onore, roba da pezzi di *****. È illegale, contro tutte le convenzioni marittime. Non si fa, punto e basta.

Sono dell’opinione che, come recitano le convenzioni del caso, vadano raccolti e riaccompagnati al porto più vicino. Raccogliendoli di fronte alle coste, ad un porto libico. O tunisino. Questo dice la legge: il porto “più vicino compatibilmente con la rotta”.

Ma le forze armate sono lì per pagare stipendi e dare appalti.

E una bella emergenza è perfetta per diversi motivi:

Stipendi: Quando le navi sono in mare, agli equipaggi arriva l’indennità di navigazione, e tutti gli stipendi raddoppiano. Essere in mare per giorni sotto le coste italiane è una pacchia per chi si propone di pagare stipendi: si guadagna il doppio come se si fosse nel Pacifico, ma il week end si passa a casa.
Appalti : una nave in mare consuma. Oltretutto, occorrono appalti particolari per i soccorsi, dalle coperte al materiale medico straordinario, sino ai biberon per i bambini , mascherine e tutto quanto. Una manna per l’ombroso universo degli appalti ai militari.
Emergenza: quando si è in emergenza, tutti i prezzi sono buoni e non c’è bisogno di gare. Gli ufficiali e i comandanti hanno mano libera sul budget di bordo, i cambusieri comprano cibo “ove trovano al meglio”, praticamente senza controllo, e così via. E questo anche perché le riserve “vanno mantenute per tempi peggiori”.
Sebbene si pretenda di non poter pianificare una condizione nota DA ANNI (quanto tempo fa è collassata la Libia?) attrezzandosi in anticipo con dei regolari appalti, si pretende che questa sia una improvvisa emergenza, totalmente imprevista: e dopo due anni di sbarchi selvaggi si scopre che per armare i droni (ma chi ve lo ha chiesto, poi?) occorrono sei mesi. Ma sono passati ben più di sei mesi da quando è stato chiaro che ci sarebbe stata un’ondata migratoria clandestina.

Il discorso dell’emergenza vale anche una volta a terra. Sebbene sia facilmente prevedibile che gli sbarchi continueranno per tutta l’estate, pensate che qualche comune abbia lanciato una regolare gara d’appalto per mettersi avanti con l’accoglienza? Tranquilli, non ci hanno pensato.

Quando arriveranno i profughi, e verranno ridistruibuiti, potete stare tranquilli che i sindaci verranno “colti di sorpresa” da una situazione che dura da due anni. E andranno, in regime di emergenza, a comprare quel che serve: senza gare regolari, in regime di emergenza, e dunque in regime di corruzione e familismo.

La ragione per la quale NON arriverà una soluzione dalle forze armate è che mare nostrum è la pacchia di forze armate nate per pagare stipendi. Poco rischio, soldi come se si combattesse, acquisti "confusi"

E per la stessa ragione NON arriverà MAI una soluzione dalla politica: con il regime di “emergenza” per questa “imprevedibile” ondata migratoria, si stanno facendo i soliti acquisti in regime di emergenza improvvisa, e quindi tra qualche anno saprete, dalla magistratura, come siano stati spesi quei soldi.

Ma dopo aver fatto contenti gli stipendiati delle forze armate e aver fatto contenti i sindaci , insieme alle “onlus” nominate senza gare e senza controlli sui “rimborsi spese” , i miranti hanno un piccolo problema: non si disintegrano. Rimangono lì.

E allora ecco che “deve farsene carico l’ Europa”, facendo credere alla popolazione italiana di aver assorbito chissà cosa, quando la Svezia, nazione con pochi milioni di abitanti, ne ha assorbiti ben di più.

Quando la stessa situazione avveniva con l’ Albania, il discorso era diverso per ragioni logistiche, siccome le navi erano altrove impegnate, e allora si scoprì che pattugliare le coste albanesi si poteva, che si potevano mandare San Marco e Teseo Tesei a far saltare le barche e le banchine durante la notte, e che si potevano anche affondare i barchini degli scafisti in fuga dopo aver scaricato la gente, dicendo di aver sparato “senza successo”: nessuno li andava a cercare in acqua.

Perché non si può fare con la Libia? Perché conviene molto di più il regime attuale: stipendi raddoppiati, acquisti a regime di emergenza, appalti senza gara , “onlus” scelte a caso, poco tempo per controllare i “rimborsi spese” dei “volontari”.

Tutto qui. Continueranno a tirare gente in Italia, accampando scuse ridicole (ma non sempre false, come la storia dei droni), e quando sarà un problema politico si metteranno a strillare “l’ Europa non fa niente”.

Ridicoli, miserabili ciarlatani. Spesso in divisa.

U.F.

La Nostra Ignoranza, rimane la Loro più GRANDE Forza,............................:-x :wall::wall:
 

mototopo

Forumer storico
oh nn so duca di dove sei ,, ma lo dico in dialetto...ma cagh gvegna' un cancher a tot' quant'
 
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mototopo

Forumer storico
by Avv. Marco Mori
La confessione di un aguzzino




Purtroppo sono costretto a tornare a parlare di Padoan, l’impresentabile ministro dell’economia italiano. Ricordiamo i suoi precedenti che avevo già scritto in un altro articolo che qui riporto nuovamente.
Padoan e’ stato direttore esecutivo per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale dal 2001 al 2005 con responsabilità su Grecia e Portogallo dove, come abbiamo purtroppo visto, ha fatto davvero un ottimo lavoro: fame e disperazione la fanno da padrone in entrambe le nazioni. Ma il vero fiore all’occhiello della sua attività e’ certamente quanto compiuto in Argentina dove le politiche ultraliberiste che impose per conto del FMI portarono il paese alla bancarotta. Ovviamente non furono fatti casuali, Padoan sapeva ciò che faceva e non a caso ha invocato, anche per l’Italia, cessioni della sovranità nazionale anche di recente.
Addirittura il premio nobel per l’economia, Paul Krugman parla così di lui: “Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all’Ocse”. Incarico appunto ricoperto da Padoan dopo il suo trionfale passaggio al FMI.
A tutto questo si aggiunge la sconcertante confessione di ieri, eccovela testuale, come citata anche dal Sole 24 ore per chi se la fosse persa: “Una Grexit è un’ipotesi molto lontana che dimostrerebbe che l’euro non è irreversibile”
Dunque Padoan non si preoccupa delle conseguenze per i popoli ma si preoccupa unicamente di una cosa ben diversa, il Grexit potrebbe minare il loro progetto, potrebbe dimostrare (e dimostrerebbe certamente) che un paese che esce dalla gabbia della moneta unica uscirebbe, contemporaneamente, anche dalla crisi. Ciò potrebbe causare, grazie al conseguente risveglio delle menti dei popoli, la fine delle politiche volte a smantellare sovranità ed indipendenza nazionale dei paesi UE e tutto questo, il solerte Padoan, non vuole permetterlo.
Con la Grecia è in corso una partita a scacchi e Tsipras gioca sulla più grande debolezza dell’Euro, ovvero la piena consapevolezza dei suoi fautori che fuori dalla moneta unica i paesi tornerebbero a prosperare. E se accadesse oggi, prima che il disegno di smantellamento delle identità nazionali si compia, l’intero progetto della finanza, per la cancellazione di democrazia e diritti nel vecchio continente, potrebbe saltare.
Ecco dunque spiegata la paura di Padoan ed il perché Grexit è un vero incubo. Sono riusciti in passato a tacere delle vicende islandesi, a raccontarci che l’Argentina sta peggio di prima (benché tutti i dati macroeconomici siano migliori rispetto alla fase in cui il paese seguiva i dettami ultra liberisti di Padon), ma come farebbero a nasconderci la ripresa in un paese così vicino e legato all’Italia?
Forza Grecia, lascia questa gabbia di matti e guidaci verso la libertà.

http://scenarieconomici.it/la-confessione-di-un-aguzzino/#
 

mototopo

Forumer storico
Antonio Maria Rinaldi
L’EURO NON E’ UNA MONETA MA SOLO UN ACCORDO DI CAMBI FISSI! (di Antonio M. Rinaldi)




E’ ormai luogo comune ritenere che l’EURO sia una valuta a tutti gli effetti come lo possa essere il dollaro statunitense, la sterlina inglese o lo yen giapponese, e la possibilità di poterlo utilizzare materialmente perché ce lo ritroviamo in tasca, supporta ancora di più questo errato convincimento.
L’ECU (Unità di Conto Europea), ad esempio, nonostante fosse essenzialmente il nome adottato dall’euro prima della determinazione dei cambi irrevocabili del 1999, era solamente una valuta “virtuale”, cioè unicamente negoziabile in transazioni finanziarie e accreditabile esclusivamente con metodi contabili. Chi non ricorda la possibilità di poter acquistare titoli emessi in quella valuta e, ahimè, anche contrarre mutui nella metà degli anni novanta?
L’ECU nacque infatti dalla creazione di un paniere di tutte le valute europee partecipanti al progetto dell’aggregazione monetaria e il suo andamento sui mercati era determinato autonomamente, ma in ogni caso comunque condizionato dalle oscillazioni delle valute che lo componevano, equivalente a una sorta di Fondo chiuso quotato sui mercati regolamentati le cui oscillazioni vengono influenzate anche dall’andamento dei titoli che ne fanno parte.
Nel momento nel quale vennero determinati i famosi rapporti di cambio irrevocabili nella riunione dell’ECOFIN del 30 dicembre del 1998 fra le valute ammesse all’euro, cessarono le oscillazioni fra le valute nazionali, tranne naturalmente la sterlina inglese e la corona danese che si chiamarono fuori esercitando la famosa opzione dell’opting-out.
Vale la pena ricordare che i tedeschi imposero il cambiamento del nome ECU in EURO, non tanto per una vaga pronuncia francesizzante che avrebbe “irritato” il fiero popolo tedesco che stava diventando “orfano” del loro amatissimo Marco, simbolo del riscatto dopo due guerre perse malamente, ma per una assonanza non felice che si sarebbe creata con la loro lingua, in quanto la pronuncia “ein ecu” (un ecu), sarebbe stata troppo assimilabile a “una vacca”!
In compenso noi non siamo neanche riusciti ad imporre le banconote da 1 e 2 euro che avrebbero almeno in parte mitigato la nostra atavica propensione ad attribuire alla cartamoneta un valore visivo superiore alle monete metalliche, relegate invece da sempre al concetto di “spicci”.
In ogni modo il primo gennaio del 1999, ci siamo ritrovati come moneta sempre le lire, ma con ormai il tasso di cambio fisso fra le altre valute europee a valori di concambio prestabiliti e non più modificabili nel tempo.
Questo status è durato per tre anni, cioè fino al primo gennaio del 2002, quando furono materialmente immesse in circolazione le banconote e le monete dell’euro, terminando il periodo di convivenza delle varie monete, de facto comunque divenute già euro, per la fissazione dei concambi a valori fissi e irrevocabili nel tempo.
Teoricamente ciascun paese avrebbe potuto continuare a usare le proprie banconote, ormai legate fra di loro da rapporti di cambi fissi irrevocabili, ma gli accordi prevedevano anche la loro sostituzione fisica con una moneta materiale comune che evitasse la tentazione del ritorno alla fluttuazione che qualche paese avrebbe potuto invocare successivamente… Praticamente una evoluzione dell’accordo SME ma “blindato”, cioè senza possibilità di modificare i rapporti di cambio ne tanto meno eventuali bande di oscillazioni e soprattutto “sine die” con l’aggiunta (poi rivelatasi essere il vero cappio al collo!) di rinunciare alla determinazione delle rispettive politiche economiche ad esclusivo appannaggio della UE. Per chi non l’avesse ancora capito (chi ci sgoverna ormai l’ha capito!) siamo esattamente nella stessa situazione in cui si trovò l’Argentina quando agganciò il suo peso al cambio fisso con il dollaro, con l’aggravante che ora noi non possiamo svincolarci e che dobbiamo eseguire fedelmente politiche di bilancio e fiscali scritte a Bruxelles e Francoforte (previo visto di Berlino).
A supporto della tesi dell’euro sia una valuta sui generis, derivante cioè dall’evoluzione dei precedenti accordi di cambi, vi è la considerazione che continuano a esserci ancora diversi livelli di tassi, uno per ciascuna precedente valuta, inconcepibile e incompatibile con una vera e effettiva moneta. Lo stesso meccanismo del QE concepito dalla BCE come ultimo tentativo di stimolo monetario per far uscire gran parte del Continente europeo dalla deflazione, ha ribadito che gli Stati eurodotati ancora devono fare la loro parte come se fossero ancora con le proprie valute visto che le rispettive Banche Centrali sono chiamate ad assumersi gli eventuali rischi nella misura dell’80%. Ma allora che moneta comune è? Part-time?
Infatti che senso ha avere la stessa formale divisa se poi si accetta di farla convivere con tassi d’interesse così ampiamente diversi che diversificano e catalogano ogni paese membro, facendo coesistere nei fatti nella stessa aggregazione un euro di serie A, detenuto dalla Germania, e tanti euro di serie B o di serie C in relazione al tasso d’interesse espresso da ciascun paese? Un modo per affermare che in questa area valutaria anomala, non certo ottimale, la valuta non si conta ma si pesa!
Del pari francamente non si capisce come si possa aver dato sufficientemente credito a quei report redatti da blasonate società internazionali di consulenza, sostenute anche da Istituzioni nazionali http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-05/bankitalia-spread-corretto-063547.shtml?uuid=AbFj9bYG , che sostenevano convinti che il corretto differenziale fra gli omologhi titoli decennali pubblici italiani e tedeschi sarebbe dovuto essere di 200 punti base, certificando palesemente che l’euro non è realmente una vera moneta a tutti gli effetti, perché altrimenti il suo corretto differenziale sarebbe dovuto essere tendenzialmente pari allo zero!
E’ in questione uno dei punti cruciali di distorsione che non è stato sufficientemente chiarito all’opinione pubblica dalla maggior parte dei nostri “bravi” politici e tecnici che non l’avevano a monte percepito perfettamente neanche loro. E’ evidente che il citato differenziale esiste e continuerà sempre ad esistere, perché i fondamentali macro delle economie sottostanti rimangono comunque diverse e non supportate da nessuna unione politica e fiscale.
Anzi questa pseudo moneta, che lascia la gestione dei debiti pubblici ai rispettivi paesi, essendo stati quest’ultimi privati di qualsiasi tipo di Sovranità monetaria, determinando che l’indebitamento sia contratto in valuta estera, sta sempre più assumendo un ruolo d’imporre metodi di governo estraniando i rispettivi Parlamenti da qualsiasi potere decisionale.
Se aggiungiamo poi che la governance di questa moneta è affidata alla Troika che si avvale di personaggi non eletti, il modello di democrazia che ne scaturisce è più assimilabile a quello praticato nel Medioevo che a quello auspicabile per il XXI secolo.
Insomma tutto l’impianto su cui si fonda l’euro si è dunque rivelato essere un accordo di cambi fissi mascherato, il cui accesso e permanenza è subordinato al rispetto nel tempo di parametri di convergenza che via via sono divenuti più stringenti essendo supportati sempre più da regole dettate pressantemente e in modo arrogante dalla Germania nell’esclusivo perseguimento dei propri interessi con l’introduzione di meccanismi automatici sempre più vincolanti.
In parole semplici, quando furono fissati i valori di concambio irrevocabili fra le valute dei paesi aderenti alla fase finale dell’unione monetaria, noi non abbiamo fatto altro che vincolarci a rapporti fissi di cambio e non più fluttuanti senza la possibilità di poter perseguire in modo autonomo la nostra politica monetaria scaturita dalla nostra politica economica tarata per la nostra economia.
Quel 1936,27 significava infatti che il marco per sempre e irrevocabilmente si sarebbe rapportato con noi a 989,999 lire, essendo il loro concambio con l’euro a 1,95583 per un marco (989,999 x 1,985583 = 1936,27) senza possibilità di intraprendere autonome politiche economiche.
Perciò l’Italia è morta!
Grazie Amato, Prodi, Ciampi e a tutti quei “furbi” che ancora battono le mani strillando “lo vuole l’Europa”!
Antonio Maria Rinaldi

http://scenarieconomici.it/leuro-no...accordo-di-cambi-fissi-di-antonio-m-rinaldi/#
 

mototopo

Forumer storico
Abbiamo vissuto sotto le nostre possibilità! La crisi economica è semplicemente una truffa
Categorie: Contabilità pubblica, In Evidenza
di Marco Mori



[URL="http://www.studiolegalemarcomori.it/abbiamo-vissuto-nostre-possibilita-crisi-economica-spiegata-facile-semplicemente-truffa/#"]73[/URL]

Il campanaccio della propaganda mediatica continua a suonare e lo fa con forza inaudita, così accade che concetti semplicissimi diventano complessi quanto la fisica quantistica.
Ci continuano a dire che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità. Signori, questa è semplicemente una gigantesca …..zzata!
Cerchiamo di capire come facciamo a trovarci i soldi in tasca visto che qualcuno (le banche) vorrebbe farci credere che la creazione monetaria sia un fenomeno metafisico. Ogni singola moneta che rimane nelle nostre tasche accatonandosi nei risparmi è dovuta alla spesa pubblica italiana o estera. Anche le banche commerciali in verità creano moneta, ma ovviamente al prezzo di salati interessi. Ergo ogni prestito alza la base monetaria solo temporaneamente ma non consente per definizione la creazione di risparmio. Infatti il risparmio in questo caso, costituito dagli interessi sui prestiti, si accantona unicamente nelle casse delle banche e viene drenato dalla collettività. In ogni caso per ripagare gli interessi alle banche commerciali serve che qualcuno crei fisicamente questa moneta, gli interessi si ripagano solo con il deficit dello Stato oppure non si ripagheranno mai.
Esempio facile. Anno zero di una comunità che passa dal baratto alla moneta. Lo Stato mette in circolazione dieci monete e non applica alcuna tassazione. In un’economia chiusa a quanto ammonteranno i risparmi dei cittadini a fine anno? Alle dieci monete emesse ed immesse dallo Stato.
Dopo dieci anni con questa politica il risparmio privato sarà di 100 monete. Lo Stato avrà un debito sovrano di 100 monete. Che cos’è il debito sovrano? Il dato contabile che rappresenta la quantità di moneta immessa da una Nazione che, udite udite, non può che essere più alto man mano che l’economia si sviluppa e cresce.
Bene. Che succede se lo Stato, improvvisamente, comincia a tassare più di quanto spende? Che piano piano si riprende la moneta emessa e ci sottrae risparmi.
Sapete cosa succede in Italia dal 1992? Esattamente quanto annunciavo nell’esempio. Il paese (per i vincoli imposti dai Trattati UE) tassa più di quanto spende, ovvero è in avanzo primario. Ogni anno sottrae moneta dai nostri risparmi in spregio all’obbligo costituzionale di incoraggiare e tutelare il risparmio in ogni sua forma imposto dall’art. 47 Cost. Come in un corpo a cui viene sottratto sangue, un’economia a cui sottraete moneta, inizia a soffrire e poi muore.
Se uno Stato tassa più di quanto spende potrebbe comunque creare (in via ipotetica) risparmio in un’economia aperta attraverso le esportazioni. Per fare questo occorre, in primo luogo, che i prezzi della produzione siano competitivi (deflazione) e che gli altri paesi siano disposti ad aumentare la loro base monetaria in misura sufficiente da sostenere il nostro export. Insomma a livello globale, il modello non è diverso da quello di un’economia chiusa, per creare risparmio occorre che il saldo complessivo tra spesa e tassazione mondiale sia positivo in favore della spesa: “ovvero il mondo deve complessivamente spendere più di quanto si tassa”. Il solo limite reale del pianeta è quello delle risorse naturali e non la moneta.
Oggi ci siamo bevuti il cervello ed abbiamo codificato limiti virtuali che impongono che ogni anno lo Stato dreni moneta dall’economia reale. Una simile politica uccide il paese, non perché abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, ma esattamente per il contrario. L’assenza di moneta impedisce la piena occupazione e la produzione risulta sottodimensionata rispetto alle concrete capacità nazionali. Questo significa vivere sotto le capacità produttive di una nazione e non al di sopra. L’Italia è come una Ferrari obbligata a circolare in prima.
La crisi è pacificamente una truffa, un atto criminale. Ad un certo punto nella storia si è fatta passare l’idea che la politica monetaria dovesse essere ad appannaggio di banchieri privati che potevano sostituirsi agli Stati, creando moneta dal nulla al loro posto. In Italia ciò è avvenuto con il divorzio tra Banca d’Italia e tesoro del 1981. Da allora il debito non è più sovrano ed il suo rifinanziamento dipende dai mercati speculativi. Che pur ottenendo moneta dal nulla decidono a loro piacimento cosa comprare e quanto comprare, imponendo decisioni politiche agli Stati: ovvero le decantate riforme.
Cosa sono queste riforme? Facile! Nel nome del dogma che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, dobbiamo smantellare la democrazia costituzionale ed ogni diritto imposto.
Ecco che la truffa più semplice della storia non viene in alcun modo vista. Ovviamente chi crea denaro dal nulla ha anche comprato i media che quindi pompano la tesi anti Stato.
Attenzione, è vero che in un’economia globale, specialmente se si ha bisogno di prodotti stranieri, occore avere qualcosa da dare in cambio. Le fluttuazioni tra valute di paesi diversi dipendono anche da questo. La soluzione per mantenere alto il valore della propria moneta dipende da variabili economiche ma anche da variabili extraeconomiche. Come insegnano gli USA anche le corazzate mantengono alto il valore di una moneta, consentendone la creazione in quantità immense.
Non scomodando le forze armate, il metodo a disposizione di uno Stato per mantenere il valore della moneta è la leva fiscale. Ovvero se ho immesso troppa moneta ne dreno un po’ con il prelievo fiscale, con buona pace degli ignoranti che affermano che le tasse servono a pagare i servizi. Le tasse servono a fare politica monetaria, servono a mantenere alto il valore della moneta evitando spinte inflazionistiche.
Proprio in questo passaggio si è inserita la truffa posta in essere dal sistema bancario privato. Esiste infatti un metodo alternativo al prelievo fiscale per ridurre le spinte inflazionistiche. Ovvero il far pagare interessi sulla moneta emessa attraverso il tasso di sconto. Ovviamente tassare è assai impopolare per un Governo. Al contrario vendere le proprie obbligazioni a privati a tassi più alti, specialmente nel 1981, passava completamente inosservato.
Ecco la scelta più importante della storia. Non contengo le spinte inflazionistiche (peraltro create ad hoc con la falsa crisi petrolifera) aumentando le tasse, ma vendo le mie obbligazioni sui mercati, conferendogli anche il potere di creare moneta dal nulla al fine di non avere limiti nella domanda di titoli. Gli effetti sulle tasche degli italiani diventano indiretti e nessuno lo nota con la semplicità che sarebbe avvenuta aumentando la tassazione. Ecco come i politici sono caduti nella trappola del sistema bancario che , appena preso il controllo della moneta, ha immediatamente iniziato l’offensiva alle sovranità nazionali per arrivare ad espandere il proprio potere dall’economia alla società nel suo complesso.
La crisi nell’economia reale oggi c’è perché la finanza ci obbliga a vivere sotto le nostre possibilità di produzione per ripagare debiti virtuali inesistenti. La crisi è una truffa che qualsiasi PM minimamente consapevole dovrebbe rilevare domani.
Molto più complesso il rilievo di artifici e raggiri nel comportamento di una Vanna Marchi qualunque rispetto a notarlo in quello che fanno le banche oggi.
Pochi vecchi rimbambiti controllano i nostri destini sull base della carta igienica di cui si sono attribuiti la proprietà all’atto dell’emissione.
Questo tacito accordo tra banchieri e politici è la corruzione che dobbiamo spazzare via per salvare paese e mondo, sovranità è la parola chiave nel rispetto della Costituzione (artt. 1-11).
Ricordiamo alle Procure quindi di applicare l’art. 246 c.p.: “Il cittadino, che, anche indirettamente, riceve o si fa promettere dallo straniero, per sé o per altri, denaro o qualsiasi utilità, o soltanto ne accetta la promessa, al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa (omissis…)”.
Sveglia gente! La finanza è un gigante dai piedi d’argilla. Se siamo uniti è finita per loro. Il loro dominio passa solo per la nostra ignoranza.


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mototopo

Forumer storico
Perché, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’i...nadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?

Ecco, step dopo step, quello che è accaduto in Islanda:
http://frontediliberazionedaibanchieri.it/…/censura-perche-…

Altro...
 

mototopo

Forumer storico
LO STATO ITALIANO SCOMMETTE IN DERIVATI E PERDE 42,6 MILIARDI di Leonardo Mazzei




[ 26 aprile ]

INCHIESTA

Solo negli ultimi 4 anni il debito pubblico italiano è salito di 16,95 miliardi di euro per le scommesse perse sui contratti derivati compiute dal Ministero dell'Economia nelle bische del capitalismo-casinò.
C'è di peggio: le perdite future sono ad oggi calcolate in 42,06 miliardi (fonte: il Sole 24 Ore). Perché queste scommesse? Perché queste perdite? Chi sono gli scommettitori? Qual è il volto dei biscazzieri?
Immaginate quanti posti di lavoro si sarebbero potuti costruire con 42,6 miliardi, e quanti tagli alla spesa sociale e sacrifici dei cittadini evitare!

Spesso si parla dello Stato biscazziere, colui che gestisce il gioco d'azzardo nazionale traendone benefici economici non piccoli. Ma c'è anche un altro Stato, quello che nella bisca ci va come un giocatore qualunque per farsi spennare dal biscazziere di turno. In questo caso la bisca è quella globale del capitalismo-casinò, mentre il biscazziere è normalmente un signore ben vestito che rappresenta gli interessi di qualche grande banca d'affari, solitamente americana.

In queste bische non si va per giocarsi qualche spicciolo, ma per concludere affari miliardari, con la firma di contratti derivati. Ora, cos'è un derivato? Come dice la parola, il derivato è un prodotto finanziario il cui prezzo deriva dal valore di qualcos'altro, il cosiddetto "sottostante". La sottoscrizione di un derivato altro non è che l'accettazione di una scommessa sull'andamento di quest'ultimo.

Il sottostante può essere il prezzo di una materia prima, un tasso di interesse, un indice azionario, valutario od obbligazionario, ma può essere anche un mix di tutto ciò. L'importante è capire che il derivato è una scommessa. Ora, anche lo scommettitore che va alla Snai sa che ci sono scommesse che possono "coprire" altre scommesse fatte dallo stesso soggetto, ma evidentemente ritenute troppo rischiose. Ecco perché il derivato ci viene anche presentato (specie dai non certo disinteressati "addetti ai lavori") come un'assicurazione su altri rischi facenti capo al soggetto in questione.

Questo in generale. Ma c'è una notizia clamorosa che ci chiede di entrare nel particolare. Lo scoop è del Sole 24 Ore dell'altro ieri 24 aprile [Claudio Gatti. Il debito-monstre e la vera storia dei derivati italiani ] e la portata delle perdite per lo Stato italiano è enorme.

Che lo Stato avesse sottoscritto dei derivati già si sapeva. E si sapeva anche delle perdite. Era noto, ad esempio, che nel gennaio 2012, cercando di non dare troppo nell'occhio, il MEF (Ministero Economia e Finanza) aveva dovuto versare a Morgan Stanley la cifretta di 3,1 miliardi di euro.

Quel che non era noto, e che l'inchiesta del Sole porta alla luce, è il totale delle perdite che si annunciano, quantificabile ad oggi in 42,06 miliardi di euro. Questo per il futuro secondo l'articolo di Gatti, ma ieri [25 aprile] il quotidiano di Confindustria torna sull'argomento con un pezzo di Morya Longo [ Derivati, per il Tesoro conto da 16,9 miliardi in 4 anni ]che ci dice che le perdite reali già subite nel quadriennio 2011-2014 ammontano a 16,9 miliardi, e che «se non avessimo avuto i derivati nel 2014 il debito pubblico sarebbe stato di 5,5 miliardi più basso».

Capito che capolavoro? Per la cronaca 16,9 miliardi sono più di 10 volte (dieci) lo sbandierato "tesoretto" che l'imbroglione di Firenze si prepara a giocarsi in qualche modo in campagna elettorale. Mentre, giusto per fare un esempio, con i 42 miliardi che verranno persi si finanzierebbero per 6 anni (sei) tutte le forme di cassa integrazione.

Se l'entità della cosa sta tutta in questi numeri, cerchiamo ora di rispondere ad alcune domande. Perché queste scommesse? Perché queste perdite? Chi sono gli scommettitori? Qual è il volto dei biscazzieri?

Perché queste scommesse? Il mercato dei derivati dopo la deregolamentazione del 200

Naturalmente al MEF non si parla di scommesse, ma di "assicurazioni". La sostanza però non cambia. Su cosa ha scommesso il governo italiano (in realtà diversi governi italiani, anche se le date esatte di sottoscrizione sono segrete)? Essi avevano scommesso sul fatto che i tassi di interesse dei titoli del debito pubblico sarebbero aumentati. O, se preferite, si erano assicurati rispetto al verificarsi di tale evenienza. Da quel che emerge dall'inchiesta del Sole il grosso di queste operazioni sarebbe stato realizzato alla fine degli anni '90, cioè al momento dell'ingresso nell'euro.

La cosa è piuttosto paradossale, dato che in quel momento tutti prevedevano quel che è effettivamente avvenuto in seguito, e cioè un calo dei tassi. Poi, ma dieci anni dopo, è scoppiata la crisi del debito, ma certo questa non era allora prevedibile. Comunque, nonostante i picchi dei tassi raggiunti nel 2011-2012, la scommessa rimane largamente in perdita.

Ora, i casi sono due: o coloro che hanno sottoscritto i derivati erano i primi a non credere nella bontà dell'euro - e già questo sarebbe un fatto interessante, qualora avessero la gentilezza di confessarlo -, oppure si tratta di un caso piuttosto plateale di "intelligenza col nemico". Il quale, è bene ricordarlo, quelle improvvide scommesse italiane le ha vinte alla grande. Perché la perdita delle decine di miliardi da parte dello Stato, corrisponde ovviamente ad un uguale guadagno dei pescecani della finanza internazionale.


Perché queste perdite?

Abbiamo detto che le perdite sono la conseguenza del calo dei tassi di interesse. Ma in realtà esiste anche un altro motivo. Per ragioni piuttosto oscure, il governo italiano ha ceduto alle controparti - per quel che se ne sa le solite banche d'affari americane - diverse swaption, cioè opzioni di chiusura anticipata del derivato. In questo modo - il Sole cita in particolare il caso di tre derivati sottoscritti con Morgan Stanley - la banca americana ha acquistato il diritto di entrare in swap (cambio) ben prima della scadenza prevista, assicurandosi un lasso temporale lunghissimo (si parla addirittura di decenni) in cui scegliere il momento più vantaggioso per chiudere a proprio favore il contratto. Un po' come se uno scommettitore sul campionato di calcio avesse la possibilità di chiudere la scommessa non appena la squadra su cui ha puntato venisse a trovarsi, magari per una sola giornata, in testa alla classifica.

Perché una mossa così sconsiderata? Gatti ipotizza che i tecnici del ministero dell'economia lo abbiano fatto per realizzare un'entrata immediata (la swaption ha naturalmente un prezzo), a fronte di una probabile perdita comunque diluita nel tempo. Ma il fatto è che le cifre incassate sono nell'ordine di poche centinaia di milioni, mentre le perdite si misurano in diverse decine di miliardi di euro.

Dunque, è assai probabile che ci sia dell'altro. Non solo non si può escludere l'ipotesi della corruzione, ma esiste anche la possibilità che con questi contratti si sia voluto favorire dei soggetti economici ben precisi, magari anche in base a pressioni politiche d'oltreoceano.

L'articolista sottolinea poi un altro aspetto: cosa c'entra la vendita delle swaption con i concetti di "copertura" ed "assicurazione"? Ovviamente nulla, anzi egli dice: «Per lo Stato vendere una swaption significa infatti far cassa acquisendo rischi potenzialmente illimitati, l'esatto contrario della copertura».


Chi sono gli scommettitori?

Di fronte ad una voragine nei conti pubblici come questa, ci si aspetterebbe almeno di sapere chi sono i responsabili di un simile disastro, chi è che può decidere di scommesse arrischiate che valgono più di un'intera Legge Finanziaria. Ma, ovviamente, nulla di tutto ciò è all'orizzonte. La responsabilità politica, a volte chiamata in causa anche per questioni davvero piccole, in questo caso sembra non esistere. Nell'omertà assoluta del governo e del ministero interessato, si lascia comunque intendere che la scelta di ricorrere ai derivati sarebbe stata presa soltanto a livello "tecnico" e non politico. Che qualcuno possa davvero credere ad una simile panzana è un altro discorso, ma questa è la tesi ufficiale.

Sta di fatto che, nel febbraio scorso, è stata Maria Cannata (responsabile della gestione del debito presso il MEF) a riferire sulla questione alla Camera dei deputati. Cannata, e non Padoan o Renzi come sembrerebbe naturale a qualsiasi cittadino, altro non fosse che per l'ingente mole di derivati posseduti dal Tesoro, quantificata dalla Cannata stessa in 163 miliardi di euro.

Ecco cosa ha scritto in proposito Claudio Gatti:
«Il MEF ci ha spiegato che i gestori del debito pubblico rispondono "al direttore generale o al ministro". Da quando si è firmato l'accordo-quadro con Morgan Stanley a oggi in quei posti si sono succeduti nomi eccellenti - Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli, Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Giulio Tremonti, Tommaso Padoa Schioppa - ma non risulta che nessuno di loro si sia mai fatto carico delle scelte tecniche fatte nella gestione del debito. Risultato: quei 42 miliardi di potenziali perdite non hanno un singolo responsabile politico».
E poi si ha il coraggio di parlare di trasparenza... E di democrazia...

In ogni caso, al di là dei nomi, quel che appare grave e significativo è che la perdita della sovranità monetaria costringe di fatto gli Stati alle più spericolate manovre di ingegneria finanziaria. Di più: li costringe a prostrarsi e a mettersi nelle mani dei pescecani della finanza mondiale.


Qual è il volto dei biscazzieri?

Ma chi sono costoro? Su questo punto il Sole fa soltanto il nome di Morgan Stanley, e di certo non verranno dal MEF notizie utili a riguardo. Quel che sappiamo è chi forma, oltre alla banca già citata, il quintetto di testa dei maggiori speculatori sui derivati. Si tratta di JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Bank of America.

Se Gatti non fa nomi, la chiusura del suo articolo ci fornisce però un'interessante descrizione dei soggetti fisici impegnati nelle trattative con lo Stato. E lo fa iniziando con la citazione di un avvocato - Roberto Ulissi - già responsabile della Direzione IV del Tesoro:
«Ma le risorse erano limitate e quando ci si presentava a negoziare in due o tre, dall'altra parte del tavolo si trovavano dieci banchieri assistiti da altrettanti studi legali. E noi eravamo sempre gli stessi a trattare dalla mattina alla notte inoltrata, mentre loro si alternavano mettendo sempre in campo forze fresche". Inutile dire quanto significativo fosse lo squilibrio nei compensi di chi sedeva attorno al tavolo delle trattative. Da una parte banchieri con bonus che aumentavano a suon di milioni per ogni punto di margine di profitto aggiuntivo strappato, dall'altra funzionari dello stato con stipendi fissi e calmierati».
Insomma, al netto del piagnisteo sui "poveri" dirigenti ministeriali, il quadro è chiaro: da un parte c'è il biscazziere, colui che conduce il gioco, con la quasi assoluta certezza di fare il colpo grosso, dall'altro una politica dello stato demandata a funzionari nel migliore dei casi demotivati, nel peggiore complici e/o corrotti. Il denaro (M1-Power money) è un'infima parte della moneta circolante nel mondo

Conclusioni

In conclusione questa vicenda ci conferma tre cose.

In primo luogo essa ci parla delle catastrofiche conseguenze della perdita della sovranità monetaria. Uno Stato con moneta sovrana, e dotato di una Banca centrale con compiti di acquirente di ultima istanza dei titoli del debito, fissa lui stesso i tassi di interesse. Altro che scommetterci sopra!

In secondo luogo, ne esce confermata l'insostenibilità di un debito troppo elevato, tanto più se soggetto alle tremende pressioni dei mercati finanziari. Certo, è chiaro come nello specifico i gestori del debito abbiano operato in maniera improvvida e dilettantesca, se non addirittura losca ed asservita ad interessi ben diversi di quelli dello Stato. E, tuttavia, anche questa vicenda ci dimostra la necessità di uscire dalla schiavitù del debito, non solo riconquistando la sovranità monetaria, ma anche cancellandone una parte cospicua, ad iniziare da quella detenuta da banche, fondi di investimento ed assicurazioni estere. Costoro ci hanno già guadagnato fin troppo, e non sarà mai troppo presto quando si porrà fine alla loro speculazione.

In terzo luogo risulta ben chiara la seguente equazione: mancanza di sovranità + schiavitù del debito = morte della democrazia. E' questa l'equazione degli ultimi anni della storia nazionale, è questa la fotografia del renzismo. E' questo l'orrido futuro
 

mototopo

Forumer storico
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La banca d’Italia può stampare moneta ed annullare il debito pubblico.

Posted on 27 aprile 2015 by Domenico Proietti
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http://www.investireoggi.it//it.pin...mpare+moneta+ed+annullare+il+debito+pubblico.

- Stefano Di Francesco –
Le dichiarazioni del Governatore Visco , improntate al solito, nella direzione della falsità più totale , ci descrivono una situazione economica in via di miglioramento che ovviamente non corrisponde alla realtà: Bankitalia infatti, ha alzato le stime sul Pil dell’Italia grazie al quantitative easing. ”Le ulteriori variazioni dei tassi di cambio derivanti dalle nuove misure(QE) potranno portare a una più elevata crescita…l’intrusione della corruzione e della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale rimane su livelli intollerabili”.
Visco fa il suo lavoro e lo fa bene; produce nelle sue analisi una cortina di fumo impenetrabile che nasconde ai più, il funzionamento del sistema finanziario attuale distraendo l’opinione pubblica, imputando a corruzione, mancanza di riforme strutturali, evasione ed eccessiva spesa pubblica , le ragioni di questa depressione economica. Sulla base dei dettagli con cui dal mese di Marzo 2015 è iniziato il QE della BCE, pare evidente come, attribuendo a ciascuna Banca Centrale, la responsabilità dell’acquisto dei titoli di stato per l’80% del totale, sia così rimessa alle singole banche nazionali la facoltà di creare la moneta per realizzare gli acquisti sul mercato finanziario.
Detto in altri termini, le banche centrali nazionali creeranno la moneta necessaria per finanziare il QE. Nel caso italiano, la Banca d’Italia creerà le riserve di cui necessiterà al momento, digitando una cifra sul lato del passivo del suo bilancio per totali 147 mld con la dicitura “Riserve”, mentre nell’attivo, digiterà la stessa cifra 147 mld con la dicitura “BTP”.Fatto il QE. Digitare con la tastiera numeri non costa niente ed è l’equivalente elettronico e moderno dello “stampare” moneta.
Pensare che la Troika, per provare a ridurre il debito pubblico (quindi già dichiarando guerra al nemico sbagliato), ha imposto per anni politiche demenziali come l’Austerity e il pareggio di bilancio, che come unico risultato hanno amplificato gli effetti stessi della crisi, è qualcosa di abominevole, un crimine contro l’umanità ed i popoli che grida vendetta.

La vera notizia, la novità che dovrebbe scuotere l’Europa dalle fondamenta risiede nel fatto che le singole Banche Centrali Nazionali potranno, seppure per importi limitati e stabiliti dalla BCE, ricominciare a ricomprare i titoli di stato, eliminando di fatto, il debito pubblico. Per l’Italia questo non accadeva dal lontano 1981!! Insomma si torna, seppur per un limitato importo, ad una situazione precedente il divorzio tra Tesoro e Banca D’Italia . Il QE di Draghi è la dimostrazione che potremmo azzerare il debito pubblico senza dover asfissiare l’economia reale con una tassazione senza precedenti, senza fare Austerity, ma semplicemente scambiando moneta con debito, un operazione contabile che non ha costi.
La fanno sembrare una cosa complicata, ma non lo è affatto.
Attraverso il QE:
1) si procede oggi con uno “swap” di debito con moneta, riducendo di fatto il Debito Pubblico,
2) si potrebbero in futuro, realizzare maggiori deficit pubblici, senza aumentare il debito ma finanziati con emissione di moneta,
3) si dovrebbero utilizzare tali deficit , non per aumentare la spesa pubblica, ma per ridurre le tasse.
Schematizzando, l’eccesso di debito nell’economia può essere risolto solo con le seguenti politiche:
1 – Austerity (maggiori tasse e minori spese);(situazione attuale e demenziale)
2 – ristrutturazione del debito e default (come accadrà tra poco per la Grecia di Tsipras e poi anche all’Italia);
3 – repressione finanziaria, ovvero pagare tassi sul debito inferiori al tasso d’inflazione ( pratica in uso fino agli anni 80 ed il cui abbandono ha permesso la crescita esponenziale del debito pubblico).
Nel caso del debito pubblico però, c’è una quarta soluzione, discussa anche da Mike Woodford e Richard Werner: il Qantitative Easing, ovvero far ricomprare alla Banca Centrale i titoli di stato e poi tenerli nel suo bilancio per sempre. La Banca Centrale comprerà i titoli del debito sul mercato, con le “riserve” che creerà dal nulla, a costo zero e poi terrà i titoli comprati, girando le cedole al Tesoro fino alla scadenza, senza mai più rivenderli.
Proviamo a spiegare con un prospetto contabile ,come funziona il QE e perché attraverso questo, il debito pubblico potrebbe essere eliminato.
Cominciamo con il verificare cosa succede quando la Banca Centrale, mediante il QE, acquista titoli (BTP) ad esempio da una famiglia.
La situazione di partenza è la seguente:
lo Stato emette un BTP del valore di 100 per finanziarsi e poter spendere a favore della famiglia Rossi, la quale acquista il BTP emesso dal Governo. Lo Stato dunque ha un deficit pubblico di 100 e la famiglia Rossi ha un reddito che cresce di 100.

Ora la Banca Centrale decide mediante il QE, di acquistare i BTP dalla famiglia Rossi.
La famiglia Rossi venderà il BTP ed in cambio otterrà la somma di 100 che depositerà presso la Banca AAA, sul suo conto corrente. Per bilanciare l’aumento delle Passività della Banca AAA a causa del deposito di 100 della Famiglia Rossi, la Banca Centrale presta delle “riserve “ alla Banca AAA per l’importo di 100 (uguale al deposito al passivo). La situazione contabile si evolve come segue:

Cosa accadrà alla scadenza dei titoli (BTP) acquistati dalla Banca Centrale ?
NIENTE. Con il QE il debito comprato dalla Banca Centrale resterà nel suo bilancio ed alla scadenza verrà cancellato senza produrre alcun effetto sul resto del sistema che resterà in equilibrio.
Graficamente, a scadenza dei BTP, avremo la seguente situazione:

Il debito pubblico è scomparso ed il sistema resta perfettamente in equilibrio.
Questa è la soluzione di tutto il problema del debito pubblico. E’ una soluzione “contabile” perché, per chi non se ne fosse accorto, ad oggi il 95% del denaro moderno è contabilità nei bilanci della Banca Centrale o delle banche.
Continuare a predicare sacrifici ed austerità, taglio della spesa e dei servizi sociali, riforme strutturali e lotta all’evasione , è un crimine contro l’umanità di cui queste classi politiche corrotte e senza dignità dovranno un giorno, speriamo non troppo lontano, rispondere compiutamente
 

mototopo

Forumer storico
manca un passaggio sul signoraggio e sul bilancio eh....a dirla tutta pero e melo gia cosi' dai forse ma si dai amico caro......... quando mette nel att i btp e nel pass i soldi creati,,, c'e' un altro trucco
 

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