News, Dati, Eventi finanziari amico caro, te lo dico da amico, fatti li.... qui e' tutta malvivenza (1 Viewer)

mototopo

Forumer storico
aprile 24, 2015 posted by Marco Giannini
11 passi nell’inferno: l’intreccio Multinazionali – Immigrazione – Disoccupazione

11 passi nell’inferno.


1) Corrompere politici africani (e presto italiani) per pagare poco risorse e privatizzazioni = crolla benessere e sparisce di conseguenza il lavoro = gente che scappa in Europa. (Multinazionali USA)
http://www.itinerariosociopolitico.it/public/Riccardo-Moro-IPALMO.pdf
2) Vendere in Africa armi = Gente che scappa in Europa (sempre multinazionali) mettendo in crisi il Mediterraneo e favorendo la svalutazione dei lavoratori sud europei. Fine mercato Mediterraneo (e Russo con crisi ucraina) = Vittoria USA.
http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2014/02/25/news/armi_africa-79587597/
3) Distruggere il lavoro in Italia e sud Europa (“riforme” dell’ FMI) rendendolo a licenziamento automatico privo di tutele universali (Washington Consensus = come vogliono USA = FMI cioè multinazionali) cioè schiavismo. Assumerci immigrati.
https://it.finance.yahoo.com/notizie/giovannini-comunit%C3%A0-di-immigrati-opportunit%C3%A0-per-expo-2015-140139795.html + TG di oggi.
4) Risorse italiane emigrano (euro = area valutaria non ottimale) verso il centro Europa cioè lavoratori, energia e impresa. (Italia si impoverisce, viene privatizzata e diviene pressoché una colonia).
http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_economica_e_monetaria_dell%27Unione_europea
5) Stiglitz (nobel economia) dimostra in “Freefall” FMI = Multinazionali
http://it.wikipedia.org/wiki/Fondo_monetario_internazionale
6) Immigrato a 500 euro al mese nel suo paese è tantissimo e accetta. Lavoratore italiano costretto a questa competizione. (Guerra tra poveri, tra italiani disoccupati e precari e immigrati).
http://www.arcimilano.it/generale/no-al-ddl-sicurezza-presidio-davanti-alla-prefettura/
7) Eliminare nel sud Europa lo stato sociale riducendolo al minimo (sanità privatizzata, scuola privatizzata ecc) = Modello USA = Washington Consensus = FMI (FMI+BCE+Commissione UE = troika) = Riforme.
http://www.bankpedia.org/index.php/it/135-italian/w/23070-washington-consensus
http://it.wikipedia.org/wiki/Washington_consensus
8) Riformare istituzioni (Senato, assenza preferenze) rendendole non elettive di modo che cittadino non possa cambiare.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/07/28/riforme-giarrusso-m5s-di-nuovo-in-piazza-senato-elettivo-resta-priorita/290640/
9) Dividere popolo in destra e sinistra per imperare (comprare due soggetti è semplice per USA), egemonia culturale delle tv e via via colpire tutti ma uno alla volta seducendo quelli che non vengono momentaneamente colpiti. (Prima i lavoratori nel privato, poi i pensionati, poi la PA ecc)
http://www.cogitoergo.it/?p=5773
10) Far credere che lo scafista è lo schiavista quando lo schiavista è quello che sfrutta il lavoro dello schiavo, non tanto lo scafista ma chi abbatte il diritto del lavoro.
http://video.sky.it/news/politica/migranti_renzi_siamo_in_presenza_dei_nuovi_schiavisti/v239330.vid (Video col nuovo mantra renziano “scavista schiavista”)

11) Storicamente il popolo accetta le ricette anche più amare se gli si fa credere che evitano una catastrofe peggiore e se si parla di “fare in fretta”.
Confcommercio: «Fare in fretta le riforme per uscire dalla crisi» - Cronaca - il Tirreno
Alcune postille:
Stefano Fassina si è formato al FMI.
Gli USA indicano al centro sinistra di litigare sugli ammortizzatori (Fassina ne vuole di più, Renzi di meno) ma MAI dovranno puntare al vecchio target avverso al neoliberismo USA della piena occupazione o del reddito minimo garantito collegato al lavoro (il DDL del M5s è una piena occupazione mascherata). La disoccupazione (priva di qualsiasi sostegno) dovrà essere corposa per tenere le popolazioni ammutolite.
Io a Salvini dico questo: Ma davvero si crede che il problema si risolva solo con lo scafista? Due fatti:
a) Se non li accogliamo muoiono nel deserto o nei loro paesi per le guerre che le multinazionali occidentali foraggiano con le armi
b) Se li accogliamo in un paese come il nostro a licenziamenti automatici assumeranno sempre e solo loro (magari in nero) perchè meno costosi condannando noi italiani all’estinzione, al nostro genocidio.
c) Lo scafista va catturato, condannato e buttata via la chiave ma IL PROBLEMA SONO LE LOBBIES DELLE ARMI E DELLE MULTINAZIONALI CHE LA’ LI COSTRINGONO A FUGGIRE PROPRIO DA NOI e non dirlo (ALMENO QUANTO L’EQUAZIONE EURO = FINE ITALIA) è l’ennesima prova dell’estremismo atlantista di Lega e Le Pen. Il loro ingresso favorisce la distruzione del nostro modello di lavoro in senso neoliberista (e schiavista) contro i popoli europei.
d) Con 30 md l’anno la fame nel mondo sarebbe sconfitta.
Cina, Russia, Usa, Inghilterra, Francia e Germania con pochi md a testa (ma ci sono anche Canada, Australia, Italia, Spagna, Olanda, Lussemburgo ecc) limiterebbero enormemente il problema.
…e a Renzi, che come un mantra ripete “scafisti schiavisti”, dico che al tempo della tratta dei neri lo schiavista non era il pilota della nave ma i portoghesi e gli spagnoli che li facevano lavorare e morire.
LO SCHIAVISTA è CHI SFRUTTA ITALIANI E STRANIERI CON UN LAVORO PRECARIO, SOTTOPAGATO E MAGARI CON ALTRO (…).
In Italia con 400 euro non ci campi mentre gli stranieri sanno che nei loro paesi 400 euro possono servirti per molti mesi! QUINDI ACCETTANO e mandano là i soldi.
Matteino vorrebbe far credere che lo “schiavismo” è l’atto di dare loro un passaggio in Italia (Certo li picchiano, gli fregano un sacco di soldi ma questo è solo un aspetto del fenomeno) CHIEDETEVI IL PERCHE’!
ps: Il Fmi ha imposto ai paesi ex Urss, al sud est asiatico nel 1997/98, in Africa (Mobutu) e in eurozona le solite ricette ultraliberiste e mondialiste che hanno solo comportato genocidi, disuguaglianze estreme e accumulo di ricchezze in pochi eletti alle multinazionali collegate.

CORRUZIONEhttp://scenarieconomici.it/tag/disoccupazione/
 

mototopo

Forumer storico
Operation
<LI id=menu-item-11773 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11773">Difesa <LI id=menu-item-11772 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11772">Eurasia <LI id=menu-item-11770 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11770">Geopolitica <LI id=menu-item-11778 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11778">Giappone <LI id=menu-item-11769 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11769">Imperialismo <LI id=menu-item-11775 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11775">Storia <LI id=menu-item-11774 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11774">Tecnologia <LI id=menu-item-11777 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11777">Varie Putin riderà per ultimo delle sanzioni occidentali

aprile 24, 2015 Lascia un commento

Scott Belinski, Oilprice 2 aprile 2015 In ciò che può sembrare ulteriore “esempio di sfida alle sanzioni”, il 27 marzo la Cina annunciava che avrebbe finanziato il gigante petrolifero francese Total, con 15 miliardi dollari da investire nel progetto Jamal LNG nel nord della Siberia. Nonostante le dure sanzioni occidentali al socio di maggioranza di Jamal, la società gasifera russa Novatek, il progetto difficilmente ne sarà scalfito. Inoltre, Jamal guarda a un mondo in cui la Russia non dipende più dai finanziamenti occidentali. Il progetto da 27 miliardi di dollari nella penisola di Jamal, di proprietà di Novatek (60%), Total (20%) e CNPC (20%) si propone di attingere alle vaste riserve di gas nel nord ovest della Siberia, contenenti l’84% del gas della Russia, raddoppiando la quota della Russia nel mercato in rapida crescita del gas naturale liquefatto. La regione artica conterrebbe il 22% del petrolio e del gas ancora da scoprire del mondo, con la maggior parte del gas non sfruttato presente nel territorio della Russia. Attualmente, la capacità GNL della Russia ammonta a 10mtpa, ma il progetto Jamal LNG lo più che raddoppierà. Pronto ad iniziare le esportazioni nel 2017, il progetto Jamal LNG esporterà 16,5 milioni di tonnellate di GNL all’anno; pari a 6 mesi di consumo del gas della Francia. Infatti, prima della morte, l’ex-amministratore delegato di Total Christophe de Margerie ebbe un approccio “business as usual” con la Russia, nonostante le sanzioni, insistendo sul fatto che “dobbiamo fare questo progetto”. Tuttavia, l’annuncio del passo di Total verso la Cina per ulteriori finanziamenti per il piano Jamal mostra che l’approccio “business as usual” ha avuto un bel intoppo. Infatti, dopo anni d’interdipendenza occidentale-russa sui progetti energetici, il regime delle sanzioni sembra aver spinto Mosca decisamente verso l’Asia, in cerca di sostegno, finanziamenti e know-how tecnologico.
Dopo oltre 20 anni di contrattazioni sulle punte, Cina e Russia firmavano un accordo per forniture di gas alla Cina 20ennale e da 700 miliardi dollari di valore, pari al 17% del consumo annuo di Pechino. Ma questo era solo il primo passo. Durante il viaggio in India nel dicembre 2014, il Presidente Putin e il primo ministro indiano Narendra Modi firmavano una serie di accordi bilaterali, soprannominati Druzhba-Dosti, diretti a promuovere la cooperazione nella difesa e nell’energia. Inoltre, gli accordi vedranno India e Russia “esplorare lo sviluppo congiunto di tecnologie per la lavorazione delle terre rare nell’Artico russo“. Annunciando l’accordo, Putin ha scherzato orgoglioso dicendo che, “Rosneft e Gazprom, le nostre grandi aziende, insieme ai loro colleghi indiani, preparano progetti per lo sviluppo dell’artico russo e per l’espansione del gas liquefatto“. La mossa non sorprendeva gli osservatori del settore, dati l’obiettivo della Russia di salvaguardare i propri programmi artici, ma la sua importanza non va sottovalutata. Mosca completa il perno in Asia cercando sostegno, finanziamenti e know-how tecnologico. Tale spostamento verso i partner asiatici indica una tendenza preoccupante per le future opportunità d’investimento delle società occidentali, che hanno le mani legate dalle sanzioni. Infatti, nel settembre 2014, Rosneft e ExxonMobil scoprivano vaste riserve di gas naturale e petrolio nel Mare di Kara, in Russia, ma a causa delle sanzioni imposte pochi giorni dopo, Exxon era costretta ad abbandonare il progetto da 700 milioni di dollari ritirandosi dall’Artico. Quindi, la Russia era costretta a volgersi a una partnership alternativa con i Paesi dell’Asia per avere le competenze tecniche necessarie a sviluppare i lucrosi pozzi artici. Dei 61 grandi giacimenti di petrolio e gas scoperti nel Circolo Polare Artico di Russia, Alaska, Canada e Norvegia, 42 sono situati in territorio russo. Mentre le sanzioni hanno seriamente intaccato l’economia russa e hanno colpito il rublo, hanno anche colpito il mercato delle società occidentali, le loro iniziative con compagnie russe e l’accesso a queste vaste riserve.
Nonostante siano esclusi finanziamenti e tecnologia occidentali, gli analisti esprimono ottimismo su Jamal, dato che il numero di persone che lavorano al progetto aumenterà da 6000 a 15000 alla fine dell’anno. “Essendovi stato, ho capito che il progetto diverrà realtà“, twittava l’analista petrolifero di UBS Maksim Moshkov. Se la situazione permane, s’invierà il messaggio preoccupante, per l’occidente, che l’industria energetica russa si riprenderà nel medio termine dalle sanzioni occidentali. La mossa della Cina su Jamal LNG e la partnership ritrovata della Russia con l’India sono passaggi chiave del piano di Mosca per minare le sanzioni occidentali. Ciò che è chiaro è che le potenze emergenti partner della Russia sono più che disposte a colmare il vuoto aperto dalla fuga degli investitori occidentali. Da parte loro, gli Stati Uniti, che recentemente hanno indicato di voler mantenere le sanzioni finché la Crimea non torna all’Ucraina, rischiano di seguire obiettivi politici che indebolirebbero la propria economica, e in particolare la futura crescita della propria industria energetica. Mentre sanzioni economiche hanno avvicinato la Russia ai suoi partner asiatici più che mai, De Margerie era sempre pronto a sottolineare l’ovvio: “Possiamo vivere senza gas russo in Europa? La risposta è no. Ci sono ragioni per viverci senza? Penso che… sia sempre no“. Mentre gli Stati membri dell’UE e il governo degli Stati Uniti cercano d’influenzare Putin sul suo corso attuale in Ucraina, dovrebbero anche pensare alle conseguenze indesiderate a lungo termine che la predetta collaborazione delle aziende russe nella regione artica potrebbe avere per le loro economie. Come affermato dall’analista del Forex Club, Aljona Afanasevna, “le crisi rappresentano sempre la possibilità di rafforzare la propria posizione in un determinato mercato” e mentre altre compagnie internazionali fuggono dalla scena, l’impegno di Total in Russia e sul piano Jamal LNG di Novatek, “garantisce dividendi futuri sotto forma di cooperazione rafforzata“. I governi occidentali e le altre compagnie energetiche dovrebbero prendere nota.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
 

mototopo

Forumer storico
La nostra ignoranza è la LORO forza. ha aggiunto una nuova foto all'album: NUOVO ORDINE MONDIALE.


22 aprile alle ore 14.11 · https://www.facebook.com/LaNostraIgnoranzaELaLoroForza?fref=photo#




Il nostro vero nemico è il grande alleato. La prova definitiva
di Maurizio Blondet
«Per gli Stati Uniti la paura primordiale è il capitale tedesco, la tecnologia tedesca, unita con le risorse naturali russe e la manodopera russa: è la sola combinazione che ha fatto paura agli USA per secoli»: così George Friedman, il fondatore del centro di analisi strategiche Stratfor, nel discorso che ha tenuto presso il Council on Foreign Relations il 4 febbraio, e di cui pubblichiamo qui ...
Continua a leggere






Mi piace · Commenta · Condividi
 

mototopo

Forumer storico
"POTETE INGANNARE TUTTI PER UN PO', POTETE INGANNARE QUALCUNO PER SEMPRE MA NON POTETE INGANNARE TUTTI PER SEMPRE" A. L.






La nostra ignoranza è la LORO forza.

NOTA LE DIFFERENZE…delle note.
Nella banconota da 5 dollari raffigurata sopra c’è una scritta che recita: “Federal Reserve Note”.
Nella banconota da 5 dollari r...affigurata sotto c’è una critta che recita: “United States Note”.
La differenza è sostanziale: la prima è della Federal Reserve, la banca centrale americana controllata dalle banche commerciali di proprietà dei “soliti noti”…
…la seconda è una banconota che non genera debito e che è stata fatta stampare da J. Kennedy nel 1963.
=== === === === === === === === === ===
Nel 1910, un paio di anni prima del passaggio del Federal Reserve Act, il debito nazionale (americano NDR) era solo di 2,6 miliardi dollari.
Un po 'più di 100 anni dopo, il nostro debito nazionale è ora più di 5000 volte più grande.
Come scritto in precedenza , se il governo federale iniziasse proprio in questo momento a ripagare il debito nazionale degli Stati Uniti ad un tasso di un dollaro al secondo, ci vorrebbero più di 440 mila anni per pagare il debito nazionale.
Secondo l'articolo I, sezione 8 della Costituzione degli Stati Uniti , il Congresso degli Stati Uniti ha la facoltà di:
“battere moneta, stabilire il valore di quest'ultima e quello delle monete straniere e fissare il sistema di pesi e misure”
COSTITUZIONE AMERICANA: http://www.consiglioveneto.it/…/BancheDati/c…/us/usa_sin.pdf
Altre informazioni:
http://theeconomiccollapseblog.com/…/debt-free-united-state…
=== === === === === === === === === ===
Ne parla Giacinto Auriti in questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=seuINj8Awio
P.S.: in questa banconota da 5 dollari vi è raffigurato Abraham Lincoln, pure lui assassinato, come Kennedy, perché utilizzò i Greenback, che non generavano debiti.
http://en.wikipedia.org/wiki/Greenback_(money)

Altro...
 

mototopo

Forumer storico
La
IOR, una lunga storia
Ferrucci Pinotti “Poteri Forti
I legami tra Vaticano e mondo bancario sono un nodo importante dell’intera vicenda. E per capire le logiche che dominano tutti questi complessi rapporti non si può prescindere dalle origini dello Ior.
Lo Ior ha come antenato la Commissione Ad pias causas, istituita nel 1887 da Leone XIII al fine di convertire le offerte dei fedeli in un fondo facilmente smobilizzabile. La prima riforma delle finanze vaticane risale al 1908, quando su iniziativa di papa Pio X l'istituto assume il nome di Commissione amministratrice delle Opere di Religione. Ma è solo con Benito Mussolini che decollano le fortune economiche del Vaticano, in particolare quando il duce risolve la cosiddetta «questione romana», ossia la decisione di annettere gran parte delle proprietà pontificie presa nel 1870 dal Regno d'Italia. Da allora lo Stato garantiva al Vaticano una sovranità limitata e un sussidio di 3.250.000 lire annue. Ma all'indomani dei Patti Lateranensi del 1929 l 'Italia, oltre a riconoscere al nuovo Stato denominato «Città del Vaticano» l'esenzione dalle tasse e dai dazi sulle merci importate, predispose un risarcimento per i danni finanziari subiti dallo Stato pontificio in seguito alla fine del potere temporale. L’art. 1 lo quantificava nella «somma di 750 milioni di lire e di ulteriori azioni di Stato consolidate al 5 per cento al portatore, per un valore nominale di un miliardo di lire»[1]

Per gestire questo ingente patrimonio, subito dopo la firma dei Patti Lateranensi papa Pio XI istituisce l'Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che affida a un laico esperto, l'ingegner Bernardino Nogara, un abile banchiere proveniente dalla Comit, membro della delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il trattato di pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di Istanbul. Grazie alla sua abilità, Nogara trasforma l'Amministrazione in un impero edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il banchiere pose a Pio XI per accettare l'incarico di gestire il patrimonio del Vaticano erano due: «1. Qualsiasi investimento che scelgo di fare deve essere completamente libero da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale; 2. devo essere libero di investire i fondi del Vaticano in ogni parte del mondo»[2]
Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie e ad altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l'acquisto di azioni di società che svolgevano attività in netto contrasto con l'insegnamento cattolico. «Prodotti come bombe, carri armati, pistole e contraccettivi potevano essere condannati dal pulpito, ma le azioni che Nogara comprava aiutarono a riempire le casseforti di San Pietro» commenta Yallop.[3]

Nogara rilevò l'Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del Vaticano nella società, l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del cardinale Eugenio che poco dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di Pio XII. Grazie alla gestione di Nogara, il Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma entrarono ben presto nell'ambito dell'influenza del Vaticano.
Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel consiglio di amministrazione: preferiva affidare quest'incarico a uno dei suoi uomini di fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che si occupava della gestione degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di Pio XII, i principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano parte, i loro nomi cominciarono ad apparire tra quelli degli amministratori di un elenco sempre più lungo di società. Gli uomini di fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto: industrie tessili, comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità, acqua. Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di remunerazione.

Nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di anni per la campagna d'Etiopia, una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che Nogara aveva acquisito per il Vaticano. E rendendosi conto, prima di molti altri, dell'inevitabilità della seconda guerra mondiale, sempre Nogara cambiò in oro parte del patrimonio Vaticano da lui gestito. Le sue speculazioni sul mercato dell'oro continuarono per tutto il periodo in cui fu alla guida dell'amministrazione dei beni del Vaticano.
Il 27 giugno 1942 Pio XII decide di cambiare nome all'Amministrazione speciale per le Opere di Religione che diventa Istituto per le Opere di Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un'autonoma personalità giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere beni per la Santa Sede , ma anche a quello di amministrare il denaro e le proprietà ceduti o affidati all'istituto stesso da persone fisiche o giuridiche per opere religiose e di carità cristiana.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che la Santa Sede era esonerata dal pagare le imposte sui dividendi azionari.

Nogara continuò a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano. Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. E Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in società che operavano nei settori più diversi: alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.
Nel 1954 Bernardino Nogara decide di ritirarsi senza tuttavia interrompere l'attività di consulente finanziario del Vaticano, che continuò fino alla morte, avvenuta nel 1958. La stampa dedicò poco spazio alla sua scomparsa, ma il cardinale Francis Spellmann di New York pronunciò per lui un memorabile epitaffio: «Dopo Gesù Cristo la cosa più grande che è capitata alla Chiesa cattolica è Bernardino Nogara».[4]
Al geniale banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne affiancato il principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e spregiudicatezza nella gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò in varie operazioni, la maggior parte delle quali - come si è visto - in collaborazione con Michele Sindona.

Lo Ior, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai stato tenuto a nessun tipo di informativa - né verso i propri clienti, né verso terzi - né tanto meno a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività. All'epoca del caso Calvi-Ambrosiano, l'istituto doveva rispondere, in via puramente teorica, a una commissione esterna di cinque cardinali, ma di fatto gli amministratori si muovevano senza alcun vincolo.
A favore di chi, allora, operava lo Ior? Marcinkus dichiarò che i profitti erano realizzati «a favore di opere di religione» e che «qualsiasi guadagno dello Ior è a disposizione del Papa». Ma come osserva Bellavite Pellegrini: «Con le sue caratteristiche, lo Ior veniva veramente ad assomigliare a un intermediario che agisce su una piazza off shore»[5]
 

mototopo

Forumer storico
gira che ti rigira sempre li paramo..............chiedere gelli ,roatta e le 22 tonellate della banca centrale della jugoslvaia sparite
 

mototopo

Forumer storico
Opus Dei, Ior e la mafia di Faenza, forse stavolta Agca dice il vero



Alì Agca fa un'affermazione nuova e incredibile ( per chi non conosce bene tutti i retroscena) " L'attentato al Papa polacco è stato ordito all'interno del Vaticano dal cardinal Casaroli ( allora segretario primo ministro della Città del Vaticano".
Di tutte le affermazioni rilasciate nel corso di questi trent'anni dal turco, questa è sicuramente quella che più si avvicina alla verità, per il motivo che si incastra perfettamente nel periodo storico e morale di quei giorni in Piazza San Pietro, vediamo il perchè.

Partiamo dalla figura di Agostino Casaroli, sacerdote di umili origini, fu nominato vescovo da Paolo VI e ordinato cardinale da Giovanni Paolo II. Ricoprì la carica di segretario di stato dal 1979 al 1990, dunque in un periodo storico molto particolare.

Di lui si occupa (settembre 1978) la rivista «OP Osservatore Politico» del giornalista Mino Pecorelli, affiliato alla loggia massonica P2,quando appare una lista di centododici presunti “massoni vaticani”. Abbiamo a che fare con cardinali, vescovi, prelati, sacerdoti, professori di accademie pontificie e impiegati della Santa Sede, segnalati con la loro sigla di affiliati e l’anno di iscrizione, a cominciare dal presidente dello IOR Paul Marcinkus (iscritto dal 21 agosto 1967, Matricola 43/649). Al suo fianco si distinguono i cardinali Jean-Marie Villot, segretario di Stato della Santa Sede (iscritto dal 1966, Matricola 04 1/3) e Agostino Casaroli, ministro degli Esteri della Santa Sede (iscritto dal 1957, Matricola 41/076)…. Più particolarmente in Vaticano si fronteggiano due fazioni contrapposte: una, massonico-moderata, denominata “Mafia di Faenza”, che fa capo ad Agostino Casaroli, Achille Silvestrini e Pio Laghi; l’altra, integralista, che fa capo a Paul Marcinkus e monsignor Luigi Cheli, membri dell’Opus Dei”.

Nonostante la presenza di una lista massonica Vaticana ( contraria ai fondamenti religiosi) venga giudicata verosimile anche da ambienti vicini a Wojtyla, i quali ne sconsigliano l'ordinamento a cardinale, il pontefice si impunta e lo fa comunque cardinale.Ricordiamo che l'ordinamento a Vescovo è stato voluta da Paolo VI, sul quale pesa un pesante sospetto di essere a sua volta massone ( come già raccontato in questo blog) basti pensare che il venerabile Licio era ammesso agli appartamenti papali.

In quel particolare momento scoppia lo scandalo dello IOR e del Banco Ambrosiano vediamo cosa stava succedendo:
Proprio nel periodo della convalescenza di papa Wojtyla, le due opposte fazioni curiali si misero d'accordo per commissariare la Compagnia di Gesù, verso la quale nutrivano entrambe una forte ostilità.

Pochi giorni prima che Wojtyla tornasse in Vaticano, il 29 settembre, la Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il presidente della banca vaticana, monsignor Marcinkus, era stato nominato dal Papa convalescente anche pro&shy;presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano; il capo dello IOR e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era stato promosso al rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.

La notizia della nuova carica cumulata da Marcinkus (il quale in pratica era divenuto il capo assoluto di tutte le finanze vaticane) suscitò sconcerto nella stessa Curia, soprattutto nel Segretario di Stato il cardinale Casaroli, da tempo ai ferri corti con Marcinkus. A causa di Solidarnosc Wojtyla non poteva fare a meno di Marcinkus: in particolare si dovevano assicurare ingenti finanziamenti alla leadership moderata di Walesa.

La fazione opusiana appoggiava fortemente il sostegno papale a Solidarnosc: per questo accettava che le finanze vaticane restassero nelle mani di monsignor Marcinkus, e che l'arcivescovo americano si facesse carico dei rischiosi finanziamenti segreti a Walesa. Da notare che l'entourage più stretto di Wojtyla era convinto che l'attentato fosse collegato alla sua decisione di elevare l'Opus Dei a Prelatura personale. Tanto che egli accettò una "speciale protezione" opusiana, nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice ( e conosciamo la faccenda dell'omicidio-suicidio che l'ha visto coinvolto)

Quando in Polonia il governo comunista di Jaruzelski impose lo stato d'assedio per scongiurare l'invasione sovietica e la guerra civile, in Vaticano il cardinale Casaroli, insieme a molti curiali, riteneva il Sommo Pontefice corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più sanguinose. Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i finanziamenti vaticani a Solidarnosc, e che il sindacato-partito cattolico voluto e sostenuto da Giovanni Paolo II a quel punto sfuggisse al controllo politico papale imboccando la strada dell'insurrezione.

Anche la Loggia P2 - in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a maggioranza fautrice dell'Ostpolitik - approvava i finanziamenti "anticomunisti" a Solidarnosc. Al punto che persino una parte dei 7 milioni di dollari fatti affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 - tramite l'Ambrosiano - sul conto svizzero "Protezione" a beneficio del politico italiano Bettino Craxi, venne utilizzata per aiuti a Solidarnosc.

Nel dicembre 1981 il finanziere Carlo De Benedetti, da pochi giorni vicepresidente e azionista dell'Ambrosiano (il 18 novembre aveva acquistato per 50 miliardi il 2 per cento del Banco), tentò di appurare con precisione quali rapporti legassero la banca di Calvi e la P2 alla banca del Papa, ma non ottenendo da Calvi alcuna risposta, pretese d'incontrare a Roma, per chiarimenti definitivi, monsignor Achille Silvestrini della Segreteria di Stato vaticana. Il successivo 22 gennaio 1982 De Benedetti, sottoposto a pressioni e minacce, lasciò il Banco Ambrosiano cedendo la propria quota del 2 per cento allo stesso Calvi, per una somma che procurerà al finanziere l'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta e una vicenda giudiziaria lunga e tortuosa conclusasi con l'assoluzione.

Con il divenire dello scandalo IOR-Calvi-Ambrosiano, la figura di Marcinkus si faceva sempre più ingombrante per la fazione massonico-curiale, proprio mentre il potere del presidente della banca papale, nominato anche governatore dello Stato vaticano, era aumentato a dismisura. Il cardinale Casaroli intendeva recidere i legami IOR-Ambrosiano mediante una trattativa diplomatica e una transazione finanziaria; monsignor Marcinkus era assolutamente contrario a una simile eventualità, ritenendo che la Santa Sede dovesse limitarsi a negare qualunque responsabilità dello IOR nell'imminente bancarotta dell'Ambrosiano.

Gli echi del contrasto Casaroli-Marcinkus finiranno nelle memorie del massone Francesco Pazienza. L'agente-collaboratore del servizio segreto militare italiano racconterà di essere stato mandato in Vaticano dal capo del Sismi, il generale massone della P2 Giuseppe Santovito, su richiesta della Segreteria di Stato vaticana, per incontrare il braccio destro del cardinale Casaroli, monsignor Pier Luigi Celata, il quale pretendeva la rimozione di Marcinkus dallo IOR, anche per attenuare il potere politico dello stesso Wojtyla sulla curia vaticana. Wojtyla, fin dalle sue prime mosse, dal punto di vista "politico" aveva lasciato intuire, contro la linea diplomatica di Casaroli, che il Vaticano sarebbe andato nella direzione di una linea dura, di scontro frontale con Mosca e i Paesi satelliti.

Quando Pazienza lascia il Sismi per diventare consulente personale di Calvi, su richiesta di quest'ultimo, il motivo di questa collaborazione era il tentativo di coinvolgere l'Opus Dei nell'azionariato del Banco Ambrosiano, facendo pervenire al cardinale Palazzini proposte, documenti e "confidenze" sulle connessioni segrete fra lo IOR e l'Ambrosiano. In pratica, Calvi proponeva alla fazione opusiana di estromettere monsignor Marcinkus dalla presidenza dello IOR, di affidare la banca papale a un fiduciario dell'Opus Dei, e di far rilevare dallo IOR una quota societaria del 10 per cento del Banco Ambrosiano per 1.200 milioni di dollari.

A febbraio del 1982 il cardinale Palazzini diede risposta negativa. Il cardinale Casaroli, interessato a impedire che l'Opus Dei, così ostile ai sovietici e tanto amica dei polacchi di Solidarnosc, non voleva ch'essa mettesse le mani sullo IOR-Banco Ambrosiano. Il Papa la pensava come il cardinale Palazzini, però non voleva problemi con il suo segretario di Stato e men che meno con la fazione massonico-curiale.

Il 30 maggio Roberto Calvi rivolse un estremo appello al cardinale Palazzini perché lo si facesse uscire da una situazione che lo portava alla bancarotta, chiedendo di poter parlare con Wojtyla.

Così Calvi scrisse a papa Wojtyla il 5 giugno 1982: “Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…“ (citato in Ferruccio Pinotti, Poteri forti, Bur, 2005). Calvi si riferiva ai finanziamenti di alcuni regimi fascisti (Pinochet, Somoza...) e al fatto che aveva contribuito enormemente a distruggere la linea dell'Ostpolitik dell'ala di Casaroli.

Wojtyla il 6 giugno s'incontra invece con Reagan per stabilire ulteriori aiuti al sindacato Solidarnosc, i cui leader erano in carcere. Monsignor Marcinkus si occupa di convogliare al sindacato clandestino anche i finanziamenti Usa, che si appaiavano ai fondi IOR-Ambrosiano. Dell'accordo Wojtyla-Reagan vennero tenuti all'oscuro sia la Segreteria di Stato vaticana, sia il Dipartimento di Stato americano.

Il 12 giugno 1982 Roberto Calvi lascio l'Italia. Quarantottto ore dopo monsignor Marcinkus firmò una lettera di dimissioni dal Consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau.

Il 16 giugno il direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, si recò in Vaticano, presso la sede dello IOR, avendo saputo che il Banco Ambrosiano Andino aveva elargito grossi finanziamenti allo IOR, ovvero a società ad esso facenti capo e che erano stati garantiti con una serie di pacchetti azionari di ottima immagine, tra cui il 10 per cento circa di azioni del Banco Ambrosiano (circa 5 milioni e 300 mila azioni). Il credito complessivo del Banco Andino si aggirava su un miliardo e 300 milioni circa di dollari Usa. Calvi era convinto di aver trovato finalmente un aiuto concreto.

I responsabili dello IOR erano favorevoli a fare una sorta di transazione, ossia a restituire il puro capitale, senza interesse alcuno. Ma il 17 giugno le autorità monetarie italiane deliberarono la liquidazione coatta del Banco Ambrosiano, che crolla in borsa.

Calvi intanto riceve una lettera da Licio Gelli, il capo della P2, che gli conferma che Finetti e Seigenthaler, indicati come cassieri romani dell'Opus Dei, si stavano occupando per salvare l'Ambrosiano dalla bancarotta.

Calvi si era recato a Londra per ottenere un pacchetto finanziario di salvataggio proveniente dall'Opus Dei (che proprio in quella città aveva il suo quartier generale), ma l'Opus Dei, in cambio dell'aiuto, chiedeva precisi poteri politici in Vaticano, ad esempio nella determinazione della strategia verso i Paesi comunisti e del Terzo mondo. La fazione massonico-curiale di Casaroli, appoggiata da Andreotti, era contraria.

Calvi venne trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi, in una zona di Londra la cui polizia dipendeva dal duca di Kent, capo della massoneria mondiale. Successivamente il pentito della mafia siculo-americana, F. Marino Mannoia, dirà che a strangolare Calvi fu Di Carlo, su ordine di Pippo Calò. Verrà uccisa anche la sua segretaria personale.

Il 27 novembre, cioè tre mesi dopo l’annuncio della decisione papale, la Congregazione per i vescovi ufficializza la erezione dell'Opus Dei a Prelatura personale del pontefice, la prima nella storia della Chiesa di Roma.

Questi i fatti, a voi le dovute considerazioni

Fonti: Web
La presentazione e le recensioni di I peccati del Vaticano, saggio di Claudio Rendina edito da Newton Compton
Don Luigi Villa il Vittorioso “Avvocato del diavolo”
La verità vi renderà liberi
La Loggia P2 - Roberto Calvi

Pubblicato da Camillo Merante a 21:19 Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest




Reazioni:


Nessun commento:
 

mototopo

Forumer storico
Il nostro vero nemico è il grande alleato. La prova definitiva
Pubblicato su 26 Aprile 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in POLITICA
di Maurizio Blondet
«Per gli Stati Uniti la paura primordiale è il capitale tedesco, la tecnologia tedesca, unita con le risorse naturali russe e la manodopera russa: è la sola combinazione che ha fatto paura agli USA per secoli»: così George Friedman, il fondatore del centro di analisi strategiche Stratfor, nel discorso che ha tenuto presso il Council on Foreign Relations il 4 febbraio, e di cui pubblichiamo qui il video con la nostra traduzione integrale (dal parlato inglese). Vale la pena di mostrarlo con la dovuta attenzione, perché merita la più ampia diffusione.
Friedman, che è un ebreo nato a Budapest nel 1946, è un uomo dello ‘Stato profondo’ americano-militarista: docente all’US Army War College, studioso alla National Defense University e alla RAND (il megafono del sistema militare-industriale), esprime qui con inaudita franchezza la strategia che seguirà Washington per mantenere il predominio mondiale.

In questa strategia, l’Europa è una pedina, e uno strumento, di cui Friedman parla con infinito disprezzo. L’arma usata, sarà la destabilizzazione: in Ucraina è ciò che abbiamo già fatto in Afghanistan. Abbandoniamo ogni velleità di instaurare la democrazia; una volta destabilizzato il Paese, noi abbiamo compiuto il nostro lavoro… vale la pena di ascoltarlo. E di osservare il suo freddo sorriso, o rictus, mentre espone il programma.
forum

Ecco quel che Friedman dice per sommi capi:
– L’Europa non esiste.
– Soltanto l’integrazione Germania-Russia può minacciarci, non lo permetteremo (1).
– Per questo sosteniamo Kiev.
– L’esercito di Kiev è il nostro esercito, tant’è vero che diamo medaglie ai loro soldati.
– Noi stiamo posizionando armi in tutti i paesi dell’Est europeo, approfittando della loro russofobia.
– Ovviamente agiamo al difuori del quadro della NATO.
– Il nostro scopo: stabilire un cordone sanitario attorno alla Russia.
– Noi possiamo invadere ogni paese del mondo, mentre nessun paese può invaderci.
– Tuttavia, non possiamo occupare l’Eurasia; la tattica è fare in modo che i paesi si dilanino tra loro.
– Per la Russia, lo status dell’Ucraina è una minaccia esistenziale.
– «È cinico, è amorale, ma funziona».
– L’obiettivo non è vincere il nemico, ma destabilizzarlo.
– La destabilizzazione è il solo scopo delle nostre azioni estere. Non instaurare la democrazia; quando abbiamo destabilizzato un Paese, dobbiamo dirci: «Missione compiuta», e tornare a casa.
– La nostra incognita è la Germania. Che cosa farà? Non lo sa nemmeno lei. Gigante economico e nano politico, come sempre nella storia.
– «L’Europa subirà la stessa sorte di tutti gli altri Paesi: avranno le loro guerre. Non ci saranno centinaia di milioni di morti, ma l’idea di una esclusività europea, a mio avviso, la porterà a delle guerre. Ci saranno dei conflitti in Europa. Ce ne sono già stati, in Iugoslavia ed ora in Ucraina.
Il sito Saker mette a confronto questo programma con ciò che ha detto Vladimir Putin nella lunghissima diretta tv del 6 aprile, a cui ha risposto alle domande del pubblico russo:
– La Russia non aggredisce nessuno, difende solo i suoi interessi.
– Noi abbiamo due basi militari fuori della Russia, essi hanno più di mille basi nel mondo: e saremmo noi gli aggressori? Dov’è il buon senso?
– Il bilancio militare del Pentagono è 10 volte maggiore del nostro, e siamo noi che conduciamo una politica aggressiva… Per caso siamo noi ad avere delle basi ai confini degli USA?
– Chi installa dei missili alla frontiera dell’altro?
– Noi vogliamo relazioni di uguaglianza con l’Occidente, in accordo coi nostri interessi nazionali.
– Le sanzioni economiche non sono il prezzo che paghiamo per aver ripreso la Crimea, ma per la nostra volontà di esistere come nazione e civiltà libera.
– Abbiamo atteso vent’anni prima che essere accettati dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), facendo molte concessioni; adesso [imponendo le sanzioni alla Russia, ndr] le norme del WTO sono violate, quelle dell’ONU, quelle del diritto internazionale.
– Noi vogliamo collaborare ai problemi dell’umanità, sicurezza, disarmo, terrorismo, droga, crimine organizzato.
– Dopo la caduta del Muro di Berlino ci avevano promesso il congelamento della NATO. Oggi la NATO è dappertutto alle nostre frontiere. Gli occidentali hanno deciso che erano i vincitori.
– Qualunque cosa facciamo per la distensione, abbiamo sempre incontrato rifiuti e resistenze dell’Occidente. Gli ultimi giochi olimpici invernali di Soci sono stati calunniati e screditati prima, durante e dopo; perché?
Una nota: la Russia s’è appellata al WTO, di cui è membro, perché le sanzioni imposte dagli USA e dalla UE ne violano le regole; il WTO è il sorvegliante, il poliziotto è il giudice del libero commercio globale, che – secondo il dogma – deve essere senza dazi né altri ostacoli di nessun genere. Per cui, nessuna sanzione commerciale deve essere imposta, a meno che non sia votata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU — ciò che ovviamente non è avvenuto. Non credo che il WTO darà ragione a Mosca.
Ma con ciò, Putin avrà ottenuto due risultati. Uno, dimostrare USA ed UE violano le regole stesse che si sono date ed hanno imposto al mondo; che la globalizzazione non è altro che un sistema di dominio americano; e che il WTO non è affatto l’arbitro oggettivo del libero commercio, ma un’altra arma politica in mano al sistema occidentale anglo.
Il secondo risultato è che la Russia, visto che è vittima di ingiuste ritorsioni economiche in violazione delle norme del WTO, può esentarsi dalle regole del commercio internazionale dettate dallo stesso WTO. Il primo e più gravoso di questi condizionamenti è che il WTO vieta di favorire le industrie nazionali contro la concorrenza delle merci estere. L’embargo in corso obbliga la Russia ad accrescere la parte di produzione nazionale nelle proprie industrie e altre attività economiche; se ben usata, può essere l’occasione insperata per rinforzare il proprio sistema industriale al parziale riparo dalla competizione estera, con misure di protezione che non sarebbero state accettate dalla «comunità internazionale» né dalla propria popolazione. Le sanzioni stanno provocando difficoltà; ritardano i rammodernamenti che erano già in corso (grazie alle industrie tedesche), per cui in pochi anni Mosca avrebbe potuto cominciare a produrre per il mercato merci «di qualità tedesca» nei settori dove ha prodotti di punta (nati per motivi militari) che è incapace di imporre globalmente: chimica, farmaceutica, turbine, chips, opto-elettronica e micro-elettronica, software indipendente (dalla porte posteriori NSA) eccetera (per un’esposizione dei progetti e delle possibilità di eccellenza della Russia si veda qui).
Insomma ha l’occasione di attivare quelle politiche industriali di cui noi europei – vassalli vili e stupidi – ci siamo lasciati spogliare totalmente: dalla svalutazione resa impossibile dall’euro, fino al controllo dei cambi e di opporsi alla fuga dei capitali, misure tradizionali per secoli di qualunque Governo sovrano, ed oggi proibite dal Trattato di Lisbona, come il WTO ci proibisce di difendere le nostre industrie invase e devastate da merci sottocosto. Mentre noi ci lasciamo annodare al collo l’ultimo nodo scorsoio: il TAFTA, il trattato transatlantico, con cui ci assoggetteremo alle normative statunitensi persino per quel che mangiamo.
L’Europa dunque affonda nella crisi (provocata dalla finanza USA e dal suo capitalismo terminale) affondando nel vassallaggio a Washington; complice servile delle sanzioni, perde la grande occasione di sviluppo dell’economia russa – che è un compito immenso, che avrà bisogno di enormi finanziamenti e dunque di investimenti esteri colossali, a cui ahimè provvederà la Cina. E in compenso, da Washington cosa ottiene? Progetti di destabilizzazione e di guerre al suo interno, come promette Friedman.
Vale per noi il detto di Plotino: «Che i vili sian governati dai malvagi – è giusto».
Quanto all’America, e al suo destino storico e metastorico, dovrebbe paventare un altro detto: se sono detti «Beati i costruttori di pace», quale maledizione incombe su tali anticristici seminatori di discordie e suscitatori geopolitici di odi e violenze?
1) Nel 1939 il Council on Foreign Relations di Rockefeller, diretto allora da Isaiah Bowman, raggiunse la stessa conclusione: dopo un accurato studio dei rapporti commerciali dell’intero pianeta, stabilì che l’Europa continentale (con la Russia integrata alla Germania) avrebbe costituito un «blocco autosufficiente», ciò che era contrario all’interesse nazionale, in quanto mega-corporations americane avevano bisogno di «libero accesso ai mercati e alle materie prime» di quella parte del mondo. Fu costituito un War and Peace Studies Project (con un centinaio di avvocati, industriali, politici, diplomatici, banchieri) che con forti finanziamenti (la sola Rockefeller Foundation diede 300 mila dollari di allora), delineò un intero progetto per far entrare in guerra gli USA, e costituire nel dopoguerra un nuovo ordine mondiale: il FMI, la Banca Mondiale furono già concepiti allora. Presentati a Roosevelt, i risultati dello studio lo convinsero ad entrare nel conflitto contro la Germania e il Giappone.
Tratto da Arianna Editrice
Nella foto sotto: il presidente degli USA Barack Obama
Nella foto centrale: George Friedman presidente del Stratfor Center
Tratto da:http://www.controinformazione.info

http://img.over-blog-kiwi.com/0/78/04/34/20150425/ob_7c66cb_schermata-2015-04-25-alle-16-35-55.png
 

Users who are viewing this thread

Alto