in 8 anni di Euro l'inflazione è stata del 20% (1 Viewer)

tontolina

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Le due facce dell’inflazione

Posted by Maurizio - 8 aprile 2013 - Blog
Le due facce dell?inflazione

L’inflazione sale o scende? Ambedue. Recentemente sul sito di uno dei giornali a maggiore tiratura abbiamo potuto leggere una notizia di questo tipo: “A marzo inflazione all’1,7%: prezzi al consumo in flessione rispetto all’1,9% di febbraio”; nel contempo la Mazziero Research pubblicava l’aggiornamento del grafico dell’inflazione che, come preannunciato in un precedente articolo di febbraio, vedeva un forte movimento in crescita.
Come può essere? Come possono coesistere due analisi così divergenti?

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Per iniziare occorre dire che l’inflazione si presta già di per sé a diverse interpretazioni; questo perché è un dato che misura la velocità con cui crescono i prezzi. Se a marzo i prezzi crescono dell’1,7% rispetto all’anno precedente, mentre a febbraio crescevano dell’1,9% non significa che i prezzi calano, ma semplicemente che crescono con una velocità inferiore. L’effetto sulle nostre tasche è sempre negativo, diventiamo lo stesso più poveri, ma con una rapidità leggermente inferiore. Se si presenta il dato in termini relativi è facile fare confusione; lo stesso giornalista è stato tratto in inganno, dato che non ci permettiamo di mettere in dubbio la sua buonafede.
Il modo corretto per interpretare il dato è quello di utilizzare il valore dell’indice, esattamente come appare nel grafico. Se l’indice partiva a base 100 nel 2005 e a marzo 2013 ha segnato 119,4, valore più alto rispetto ai precedenti, significa:
che l’inflazione è salita;
che in poco più di 8 anni il potere di acquisto è diminuito di quasi il 20%, ovvero riempire il sacchetto della spesa ci costa un quinto in più.
Ma i tranelli delle misure di inflazione non sono tutti qui; l’articolo citato si riferiva a un indice di inflazione (NIC) che aveva segnato un +0,3% rispetto al mese precedente e un 1,7% rispetto all’anno precedente, il grafico Mazziero Research si riferiva all’indice IPCA che aveva registrato un +2,3% rispetto al mese precedente e +1,8% rispetto a un anno prima.
Ma allora qual è l’indice da considerare?

Entrambi, visto che è l’Istat che li pubblica, anzi a dire il vero ve ne sarebbe un terzo. Per cercare di fare chiarezza, vediamo di cosa si tratta.
NIC: indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività. E’ una misura dell’inflazione considerando la collettività nazionale come un’unica grande famiglia.
FOI: indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. E’ una misura dell’inflazione rilevata in base ai consumi delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente.
IPCA: indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea. E’ una misura dell’inflazione comparabile tra i diversi paesi europei, in base a una metodologia di calcolo comune definita dall’Eurostat.
Ciascuno di questi indici attribuisce dei valori differenti ai pesi dei panieri, le differenze sono in genere abbastanza contenute se si esclude una maggiore discrepanza al peso attribuito ai servizi sanitari. A ciò si aggiunge che l’esame di dettaglio dei singoli componenti dei panieri e le revisioni periodiche dei prodotti sotto osservazione lasciano talvolta trasparire delle stravaganze poco comprensibili al comune pensiero.

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Ma per evitare di rendere comparabili gli indici tra loro si inserisce un ulteriore fattore, il momento di ritaratura dell’indice a 100; NIC e FOI sono stati portati a base 100 nel 2010, l’IPCA nel 2005. Ciò rende fuorviante quindi confrontarli tra loro nelle variazioni mensili dato che NIC e FOI si attestano attualmente intorno a 107, mentre l’IPCA veleggia ormai a ridosso di 120, evidenziando una differenza di circa il 10%. [le solite furbate all'italiana e i soliti giornalai incapaci di fare informazione attendibile] E’ giustificato chiedersi se davvero tutti questi indici forniscano un valore aggiunto, perlomeno alla percezione del fenomeno inflativo da parte della cittadinanza. Pur giustificando la presenza di più metodi di misurazione è parere di chi scrive che tv e carta stampata dovrebbero fare uno sforzo di semplificazione, selezionando una volta per tutte un indice di cui rendere conto.
La Mazziero Research da parte sua continuerà nei suoi Osservatori sui dati economici ad utilizzare l’IPCA che permette un costante raffronto con tutti i paesi dell’Unione Europea.
 

tontolina

Forumer storico
ma scusate...
molto spesso mi sono sentita dire che gli italiani vogliono assolutamente vogliono l'euro per evitare l'inflazione.....

ma ha senzo avere l'inflazione al 20% in 8 anni di nEuro ed avere pure una disoccupazione così elevata?



Economia Italia Italia: stipendi erosi dall’inflazione

I dati Istat riferiti a gennaio e febbraio mostrano una crescita delle retribuzioni inferiore ai tassi d inflazione di riferimento

 

tontolina

Forumer storico
In 10 anni perso 39,7% potere acquisto

In 10 anni perso 39,7% potere acquisto | Scenarieconomici.it


Segnaliamo questo articolo da ansa.it
Dieci anni vissuti all’insegna del rialzo dei prezzi. Dall’ingresso dell’euro, nel gennaio 2002, ad oggi la perdita del potere d’acquisto per il ceto medio e’ stato del 39,7%. Facendo i conti, il Codacons ha stimato che una famiglia di quattro persone, in 10 anni, ha dovuto subire una stangata di circa 10.850 euro. Un fuoco di fila fatto di aumento dei prezzi, rincari delle tariffe, manovre economiche, caro-affitti e caro-carburanti. Sui dieci anni dell’euro il Codacons (Coordinamento delle associazioni a tutela dei diritti dei consumatori) ha elaborato uno studio e stilato una lista di cento prodotti con il prezzo che avevano nel 2001, negli ultimi giorni di vita della lira, tradotto in euro e il costo attuale con la relativa percentuale di aumento.
E cosi’, per esempio, al top della classifica per maggiore percentuale di rincaro c’e’ la penna a sfera con +207,7%, seguita dal tramezzino con +198,7%, dal cono gelato con +159,7%.
Aumenti che appaiono vertiginosi per questi prodotti di largo consumo. ”Un vero e proprio massacro per le tasche delle famiglie italiane” commenta il Codacons che rivendica di essere stata ”la prima associazione che nel gennaio 2002, quando venne introdotto l’euro, denuncio’ gli aumenti selvaggi e le speculazioni da changeover – spiega il presidente Carlo Rienzi – Allora venimmo accusati di euroscetticismo e di terrorismo mediatico, mentre oggi tutti ci danno ragione, perche’ la prova di cio’ che e’ successo e’ sotto gli occhi di chiunque, a partire dagli stessi commercianti, prime vittime della loro stessa politica suicida”.
Fra i prodotti che hanno subito i maggiori rialzi di prezzo ci sono anche la confezione di caffe’ da 250 grammi (+136,5%), il suppli’ (+123,9%), un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto (+92,3%). Ma il salasso non si e’ fermato, anzi si abbattera’ sulle famiglie anche nel 2012 e negli anni successivi, secondo l’associazione che chiede al governo interventi straordinari per tutelare i redditi del ceto medio-basso. In particolare bloccare le tariffe per almeno cinque anni e disporre ”il regime di prezzi amministrati sui beni di largo consumo, che risentiranno maggiormente delle variazioni al rialzo dei listini, e che piu’ di tutti incidono sulla spesa del ceto medio-basso”.
 

tontolina

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In 10 anni perso 39,7% potere acquisto

In 10 anni perso 39,7% potere acquisto | Scenarieconomici.it


Segnaliamo questo articolo da ansa.it
Dieci anni vissuti all’insegna del rialzo dei prezzi. Dall’ingresso dell’euro, nel gennaio 2002, ad oggi la perdita del potere d’acquisto per il ceto medio e’ stato del 39,7%. Facendo i conti, il Codacons ha stimato che una famiglia di quattro persone, in 10 anni, ha dovuto subire una stangata di circa 10.850 euro. Un fuoco di fila fatto di aumento dei prezzi, rincari delle tariffe, manovre economiche, caro-affitti e caro-carburanti. Sui dieci anni dell’euro il Codacons (Coordinamento delle associazioni a tutela dei diritti dei consumatori) ha elaborato uno studio e stilato una lista di cento prodotti con il prezzo che avevano nel 2001, negli ultimi giorni di vita della lira, tradotto in euro e il costo attuale con la relativa percentuale di aumento.
E cosi’, per esempio, al top della classifica per maggiore percentuale di rincaro c’e’ la penna a sfera con +207,7%, seguita dal tramezzino con +198,7%, dal cono gelato con +159,7%.
Aumenti che appaiono vertiginosi per questi prodotti di largo consumo. ”Un vero e proprio massacro per le tasche delle famiglie italiane” commenta il Codacons che rivendica di essere stata ”la prima associazione che nel gennaio 2002, quando venne introdotto l’euro, denuncio’ gli aumenti selvaggi e le speculazioni da changeover – spiega il presidente Carlo Rienzi – Allora venimmo accusati di euroscetticismo e di terrorismo mediatico, mentre oggi tutti ci danno ragione, perche’ la prova di cio’ che e’ successo e’ sotto gli occhi di chiunque, a partire dagli stessi commercianti, prime vittime della loro stessa politica suicida”.
Fra i prodotti che hanno subito i maggiori rialzi di prezzo ci sono anche la confezione di caffe’ da 250 grammi (+136,5%), il suppli’ (+123,9%), un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto (+92,3%). Ma il salasso non si e’ fermato, anzi si abbattera’ sulle famiglie anche nel 2012 e negli anni successivi, secondo l’associazione che chiede al governo interventi straordinari per tutelare i redditi del ceto medio-basso. In particolare bloccare le tariffe per almeno cinque anni e disporre ”il regime di prezzi amministrati sui beni di largo consumo, che risentiranno maggiormente delle variazioni al rialzo dei listini, e che piu’ di tutti incidono sulla spesa del ceto medio-basso”.


però i politici si sono aumentati i loro Furti lasciano la popolazione sfinita e senza un soldo
FIORITO denuncia che i consiglieri regionali intascano più del presidente della Reppublica


tutto molto legale perchè loro hanno votato una legge in tal senso
e a noi che hanno chiesto? niente hanno solo tagliato la sanità l'istruzione gli ospizi... tutto.... cornuti e maziati
 

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