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mototopo

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la moneta x sua natura e' istituto i diritto pubblico,mentre il copyright ha natura meramente privatistica e nn troverete neanche in microscrittura sullanota da banco la dicitura seguente,la legge punisce i fabbricatore di banconote false. equivale a mettere il copyright su francobolli....follia pura
 

mototopo

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(molte fra le recenti guerre hanno avuto un solo grande filo conduttore, la difesa del dollar standard)​
Botto di fine anno sul mercato valutario, e forse è spiegato lo “strano” rialzo dell’oro di ieri.
La Cina di fatto ha annunciato l’inizio della convertibilità mondiale dello Yuan con la più massiccia de-dollarizzazione da quando il mondo ha adottato il dollar-standard. Dal 29 Dicembre, gli scambi fra Cina e Russia, Malesia e Nuova Zelanda potranno essere fatti direttamente fra le valute locali saltando il dollaro.
La notizia è epocale anche se ampiamente attesa ed è solo il primo passo. Faccio notare che la Cina opera in questo modo:
Apre accordi di Swap con le banche centrali
Fa accordi di commercio diretto in Yuan contro valuta locale
La Cina ha già accordi di Swap con Inghilterra e Svizzera da queste parti e con l’Australia nell’area del pacifico, potete scommettere che seguiranno accordi per il commercio diretto pagati in Yuan-Sterlina e Yuan-Franco Svizzero
Ci saranno scossoni sui mercati?
Io non credo nell’immediato, diciamo che la Russia in questo momento è il maggior beneficiario di questo nuovo regime, eventuali minacce per escluderla dal sistema Swift sono già attenuate e il Rublo diventa immediatamente una valuta rilevante per gli scambi internazionali. Per il dollaro bisogna essere pazienti, ma attenzione:
Migliaia di aziende, a tempo debito ridurranno la loro quota di dollari come capitale circolante e aumenteranno la quota di Rubli, Yuan, dollari NeoZelandesi e Ringitt. Gran parte della forza del dollaro risiede appunto nella necessità operativa delle aziende di detenerne un po’ come capitale circolante per far fronte ai pagamenti in dollari.
Buon Anno con il Botto.
dal Blog di Attilio Foliero
Dal 29 dicembre (parte degli scambi, n.d. fk) gli scambi commerciali tra Cina e Russia si svolgeranno in moneta locale. A partire da questa data, gli scambi commerciali in valuta locale si svolgeranno non solo con Russia, ma anche con Malesia e Nuova Zelanda. Così lo ha annunciato venerdi il CFETS, China Foreign Exchange Trade System, una sorta di ente cinese per il comercio internazionale.
Il CFETS è un ente della Banca del Popolo, la Banca Centrale della Cina, fondato il 18 aprile del 1994 per operare nell’ambito del comemrcio internazionale ed è di sua competenza tutto ciò che riguarda i mercati e le politiche monetarie. Ebbene ieri ha fatto questo importante annuncio. La Cina in sostanza spera di imporre, nel commercio internazionale la sua moneta, il Yuan come alternativa al dollaro statunitense. In sostanza si tratta di un ulteriore passo per arrivare a questo obiettivo.
E’ sempre di oggi, 26 dicembre, la notizia che la Banca Centrale della Serbia ha deciso di accettare il yuan negli scambi commerciali tra il suo paese e la Cina, considerando i crescenti legami economici tra i due stati. La decisione di oggi fa seguito a quanto stabilito nel recente incontro fra Li Keqiang, primo ministro cinese e Aleksandar Vucic, primo ministro della Serbia.
All’inizio di dicembre, il Ministro del Comemrcio cinese, Gao Hucheng, aveva affermato che la Cina avrebbe aumentato l’utilizzo del yuan nel comemrcio bilaterale con la Russia e con altri paesi; ciò si deve appunto al progetto della Cina di incrementare l’uso delle monete nazionali negli scambi commerciali internazionali al fine precisamente di indebolire il dollaro e promuovere la propia moneta.
Indubbiamente ci sono molteplici vantaggi nell’usare negli scambi commerciali internazionali le monete nazionali, invece del dollaro; innanzitutto l’assenza di oneri per la conversione delle valute, i pagamenti diretti e la maggiore trasparenza nei rapporti tra le banche.
da Economic Times
SHANGHAI: China will launch swaps and forwards between the yuan and the Russian, Malaysian and New Zealand currencies next week, a move traders said offers mainland companies a hedging tool at a time some emerging market currencies have seen sharp volatility.The China Foreign Exchange Trade System (CFETS), a unit of the Chinese central bank, said it will kick off the currency swaps and forwards between the yuan and the rouble , ringgit and the New Zealand dollar on Monday.
The contrasts will have a minimum trading size of US$10,000 equivalent, CFETS said in the statement published on Friday in its website, ?????--??????????.

Currencies in emerging markets, in particular the Russian rouble, have fluctuated sharply in recent months, partly battered by a plunge in global crude oil prices.China, whose currency is not convertible under the capital account, has been gradually reforming its currency mechanisms to move towards a full convertibility……


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OPERAZIONE PERFETTAMENTE RIUSCITA. PAZIENTE IN AGONIA (se riferito alla Nazione-popolo: but who cares?)



Euro: Lituania, Draghi, ingresso un bene

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"La Lituania ha adottato misure eccezionali in tempi difficili per raggiungere gli obiettivi necessari per entrare nell'Euro: questi risultati beneficeranno nello stesso tempo l'Eurozona e la Lituania"
Cosa vorrà veramente dire in soldoni, (o in euro-ni), questa affermazione?


1. La Lituania aveva già un peg, cioè un legame valutario di tendenziale parità di cambio, con l'euro (nel grafico qui sotto è espresso in Lita per acquistare un euro: meno ce ne vogliono più la Lita si rivaluta e viceversa).
Valori attuali:
Current value: 0.70280 Last update: 2013-12-31 1 LVL: 1.42 Euro


Analysis of Lithuanian Lita from 01-04-1999 to 01-02-2015
valutagraph.html

Performance Lithuanian Lita to the Euro

E quindi, le politiche economico-fiscali, (le quali poi alla fine, come sappiamo, - pur nel continuo gridare a misteriose "riforme" dei tecnocrati UEM-BCE-FMI-, riguardano essenzialmente il mercato del lavoro), seguite in Lituania dalla nascita dell'UEM, non sono state troppo diverse da quelle di un tipico paese euro-assoggettato.
Con alterne fortune sulle partite correnti che, (come vedete dal grafico che precede, in comparazione con quello più sotto), peggiorano nella fase iniziale quando addirittura la "lita" si rivaluta (strascichi dell'abitudine al peg sul dollaro?) e migliorano in un breve periodo di svalutazione sull'euro che va fino al 2003. Per poi stabilizzarsi in una sostanziale "piattezza" prolungata (arrivando persino a una modesta recente rivalutazioncina!).
Lithuania - Current Account Data Lithuania Current Account - News, Data, Forecasts and Charts



2009 2010 2011 2012 2013 Current Account (% of GDP) 3.7 0.1 -3.7 -0.2 1.5
Lithuania-Current_Account.gif



2. Certo, nè prima nè dopo il peg con l'euro, la posizione netta sull'estero, pare riflettere la conclusione di un grande affare (big deal), per quello che Chang definirebbe un "infant capitalism" (anche perchè, appunto, preceduto dal peg sul dollaro...):

net international investment position (may 2014)



23px-Flag_of_Lithuania.svg.png
Lithuania 2013 -
−45.7
Si potrebbe obiettare che c'è di molto peggio. Ed è vero: basta consultare la classifica riportata nel link soprastante e si vede come coinvolga notevolmente, tra i peggiori al mondo, i paesi UEM (inclusa la Francia in netto peggioramento; ma con picchi assolutamente notevoli della Grecia, naturalmente ma, più ancora, di Spagna, Irlanda e Portogallo, tutti i paesi al fondo della stessa classifica e intorno o ben oltre il 100% del PIL di PNE negativa: cioè i paesi che "hanno fatto le riforme" e che servirebbero, secondo Commissione UE e governanti italiani, da modello indiscusso per l'Italia...che invece ancora non se la cava tanto male. Ma può sempre peggiorare).


3. A questo punto, avendo seguito certe politiche (UEM), vi aspetterete grandi risultati sul deficit e altrettanti sulla riduzione del debito pubblico. Perchè questo sarebbe lo scopo dichiarato delle politiche deflazioniste, cioè, "virtuose" che garantiscono la crescita, secondo i soliti euro-tecnocrati (potentoni).
La deflazione c'è sicuramente stata (e vedremo i legami non certo casuali col mercato del lavoro):
LTU_NY_GDP_DEFL_KD_ZG.png

The current annual inflation rate in Lithuania, as of 2014, is 0.96%
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3.1. E qualche risultato non trascurabile, sul deficit, specialmente post crisi dell'euro (non quella dei sub-prime a epicentro USA, notare bene!) s'è pure visto.
In pratica, uscita discretamente dalla crisi internazionale 2007-2008, la Lituania ha poi imboccato la (autonoma) crisi da "austerità" euro-indotta ricorrendo ad un consolidamento fiscale piuttosto "drastico" (e vedremo "socialmente" realizzato come...):

Lithuania Government Budget 2000-2015 - Lithuania recorded a Government Budget deficit equal to 2.20 percent of the country's Gross Domestic Product in 2013. Government Budget in Lithuania averaged -3.16 Percent of GDP from 2000 until 2013, reaching an all time high of -0.40 Percent of GDP in 2006 and a record low of -9.40 Percent of GDP in 2009. Government Budget in Lithuania is reported by the Eurostat.
lithuania-government-budget.png

E, altrettanto as usual, applicando l'austerità, il debito non è affatto sceso in percentuale al PIL: se facessimo le proporzioni incrementali tra 2009 e 2013, sarebbe un aumento veramente "spettacolare". Dal 2010 è divenuto anzi proprio di un'altra dimensione rispetto al pre-crisi, registrando un'attenuazione, ma non certo un vero ritorno ai livelli per-crisi, solo nel corso dell'ultimo esercizio (2014):
lithuania-government-debt-to-gdp.png



4. La crescita, considerando il già segnalato "peg" dal dollaro all'euro, segna una performance ventennale tutto sommato mediocre, dai tempi dell'inizio della indipendenza e del neo-capitalismo (versione baltica).
Insomma un miracolo "lituano" ancora lo si deve vedere: e forse per la gran parte dei cittadini lituani "normali", non lo si vedrà mai.
Lithuania GDP Growth Rate 1995-2015 - The Gross Domestic Product (GDP) in Lithuania expanded 0.50 percent in the third quarter of 2014 over the previous quarter.

GDP Growth Rate in Lithuania averaged 1.10 percent from 1995 until 2014, reaching an all time high of 4.20 percent in the first quarter of 2003 and a record low of -13.10 percent in the first quarter of 2009. GDP Growth Rate in Lithuania is reported by the Statistics Lithuania.

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lithuania-gdp-growth.png


5. E veniamo alla disoccupazione.
Utilizzando la "chart" Eurostat, la Lituania PARE aver realizzato un miglioramento, - successivo ai picchi negativi del 2009-2010, peggiori persino di quelli (coevi) della Grecia e simili ai livelli (iniziali) della Spagna...- che, se non fa registrare attualmente ratei da "piena occupazione" (e ci mancherebbe, vista la deflazione perseguita con l'austerità!), ha fatto gridare al "successo delle politiche di austerità".


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6. A questo punto vi riporto (in gran parte) un articolo di Willy Craig sul "miracolo" lituano, ovverosia sul "successo dell'austerità" che già vi avevo menzionato in questo post, intitolato "C'è troppa gente in giro per l'Italia..." (dove era linkata la citazione dello stesso articolo da parte di Martin Wolf).
Non vi faccio una traduzione integrale anche perchè il contenuto appare auto-evidente (anche in una conoscenza maccheronica dell'inglese). Vi traduco, in Ndr. e carattere più grande, alcune frasi chiave:
Baltic “Austerity Successes”: Or, how to easily reduce unemployment by exiling 10% of your population- by Willy Craig

The question is: Are the Baltic states, especially Lithuania and Latvia which both have currencies pegged to the euro, proof that austerity can work? Are they “successes” as described by IMF Chief Christine Lagarde and some American conservatives? Most analyses of these have tended to focus on GDP. I will focus on employment.


The financial and euro crises had particularly brutal effects in these countries: GDP shrank almost 15% in Lithuania in 2009 and over 20% in Latvia between 2008 and 2010. The countries have had partial recoveries since, 3.5% annual growth in Lithuania since 2010 and over 5.5% annually in Lithuania since 2011. Each country will have lost about half a decade of growth.

Unemployment was massive in the wake of the crises. In 2010, Lithuanian unemployment peaked at 18% and Latvian unemployment at 19.8%. Unemployment has fallen significantly; by the end of 2012 it was “only” 13.3% in Lithuania and 14.3% in Latvia. There was no improvement, and even some worsening, during the second half of 2012. Ndr: dalla fine del 2012 la disoccupazione scende significativamente.

These figures are “pretty good” given the scale of the collapse and, unlike the euro-periphery, at least there are plausible and significant signs of improvement. But what the unemployment figures don’t say is that they have not been achieved through job creation.
Ndr: "Quello che i grafici non dicono è che la caduta della disoccupazione non è stata ottenuta attraverso la creazione di posti di lavoro". Il primo grafico che segue lo abbiamo aggiunto per mostrare come una jobless recovery - dove quello che diminuisce è il denominatore, cioè la popolazione "attiva" (e in questo caso addirittura quella residente") sia perfettamente compatibile con la stabilizzazione di bassi salari, con piccoli aggiustamenti in fase di "recupero" che non tolgono nulla alla segnalata deflazione-competitiva (e più sotto vedremo, infatti, la wage-share)


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Lithuania?s average monthly wages reach 647 eurosThe Lithuania Tribune



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Annoyingly, Eurostat doesn’t have figures on the absolute numbers of jobs, however, we do have job growth, or the annual change in the absolute number of jobs.
Ndr: è seccante rilevare come Eurostat non abbia figure relative ai numeri assoluti dei posti di lavoro, anche se abbiamo una crescita dell'occupazione, o il cambiamento annuale nel numero assoluto dei posti di lavoro.

The employment growth figures are dismal. In Lithuania, 6.8% of jobs were destroyed in 2009, 5.1% destroyed in 2010 and – after a small recovery with 2% job growth in 2011 – job destruction resumed in 2012 with 6.7% of jobs lost. In Latvia, 13.2% of jobs were destroyed in 2009, 4.8% destroyed in 2010, and 8.1% destroyed in 2011, only returning to tepid job creation of 2.6% in 2012.

Baltic “austerity success” has at best meant “jobless recoveries” characterized by GDP growth but no job creation.

How do we then explain the fall in unemployment despite catastrophic job destruction and jobless recoveries? Ndr: "Come spieghiamo allora la caduta della disoccupazione nonostante la catastrofica distruzione di posti di lavoro e la "ripresa senza lavoro"?
The answer is almost certainly mass emigration. Ndr: La risposta è quasi certamente la EMIGRAZIONE DI MASSA.
According to official figures the net migration rate (number of people entering the country minus number of people leaving the country) was an amazing -2.37% for Lithuania in 2010 and -1.26% in 2011, while for Lithuania the figure for 2011 is -1.12%. These are world records. In 2012, according to CIA figures, the few countries with higher net emigration figures than this include Syria and Jordan…
Ndr: "Secondo i dati ufficiali, il tasso netto di emigrazione (numero di persone che entrano nel paese meno quelle che lo lasciano) è stato un fantastico -2,37 per la Lituania nel 2010 e un -1,26 nel 2011...Nel 2012, secondo i dati CIA (sì proprio la CIA), i pochi paesi con un tasso netto più alto includono la Syria e la Giordania."

These migration figures are however problematic in the Schengen Area of free movement. In the absence of systematic border controls, EU governments have only a very imperfect idea of the extent of population movements.
Ndr:"Queste dati sulla migrazione sono comunque problematici nell'area Schengen..In assenza di controlli sistematici alle frontiere, i governi UE hanno solo un'idea molto imperfetta dell'estensione dei movimenti di popolazione."


An alternative measure is to look at change in total population as a proxy. There has been a demographic collapse in both Lithuania and Latvia over the past ten years. According to Eurostat, between 2007 and 2012, the Lithuanian population was reduced by 377,000 people or an 11.1% reduction of the total, in Latvia there were 240,000 less people, or a 10.5% reduction.
Ndr:"Una misura alternativa è guardare alla variazione della popolazione totale come termine di riferimento. C'è stato un collasso sia in Lituania che in Lettonia negli ultimi dieci anni. Secondo Eurostat, tra il 2007 e il 2012, la popolazione lituana è diminuita di 377.000 persone ovvero una riduzione dell'11,1 del totale..."
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The Baltic “austerity successes” look a lot less impressive if one takes this into account: How impressive would Lithuanian or Latvian unemployment figures be if over 10% of the population hadn’t been removed, apparently through emigration? In all likelihood, rather than the 13-14% unemployment of today, there would be 20 or even 25%, comparable with Spain or Greece.
Ndr: "Il "successo dell'austerità" baltica appare molto meno impressionante se si tiene conto di ciò: quanto significativi sarebbero i dati sulla disoccupazione lituana se oltre il 10% della popolazione non fosse stato rimosso, apparentemente attraverso l'emigrazione?"

Lithuania and Latvia can only be considered “models” of austerity or possible solutions if we consider exiling 10% of the population to be a desirable model for Spain, Portugal, Greece, Ireland et al. For the GIPS alone, this would mean moving, at a minimum, about 6.5 million people. This is an “economic model” characteristic of underdeveloped countries, those who export people more than things, typical for example of Caribbean nations like Jamaica or Martinique. In fact this is happening in Portugal, as hundreds of thousands emigrate, partly going to other European countries, but also to developing countries like Brazil, Mozambique and Angola.

Some will answer that the GIPS have “always” had high emigration, to which one can reply a qualified yes, noting however that this model of permanent underdevelopment is usually accompanied by high fertility. Europe is successfully creating a genuinely original model of permanent underdevelopment: massive peacetime emigration from countries that don’t have high population growth, but which in fact already have naturally declining populations due to sub-replacement fertility.
Ndr: "L'Europa sta creando con successo un modello veramente originale di sottosviluppo permanente: massicce emigrazioni in tempo di pace da paesi che NON hanno alta crescita della popolazione, ma che al contrario hanno un naturale declino della popolazione dovute alla insufficiente fertilità".

The EU is actively promoting this, notably with its “Youth on the Move” initiative, turning travel – normally a positive way to broaden horizons and foster exchange – into a crude band-aid for the dysfunctions of the single currency by sending the teeming masses of unemployed peripheral youth to the core, above all to Germany.

The inability to devalue within the euro remains a huge part of the problem...

However, as Matt Yglesias argues, though the Baltic austerity stories cannot be sold as an economic success, they can be considered a political success depending on what objectives one has: “The Latvian government places more importance on securing independence from Russia than on the short-term trajectory of Latvian living standards.

The Baltic ruling elites do not see any future for their countries other than clinging to Germany (and America) for safety and melting into the broader European continent. Perhaps, given their diminutive size, this is a reasonable objective, and membership of the eurozone is the symbol of its success.
The peoples of these countries, I think far more reasonably, are skeptical however.
The Latvian government is on track to join the euro in 2014, even though a majority of the population is currently hostile. The Lithuanian government hopes to join in 2015, even though a recent poll found 57% of people opposed. Citizens should be warned: Once locked in the “euro-trap”, there will be no going back, and there will be no solutions to joblessness in future economic crises, other than to leave their country.

7. Insomma, il peg sull'euro, in preparazione alla vera e propria entrata nell'euro-zona, ha significato deflazione, e stabilizzazione della disoccupazione, con un apparente miglioramento "relativo" rispetto al periodo ante-crisi, a costo della ELIMINAZIONE DI UNA PARTE CONSISTENTE NELLA FORZA-LAVORO. Cioè della stessa popolazione: peraltro, a quanto pare, in maggioranza contraria a questa "entrata" e, in aggiunta, con questo bel risultato di crescita salariale per i "sopravvissuti alla diaspora":


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Tra l'altro, a confermare come il danno si unisca alla beffa, si veda qui sotto come la recente "crescitina" del salario netto, che dal 2013 ricomincia a superare la produttività, indica che l'entrata nell'area euro, dovrà necessariamente comportare dosi aggiuntive di deflazione e riforme del lavoro: se non altro, l'inflazione vista più sopra (punto 3), già oggi, è più alta di quella dei vari paesi UEM che stanno già in deflazione o comunque a tassi poco sopra lo zero!
E sappiamo come nell'OCA-UEM, alla fine, conti solo svalutare i tassi di cambio reale, legati all'inflazione, per sperare di mantenere la competitività...e quindi con la necessità di "acuire" nuovamente la disoccupazione!

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8. Ma, certo, il costo del lavoro, è difficilmente abbassabile in termini assoluti, come attestano i dati che stiamo per vedere.
E se svalutare i tassi di cambio reale (essendo definitivamente precluso di abbassare, anche se di poco, quelli nominali), cioè il reddito del lavoro, è forse politicamente difficilotto, per non ripiombare nell'incubo dei saldi negativi delle partite correnti e in una crisi finanziaria da indebitamento privato con l'estero, si tenterà di attirare tanti investitori esteri: what else?!
A questo punto, l'oligarchia locale, pardon, il governo, si fa pure un bel sito, in gran parte in inglese, lo si "antitola" all'Unione europea - EU - Lithuanian Economy - e si "reclamizza" il costo del lavoro comparato rispetto agli altri paesi europei proprio per - magari?- attrarre i mitici "investimenti stranieri"...
Ed ecco qua:
Labour costs in the Baltics


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Naturalmente si gioca principalmente sui diretti concorrenti, i famosi neighbours...to beggar...o quantomeno da "spiazzare" nell'afflusso di capitali: gli altri paesi baltici e la miracolosa Polonia!


E si indica nel menu, settore per settore, là dove la performance risulta la più "imbattibile": segnaliamo il settore "costruzioni", perchè avrebbe indotto persino i Faraoni della prima età del Bronzo a fare un reclutamento per le Piramidi.
Labour-costs-in-different-sectors-in-2008-and-2012.png



9. CONCLUSIONE: non vi pare una politica un po'...aggressivuccia? Ma c'è forse, per chiunque aderisca all'euro, un'alternativa a questo simpatico perseguimento comune della pace e della cooperazione tra i popoli? (Che tra un po', non si capirà neanche più bene dove stiano...?)

Insomma, se questo è il modello, si spiega perfettamente la frase di Draghi riportata in apertura: "...questi risultati beneficeranno nello stesso tempo l'Eurozona e la Lituania".
Sì perchè si rafforzerà l'idea che la competitività si persegue esclusivamente abbassando il costo del lavoro rispetto ai vicini, e a tutti i concorrenti dell'area valutaria unica: e che chi sgarra, - lasciando che il costo del lavoro NON segua la produttività reale (cioè al netto dell'inflazione...che non ci deve essere, con buona pace dell'occupazione dei "residenti")-, non ha scampo. Si ricomincia con le "riforme" senza alternative-TINA, la shock economy e l'emigrazione di massa.
Cioè, poi, end of democracy.
Ma non l'avevano già detto Wynne Godley nel 1992 e Tony Thirlwall nel 1998?
Ma credo che intendessero qualcosa di molto diverso dalla dichiarazione di Draghi...




Pubblicato da Quarantotto a 15:09 20 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest






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mototopo

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Ucraina: CIA nel governo e Soros alla Banca Centrale



Il sito libanese Al-Manar, portavoce della guerriglia sciita Hezbollah - alleato dell'Iran e del presidente siriano Bashar Assad - si chiede se ​​per caso sia Dominique Strauss-Khan o Soros a dirigere la Banca Centrale ucraina.
L'inquietante notizia di Al-Manar poteva sembrare uno scherzo, se non fosse stato per la conferma di uno dei massimi esperti di geopolitica, F. William Engdahl, della Princeton University. Egli sostiene che il controverso speculatore George Soros, è indicato come il nuovo presidente della Banca Centrale Ucraina (http://tinyurl.com/o7fbrc6).
In questa fase di escalation a spirale, che può innescare ad una guerra nucleare tra gli Stati Uniti-UE e la Russia, l'Ucraina ha cessato di esistere come paese indipendente, libero e sovrano, da quando il governo di Kiev è composto da molti stranieri e oscenamente diretto dall'interventismo di Vicky Nuland, assistente del Dipartimento di Stato e moglie del neoconservatore straussiano Robert Kagan, uno degli artefici dei fallimenti della guerra in Iraq e in Afghanistan.
Il parlamento ucraino ha votato per tre nuovi ministri di governo, tra nazisti (letteralmente) provenienti da paesi stranieri, ma sono stati nazionalizzati come cittadini ucraini rapidamente:
1) il ministro delle Finanze Natalia Jaresko, una cittadina statunitense che ha lavorato per il Dipartimento di Stato in Ucraina e anche come banchiere di investimento dei fondi USAID, una copertura della CIA (http://www.katari.org/agresion-permanente-usa);
2) Aivras Abromavicius, banchiere d'investimenti in Lituania che ha gestito il fondo svedese per l'Ucraina, e
3) Alexander Kvitashvili, Ministro della Salute, di nazionalità americana e agente della CIA, secondo Engdahl (http://tinyurl.com/lytmy4o).

Secondo Al Manar l'Ucraina è sull'orlo della bancarotta imminente, la cui causa principale è la guerra che si svolge a Donbass, che costa circa 100 milioni di UAH (Grivnia, moneta ucraina) al giorno, ma la causa fondamentale è il taglio delle sue relazioni commerciali con la Russia, suo partner principale, che ha prodotto una massiccia fuga di capitali.
Kiev non è stata in grado di far fronte ai propri obblighi di pagamento nel mese di ottobre per un totale di 1125 milioni di grivna costringendo il suo Consiglio comunale a ristrutturare il proprio debito interno.

Anche il governatore della Banca Centrale dell'Ucraina, Valeria Gontareva ammette la sua drammaticahttps://translate.googleusercontent...-bank/&usg=ALkJrhjnY1XHMTY1_onWMZX-ay6OP-LeLQ decomposizione (http://rt.com/business/218735-ukraine-crisis-central-bank/) , mentre l'agenzia di rating Moody's, afferma che c'è il rischio per il paese di una sospensione dei pagamenti, quando l'Ucraina deve circa 28 miliardi di dollari ai suoi principali creditori il FMI e l'Unione Europea.
Le sue riserve di valuta estera sono crollate a otto miliardi di dollari, i prezzi sono aumentati di oltre il 20%, il debito pubblico ha raggiunto il 60% del PIL e la moneta ha perso metà del suo valore in un anno.

Il FMI stima che l'Ucraina necessita di un aiuto urgente nelle prossime settimane, di 20 miliardi di dollari solo per stabilizzare la recessione economica.
Anche il primo ministro Arseniy Yatsenyuk, è stato letteralmente piazzato lì da Vicky Nuland del Dipartimento di Stato, la rivista austriaca Contra Magazine (http://rt.com/business/218735-ukraine-crisis-central-bank/) sostiene che il presidente, Petro Poroshenko, vorrebbe convertire l'Ucraina in uno stato vassallo degli Stati Uniti, il che spiega il massiccio afflusso di stranieri per giocare un ruolo chiave nella direzione del paese, come nel caso della Banca centrale, dove, secondo l'agenzia di stampa APA dell'Azerbaijan, che cita il canale televisivo 112 dell' Ucraina, i candidati a guidare la Banca Centrale sono George Soros e Dominique Strauss-Kahn, ex capo del Fondo monetario internazionale, entrambi in grande sintonia con Jacques Attali, e uomini di fiducia dei banchieri Rothschild.

Il mega speculatore israelo-ungherese-britannico-americano György Schwartz, alias George Soros, di 84 anni (http://www.muckety.com/George-Soros/4166.muckety), ha finanziato con 82.000 dollari (poche bricioe) il nuovo governo ucraino, così come aveva finanziato le attività di dissidenti nell'ex blocco sovietico prima delle rivoluzioni del 1989, in particolare in Polonia e nella Repubblica ceca, secondo Kyev Post.
Al-Manar afferma che Soros ha contribuito quest'anno a rovesciare il governo ucraino e creare una democrazia filo-occidentale, così come durante la rivoluzione arancione del 2004.

Oggi l'Ucraina si ritrova infestata da un battaglione di funzionari degli Stati Uniti attraverso le ONG che controlla, come la National Endowment for Democracy (NED), che Thierry Meyssan, direttore di Reseau Voltaire, catalogato come "la facciata legale della CIA (http://www.voltairenet.org/article167223.html)".
Secondo Engdahl, Soros persiste nel tentativo di indebolire l'economia russa, come ha fatto nel 1998, quando è stato identificato come il front man per i banchieri Rothschild con la sua impresa Quantum Fund NV, con sede nei paradisi fiscali di Curacao (Antille Olandesi) e le Isole Cayman (http://tinyurl.com/2wotow4).

Engdahl afferma che mettere Soros come governatore della Banca centrale di Ucraina, è come mettere un vecchio lupo a sorvegliare il gregge.

Il sito web di Alex Jones, InfoWars afferma che Soros si assume la responsabilità per il colpo di stato e le uccisioni di massa in Ucraina, dove il suo aiuto alle rivoluzioni colorate è iniziato subito dopo aver partecipato alla caduta dell'URSS(http://tinyurl.com/o2qzg5n).

Secondo Engdahl, lo speculatore Soros "porterà la sua esperienza a Kiev e cercare di guadagnare miliardi di euro nel nuovo Ministero delle Finanze non solo per depredare la Banca Centrale dell'Ucraina, insieme a due alleati dei banchieri Rothschild: Dominique Strauss-Kahn e un impiegato clandestino della Federal Reserve, che dirigono gli israelo-americani, governatrice Janet Yellen e vice governatore Stanley Fischer (http://goo.gl/oOV8DR), fino a poco tempo fa governatore della Banca centrale di Israele, che ha manovrato l'Olimpo della finanza globale con Jacob Frenkel ( http://goo.gl/HOzFXl ).


Pubblicato da Alba Kan a 23:21 Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest



Etichette: Banche, CIA, Economia, geopolitica, Russia, Ucraina
 

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Avete preso coscienza che l’Euro e’ un serio problema per l’economia italiana, ma vi e’ difficoltoso convincere i vostri conoscenti?

Di seguito un post fatto apposta per voi, dove abbiamo messo insieme “il meglio” di tanti nostri articoli precedenti pubblicati su Scenarieconomici.it: potrete convincere anche la persona piu’ “riluttante” in modo del tutto logico e razionale, che l’euro e’ per l’Italia un pessimo affare.


1) L’Economia Italiana sta andando molto male!

Vi presentiamo in questa sezione un’incredibile sequenza di grafici relativi ai principali indicatori economici italiani.



La Produzione Industriale ancora in flessione (dopo il crollo)…..



La disoccupazione a livelli record…



L’Export tiene, l’Import in crollo verticale…



I Consumi energetici collassano…..



I Prestiti alle Imprese in caduta….



Le sofferenze bancarie nell’iperspazio….



I Consumi al Dettaglio in continua flessione…



La Produzione nelle costruzioni ai minimi…





Il PIL e’ ancora negativo….





Fatturato ed Ordinativi industriali con andamento piatto….




Il Debito Pubblico macina Record su Record…






Deficit sul 3%, Spesa Pubblica e Tassazione ai massimi…



Le vendite di auto nuove dimezzate…



I Patrimoni si riducono: i prezzi degli immobili scendono….



Dopo aver visto questi grafici, tutti aggiornatissimi, ritenete che vi sia un qualche segnale di un’imminente ripresa economica?


Direi che qualche dubbio viene…

Non c’e’ un parametro dell’economia reale, che sia uno, che abbia un evidente andamento tendente ad un miglioramento chiaro e sostenuto. Alcuni parametri sono stabili, la maggior parte dei parametri tende a peggiorare.

Inoltre nel passato le previsioni del governo sono state sempre smentite (Come dimostrato ampiamente QUI)






2) L’Economia Italiana va malto peggio delle altre economie europee, e cio’ accade dopo l’introduzione dell’EURO!

Il punto e’ che i dati ci dicono che e’ l’intera Eurozona ad avere un andamento fiacco, e dentro l’eurozona l’Italia va peggio degli altri….


Allargando lo spettro agli ultimi 7 anni, si nota la caduta rovinosa del Prodotto interno Lordo dell’Italia, ed in particolare del mezzogiorno….

La produzione industriale Italiana e’ crollata, quella tedesca e’ cresciuta….



La disoccupazione in Italia e’ cresciuta fortemente e di pari passo e’ crollata in Germania….


Diamo ora uno sguardo all’andamento dei Debiti Pubblici in Europa negli ultimi 2 decenni…

Si nota che:
- L’andamento dei debiti pubblici per tutti i paesi senza eccezione (a parte la Germania) si riduce fino al 2008 e poi esplode, specie nei paesi periferici (che caso….)
- L’Italia aveva un’ammontare di debiti pubblici maggiore del resto d’Europa gia’ 20 anni fa, e non ha avuto andamenti tendenziali diversi rispetto al resto d’Europa


Qui si vede meglio cosa e’ accaduto, accorpando i paesi: si notino i cambiamenti in particolare dopo il 2004. Si noti come tra il 2001 ed il 2005 in Germania il Debito Pubblico e’ aumentato maggiormente del resto d’Europa, per finanziare l’avvio delle riforme sul Lavoro.


Ora diamo uno sguardo all’andamento dei Debiti Privati (imprese e famiglie) in Europa negli ultimi 2 decenni….

Si nota che:
- L’andamento dei debiti privati per tutti i paesi senza eccezione, a parte la Germania dopo il 2004 (che caso….)
- L’Italia aveva l’ammontare di debiti privati inferiore d’Europa (a parte i paesi dell’est), salvo la Germania negli ultimi anni

Qui si vede meglio cosa e’ accaduto, accorpando i paesi: si notino i cambiamenti in particolare dopo il 2004.


Stranamente si nota un certo parallelismo anche di questo indicatore con altri indicatori, ad esempio con questo:

Che dite, la cosa e’ casuale?

Ora presentiamo l’andamento dei Debiti Complessivi, Pubblici e Privati.

Si nota che:
- L’andamento dei debiti complessivi (pubblici e privati) nel complesso cresce ininterrottamente da 20 anni, ma se fino al 2004 tutti i paesi hanno un andamento analogo, dal 2004 (anno di entrata in vigore della riforma del mercato del lavoro Hartz IV in Germania) gli andamenti divergono: si stabilizzano in Germania, ed esplodono in tutti gli altri paesi senza eccezioni
- L’Italia negli anni 90 aveva debiti complessivi superiori alla media, ma successivamente s’e’ mantenuta nella media


Qui si vede meglio l’enorme divergenza tendenziale tra la Germania ed il resto d’Europa dopo il 2004.


Insomma, qualcosa non va in Italia (ed in Europa), e cio’ e’ evidente dopo l’introduzione dell’euro.

Ma il grafico piu’ significativo e spaventoso, e’ quello della “Performance relativa della produzione industriale italiana rispetto a quella tedesca”, dove si vede con chiarezza esemplare che l’Italia vede la produzione industriale crollare rispetto a quella tedesca solo nei periodi con cambi fissi (SME negli anni 80, e da seconda meta’ anni 90 con l’euro), mentre va benone in presenza di cambi variabili.



L’economista francese Jacques Sapir disse (vedi QUI) che QUESTO PROVA (1) EFFETTI NEGATIVI DELL’EURO (2) CHE L’ITALIA ERA UN COMPETITOR DELLA GERMANIA (3) GERMANIA STA USANDO L’EURO COME UN’ARMA



3) Spieghiamo cos’e’ successo nell’Eurozona con l’introduzione dell’Euro!

A questo punto, qualsiasi interlocutore in buona fede, certamente, di fronte a molteplici dati incontestabili, si trova “spiazzato” e conscio che “un problema esiste nell’eurozona”, e che questo e’ legato all’introduzione dell’Euro ed alla sua governance.

E’ il momento di capire perche’…. (vedi QUI)

La Teoria e’ il Ciclo di Frenkel, teoria che finora ha funzionato alla perfezione, immancabilmente e sistematicamente per le casistiche di Unioni Valutarie o nei casi di adozione di una Valuta estera da parte di una nazione piu’ debole.

Guardiamo queste 9 slides, che rielaborano graficamente il Ciclo di Frenkel, con l’obiettivo di renderlo fruibile a chiunque.








I 5 anni della crisi dell’Eurozona, dalle varie crisi della Grecia, a quelle dell’Irlanda, del Portogallo, Delle Banche Spagnole, di Cipro, ma anche le crisi che vedremo a breve (Slovenia, Cipro) e quelle che vedremo successivamente sono piu’ o meno tutte perfettamente inseribili nel ciclo visto, tutte!

Fateci caso con attenzione e guardate a voi le evoluzioni di dati ed indicatori economici.

Poi ad ogni crisi fatevi la domanda: ma se la crisi degenera e lo stato o l’ammasso bancario di turno crollasse, chi avrebbe la mazzata maggiore e pagherebbe? Ovviamente i cittadini dello stato zozzone di turno, ma anche i creditori di questo (e quindi i cittadini della nazione G). Pero’ a pagare il conto piu’ salato sono sempre altri.

Hanno venduto le Crisi delle Nazioni, delle Banche in tutti i modi possibili, dando punizioni morali ai levantini e lavativi e spreconi di turno, ma in realta’ le cause della CRISI che viviamo da 4 anni e vivremo in futuro sono perfettamente spiegabili da queste slides, e l’evoluzione della crisi e’ necessariamente quella segnata.



4) Smontiamo una per una le argomentazioni Pro-Euro

La crisi che attanaglia l’Euro-zona e’ una crisi che nasce dal fatto che s’e’ introdotta una Valuta unica (Euro) senza fare prima tutte le cose necessarie a far funzionare il meccanismo (armonizzazione mercati del lavoro e sistemi fiscali, meccanismo trasferimenti interno, unione politica) e che portano inevistabilmente a squilibri legati ad una crisi di bilancia dei pagamenti(vedi QUI).
Le argomentazioni a favore del restare nell’Euro che ho avuto modo di leggere sui Media nazionali ed internazionali, non sono MAI numeriche ed analitiche, ma tendenzialmente sprezzanti e senza alcun background storico. Generalmente si basano su 2 concetti:

a) Introdurre il concetto di PAURA attraverso falsita’ o verita’ parziali (ripeto MAI supportate da dati)

b) Demolire le tesi altrui con argomentazioni MORALI

Ovviamente sono le stesse tesi che il Potere, attraverso i media vuole che passino nelle masse, e guarda caso ci riesce benissimo. Comunque, ipotizziamo che siano in buona fede ed analizziamole, e lo facciamo come di consueto non con Filosofia o Leviatani, ma con Dati, Numeri e Logica, nella speranza di vedere sulla questione un Dibattito onesto ed analitico:


Argomento 1) LA CRISI EUROPEA E’ LEGATA AI DEBITI ED AGLI SPRECHI DEI PAESI PERIFERICI
FALSO terroristico. Nell’epoca euro nei periferici i conti pubblici dei periferici hanno avuto andamenti migliori rispetto a quelli Tedeschi (in Germania e Francia il Debito pubblico e’ salito, mentre nei periferici in genere e’ sceso). Gli squilibri sono stati nel settore privato e nei debiti esteri. I periferici hanno senza dubbio problemi (che vanno affrontati) ma la crisi ha evidentemente cause diverse.

Argomento 2) IL RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI E’ UN SALTO NEL BUIO
FALSO ideologico. Le valute nazionali sono la norma da secoli, mentre le Valute Sovrannazionali (o l’aggancio a Valute estere, adottandole o fissando cambi fissi) e’ l’eccezione, ed ha sempre portato alla disgregazione del sistema, per la creazione di squilibri non governabili.

Argomento 3) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UNA SVALUTAZIONE PAUROSA, DEL 40, 50 O 60%
FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’entita’ delle svalutazioni e’ generalmente pari, a parte oscillazioni iniziali, al differenziale di inflazione accumulato nel periodo a cambi fissi con la nazione piu’ forte cui si e’ adottato il cambio. Non lo dico io, lo dice la storia economica mondiale.


Argomento 4) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UN’INFLAZIONE GALOPPANTE, un litro di latte o di benzina costerebbe 5.000 Lire
FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’inflazione e’ sempre stata pari ad una frazione dell’entita’ della svalutazione. L’abbiamo spiegato con dati in svariati articoli, ma repetita juvant. Anche qui lo dice la storia.


Argomento 5) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE I TASSI SAREBBERO GALOPPANTI
FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), i tassi salgono prima delle svalutazione (proprio perche’ anticipano l’evento). Dopo la svalutazione immancabilmente, storicamente scendono. Qui l’Italia nel 1992.


Argomento 6) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE l’ECONOMIA REALE SAREBBE MENO COMPETITIVA
FALSISSIMO. E’ vero il contrario e qui TUTTI gli indicatori dell’economia reale lo confermano. Ne allego uno per tutti: la produzione industriale della Germania e dell’Italia. Si vede chiaramente che l’Italia ha fatto decisamente meglio in coincidenza della svalutazione, mentre la Germania ha fatto meglio in regime di cambi semi-fissi (anni 80 fino al 1991) e con l’Euro (specie dopo il 2000). La cosa e’ riscontrabile su tutti gli indicatori e va estesa a tutti i paesi dell’euro. Vale comunque SEMPRE, in ogni esperienza storica a cambi fissi.

Argomento 7) LA MONETA E’ UN FALSO PROBLEMA, VISTO CHE IL MONDO E’ CAMBIATO E C’E’ LA CINA
FALSO da ignoranza. Non ci perdo troppo tempo visto che feci un’ampia analisi a riguardo che vi ripropongo: Analisi della Competitivita’ dell’Export di Italia, Germania e Cina: l’Italia resta piu’ temibile del Dragone per l’export tedesco


Argomento 8) PERCHE’ ATTACCHI L’EFFICIENTE E LAVORATRICE GERMANIA E DIFENDI GLI INEFFICIENTI ED IMMORALI PAESI PERIFERICI? LA GERMANIA STA ALL’EUROPA COME LA LOMBARDIA STA ALL’ITALIA.
FALSO macro-economico. Il paragone non regge per niente, perche’ la Lombardia da’ al resto l’Italia TRASFERIMENTI pari al 12% del suo PIL, la Germania un misero 0,3%. Questo numero da solo dice tutto.
Come ripetuto 1000 volte un unione valutaria fuziona se ci sono delle precondizioni: A) forti trasferimenti interni in sussidiarieta’ B) un mercato del lavoro ed un sistema legislativo e fiscale comuni C) Un centro politico unitari.
In Italia vi sono tutti e 3 questi fattori (sia pure con enormi storture), in Europa no. Qui trovate l’analisi completa: Lombardia sta ad Italia, come Germania sta ad Unione Europea? Non proprio….


Argomento 9) SE USCIAMO DALL’EURO, LE ALTRE NAZIONI EUROPEE CI FANNO A FETTINE E METTONO BARRIERE.
FALSO terroristico. Anche qui c’e’ un evidente mancanza di logica e conoscenza della storia. L’affermazione sopra e’ insostenibile per 2 ragioni:
a) Se l’Italia esce dall’Euro, e’ evidente che ne uscirebbero almeno meta’ delle nazioni (nel caso minore) o tutte (piu’ realisticamente). Per esempio la sola uscita dell’Italia dall’EURO costerebbe alla Francia, restando questa ancorata alla Germania ed alla valuta unica, il passare da un Deficit Commerciale abnorme, ad uno immenso, con banali conseguenze. Se escono tutti o quasi, non vedo perche’ tutti debbano prendersela con l’Italia.
b) Storicamente, nelle varie crisi dove una valuta s’e’ sganciata da altre, non s’e' MAI verificato l’ingabbiamento commerciale del paese stesso, semplicemente perche’ impossibile da fare e perche’ sarebbe sconveniente nel medio periodo a chi lo attua. Avverra’ parimenti in Europa

Argomento 10) SE USCIAMO DALL’EURO, PERDIAMO I TRASFERIMENTI DALL’UNIONE EUROPEA.
ECCHISSENEFREGA!!! L’Italia inspiegabilmente regala quasi lo 0,4% del suo PIL (piu’ della Germania), circa 6 miliardi all’anno di euro, al resto d’europa. Durante le crisi degli stati ha generano decine di migliardi di nuovo debito pubblico a favore di altri. Se usciamo dall’euro da questo punto di vista non potremo che guadagnarci.

Argomento 11) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SAREMO TUTTI PIU’ POVERI ED I CONTI PUBBLICI PEGGIOREREBBERO
FALSISSIMO. E’ vero unicamente se uno percepisce redditi in Italia e li spende all’estero. Ma per la quasi totalita’ dei residenti italiani accadrebbe il contrario. Tutte le simulazioni numeriche fatte all’estero dicono il contrario. Oggi siamo nell’EURO e stiamo conoscendo una depressione economica impressionante e mai l’economia italiana e’ andata peggio. Qui la nostra simulazione (versione del 2013) del PIL nominale restando ed uscendo dall’euro, sia del PIL nominale che del Debito.

Argomento 12) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE L’ITALIA VEDREBBE ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IL DEBITO PERCHE’ I DEBITO SONO IN EURO.
FALSO. Lo Stato onorerebbe il debito in valuta locale, non in euro (Lex Monetae). L’onere del debito non aumenterebbe; i creditori esteri hanno gia’ incorporato la svalutazione nello spread, ed anzi il tasso diminuirebbe. Inoltre come visto aumenterebbe il PIL nominale, comprimendo il debito stesso.
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Argomento 13) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON FINANZIEREBBE PIU’ IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO, SI BLOCCHEREBBE QUALUNQUE PAGAMENTO E ESPORTAZIONE E CROLLEREBBE TUTTO
FANTASIOSO. Chiariamo il punto di vista secondo logica:
a) Se a svalutazione avvenuta i paesi CREDITORI bloccassero il nostro sistema bancario spingendo l’Italia al Default (ammesso che riescano nell’intento), altro non farebbero che spingere l’Italia a non ripagare i debiti verso essi stessi. Se facessero cosi’ sarebbero degli auto-lesionisti. Tra l’altro l’Italia ha un SALDO PRIMARIO ATTIVO e non avrebbe in caso di default necessita’ di finanziarsi all’estero.
b) Se torna la Valuta Nazionale, torna anche la Banca Centrale Nazionale, e quindi qualcosa che quasi certamente svanirebbe (la BCE), non si sa bene quali minaccie potrebbe compiere.
c) Le minaccie da che mondo e mondo si fanno per “evitare” un evento. Ad evento successo, la minaccia e’ un non senso.
d) Nornalmente i DEFAULT avvengono quando si esaurisce la CASSA. L’Italia ha una CASSA pari al 21% del PIL (oltre 300 miliardi di Euro) in Oro, Valute, Riserve, etc.
Direi che non c’e’ molto altro da aggiungere. Sull’ipotesi di blocco di ogni pagamento ed esportazione in europa, e’ un po’ come commentare l’ipotesi del ritorno della Peste Nera e delle 7 piaghe d’Egitto, per cui evito.

Argomento 14) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE DILAGHEREBBE LA CORRUZIONE E LA BUROCRAZIA
FALSO Morale. Tutte le statistiche ed indicatori dicono che la posizione dell’ITALIA in tema di corruzione ed efficienza dei servizi pubblici (connessa con la burocrazia ed efficienza pubblica) durante l’era EURO e’ peggiorata.

Argomento 15) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SVANIREBBE LA DEMOCRAZIA, IL LIBERO SCAMBIO ED IL SOGNO EUROPEO
ROMANTICISMO ISTERICO. La struttura che muove le decisioni dell’Eurogruppo non ha niente di democratico.
L’imporre cicli di austerita’-recessione-poverta’-tracollo conti pubblici non ha niente di razionale ed UCCIDE IL MERCATO interno.
Il peggior nemico dell’Integrazione europea e’ proprio l’EURO, la costruzione folle che c’e’ alle spalle a governarlo e la follia della gestione della crisi che porta la crisi stessa ad essere eterna ed a perpetuare se’ stessa, ampliando le forze anti-europee e seminando le basi per la distruzione dell’Eurozona.
Tornare alle valute nazionali, con un mercato unico e’ la sola possibilita’ per l’Europa per ricominciare un percorso di unione politica, la cui unione valutaria sia l’ultimo anello della catena, e non il primo.

Argomento 16) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE CI SAREBBE IL CAOS, MENTRE L’EURO DA’ STABILITA’.
FALSO EVIDENTE ANCHE AD UN CIECO. Il caos c’e’ adesso, da ormai 4 anni, grazie a questo ESPERIMENTO chiamato EURO. L’EURO ha introdotto RIGIDITA’ e non ha un sistema in grado GESTIRE GLI SQUILIBRI INTERNI. Coi cambi e le valute nazionali, queste avrebbero una forza conseguente alla forza degli stati stessi. In sintesi l’EURO e’ una costruzione artificiale che spinge ad una perenne crisi interna ed a contrasti in cui alla fine la spunta sempre il piu’ forte (cioe’ non l’Italia). TUTTI gli esperimenti di CAMBIO FISSO sono finiti in malomodo, SEMPRE (a meno di non aver fatto PRIMA un unione politica, dei mercati del lavoro, dei sistemi fiscali, etc).

Argomento 17) IL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ IMPOSSIBILE, PERCHE’ NON CI CONSENTIRANNO DI USCIRE. L’EURO E’ IRREVERSIBILE.
FALSO RELIGIOSO. La STORIA offre centinaia di casi di Imperi e situazioni irreversibile che immancabilmente sono crollati, a causa in primis delle proprie contraddizioni interne. E’ comunque ovvio che tecnicamente l’uscita non sia affatto cosa semplice, ma se c’e’ la volonta’ di fa.

Argomento 18) L’EURO E’ UNA COSA BUONA PERCHE’ CI DA’ IL “FATTORE DIMENSIONALE PER COMPETERE” MENTRE CON LA VALUTA NAZIONALE SAREMO DEI NANETTI.
CONFUSI. Qui chi dice cio’ fa confusione tra l’UNIONE POLITICA EUROPEA (che non c’e') e l’EURO.
L’EURO in se’ non vuol dire niente di niente. Certamente, c’e’ chi ha l’ambizione di vedere l’EURO prendere il posto del DOLLARO come valuta di riserva e scambio mondiale, ed essere cosi’ in grado di imporre condizioni al resto del mondo, ma per fare cio’ oltre all’Unione Politica, Fiscale, Valutaria e dei mercati del Lavoro, bisognerebbe pure investire massicciamente in armamenti. Oggi tra l’altro l’EURO pesa nelle riserve delle banche centrali meno di quanto pesavano 15 anni fa le varie valute nazionali.
Vicino casa abbiamo la SVIZZERA ed in giro per il mondo tanti esempi di piccole nazioni che competono benissimo col resto del mondo. Quanto all’egemonia Mondiale, direi che l’Europa per una serie di ragioni (anche demografiche) puo’ tranquillamente scordarsela.
L’Europa, Euro o non Euro, puo’ tranquillamente continuare ad essere un area di libero scambio, e se vi fosse maggior coordinamento (e non certo la valuta unica) potrebbe andare in giro per il mondo cogliendo determinate opportunita’ che effettivamente il fattore scala puo’ facilitare.


Argomento 19) L’EURO CONSENTE A TUTTE LE NAZIONI PERIFERICHE DI ALLINEARSI ALLE NAZIONI PIU’ EVOLUTE, DIVENTARE PIU’ EFFICIENTI, SERIE, RESPONSABILI.
RISATA!!! Con l’EURO e’ accaduto OVUNQUE in Europa esattamente l’Opposto. E la cosa e’ ovvia: l’EURO deresponsabilizza proprio le nazioni piu’ deboli (la cosa e’ avvenuta grazie all’afflusso di capitali dal cuore d’europa alimentando l’economia reale).

Argomento 20) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ VERO CHE L’ECONOMIA SI RIPRENDEREBBE, MA LA PRESENZA DI UNA CLASSE POLITICA IRRESPONSABILE POTREBBE VANIFICARNE I VANTAGGI
VERO. Questa e’ l’unica argomentazione che dal mio punto di vista regge, anche se siamo nel campo delle opinioni. Cio’ pero’ non spingerebbe nessuno, lucido di mente, a non tornare alla valuta nazionale. Non tornare alla valuta nazionale sta impoverendo l’Italia e mezza Europa ad una velocita’ mai vista, ed interompere tale processo e’ perfettamente razionale e logico.

Il ritorno alla Valuta Nazionale, non risolve i problemi dell’Italia. Ma e’ altrettanto certo che una permanenza nell’euro non puo’ che spingere l’Italia verso un impoverimento complessivo nazionale, che non ha niente di taumaturgico. Per cui non c’e’ alcuna ragione razionale per non tornare alla Valuta Nazionale, preparandosi a tale evento (che personalmente ritengo inevitabile, come insegna la storia).



5) Per 7 Premi Nobel (P.Krugman, M.Friedman, J.Stigliz, A.Sen, J.Mirrless, C.Pissarides, J.Tobin): “l’Euro e’ una patacca”

Che’ l’EURO fosse un esperimento destinato al fallimento, c’era chi ce lo diceva gia’ nel 1971: L’Economista Kaldor nel 1971 spiegava con precisione millimetrica il perche’ l’Euro avrebbe fatto collassare il sistema

L’economista e consigliere economico nel Regno Unito Nicholas Kaldor nel 1971 (quando l’Euro era solo un progetto in fase embrionale, che sarebbe divenuto realta’ 3 decenni dopo) in “Effetti Dinamici del Mercato Comune” pubblicato inizialmente su New Statesman il 12 marzo 1971, aveva precisamente previsto le cause della crisi dell’euro: lo squilibrio commerciale e della bilancia dei pagamenti a causa di un regime di cambi fissi in assenza di armonizzazione del mercato del lavoro e del sistema fiscale e di meccanismi di trasferimento.
E’ impressionante notare che 42 anni fa, fosse perfettamente chiaro a cosa sarebbero andati incontro i paesi europei introducendo una moneta unica, prima di un unione politica e fiscale: ad un “disastro della periferia” cui sarebbe seguita una rottura dell’intero sistema. Il “disastro di mezza zona Euro” lo stiamo vivendo ora, mentre la “rottura del sistema” e’ ancora la’ da venire.

Qui alcuni estratti:
Ma si commette un errore pericoloso nel credere che l’unione politica e monetaria possa precedere l’unione politica o che opererà (come si legge nelle parole del rapporto Werner) “un agente di fermentazione per la creazione di una unione politica della quale nel lungo non sarà in ogni caso in grado di fare a meno”. Poiché se la creazione di una unione monetaria e il controllo della Comunità sui bilanci nazionali saranno tali da generare pressioni che conducono ad una rottura dell’intero sistema, è chiaro che lo sviluppo dell’unione politica sarà ostacolato e non promosso.
Sotto questo sistema, come gli eventi hanno dimostrato, alcuni paesi tenderanno ad acquisire crescenti (ed indesiderati) surplus commerciali nei confronti dei loro partner commerciali, mentre altri accumulano crescenti deficit. Ciò porta con sé due effetti indesiderati. Trasmette pressioni inflazionistiche da alcuni membri ad altri; e mette i paesi in surplus nelle condizioni di fornire finanziamenti in automatico ai paesi in deficit in scala crescente.
L’Unione monetaria e il controllo della Comunità sui bilanci impedirà ad ogni singolo stato membro di perseguire autonome politiche di piena occupazione
La dispersione nei tassi di aumento dei salari tra le diverse aree tende sempre ad essere considerevolmente più piccola di quella relativa alle variazioni della produttività. E’ per questa ragione che in un’area valutaria comune, o in un sistema di valute convertibili con cambi fissi, le aree che crescono di più tendono ad acquisire un vantaggio competitivo cumulativo rispetto alle aree che crescono a tassi inferiori. ….Proprio in ragione degli incrementi dei differenziali di produttività, i costi comparati di produzione nelle aree a maggior crescita tendono a diminuire nel tempo rispetto a quelli delle aree a minor crescita ed aumentano di conseguenza il vantaggio competitivo delle prime.

Sette Premi Nobel per l’economia, di diverse ideologie, ci dicono tutti la stessa cosa: l’Euro e’ una patacca insostenibile (vedi QUI).



Partiamo da Paul Krugman che ci spiega perche’: “L’euro è campato in aria(clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
… penso che l’euro fosse un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica. Ma una volta abbandonate le valute nazionali avete perso moltissimo in flessibilità. Non è facile rimediare allaperdita di margini di manovra. In caso di crisi circoscritta esistono due rimedi: la mobilità della manodopera per compensare la perdita di attività e soprattutto l’integrazione fiscale per ripianare la perdita di entrate. Da questa prospettiva, l’Europa era molto meno adatta alla moneta unica rispetto agli Stati Uniti. Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla immobiliare e uno stesso crollo. Ma la popolazione della Florida ha potuto cercare lavoro in altri stati meno colpiti dalla crisi. Ovunque l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in Europa non è così.
l’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea. … Ricordiamoci però una cosa: l’Europa non è in declino. È un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.


Passiamo a Milton Friedman, che gia’ nel 1998 spiegava che la Moneta Unica e’ un Soviet e Bruxelles e Francoforte prenderanno il posto del Mercato (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
Niente di sbagliato, in generale, a volere un’unione monetaria. Ma in Europa c’e’ gia’ ed e’ quella esistente di fatto tra Germania, Austria e Paesi del Benelux. Niente vieta che, se ci tiene, l’Italia aderisca a quella. Il resto e’ una costruzione non democratica“.
Piu’ che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza piu’ seria, pero’, e’ che l’euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre piu’ accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guidera’ in futuro vanno in questa direzione dirigista.….
…Ma non vedo la flessibilita’ dell’economia e dei salari e l’omogeneita’ necessaria tra i diversi Paesi perche’ sia un successo. Se l’Europa sara’ fortunata e per un lungo periodo non subira’ shock esterni, se sara’ fortunata e i cittadini si adatteranno alla nuova realta’, se sara’ fortunata e l’economia diventera’ flessibile e deregolata, allora tra 15 o 20 anni raccoglieremo i frutti dati dalla bendizione di un fatto positivo. Altrimenti sara’ una fonte di guai“.
Cosa prevede succedera’? Una riduzione della liberta’ di mercato. A Francoforte siedera’ un gruppo di banchieri centrali che decidera’ i tassi d’interesse centralmente. Finora, le economie, come quella italiana, avevano una serie di liberta’, fino a quella di lasciar muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno piu’ quell’opzione. L’unica opzione che resta e’ quella di fare pressione sulla Ue a Bruxelles perche’ fornisca assistenza di bilancio e sulla Banca centrale europea a Francoforte perche’ faccia una politica monetaria favorevole. Aumenta cioe’ il peso dei governi e delle burocrazie e diminuisce quello del mercato. Sarebbe meglio fare come alla fine del secolo scorso, quando, col Gold Standard, l’Europa aveva gia’ una moneta unica, l’oro: col vantaggio che non aveva bisogno di una banca centrale.
…Quello che c’e’ da dire sul mercato unico, piuttosto, e’ che e’ reso piu’ complicato proprio dall’Unione monetaria che rende piu’ difficili le reazioni delle economie, toglie loro strumenti e le rende piu’ dipendenti dalle burocrazie”.


Passiamo a Joseph Stiglitz, che ci spiega che l’Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso. Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso.
Mentre i leader europei si nascondono al mondo, la realtà è che gran parte dell’Unione europea è in depressione. La perdita di produzione in Italia dall’inizio della crisi è pari a quella registrata negli anni ’30. …
…La realtà tuttavia è che la cura non sta funzionando e non c’è alcuna speranza che funzioni; o meglio che funzioni senza comportare danni peggiori di quelli causati dalla malattia….. L’Europa ha bisogno di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali. ….E’ poi necessaria un’unione bancaria, ma deve essere una vera unione con un unico sistema di assicurazione dei depositi, delle procedure risolutive ed un sistema di supervisione comune. Inoltre, sarebbero necessari gli Eurobond o uno strumento simile.
I leader europei riconoscono che senza la crescita il peso del debito continuerà a crescere e che le sole politiche di austerità sono una strategia anti-crescita. Ciò nonostante, sono passati diversi anni e non è stata ancora presentata alcuna proposta di una strategia per la crescita sebbene le sue componenti siano già ben note, ovvero delle politiche in grado di gestire gli squilibri interni dell’Europa e l’enorme surplus esterno tedesco che è ormai pari a quello della Cina (e più alto del doppio rispetto al PIL). In termini concreti, ciò implica un aumento degli stipendi in Germania e politiche industriali in grado di promuovere le esportazioni e la produttività nelle economie periferiche dell’Europa.
Quello che non può funzionare, almeno per gran parte dei paesi dell’eurozona, è una politica di svalutazione interna (ovvero una riduzione degli stipendi e dei prezzi) in quanto una simile politica aumenterebbe il peso del debito sui nuclei familiari, le aziende ed il governo (che detiene un debito prevalentemente denominato in euro).
I leader europei continuano a promettere di fare tutto il necessario per salvare l’euro. La promessa del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, di fare “tutto il necessario” ha garantito un periodo di tregua temporaneo. Ma la Germania si è opposta a qualsiasi politica in grado di fornire una soluzione a lungo termine tanto da far pensare che sia sì disposta a fare tutto tranne quello che è necessario.
E’ vero, l’Europa ha bisogno di riforme strutturali come insiste chi sostiene le politiche di austerità. Ma sono le riforme strutturali delle disposizioni istituzionali dell’eurozona e non le riforme all’interno dei singoli paesi che avranno l’impatto maggiore. Se l’Europa non si decide a voler fare queste riforme, dovrà probabilmente lasciar morire l’euro per salvarsi.
L’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno strumento per arrivare ad un fine non un fine in sé stesso. L’elettorato europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato.


Passiamo ad Amartya Sen, con la recente intervista “Che orribile idea l’euro(clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
«….. Mi preoccupa molto di più quello che succede in Europa, l’effetto della moneta unica. Era nata con lo scopo di unire il continente, ha finito per dividerlo».
«L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa. ….».
«Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell’economia, cioè più disoccupazione, la rottura dei sindacati, il taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo».
«È successo che a quell’errore è stata data la risposta più facile e più sbagliata, si sono fatte politiche di austerità. L’Europa ha bisogno di riforme: pensioni, tempo di lavoro, eccetera. E quelle vanno fatte, soprattutto in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Ma non hanno niente a che fare con l’austerità. È come se avessi bisogno di aspirina ma il medico decide di darmela solo abbinata a una dose di veleno: o quella o niente. No, le riforme si fanno meglio senza austerità, le due cose vanno separate».
«La Germania ha sicuramente beneficiato della moneta unica. Oggi abbiamo un euro-marco sottovalutato e una euro-dracma sopravvalutata, se così si può dire. Ma non credo che ci sia uno spirito del male tedesco. Non ci sono malvagi in questa cosa terribile che sta succedendo. È che hanno sbagliato anche i tedeschi. E si è finiti con la Germania denigrata. ….».

E’ il turno di James Mirrless, che nel suo intervento a Venezia all’Auditorium Santa Margherita per il ciclo ‘Nobels colloquia 2013′ dell’Università Ca’ Foscari, ha testualmente detto che “all’Italia conviene uscire dall’Euro subito(clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
«Non voglio suggerire politiche per mutare la situazione attuale e mi sento a disagio nel fare raccomandazioni altisonanti, perché non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze. Però,guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso».
«
 

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si sono dimenticati di dire che e' semplicemente un piano massonico.illuminati neoliberisti , aristocratici e neo feudali
 

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Forumer storico
L'"HIDDEN" AGENDA DEL GOVERNO TEDESCO PER LA GRECIA (PORTOGALLO E ITALIA)
Pubblicato su 8 Gennaio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA, POLITICA
DI URIEL FANELLI
keinpfusch.net
Oggi alla TV ho sentito parlare per ore della questione greca - sui media tedeschi e' piuttosto presente - e l'impressione che ho avuto e' che il governo (le TV tedesche principali sono pubbliche) stia dicendo ai cittadini "la Grecia e' il problema dell' Europa". Cosi' mi sono chiesto che cosa abbiano in mente, specialmente dopo essersi lasciati sfuggire un "leak" sullo Spiegel. La risposta in realta' e' molto piu' semplice di quanto si pensi.


Il primo punto che NON ho in comune con tutti gli altri commentatori e' che io credo che l'uscita di Grecia, Portogallo e Italia (per salvare la Francia) sia una "hidden agenda" del governo tedesco. E credo che ci sia una grossa postilla: i paesi che escono dall'Euro devono uscirne per colpa loro.
Il requisito fondamentale, sine qua non, necessario perche' la Grecia venga lasciata affondare e' che Berlino non ne abbia la responsabilita' politica.In questo senso, Syriza e' un tassello fondamentale , e non mi stupirebbe se Tsipras ricevesse finanziamenti dagli stessi tedeschi per alimentare la campagna elettorale: un governo greco che chiede l'uscita dall' Euro e' il perfetto capro espiatorio.
La cosa e' visibile direttamente nella risposta di Tsipras alle indiscrezioni dello Spiegel: uno sproloquio nel quale non dice, nemmeno quando viene incalzato, come troverebbe i soldi per una politica sociale, e tutte le altre fandonie che il Vendola greco promette.
In piena campagna elettorale greca, l' assist dello Spiegel avrebbe dovuto produrre
una reazione molto piu' vistosa. Il basso profilo di Tsipras parla chiaro:
non e' pronto a questa eventualita'.

ma che cosa significa "essere pronti a questa eventualita'"?

Dal lato tedesco, ed e' questo il punto, qual'e' l'obiettivo di un'uscita della Grecia dall' Euro?

Possiamo individuarne alcuni, di tipo sia politico che economico.

Politicamente parlando, vedreste una nazione che collassa. Le poche grandi aziende greche sono pubbliche, e se il governo fallisce, falliscono anche loro. Il turismo non basta a dare cassa al paese, e la stagione deve ancora iniziare. Per il resto, si sa gia' che nessuno sarebbe cosi' stupido da fare riserve di Dracme in un periodo di instabilita' monetaria, vedasi il rublo che cade.
Economicamente parlando, la risposta e' ancora piu' semplice, e costituisce probabilmente il vero obiettivo del governo tedesco e della Bundesbank.

La domanda in realta' e' molto semplice: supponete di far parte di una societa' di capitali. Diciamo col 30%. E supponete che uno dei soci sia un problema per come gestisce la cassa. Supponete che anche gli altri soci non si rivelino un granche'. Che cosa si fa normalmente?

Si riduce la partecipazione a quella societa'.

queste sono le quote di partecipazion della BCE:

Banca Centrale NazionaleCapitale sottoscritto (%)Capitale versato [€]
Deutsche Bundesbank 18,94 1.406.533.694,10 Banque de France 14,22 1.056.253.899,48 Banca d'Italia 12,50 928.162.354,81 Banco de España 8,30 616.764.575,51 De Nederlandsche Bank 3,99 296.216.339,12 Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique 2,43 180.157.051,35 Τράπεζα της Ελλάδος/Bank of Greece 1,96 145.939.392,39 Österreichische Nationalbank 1,94 144.216.254,37 Banco de Portugal 1,75 130.007.792,98 Suomen Pankki-Flnlands Bank 1,25 93.131.153,81 Central Bank of Ireland/Banc Ceannais na hÉireann 1,11 82.495.232,91 Národná banka Slovenska 0,69 51.501.030,43 Banka Slovenije 0,33 24.421.025,10 Eesti Pank 0,18 13.294.901,14 Banque centrale du Luxembourg 0,17 12.975.526,42 Banca centrale di Cipro 0,14 10.167.999,81 Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta 0,06 4.694.065,65
Totali 69,97 5.196.932.289,36
adesso supponiamo che i greci escano dall' Euro. Voi penserete che si tratti di sparpagliare un pochino le quote greche, tutto sommato piccole. Il guaio e' che le partecipazioni al board della BCE sono scritte in un trattato. E se ne escono i greci, il trattato e' da modificare.

E cosi' ripeto la domanda: cosa si fa se e quando una societa' e' fatta da soci dei quali non ci si fida? In qualsiasi societa' per azioni, i soci si limitano a vendere le quote o a svalutarle sul bilancio. Siccome non si possono svalutare in questo caso, la BuBa puo' solo pensare di uscirsene.

In questo modo, si troverebbe a non essere "il garante" e a non dover per forza garantire con soldi tedeschi operazioni di acquisto dei debiti di nazioni del sud europa, o meglio, a ridurre notevolmente l'impegno. Fatto questo, Draghi faccia un pochino quel che vuole.

Qualcuno dice che con un'eventuale uscita della Grecia sarebbe chiaro che qualsiasi paese possa uscirne, e questo sarebbe il pericolo che minerebbe la credibilita' dell' Euro.

Onestamente, lo era un tempo. Oggi si e' visto chiaramente che , per quanto parlino, parlino, parlino, i paesi in difficolta' non riescono ad aggredire i problemi che hanno (corruzione, pubblica amministrazione inefficiente, burocrazia) e il massimo che sanno fare e' spalmare sui lavoratori dipendenti il costo della crisi.

Un'europa incapace di trattenere i Greci potrebbe dare sfiducia.
Ma un'europa che li caccia via, darebbe sfiducia?

siamo di fronte al classico problema dell'amputazione. Vi fidate piu' del chirurgo che tiene attaccato al corpo un arto in cancrena, o di uno che lo amputa?

La domanda ha due risposte: una politica, ed una economica.

Sul piano politico, e' chiaramente un fallimento se si perde l'arto infetto. "Non si e' riusciti a trattenere la Grecia", e lalala, e tutte le minchiate che abbiamo perso Socrate e Platone.
Sul piano finanziario ed economico, amputare l'arto e presentarsi dicendo "il problema greco e' risolto" o "adesso la Grecia non e' piu' un prolema", e' un successo.


ovviamente la strategia deve fare in modo che il fallimento politico ricada sui greci, ovvero che sia il governo greco a chiedere l'uscita dall' Euro. Sul piano finanziario , deve essere chi gestisce il borsellino a gestire l'uscita dei greci.

Se si conciliano questi due bisogni, e Tsipras diventa il politico che vuole la Grecia fuori dall' Euro, finanziariamente si tratta di una perdita risibile (per l' Eurozona), e politicamente e' tutta colpa del malvagio comunista.

Allora tutti rispondono che "dopo la Grecia, sara' il Portogallo e poi l' Italia e i partiti euroscettici e lalala". No, non credo.

Perche' la fine orribile della Grecia dopo la sua uscita farebbe passare la voglia a tutti di giocare col fuoco. E' facile per i grilli e le vergini di vichy andare in giro a promettere questo e quello uscendo dall' Euro, ma sara' un pochino meno facile per loro mostrare il 100% delle grandi imprese greche fallire insieme al governo (sono tutte governative), la Grecia incapace di comprare medicinali - che non produce - di comprare macchinari , computer, di garantire le rotte aeree (i biglietti si pagherebbero in Euro) per il turismo, di comprare energia, per trasformarsi in meno di tre mesi in un paese del terzo mondo. E tutto questo, perche' nessuno vorra' la Dracma.(1)

Quindi, non e' nemmeno detto che un cataclisma in Grecia, coi barconi di clandestini greci che arrivano, gli accordi di Schengen sospesi col risultato di impattare il turismo europeo, e banche e negozi chiusi, insieme a praticamente ogni "posto di lavoro", sia una cattiva notizia: per i movimenti euroscettici, promettere "il sole dell'avvenire se lasci l'euro" sarebbe "un pelino piu' difficile". E' faticoso promettere futuro ai propri figli, quando per via della tua miracolosa ricetta hai le strade piene di prostitute greche.

Cosa dovrebbe succedere se la mia assunzione - che Berlino voglia la Grecia fuori a patto che la decisione sia greca - fosse corretta?

Uno scalare di provocazioni da parte della stampa tedesca, tutte volte a far scaldare i toni di Tsipras, fino a farlo apparire come quello che ha preso la decisione.
Un atteggiamento silenzioso o assente da parte dei funzionari ufficiali del governo tedesco, con tanto di smentite.
Un annuncio praticamente vuoto il 22 di Gennaio, quando la BCE dovra' finalmente mostrare il "bazooka" contro la crisi. Che paradossalmente potrebbe anche essere fermato dall'incertezza greca. Che senso ha comprare debito per salvare un paese che se ne andra'?
La strana comparsa di discussioni sulla BCE di domani, e la "grexit", la strategia di uscita dei greci, che comprende anche un sostanziale ridimensionamento delle quote tedesche , non piu' legate al GDP.


se tutto questo succede, potete considerare i greci fuori dall' Euro.

E stavolta gli speculatori che attaccheranno i greci non saranno anglosassoni. Molta gente a Francoforte ha il dente avvelenato coi greci per via delle perdite inflitte dal "trimming" del debito ellenico. E intendono riprendersi il maltolto.

Se le cose andranno cosi', non sara' divertente per i greci.

Uriel Fanelli

Fonte: KEIN PFUSCH, BITTE!

5.01.2015

Titolo originale: "Timeo Danaos?"

(1) Questa cosa che i paesi stranieri debbano accettare per forza la tua moneta e' l'errore principale di tutti quelli che continuano a dire "ma con la Dracma svaluti". Oh, certo che svaluti. Del 100%, e sin dal primo giorno.

Tratto da:http://www.comedonchisciotte.org




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Forumer storico
Gli attentatori di Parigi veterani della guerra per procura della NATO in Siria

gennaio 8, 2015 2 commenti

Tony Cartalucci New Eastern Outlook 01/08/2015 Secondo uno schema fin troppo familiare e prevedibile, i tiratori dell’attacco a Parigi del 7 gennaio 2015, sono cittadini francesi radicalizzati ed esportati in Siria per combattere nella guerra per procura della NATO contro il governo di Damasco, e poi rientrati per effettuare attentati interni. Inoltre, come in molti altri attentati interni, i sospetti erano da tempo sorvegliati dai servizi d’intelligence occidentali, con almeno un sospetto già stato arrestato per terrorismo. USA Today riferisce in un articolo dal titolo “Continua la caccia ai due sospetti terroristi francesi“, che: “Gli indagati sono i fratelli Said di 34 anni e Sharif Kouachi di 32 anni, cittadini francesi, e Hamyd Mourad 18 anni, la cui nazionalità non è nota, ha detto un funzionario della polizia di Parigi all’Associated Press, parlando sotto anonimato perché non autorizzato a parlare pubblicamente”. USA Today inoltre segnala: “I fratelli di origine algerina sono nati a Parigi. Sharif è stato condannato a tre anni di carcere per terrorismo nel maggio 2008. Entrambi i fratelli sono tornati dalla Siria questa estate”. Le implicazioni dell’ennesimo caso di terroristi radicali occidentali prima inviati a combattere la guerra per procura della NATO in Siria e poi rientrati, sono ben note alle agenzie d’intelligence occidentali, potendo effettuare un attacco ben eseguito ed altamente organizzato, sanzionato e ideato dalle stesse intelligence occidentali, rispecchiando quasi integralmente il tipo di operazioni che l’intelligence della NATO svolse durante la Guerra Fredda con simili reti di militanti radicali utilizzati sia come mercenari stranieri che come provocatori nazionali. Verso la fine della guerra fredda, uno di tali gruppi era al-Qaida, un fronte mercenario armato, finanziato e impiegato dall’occidente fino a oggi. Inoltre, con ogni probabilità, i fratelli che hanno preso parte all’attentato di Parigi combatterono in Siria con le armi fornitegli dal governo francese. France 24 avrebbe riferito l’anno scorso, con un articolo intitolato “La Francia consegna armi ai ribelli siriani, conferma Hollande“, che: “Il presidente Francois Hollande ha detto che la Francia aveva consegnato armi ai ribelli che combattono il regime siriano di Bashar al-Assad “un paio di mesi fa”.” Accusare dell’attacco l'”Islam radicale” non è che un trucco per oscurare la verità, che tali terroristi sono stati creati intenzionalmente dall’occidente per combattere i nemici all’estero e per intimidire e terrorizzare la propria popolazione.
Dobbiamo sbarazzarci dell’inganno
Come per ogni attacco false flag ideato da un governo per manipolare l’opinione pubblica e sostenere una politica estera e nazionale altrimenti ingiustificabile, vari inganni sono profusi per distrarre l’opinione pubblico dalla vera natura dell’attentato. Nel recente attacco a Parigi, in Francia, illusioni come “libertà di parola”, “condanna dell’Islam radicale”, “tolleranza” e “estremismo” sono al centro della scena, ignorando il fatto che i terroristi responsabili erano al guinzaglio non degli “estremisti islamici” ma delle agenzie d’intelligence occidentali che combattono le guerre per procura dell’occidente, in quanto membri di forze mercenarie ben finanziate, armate e addestrate che dal 2007 sono elemento essenziale della politica estera occidentale. Infatti, al-Qaida e le sue varie emanazioni non sono una creazione dell'”estremismo islamico” ma piuttosto della politica estera occidentale che usa l'”estremismo” per indottrinare le truppe, ma all’unico scopo di servire gli obiettivi occidentali. Come denunciato dal giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, nel suo articolo del 2007 “The Redirection: la politica della nuova amministrazione avvantaggia i nostri nemici nella guerra al terrorismo?“, afferma esplicitamente che: “Per minare l’Iran, a maggioranza sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, sunnita, in operazioni clandestine volte a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno anche preso parte a operazioni clandestine contro l’Iran e la sua alleata Siria. Un sottoprodotto di tali attività è il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti dalla visione militante dell’Islam, ostili agli USA e simpatizzanti di al-Qaida”. Fino ad oggi, gli Stati Uniti, i loro partner della NATO, tra cui la Turchia, e i loro partner regionali come Israele, Arabia Saudita e Qatar armano, finanziano, sostengono, addestrano e mantengono tali “estremisti islamici” in Siria e Iraq e ai loro confini. In realtà, senza l’appoggio occidentale, tramite le autocrazie del Golfo Persico e le manifestazioni della rete globale di moschee gestite congiuntamente dalle agenzie d’intelligence occidentali e del Golfo Persico, non ci sarebbe un “estremismo islamico” di cui parlare. Indicando l'”estremismo” quale causa, piuttosto che come mezzo sfruttato dai veri responsabili di tale terrorismo globale supportato dall’occidente, non solo si perpetua tale inganno, ma s’invita a perpetuare un terrorismo che sconvolge e inorridisce.
L’occidente sostiene i centri di radicalizzazione e reclutamento interni
La recente crisi degli ostaggi a Sydney, con un dissidente iraniano con diritto d’asilo in Australia sfruttato dalla propaganda anti-iraniana, denuncia la vasta rete di radicalizzazione e reclutamento nella città australiana di Sydney, utilizzata per sostenere e inviare combattenti nella guerra per procura dell’occidente contro la Siria. La rete comprende molti individui ben noti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti australiani, molti dei quali si erano recati in Siria aderendo a note organizzazioni terroristiche, e che sono stati autorizzati a rientrare per continuare le loro attività in Australia. L’articolo del Daily Mail, “Perché il sospetto ex-terrorista ha chiesto alla polizia della bandiera del SIIL?” afferma: “La polizia antiterrorismo ha contattato l’uomo di Sydney, Zaky Mallah già accusato di terrorismo, che gli aveva chiesto la bandiera del SIIL. Nelle oltre quattro ore di assedio al Martin Place, gli agenti della squadra antiterrorismo della polizia del NSW ricevettero la richiesta se potevano dargli la bandiera del SIIL. Zaky Mallah, 30 anni, di Westmead. Sydney occidentale, chiese alla polizia antiterrorismo la bandiera appesa nel suo appartamento, la bandiera del moderato Fronte islamico, ma ‘non era interessata’”. L’articolo continua: “Due anni fa, Mallah si recò in Siria e visse con i ribelli dell’ELS impegnati nella sanguinosa guerra civile contro il duro presidente musulmano Bashar al-Assad ‘prima di impazzirvi’. Dopo il rientro, ha incoraggiato i giovani ad andare in Siria e ad impegnarsi nella jihad per la libertà contro al-Assad…” Come in Australia, la Francia sembra una riserva di ex-terroristi veterani della Siria, tutti inseriti nelle liste di controllo, e almeno in Australia certuni di tali terroristi sono stati scelti dalle agenzie di sicurezza per fare parte delle reti controllate e gestite dalle intelligence. Tali reti hanno raccolto migliaia di reclute per la guerra della NATO contro la Siria. La BBC ne parla nell’articolo intitolato, “La crisi dello Stato Islamico: ‘3000 jihadisti europei si sono uniti alla lotta’“, dicendo che: “Il numero di cittadini europei divenuti combattenti islamici in Siria e in Iraq è salito a oltre 3000, ha detto alla BBC il capo dell’antiterrorismo dell’UE. Gilles de Kerchove ha anche avvertito che gli attacchi aerei occidentali aumenteranno i rischi di rappresaglie in Europa”. Cosa esattamente l’opinione pubblica dovrebbe attendersi dai numerosi terroristi che emigrano all’estero per combattere con le forze terroristiche, che l’occidente presumibilmente combatte senza che sia capace di mutarne l’andazzo? Chiaramente, armare al-Qaida in Siria è stato intenzionale, aprendo le porte degli Stati e permettendo ai terroristi europei di aderire alla guerra per procura della NATO in Siria, e di rientrare per aderire alla crescente guerra della NATO contro i propri popoli.
Operazione Gladio con steroidi
Tali reti non solo rispecchiano le “reti Gladio” della NATO, costituite durante la Guerra Fredda che avrebbero dovuto attivarsi a seguito dell’invasione sovietica dell’Europa occidentale, ma che invece furono utilizzate come provocazione politica e terroristica dissimulata. Tali reti oggi sono l’emanazione degli eserciti segreti della NATO. I provocatori della NATO utilizzati durante la Guerra Fredda erano nazionalisti anticomunisti ed ex-ufficiali delle SS naziste, estremisti di ogni risma. Le loro credenze erano, però, in ultima analisi irrilevanti dato che furono utilizzati per un programma non definito da tali credenze. ma dall’agenda della NATO. Molti militanti ed estremisti utilizzati dalla NATO furono liquidati al compimento dei numerosi attacchi false flag organizzati dalla NATO al prezzo di centinaia di vite innocenti europei. Allo stesso modo, oggi molti elementi armati ed attentatori coinvolti nella lunga serie di attentati interni eseguiti dalla moderna “rete Stay Behind” della NATO sono stati uccisi, imprigionati e dimenticati. Mentre le operazioni da guerra fredda della NATO sembravano limitate al terrorismo interno, le reti di oggi sono utilizzate per effettuare sia guerre per procura all’estero che per compiere attacchi terroristici interni. La natura espansiva di tale rete e la minaccia che rappresenta per la pace e la stabilità globale, dovrebbe essere al centro del dibattito sull’attentato a Parigi, non la presunta fede, religione o supposta agenda degli attentatori che, proprio come le controparti della guerra fredda, non sono che capri espiatori e pedine di un gioco molto più grande e insidioso.
Tony Cartalucci, ricercatore geopolitico e scrittore di Bangkok, per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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Attentato di Parigi: inside job del Mossad

gennaio 8, 2015 3 commenti

Aanirfan
Niente attentati in Francia. Aspettate!… c’è tutto gennaio per fare gli auguri.

Indicazioni che l’attacco di Parigi sia un’operazione interna che coinvolge Mossad e servizi di sicurezza francesi:
1. CBC News ha riferito che i giornalisti di Charlie Hebdo si riuniscono nella sede di Parigi una sola volta alla settimana. “Un giornalista di Charlie Hebdo ha detto al quotidiano francese Le Monde che gli aggressori sapevano che la riunione di redazione era in corso, altrimenti ci sarebbero state poche persone”. Chi avrebbe informato i tiratori sulla riunione quel giorno?
2. Vi erano stati dei poliziotti negli uffici di Charlie Hebdo PRIMA dell’attacco. “Due agenti erano stati assegnati a protezione dell’editore e fumettista Stephane Charbonnier negli ultimi anni, scesero dal piano superiore intercettando gli uomini armati“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Come è possibile che la polizia appaia così inefficace? Un giornalista di Charlie Hebdo lascia entrare gli uomini armati negli uffici assai protetti.
3. C’erano poliziotti armati nelle vicinanze e nel centro di Parigi. “All’esterno dell’edificio, mentre gli attentatori cercavano di fuggire sul loro furgone Citroën, tre agenti di pattuglia della polizia li intercettavano. Due sospetti scesero dal furgone… Un agente… corse verso i sospetti, ma fu ferito da loro. E’ stato ucciso un colpo alla testa mentre giaceva sul marciapiede.” Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
4. “Dopo aver ucciso l’agente, gli attentatori salgono sulla loro auto, gridando, ‘Abbiamo vendicato il profeta Maometto,’ secondo la fonte“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Lo scopo di tale fonte sembra sia etichettare gli attentatori come musulmani, piuttosto che agenti del Mossad e del governo francese.
5. Il Mossad e i servizi di sicurezza francesi sembrano aver stampato in anticipo le foto segnaletiche? Sasha Reingewirtz, 28.enne presidente dell’Unione degli studenti ebrei ha detto che degli assassini: “Vogliono spaventare i cittadini francesi“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sulla scena e ha postato le foto della sparatoria. Lo scopo dell’operazione Gladio di CIA-Mossad-NATO è spaventare i cittadini della Francia e dell’Europa. 6. Nell’attacco sotto falsa bandiera, i presunti terroristi avrebbero abbandonato carte d’identità e passaporti.
7. Negli attacchi false flag, le autorità spesso forniscono prove contrastanti. “Due alti funzionari antiterrorismo degli Stati Uniti hanno detto a NBC News che uno dei sospetti dell’attacco era stato ucciso e altri due erano agli arresti“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
I “capri espiatori” erano probabilmente in custodia prima dell’attentato.
I due sospetti in Siria

Qual è lo scopo dell’attentato agli uffici del settimanale satirico Charlie Hebdo da parte di agenti del Mossad? Charlie Hebdo ha ridicolizzato l’agente del Mossad Abu Baqr al-Baghdadi (Simon Elliot). Il Mossad si vendicherebbe per: I deputati francesi che hanno votato a favore dello Stato palestinese. La Francia vota contro Israele alle Nazioni Unite.
L’obiettivo dell’attentato è avere l’opinione pubblica favorevole ad Israele.
I tiri al poliziotto sono totalmente falsi? Dodici persone, 10 giornalisti e due poliziotti, sono state uccise. Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sul posto ed ha postato le foto della sparatoria. “Due uomini incappucciati sono entrati nell’edificio con i kalashnikov. Pochi minuti dopo abbiamo sentito molti“, ha detto un testimone alla rete televisiva locale iTele, aggiungendo che gli uomini furono poi visti fuggire dall’edificio. Gli aggressori parlavano un francese perfetto e sosterrebbero la milizia della CIA chiamata al-Qaida.
Il caporedattore di Charlie Hebdo, Gerard Biard, è sfuggito all’attentato perché era a Londra.
Sul Telegraph David Blair scrive che gli attentatori di Parigi hanno mostrato capacità militari avanzate: “Gli armati che hanno ucciso 12 persone negli uffici della rivista Charlie Hebdo a Parigi, hanno agito con una competenza e calma, caratteristiche di un addestramento militare avanzato“.
Le autorità francesi hanno indicato dei “capri espiatori” in Said Kouachi e Cherif Kouachi e Hamyd Mourad.
I palestinesi aderiranno al TPI il 1° aprile, dice il capo delle Nazioni Unite.
Il primo ministro israeliano Netanyahu stringe la mano a un terrorista di al-Qaida ferito in Siria e ricoverato in Israele. Molte scimmie fallacio-salviniane urlano contro il ‘gombloddismo’ sul Mossad, ignorando che da 4 anni Israele supporta militarmente il terrorismo taqfirita contro la Siria.

Filmato in cui compaiono Said Kouachi e Cherif Kouachi​
E’ un atto di incredibile barbarie… Non è quello che dici quando li spedisci da me.



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