News, Dati, Eventi finanziari in 8 anni 556 miliard take at look (2 lettori)

mototopo

Forumer storico
L'FMI CHIEDE AIUTO A PUTIN
Pubblicato su 2 Gennaio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
Putin e la numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, hanno discusso al telefono degli sforzi per aiutare Kiev a superare la profonda crisi finanziaria ed economica in corso in Ucraina. Lo ha reso noto il Cremlino. ''Vladimir Putin ha informato la Lagarde sulle misure adottate dalla Russia per aiutare l'economia ucraina, attraverso forniture di energia a condizioni favorevoli'', ha fatto sapere il servizio stampa del Cremlino in un comunicato. Mosca e Kiev a dicembre dell'anno scorso avevano trovato un'intesa sull'assistenza all'Ucraina per 15 miliardi di dollari. La prima tranche di 3 miliardi di dollari la Russia l`aveva assegnata a dicembre. Questa mattina Ria Novosti riportava che alla Russia era stato proposto di posticipare alla fine del 2015 per Kiev il rimborso di eurobond pari a 3 miliardi di dollari. La proposta, secondo fonti veniva dal Fondo monetario internazionale, perchè altrimenti le istituzioni finanziarie internazionali potevano essere riluttanti a destinare soldi all'Ucraina, ha detto la fonte. Come riportato dal Financial Times, l'FMI ha stimato che l'Ucraina ha bisogno di altri 15 miliardi di dollari in poche settimane per evitare un collasso finanziario. Il default dell'Ucraina è in dirittura d'arrivo, e ora l'Fmi chiede aiuto a Putin.
Tratto da: InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa
 

mototopo

Forumer storico
Euro a rischio, ecco il piano di Draghi per salvarlo
Pubblicato su 2 Gennaio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
La crisi greca e la crescita che non arriva rischiano di mettere a dura prova la tenuta dell'euro. Così a Bruxelles e a Francoforte all'Eurotower è allarme rosso. Draghi prepara un piano per evitare la fine della moneta unica. Gli interventi dovrebbero toccare alcune delle innovazioni che i governi europei lanciarono due anni fa per fermare l’implosione del sistema, a partire dall’unione bancaria. La vigilanza sulle banche fu affidata alla Bce, ma ora rischia di entrare in conflitto con le scelte dell’Eurotower sui tassi d’interesse o la liquidità da offrire agli istituti stessi. Di qui l’idea di creare un’autorità europea indipendente votata a sorvegliare gli istituti di credito.
Il 2015 dovrebbe essere l'anno decisivo per capire se l’area euro può rafforzarsi andando avanti e avere un futuro, ma l’anno inizia da un nuovo terremoto con epicentro ad Atene. Syriza si sta avvicinando al potere in Grecia grazie alla promessa di ripudiare buona parte del debito verso gli altri Paesi europei. Nel 2015 Atene deve rimborsare agli investitori privati titoli per 16 miliardi di euro: se voltasse le spalle all’Europa e i creditori le tagliassero i rifornimenti, il prossimo governo greco non avrebbe altra scelta che tornare a stampare moneta propria per continuare ad esistere. Sarebbe un segnale per tutti, Italia inclusa, che l’euro non è per sempre e il solo sospetto che la porta d’uscita si è aperta può bastare a far salire i tassi d’interesse verso livelli pericolosi.

Le mosse - Per questo il calendario del prossimo mese ricorda il percorso in un campo minato. Fra nove giorni il consiglio direttivo della Bce si riunisce per discutere se e cosa decidere all’incontro seguente, fissato tre giorni prima delle elezioni greche del 25 gennaio. Le ipotesi sul tavolo sono note: fra i 24 banchieri centrali al vertice dell’Eurotower c’è un’ampia maggioranza per iniettare nuova liquidità nell’economia lanciando un piano di acquisti di titoli di Stato da almeno 500 miliardi di euro. Senza interventi di questa portata l’Europa non può emergere dalla deflazione che ora sta aumentando in modo insostenibile il peso dei debiti pubblici e privati in tutta l’area. Ma al piano Draghi si oppone la Germania. Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, è contrario: per lui mettere sul bilancio della Bce titoli di Stato di Roma, Madrid o Lisbona significa esporre la Germania a perdite se quei Paesi facessero default, perché la Bundesbank è azionista dell’Eurotower per circa il 30% del capitale. Così, per Draghi resta tutt’altro che facile mettere in minoranza la Bundesbank e obbligare la Germania a farsi carico tramite la Bce del rischio su centinaia di miliardi di debito italiano, portoghese o spagnolo. Il rischio sui Btp del Tesoro di Roma comprati dalla Bce sarebbe concentrato tutto sulla Banca d’Italia, quello sui Bonos alla Banca di Spagna, e così via. Anche questa ipotesi però ha controindicazioni, perché può segnare un cambio profondo nella natura delle istituzioni europee.

Tratto da:http://
 

mototopo

Forumer storico
up-right2.gif
LA DIFFERENZA TRA L'ITALIA E LA GRECIA. LORO NON POSSONO USCIRE DALL'EURO, NOI SI
Postato il Mercoledì, 31 dicembre @ 07:25:00 GMT di davide
middle-left.gif
middle-right.gif
2014-12-23t115246z_1_lynxmpeabm0ev_rtroptp_4_greece-vote-results.jpg_1718483346.jpg

DI GZ
cobraf.com
Siryza ha due economisti ufficiali del partito, che due settimane fa sono andati a Londra e hanno parlato ai fondi spiegando il loro piano e la spread della Grecia è andata da 300 a 1,000 punti. Questo nonostante gli economisti di Syriza abbiano detto che ripagherà tutti i 60 mld di debito greco in mano a privati e chiederà il default solo su metà di quello in mano alla BCE!!!! Pensa un attimo.



In realtà il debito greco in mani private ora sono infatti solo 60 miliardi e rotti e tutto il resto (260 mld e rotti) è in mano alla BCE e ai fondi salvastati, che fanno pagare alla Grecia meno del 2%, per cui il problema non è tanto la spread, quanto cosa decide la Merkel dei 260 mld. E gli economisti di Syriza hanno detto: "ehi... la Grecia rimane nell'Euro e paga tutti i 60 mld di debito in mani privati, vogliamo un taglio del 50% sui 260 mld in mano alla BCE...". Lo stesso la spread gli è esplosa.

Adesso che stanno per andare al governo Tsipras e compagni stanno misurando bene le parole e affidandosi ad economisti ed esperti che inviano in giro per l'Europa a spiegare i dettagli della "ristrutturazione del debito" cioè DEFAULT che vogliono. Se a marzo vincono, come indicano tutti i sondaggi, chiedono di spalmare il debito greco su 60 anni e a tassi di favore riducendolo in pratica di metà, da 319 miliardi.

Syriza è diventato il primo partito e sta andando a vincere le elezioni a marzo con questo programma: "non paghiamo metà dei 319 mild di debito, tanto sarebbe solo un 1,5% del PIL dell'eurozona... ma per noi è quasi pari al PIL greco !"
(vedi articolo in fondo che spiega bene tutti i dettagli: "..Now let’s look at Syriza’s plan. It says it will negotiate with the EU for the write-off of half the 319bn euros. It will not try to get a write-off from the private sector, and will pay back IMF loans in full, so all the pain falls on the EU and ECB... The 60-year debt deal simply recognises that a 20 year deal only pushes the problem out to the 2040s, and that Greece’s debt is in fact unpayable.

Già adesso, solo perchè hanno le elezioni a marzo in Grecia, la spread greca è andata a 1,000 punti! Non è un vero dramma perchè come si è detto solo 60 mld su 319 mld sono sul mercato, ma è un assaggio di quanto siano isterici i mercati. Forse Tsipras e compagni ora si spaventano, fanno marcia indietro si rimangiano le promesse, perchè la spread gli stanno esplodendo, gli crollano le banche e hanno la fuga di capitali ecc... ?

Non sembra: Tsipras non dovrebbe rimangiarsi le promesse se guardi la personalità dei leader e senti i suoi economisti che sembrano sapere quello che dicono. Quindi deve... bluffare per convincere la Merkel e la BCE.... Deve però stare attenta perchè la Grecia ha un debito estero alto in percentuale del PIL.

L'Italia invece no. L'Italia ha 430 miliardi di debito netto e la Grecia 230 miliardi, ma il PIL dell'Italia è di 1,600 mld e quello della Grecia di 190 miliardi.

Clicca sull'immagine per ingrandirla



Clicca sull'immagine per ingrandirla

Qui cerco sempre di mostare le cifre vere e non le percentuali che confondono, ma in sostanza il debito greco ESTERO, QUELLO CHE NON POSSONO RIDENOMINARE IN DRACME è maggiore del PIL greco per cui se escono dall'Euro i greci il loro debito estero, che NON POSSONO RIDENOMINARE, gli raddoppia e sono fritti. Cioè, .con un PIL di meno di 200 miliardi, uscendo dall'Euro i greci (aziende, stato, famiglie) si ritrovano altri 200 miliardi di debito in più (in euro, dollari...) che devono pagare in valuta straniera anche se sono tornati alla dracma. E per le imprese greche significa fallimento.

L'Italia invece ha solo 400 mld e rotti di debito estero NETTO (al netto dei crediti che famiglie e imprese hanno) su 1,600 mld di PIL e se esce dall'Euro avrà una svalutazione minore della Grecia, diciamo che da noi il debito estero aumenta per effetto del ritorno alla Lira forse di 200-250 mld, cioè (su un PIL di 1,600 mld) di un 15%.

La Grecia è un paese veramente fragile, a differenza dell'Italia. In Grecia nelle banche c'erano 280 miliardi e nel 2011 erano calati di colpo di 60 miliardi i depositi bancari, prima che la Troika gli prestasse oltre 200 mld in varie modalità e stabilizzasse la situazione

Clicca sull'immagine per ingrandirla



Clicca sull'immagine per ingrandirla

Il problema è il debito ESTERO, quello fuori dal paese, che devi pagare comunque, specie le imprese, in valuta estera in ogni caso, anche se torni alla valuta nazionale. La Francia e l'Italia ne hanno rispettivamente un 10 e 15% del PIL per cui possono uscire dall'Euro. Portogallo, Spagna e Grecia ne hanno per il 100% del PIL per cui non possono uscire dall'Euro.

Questo spiega perchè Podemos in Spagna e Syriza in Grecia e virtualmente tutti in questi tre paesi siano contro l'uscita dall'Euro. E in Francia la LePen sia il primo partito e Salvini, Meloni, Grillo e in parte Berlusconi in Italia siano forse la maggioranza ora parlando di uscire dall'Euro.

OK ? Questo è il motivo per cui l'Italia può uscire dall'Euro e la Grecia no. Per noi significa un aumento del debito estero (denominato in valuta estera, che non puoi cambiare) di un 15% del PIL e per la Grecia del 110% circa.

In Italia Salvini e Grillo non temono ancora di andare al governo o vincere referendum (che è lontano un anno nel tempo) per cui possono parlare a ruota libera, ma quando si avvicina il momento di una vera decisione o sul DEFAULT come chiedono in Grecia a Syriza o sull'uscita dall'Euro allora cambia tutto. In Grecia quel momento è arrivato, in Italia arriverà nei prosimi mesi e allora devi stare attento a quello che proponi DI PRECISO, perchè se sembra che sarai tu (Tsipras o Podemos o Grillo/Salvini) a decidere i destini del debito i mercati attaccano in anticipo.

Il secondo articolo è fatto molto bene e spiega la situazione in Grecia.
GZ
Fonte:
Link
30.12.2014

GUARDIAN: LA GRECIA HA PERSO IL POTERE CONTRATTUALE DI MINACCIARE L’EURO-EXIT (da Voci dall'Estero)
La Grecia non ha più il potere contrattuale di una volta, e le richieste di Syriza per una remissione del debito probabilmente non saranno accolte

di Phillip Inman – 29 dicembre 2014

Gli allibratori hanno tagliato le quote scommesse per un’uscita della Grecia dall’euro, ora che probabilmente le elezioni porteranno al potere un partito di sinistra col mandato di muovere guerra a Bruxelles.

La scommessa è che i leader di Syriza, che sono sul punto di dominare il parlamento dopo le nuove elezioni, scopriranno che Atene non ha più quel potere contrattuale che aveva un tempo.

Quattro anni fa la Grecia era come il proverbiale topolino rispetto all’elefante europeo: minuscolo in confronto, ma con una grande capacità di spaventare e destabilizzare.

Oggi l’eurozona, sebbene sia ancora un goffo gigante, ha acquisito una scaltrezza che mette la Grecia in netto svantaggio. Bruxelles è riuscita a scavare una linea tagliafuoco tra sé e i potenziali ribelli anti-austerità.

Syriza sostiene che la determinazione della coalizione di centrodestra nello spingere avanti i tagli al bilancio fino a generare un surplus che permetta di ripagare il debito a Bruxelles, al Fondo Monetario Internazionale e agli investitori privati, sia la ricetta per un’infinita austerità e povertà. Da Bruxelles dovrebbe venire invece una maggiore remissione dei debiti, con la possibilità di ripagarli entro termini più lunghi.

Tuttavia i leader dell’eurozona hanno passato gran parte degli ultimi due anni a puntellare le finanze degli altri paesi colpiti dalla crisi, come Irlanda e Portogallo, e a legare più strettamente al seno di Bruxelles quei paesi che erano vicini al crollo finanziario.

I fondi di salvataggio dell’eurozona e i fondi per le infrastrutture vengono spesso descritti come inadeguati per stimolare la crescita, ma tuttavia sufficienti a mantenere la stabilità nell’area monetaria.

C’era una situazione differente nel 2010, quando la minaccia di un’uscita della Grecia dall’euro aveva spaventato per la prima volta gli investitori internazionali. A quel tempo, i gestori dei maggiori fondi d’investimento del mondo vedevano aprirsi un vuoto al centro dell’eurozona. Ancor di più, ritenevano che un voto in un qualsiasi paese, piccolo o grande, avrebbe significato la sentenza di morte per l’euro.

Ora gli investitori ritengono che il loro denaro sia al sicuro. I mercati azionari e i mercati delle obbligazioni, che erano impazziti nel 2010, hanno ora scontato l’eventualità di un’uscita della Grecia dall’euro nelle loro previsioni per l’anno venturo. Certo avrebbe conseguenze, ma non sarebbe quell’evento sismico che un tempo veniva temuto.

Pertanto, privata della capacità di determinare uno shock in questo gioco del rischio calcolato, Atene è la sola perdente.

Peggio ancora per la Grecia, molti dei papaveri a Bruxelles ritengono che per quante storie si facciano, il paese sia ricco e abbia solo bisogno di un po’ di redistribuzione al suo interno per risolvere gran parte della sua povertà.

Gli incalliti eurocrati pensano che la Grecia, come altri paesi in difficoltà quali Italia e Spagna, possano risolvere molta della loro povertà con un giro di vite sulla corruzione palese e sulla fiorente economia sommersa.

Avendo ciò in testa, le richieste di remissione del debito avanzate da Syriza saranno accolte con qualche sorriso e un fermo “no”. Da Berlino ad Oslo c’è ben poco sostegno per gli elettori greci.
"Greece election: opposition party’s main enemy will be time"
Sunday 21 Dec 2014
....What can Syriza do?
Syriza’s ability to negotiate successfully will depend very largely on mood music in Europe.

If, for example, the Greek centre right implodes – during or after the election – it would become clear to the EU that there is no point holding out to cause chaos and a second election: the winners then might only be more radical parties.

It is clear from my discussions with George Stathakis and John Milios, the economics professors who have designed the Syriza debt programme, that they are positioning themselves within a wider European debate.

Parts of the EU establishment want to use ECB quantitative easing (QE), loosen fiscal austerity and pursue a Keynesian version of structural reform.

The prevailing view in Germany is to keep fiscal austerity, do everything short of QE and to do a neoliberal version of structural reform.

Syriza’s economics professors believe that if they can insert the Greek debt problem into this dynamic, and with the help of the two bigger left parties – Die Linke in Germany and Podemos in Spain – and indeed some left social democrats, they can negotiate the big debt write-off.

But their own domestic growth programme is reliant on inward investment happening at the same time as a re-regulation of the labour market and the restoration of some welfare spending.

Germany the key?
Much has been made of the disastrous meeting Mr Stathakis and Mr Milios had with private investors in London.

But they are not planning to default on private debt, and the 2015 repayment crunch is primarily with the IMF and EU.

Earlier this month Charles Robertson, of Renaissance Capital, issued a note saying:

“We see a fair chance that German Chancellor Angela Merkel will say yes to Syriza.

“She made the decision in 2010 that Greece should stay in the eurozone and that probably prevented a far wider global crisis.

“Saying yes to Syriza is not that expensive (roughly 1 per cent of eurozone GDP)… We think Europe would be a step closer to the fiscal .union that Germany clearly rejected in the 1990s, when it agreed to sacrifice the Deutschmark for the euro via the Maastricht treaty.” – Thoughts from a Renaissance Man, 9 December

However, the same analyst warned that the precedent might persuade Merkel and the ECB to say no.

So the biggest question for the survivability of a Syriza government is whether the EU governments and the IMF play ball.

Those who have met the Syriza economic leadership, comparing notes, tend to say they are acting as if they know Mrs Merkel may say yes when there is a high likelihood she will say no, and they don’t realise how tough the ECB, IMF and private investors are going to get in the short term, to force Syriza to impose its own form of austerity.

The timing is interesting. Greece has a 7bn euro cash buffer built into the original bailout deal.

There is also some financial engineering whereby the state can borrow from public enterprises, to the tune of about 7.5bn euros. Plus the banks are set to repay about 2bn euros of state bailout money.

So the smart money says Mr Tsipras could meet debt redemptions coming due in the first half of 2015.

However, the second half is the crunch point. Of the 17bn euros due, 11bn euros is in the second half, and BoAML’s analysts think that even with all this duck and dive economics, Syriza would have to raise about 11bn euros in the markets.

If Syriza does form a government there will certainly be a multilevel political crisis in Greece.

The official system is riddled with corruption, from hospital doctors on the take to discrepancies at the very highest levels of government. Out of control actions, and fascist infiltration into certain police units, make the possiblity of destabilisation there non-negligible.

The large anarchist left, which recurrently clashes with the cops, will probably up the ante.

As the centre-right economist Yannis Palaiologos points out in his book this year, The 13th Labour of Hercules: Inside the Greek Crisis, the main problem in Greece is not debt, but the fact that an independent state, standing above local and sectoral claims, barely exists.

The Greek state is a mass of claims and counter claims which are impossible to navigate unless you use networks of party privilege.

As all these networks are clustered into government, the sudden departure of such networks form power will make Greece very hard to run, even without workers on strike, migrants camped on the streets and anarchists squatting in buildings.

- See more at: http://blogs.channel4.com
 

mototopo

Forumer storico
up-right2.gif
LA DIFFERENZA TRA L'ITALIA E LA GRECIA. LORO NON POSSONO USCIRE DALL'EURO, NOI SI
Postato il Mercoledì, 31 dicembre @ 07:25:00 GMT di davide
middle-left.gif
middle-right.gif
2014-12-23t115246z_1_lynxmpeabm0ev_rtroptp_4_greece-vote-results.jpg_1718483346.jpg

DI GZ
cobraf.com
Siryza ha due economisti ufficiali del partito, che due settimane fa sono andati a Londra e hanno parlato ai fondi spiegando il loro piano e la spread della Grecia è andata da 300 a 1,000 punti. Questo nonostante gli economisti di Syriza abbiano detto che ripagherà tutti i 60 mld di debito greco in mano a privati e chiederà il default solo su metà di quello in mano alla BCE!!!! Pensa un attimo.



In realtà il debito greco in mani private ora sono infatti solo 60 miliardi e rotti e tutto il resto (260 mld e rotti) è in mano alla BCE e ai fondi salvastati, che fanno pagare alla Grecia meno del 2%, per cui il problema non è tanto la spread, quanto cosa decide la Merkel dei 260 mld. E gli economisti di Syriza hanno detto: "ehi... la Grecia rimane nell'Euro e paga tutti i 60 mld di debito in mani privati, vogliamo un taglio del 50% sui 260 mld in mano alla BCE...". Lo stesso la spread gli è esplosa.

Adesso che stanno per andare al governo Tsipras e compagni stanno misurando bene le parole e affidandosi ad economisti ed esperti che inviano in giro per l'Europa a spiegare i dettagli della "ristrutturazione del debito" cioè DEFAULT che vogliono. Se a marzo vincono, come indicano tutti i sondaggi, chiedono di spalmare il debito greco su 60 anni e a tassi di favore riducendolo in pratica di metà, da 319 miliardi.

Syriza è diventato il primo partito e sta andando a vincere le elezioni a marzo con questo programma: "non paghiamo metà dei 319 mild di debito, tanto sarebbe solo un 1,5% del PIL dell'eurozona... ma per noi è quasi pari al PIL greco !"
(vedi articolo in fondo che spiega bene tutti i dettagli: "..Now let’s look at Syriza’s plan. It says it will negotiate with the EU for the write-off of half the 319bn euros. It will not try to get a write-off from the private sector, and will pay back IMF loans in full, so all the pain falls on the EU and ECB... The 60-year debt deal simply recognises that a 20 year deal only pushes the problem out to the 2040s, and that Greece’s debt is in fact unpayable.

Già adesso, solo perchè hanno le elezioni a marzo in Grecia, la spread greca è andata a 1,000 punti! Non è un vero dramma perchè come si è detto solo 60 mld su 319 mld sono sul mercato, ma è un assaggio di quanto siano isterici i mercati. Forse Tsipras e compagni ora si spaventano, fanno marcia indietro si rimangiano le promesse, perchè la spread gli stanno esplodendo, gli crollano le banche e hanno la fuga di capitali ecc... ?

Non sembra: Tsipras non dovrebbe rimangiarsi le promesse se guardi la personalità dei leader e senti i suoi economisti che sembrano sapere quello che dicono. Quindi deve... bluffare per convincere la Merkel e la BCE.... Deve però stare attenta perchè la Grecia ha un debito estero alto in percentuale del PIL.

L'Italia invece no. L'Italia ha 430 miliardi di debito netto e la Grecia 230 miliardi, ma il PIL dell'Italia è di 1,600 mld e quello della Grecia di 190 miliardi.

Clicca sull'immagine per ingrandirla



Clicca sull'immagine per ingrandirla

Qui cerco sempre di mostare le cifre vere e non le percentuali che confondono, ma in sostanza il debito greco ESTERO, QUELLO CHE NON POSSONO RIDENOMINARE IN DRACME è maggiore del PIL greco per cui se escono dall'Euro i greci il loro debito estero, che NON POSSONO RIDENOMINARE, gli raddoppia e sono fritti. Cioè, .con un PIL di meno di 200 miliardi, uscendo dall'Euro i greci (aziende, stato, famiglie) si ritrovano altri 200 miliardi di debito in più (in euro, dollari...) che devono pagare in valuta straniera anche se sono tornati alla dracma. E per le imprese greche significa fallimento.

L'Italia invece ha solo 400 mld e rotti di debito estero NETTO (al netto dei crediti che famiglie e imprese hanno) su 1,600 mld di PIL e se esce dall'Euro avrà una svalutazione minore della Grecia, diciamo che da noi il debito estero aumenta per effetto del ritorno alla Lira forse di 200-250 mld, cioè (su un PIL di 1,600 mld) di un 15%.

La Grecia è un paese veramente fragile, a differenza dell'Italia. In Grecia nelle banche c'erano 280 miliardi e nel 2011 erano calati di colpo di 60 miliardi i depositi bancari, prima che la Troika gli prestasse oltre 200 mld in varie modalità e stabilizzasse la situazione

Clicca sull'immagine per ingrandirla



Clicca sull'immagine per ingrandirla

Il problema è il debito ESTERO, quello fuori dal paese, che devi pagare comunque, specie le imprese, in valuta estera in ogni caso, anche se torni alla valuta nazionale. La Francia e l'Italia ne hanno rispettivamente un 10 e 15% del PIL per cui possono uscire dall'Euro. Portogallo, Spagna e Grecia ne hanno per il 100% del PIL per cui non possono uscire dall'Euro.

Questo spiega perchè Podemos in Spagna e Syriza in Grecia e virtualmente tutti in questi tre paesi siano contro l'uscita dall'Euro. E in Francia la LePen sia il primo partito e Salvini, Meloni, Grillo e in parte Berlusconi in Italia siano forse la maggioranza ora parlando di uscire dall'Euro.

OK ? Questo è il motivo per cui l'Italia può uscire dall'Euro e la Grecia no. Per noi significa un aumento del debito estero (denominato in valuta estera, che non puoi cambiare) di un 15% del PIL e per la Grecia del 110% circa.

In Italia Salvini e Grillo non temono ancora di andare al governo o vincere referendum (che è lontano un anno nel tempo) per cui possono parlare a ruota libera, ma quando si avvicina il momento di una vera decisione o sul DEFAULT come chiedono in Grecia a Syriza o sull'uscita dall'Euro allora cambia tutto. In Grecia quel momento è arrivato, in Italia arriverà nei prosimi mesi e allora devi stare attento a quello che proponi DI PRECISO, perchè se sembra che sarai tu (Tsipras o Podemos o Grillo/Salvini) a decidere i destini del debito i mercati attaccano in anticipo.

Il secondo articolo è fatto molto bene e spiega la situazione in Grecia.
GZ
Fonte:
Link
30.12.2014

GUARDIAN: LA GRECIA HA PERSO IL POTERE CONTRATTUALE DI MINACCIARE L’EURO-EXIT (da Voci dall'Estero)
La Grecia non ha più il potere contrattuale di una volta, e le richieste di Syriza per una remissione del debito probabilmente non saranno accolte

di Phillip Inman – 29 dicembre 2014

Gli allibratori hanno tagliato le quote scommesse per un’uscita della Grecia dall’euro, ora che probabilmente le elezioni porteranno al potere un partito di sinistra col mandato di muovere guerra a Bruxelles.

La scommessa è che i leader di Syriza, che sono sul punto di dominare il parlamento dopo le nuove elezioni, scopriranno che Atene non ha più quel potere contrattuale che aveva un tempo.

Quattro anni fa la Grecia era come il proverbiale topolino rispetto all’elefante europeo: minuscolo in confronto, ma con una grande capacità di spaventare e destabilizzare.

Oggi l’eurozona, sebbene sia ancora un goffo gigante, ha acquisito una scaltrezza che mette la Grecia in netto svantaggio. Bruxelles è riuscita a scavare una linea tagliafuoco tra sé e i potenziali ribelli anti-austerità.

Syriza sostiene che la determinazione della coalizione di centrodestra nello spingere avanti i tagli al bilancio fino a generare un surplus che permetta di ripagare il debito a Bruxelles, al Fondo Monetario Internazionale e agli investitori privati, sia la ricetta per un’infinita austerità e povertà. Da Bruxelles dovrebbe venire invece una maggiore remissione dei debiti, con la possibilità di ripagarli entro termini più lunghi.

Tuttavia i leader dell’eurozona hanno passato gran parte degli ultimi due anni a puntellare le finanze degli altri paesi colpiti dalla crisi, come Irlanda e Portogallo, e a legare più strettamente al seno di Bruxelles quei paesi che erano vicini al crollo finanziario.

I fondi di salvataggio dell’eurozona e i fondi per le infrastrutture vengono spesso descritti come inadeguati per stimolare la crescita, ma tuttavia sufficienti a mantenere la stabilità nell’area monetaria.

C’era una situazione differente nel 2010, quando la minaccia di un’uscita della Grecia dall’euro aveva spaventato per la prima volta gli investitori internazionali. A quel tempo, i gestori dei maggiori fondi d’investimento del mondo vedevano aprirsi un vuoto al centro dell’eurozona. Ancor di più, ritenevano che un voto in un qualsiasi paese, piccolo o grande, avrebbe significato la sentenza di morte per l’euro.

Ora gli investitori ritengono che il loro denaro sia al sicuro. I mercati azionari e i mercati delle obbligazioni, che erano impazziti nel 2010, hanno ora scontato l’eventualità di un’uscita della Grecia dall’euro nelle loro previsioni per l’anno venturo. Certo avrebbe conseguenze, ma non sarebbe quell’evento sismico che un tempo veniva temuto.

Pertanto, privata della capacità di determinare uno shock in questo gioco del rischio calcolato, Atene è la sola perdente.

Peggio ancora per la Grecia, molti dei papaveri a Bruxelles ritengono che per quante storie si facciano, il paese sia ricco e abbia solo bisogno di un po’ di redistribuzione al suo interno per risolvere gran parte della sua povertà.

Gli incalliti eurocrati pensano che la Grecia, come altri paesi in difficoltà quali Italia e Spagna, possano risolvere molta della loro povertà con un giro di vite sulla corruzione palese e sulla fiorente economia sommersa.

Avendo ciò in testa, le richieste di remissione del debito avanzate da Syriza saranno accolte con qualche sorriso e un fermo “no”. Da Berlino ad Oslo c’è ben poco sostegno per gli elettori greci.
"Greece election: opposition party’s main enemy will be time"
Sunday 21 Dec 2014
....What can Syriza do?
Syriza’s ability to negotiate successfully will depend very largely on mood music in Europe.

If, for example, the Greek centre right implodes – during or after the election – it would become clear to the EU that there is no point holding out to cause chaos and a second election: the winners then might only be more radical parties.

It is clear from my discussions with George Stathakis and John Milios, the economics professors who have designed the Syriza debt programme, that they are positioning themselves within a wider European debate.

Parts of the EU establishment want to use ECB quantitative easing (QE), loosen fiscal austerity and pursue a Keynesian version of structural reform.

The prevailing view in Germany is to keep fiscal austerity, do everything short of QE and to do a neoliberal version of structural reform.

Syriza’s economics professors believe that if they can insert the Greek debt problem into this dynamic, and with the help of the two bigger left parties – Die Linke in Germany and Podemos in Spain – and indeed some left social democrats, they can negotiate the big debt write-off.

But their own domestic growth programme is reliant on inward investment happening at the same time as a re-regulation of the labour market and the restoration of some welfare spending.

Germany the key?
Much has been made of the disastrous meeting Mr Stathakis and Mr Milios had with private investors in London.

But they are not planning to default on private debt, and the 2015 repayment crunch is primarily with the IMF and EU.

Earlier this month Charles Robertson, of Renaissance Capital, issued a note saying:

“We see a fair chance that German Chancellor Angela Merkel will say yes to Syriza.

“She made the decision in 2010 that Greece should stay in the eurozone and that probably prevented a far wider global crisis.

“Saying yes to Syriza is not that expensive (roughly 1 per cent of eurozone GDP)… We think Europe would be a step closer to the fiscal .union that Germany clearly rejected in the 1990s, when it agreed to sacrifice the Deutschmark for the euro via the Maastricht treaty.” – Thoughts from a Renaissance Man, 9 December

However, the same analyst warned that the precedent might persuade Merkel and the ECB to say no.

So the biggest question for the survivability of a Syriza government is whether the EU governments and the IMF play ball.

Those who have met the Syriza economic leadership, comparing notes, tend to say they are acting as if they know Mrs Merkel may say yes when there is a high likelihood she will say no, and they don’t realise how tough the ECB, IMF and private investors are going to get in the short term, to force Syriza to impose its own form of austerity.

The timing is interesting. Greece has a 7bn euro cash buffer built into the original bailout deal.

There is also some financial engineering whereby the state can borrow from public enterprises, to the tune of about 7.5bn euros. Plus the banks are set to repay about 2bn euros of state bailout money.

So the smart money says Mr Tsipras could meet debt redemptions coming due in the first half of 2015.

However, the second half is the crunch point. Of the 17bn euros due, 11bn euros is in the second half, and BoAML’s analysts think that even with all this duck and dive economics, Syriza would have to raise about 11bn euros in the markets.

If Syriza does form a government there will certainly be a multilevel political crisis in Greece.

The official system is riddled with corruption, from hospital doctors on the take to discrepancies at the very highest levels of government. Out of control actions, and fascist infiltration into certain police units, make the possiblity of destabilisation there non-negligible.

The large anarchist left, which recurrently clashes with the cops, will probably up the ante.

As the centre-right economist Yannis Palaiologos points out in his book this year, The 13th Labour of Hercules: Inside the Greek Crisis, the main problem in Greece is not debt, but the fact that an independent state, standing above local and sectoral claims, barely exists.

The Greek state is a mass of claims and counter claims which are impossible to navigate unless you use networks of party privilege.

As all these networks are clustered into government, the sudden departure of such networks form power will make Greece very hard to run, even without workers on strike, migrants camped on the streets and anarchists squatting in buildings.

- See more at: http://blogs.channel4.com
 

mototopo

Forumer storico
http://www.investireoggi.it//it.pin...quente+bugia+sull'uscita+dall'Euro.
Col termine lex monetae si intende la facoltà di uno Stato sovrano di scegliere la propria valuta.
In caso di mutamento della stessa, si intende il diritto di determinare il tasso di conversione tra la vecchia e la nuova moneta avente corso legale, in ogni caso, qualora dovessimo intraprendre una euroexit il cambio / valuta tra la nuova moneta “italiana” e “l’estero Euro” non sarà della fomosa cifra di 1936,27 lire iniziale, ma del valore del changeover (valore al momento dell’uscita in base ai dati economici dell’Italia). Il valore nominale può essere (per logistica) 1:1; vale a dire la nuova moneta al nostro interno gli viene conferito valore: 1 euro, in tal modo non vi sarebbe nessuna necessità di variare segnaletica, listini ecc. Mentre nel Cambio /valuta con l’euro si prevede (un po’ tutti i realisti a dire il vero) una svalutazione che oscilla tra il 20 al 25%. Tengo a precisare che anche l’Euro nei primi anni ha visto uno scivolone rispetto al Dollaro USA del 30%, eppure il sole ha tramontato e risorto ogni giorno senza alcuna tragedia. Fatta la premessa, dico che gli addetti all’informazione spesso fanno disinformazione, sui pro e contro di una eventuale euroexit (per me inevitabile). Ora, in uno Stato democratico moderno, nulla è più prezioso della comunicazione, pertanto se una bugia viene inoltrata per ignoranza…vabbè è perdonabile, se si è consapevoli che si mente allora è fatto grave, ma se (come purtroppo sta avvenendo) si insiste e si martella il popolo con una menzogna sistematicamente anche attraverso i mass-media statali, allora è un CRIMINE.
Spesso si sente: “Se usciamo dall’Euro, tutti i mutui in corso e prestiti bancari accesi andranno saldati in Euro”. MENZOGNA, BUGIA, CRIMINE MEDIATICO!!! Quando usciremo dall’Euro molte cose cambieranno di sicuro, alcune di poco, altre di molto, altre ancora di un minimo impercettibile. Anzitutto va chiarito il termine in premessa “Lex Monetae”, come prevede il nostro Codice Civile italiano è sufficiente un decreto che sancisce che la moneta dello Stato Sovrano Italiano è la nuova (es. Lira, Fiorino, ecc.) in sostituzione dell’Euro, pertanto ogni contratto futuro ed in ESSERE viene inteso nella moneta corrente riconosciuta e decisa dallo Stato Sovrano. Quindi contratti di lavoro, mutui, compravendite ecc. saranno pagati nella moneta corrente. Infatti basta prendere lo stesso decreto che ufficializzò l’Euro al posto della Lira, invertire l’IN e l’OUT e la cosa può andare in vigore in un fine settimana, approfittando della chiusura bancaria ed iniziare la nuova settimana con i Bancomat aggiornati e riforniti della nuova moneta. In fine va detto che i menzonieri dimenticano che è lo Stato Sovrano a decidere (almeno questo) la moneta corrente e non le Banche, altrimenti se non fosse, la loro, una colossale “cavolata” i mutui stipulati dopo il 2000 ancora oggi avrebbero dovuto vedere le rate in Lire. Resta ovvio che la restituzione al cambio uno /uno tra le due monete (vecchia e subentrante) la svalutazione andrebbe a carico e assorbita dalla banca creditrice. E’ soprattutto per questo che i lobbisti si arrampicano sugli specchi per evitare ciò, a costo di inventare terrorismo mediatico o di uccidere il popolo. Chiaro? E pensare che uno di questi giornalisti che sostengono tale balla è un dipendente della Tv di Stato (Rai 3 ovviamente) Sig. Rampini corrispondente in Usa. Che tristezza mi fanno.
Di seguito Art. C.C. attinenti.
Art. 1277 Debito di somma di danaro
I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale.
Se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima.

Art. 1278 Debito di somma di monete non aventi corso legale
Se la somma dovuta è determinata in una moneta non avente corso legale nello Stato, il debitore ha facoltà di pagare in moneta legale al corso del cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento.

Art. 1281 Leggi speciali
Le norme che precedono si osservano in quanto non siano in contrasto con i princìpi derivanti da leggi speciali.
Sono salve le disposizioni particolari concernenti pagamenti da farsi fuori del territorio dello Stato.
 

mototopo

Forumer storico


Il primo articolo permette una deroga al principio di cui sopra: se si è posto nel contratto o nell'atto da cui scaturisce il debito la clausola "effettivo", ovvero si è voluto indicare espressamente che la moneta prevista per il pagamento deve essere quella e non può essere sostituita, allora, se è possibile procurarsela, quella è la moneta con cui va effettuato il pagamento, anche se non ha corso legale nello Stato: il debitore non ha facoltà di pagare altrimenti. Il secondo prevede il caso, ormai raro, di moneta avente un valore intrinseco che avesse corso legale al momento dell'assunzione del debito; avendo ormai dai tempi del Gold Standard abbandonato le monete con un valore intrinseco (oro o argento) per le monete c.d. fiat è altamente improbabile che vi siano ancora obbligazioni di tale natura. Forse un debito in sovrane o sterline d'oro o in dollari d'argento, ma insomma sono ipotesi altamente improbabili. Il terzo fa salve le leggi speciali e le disposizioni particolari.


Riporto anche una massima giurisprudenziale molto interessante:


In tutti i casi in cui l'obbligazione (in moneta estera) non sia indicata con la clausola "effettivo" o altra equipollente, né risulti che le parti abbiano avuto riguardo ad una specie monetaria avente valore intrinseco, la norma dà facoltà di pagare in moneta legale al corso del cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento, con conseguente impossibilità per il creditore di ottenere la rivalutazione del credito per la differenza tra il cambio all'epoca della stipulazione e quello all'epoca della soluzione (C. 6887/1986).



Cosa dice la Cassazione mi sembra chiaro: quando ho un debito in valuta estera io debitore ho, come abbiamo visto, la possibilità di pagare in valuta nazionale e, cosa più importante, al valore di tale valuta al momento del pagamento, escludendo una eventuale rivalutazione. Naturalmente il problema, come nel caso concreto esaminato dalla Corte, sorge se la valuta nazionale nel frattempo si apprezza, ma cosa succede se, come accadrebbe in caso di uscita dell'Italia dall'euro, si svalutasse? In base all'art. 1278 c.c. si dovrebbe pagare con moneta ragguagliata al cambio esistente al momento del pagamento, ma, e questo è fondamentale, nulla vieta che una disposizione di legge deroghi a tale principio e fissi il cambio al momento dell'adozione della nuova valuta; anzi, in caso di uscita dall'euro, un provvedimento di deroga sarebbe doveroso ed indispensabile per non portare al tracollo l'economia del Paese.

 

mototopo

Forumer storico
Con una deroga la situazione sarebbe sotto controllo. Facciamo un esempio:


Mettiamo che l'Italia esca dall'euro e adotti come valuta nazionale la neolira e mettiamo che, come sarebbe auspicabile il cambio venga fissato 1/1, ovvero un euro è uguale ad una neolira. Ora supponiamo che Franco abbia un debito con Mario di 100 euro: cosa accade? Semplicemente che Franco ripagherà, se vuole, il proprio debito a Mario con la nuova valuta avente corso legale allo stesso valore nominale, quindi restituirà 100 neolire. Cosa accade se nel frattempo la neolira si è svalutata del 30% sull'euro? Assolutamente nulla, il debito è di valuta e Franco pagherà a Mario solo e soltanto 100 neolire (svalutate) senza che quest'ultimo possa contestarne il minor valore e senza poter pretendere la rivalutazione del credito. Mario ci perde? No, a meno che intenda acquistare qualcosa in euro all'estero; nel mercato interno, poiché tutti i valori dei beni e dei rapporti sarebbero ragguagliati con lo stesso criterio, la proporzione rimarrebbe uguale ed il potere di acquisto non cambierebbe, salvo una leggera possibile perdita sui beni importati successivamente all'uscita che potrebbero aumentare di prezzo.


Questo principio di deroga in effetti non è affatto strano od arbitrario, ma è, riguardo all'inflazione (che possiamo definire un deprezzamento interno, come la svalutazione lo è verso l'estero), ciò che viene previsto normalmente ed applicato a tutti i debiti cosiddetti "di valuta", ovvero quelli in cui è dovuta una somma precisa. Se io devo 100 euro e li ripago fra un anno, dovrò dare sempre 100 euro, con in più eventualmente solo gli interessi legali, ma non con la rivalutazione per il deprezzamento avuto per l'inflazione; capirete che, quando l'inflazione era consistente, ciò si traduceva in un vantaggio anche cospicuo per il debitore, ma, sia chiaro, è un vantaggio del tutto legittimo. Cosa diversa sarebbe se il debito fosse, come si dice, "di valore", ovvero non è dovuta una somma nominale, ma il valore del debito: l'esempio classico è il risarcimento danni; qui ciò che è dovuto non è un importo, ma il valore di un danno subito, quindi questo valore deve rimanere integro, per cui, oltre agli interessi, il danneggiato avrà diritto alla rivalutazione monetaria della somma determinata come risarcimento.


Siccome tutte le obbligazioni contrattuali fanno nascere debiti di valuta, vale il principio che abbiamo detto: il creditore ha diritto a riavere la stessa quantità di moneta, indipendentemente dal suo diverso potere di acquisto.


E se il nostro Franco invece che con Mario ha un debito con Hans o con Alain, i quali sono cittadini stranieri e vogliono essere pagati in euro? Spiacenti, la facoltà del debitore rimane intatta e quindi Franco pagherà le sue 100 neolire ad Hans o Alain, senza che questi possano obbiettare nulla.
 

mototopo

Forumer storico
Anche lo Stato naturalmente utilizzerà tale facoltà: il suo debito, nominato attualmente in euro diventerà un debito in neolire (come d'altronde è accaduto pacificamente al contrario quando siamo entrati nell'euro) con lo stesso concambio visto per Franco: i possessori di BTP o BOT o altro tipo di obbligazione avranno alla scadenza l'importo nominale, ma nella nuova moneta, siano essi detentori nazionali od esteri. I detentori esteri perderanno qualcosa, ma è il rischio normale di chi compra titoli esteri ed è quello che è sempre accaduto quando i titoli erano in lire; d'altronde fino ad oggi dai titoli di debito pubblico italiani hanno lucrato un tasso decisamente più alto della media mondiale (che era circa l'1,8%), quindi se riducono i loro guadagni non c'è da piangerci troppo. Anzi, per chiarire, lo spread di oltre quattro punti avuto in passato è solo la misura del rischio che i mercati ci hanno fatto pagare in anticipo di una eventuale uscita dall'euro, sul quale quindi si sono già in un certo senso cautelati.


Chiarito questo vediamo l'unico caso particolare: debito con un soggetto estero da pagare in euro e con contratto regolato da diritto estero. Questo caso, comunque minoritario e che non coinvolge il debito pubblico dello Stato, dovrebbe essere valutato volta per volta: innanzitutto bisogna vedere come regola il contratto la valuta del pagamento; se questo prevede genericamente un pagamento in euro, senza specificare l'effettività dell'utilizzo di tale valuta, allora va vista la legge regolatrice. Questa potrebbe oppure no prevedere un obbligo di utilizzare una certa valuta. Consideriamo comunque che la legge italiana prevede come deroga ai suoi principi le leggi speciali in materia e le disposizioni particolari per i pagamenti all'estero, per cui un cittadino italiano, in mancanza di espresse norme contrattuali o statuarie estere contrarie a lui applicabili, ha sempre la facoltà di pagare i suoi debiti nella valuta nazionale corrente.


Dopo tutta questa esposizione spero sia chiara una cosa: gli euristi che spaventano la gente con lo spauracchio del debito pubblico che aumenta per la svalutazione, con i debiti in euro che devono essere ripagati in euro, comprati quindi a caro prezzo, con i redditi e le pensioni che si decurtano del 30% (che è il tasso atteso di svalutazione) come se tutti noi, compreso il pensionato e il cassintegrato, facessimo acquisti esclusivamente in Francia o Germania (...) e, dulcis in fundo, con gli immobili che perdono il 30% del loro valore (come se si riducessero in metri quadri!), compiono un opera di terrorismo psicologico, con affermazioni del tutto irreali, irrazionali e contrarie, come visto, al nostro diritto. Fate loro leggere questo post ed eventualmente comprate loro un buon codice commentato da studiarsi
 

Users who are viewing this thread

Alto