La riforma per il riconoscimento delle unioni civili è l’argomento caldo degli ultimi giorni. Se ne discute in Parlamento, in piazza e sui giornali. L’impatto non sarebbe solo a livello sociale ma anche normativo e fiscale. Tra i diritti in ballo per le unioni civili che attiene alla sfera tributaria e previdenziale c’è anche quello alla pensione di reversibilità ai superstiti, che viene riconosciuta alla morte del coniuge. Estendere il diritto alla pensione di reversibilità anche alle coppie di fatto è uno degli step dell’approvazione del ddl Cirinnà.

Il popolo gay ha fatto sentire in questi giorni la sua voce, sostenuto anche da etero favorevoli al cambiamento. Ma, come sempre in tema di riforma delle pensioni, uno degli ostacoli sembra essere la sostenibilità economica della misura. Nelle prossime pagine vedremo che cosa prevede la riforma delle unioni civili in tema di pensioni e quali sono i costi reali e le implicazioni di questa eventuale misura.  

Pensione si reversibilità alle coppie di fatto: quanto costerebbe la riforma?

Se i sostenitori della riforma delle unioni civili hanno ribadito che l’estensione della reversibilità sarebbe un intervento a costo zero, gli oppositori non ne affatto sono convinti. Nuovo Centro Destra, alcune frange più conservatrici del Pd e soprattutto il Vaticano, hanno spinto a riflettere su quella che il Giornale ha descritto come una “bomba ad orologeria per il welfare italiano”. Le cifre ufficiali a dire il vero appaiono abbastanza tranquillizzanti ma il direttore de Il Giornale ha lanciato il sospetto che vi siano cose non dette per non allarmare l’opinione pubblica e per spingere una riforma che, in realtà, le casse dello Stato non possono permettersi.

Pensione di reversibilità: cosa prevede la legge oggi e cosa cambierebbe con la riforma

Al momento l’Inps riconosce il diritto alla pensione di reversibilità a cinque categorie di familiari: coniuge, figli, nipoti, genitori e fratelli/sorelle celibi/nubili.

Se il lavoratore deceduto era già andato in pensione si parla di reversibilità diretta; in caso contrario, ovvero se ma aveva maturato i requisiti per la pensione ma ancora non si era ritirato, si parla di reversibilità indiretta. Presupposto per il riconoscimento della reversibilità è il vincolo matrimoniale. Ad oggi quindi sono esclusi tutti i conviventi e anche le coppie eterosessuali che hanno firmato un’unione civile.

Riforma unioni civili: quanto costa l’estensione della pensione di reversibilità

Aldilà dei condizionamenti ideologici o religiosi proviamo a fare due conti per cercare di capire il costo della riforma. Il 22 luglio scorso il Ministero dell’Economia aveva calcolato gli “oneri complessivi” in una relazione tecnica. I numeri ufficiali parlano di una spesa di 3,7 milioni per il 2016, destinata a salire fino a 22,7 milioni nel 2025. Cifre che smentivano quindi categoricamente le previsioni gonfiate del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Quest’ultimo infatti era arrivato a parlare anche di 40 miliardi. Una cifra esagerata se si considera che corrisponde a poco più del valore dell’intera Legge di Stabilità del 2016 o anche il quadruplo del decreto sul bonus di 80 euro. E in ogni caso: se una riforma è giusta e urgente ha senso rimandarla ancora per limiti economici? O conviene trovare le risorse da destinarle?

Pensione di reversibilità: eterosessuali discriminati?

Aldilà dell’aspetto economico c’è anche chi condiziona il riconoscimento della pensione di reversibilità per le coppie omosessuali, all’estensione dello stesso diritto per le coppie etero che convivono e che, in caso contrario, sarebbero in qualche modo discriminate e “spinte” a contrarre matrimonio per la tutela del diritto in analisi.