licenziamento badante

Licenziamento badante e colf libero dalla maxi tassa di circa 1500 euro prevista con la riforma del lavoro del ministro Fornero, la legge n.92 del 2012. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali conferma la notizia trapelata ieri.

Una vera e propria bufera si era scatenata pochi giorni fa alla notizia che per licenziare  colf e badanti che assistono per lo più i nostri cari anziani, si doveva sborsare una maxi tassa di 1450 euro, in base alle novità introdotte dalla legge di riforma del mercato del lavoro del ministro Elsa Fornero, entrata in vigore lo scorso 18 luglio 2012 ( si veda il nostro articolo Licenziamento colf? Solo pagando circa 1500 euro).

Maxi tassa per finanziare l’Aspi

La maxi tassa nasce come contributo per  finanziare l’Aspi, la nuova indennità di disoccupazione, letteralmente assicurazione per l’impiego, che comporta l’onere in capo ai datori di lavoro di pagare un contributo di 473 euro all’anno, fino a un massimo di 1.400 euro e poco più, nel caso di licenziamento del dipendente. La norma incriminata, il comma 31 dell’articolo 2 della legge 92/2012, non farebbe distinzione tra i datori di lavoro e come tale colpirebbe indistintamente tutti, anche i nostri anziani che assumono la badante per motivi strettamente connessi al loro stato di salute. Il rischio paventato era senza dubbio quello di alimentare il lavoro nero.

 Nessun pagamento, la conferma del Ministero

E’ il segretario generale della Cisl pensionati, Gigi Bonfanti ad aver annunciato per primo l’esclusione dall’indennità di licenziamento per colf e badanti. La conferma arriva anche dall’ufficio stampa del Ministero del lavoro e fonti ufficiali dichiarano che i tecnici ministeriali sono al lavoro per escludere dalla maxi tassa di 1450 euro i datori di lavoro di colf e badanti, con una modifica della norma contenuta nella legge di riforma del mercato del lavoro.

 Dopo aver consultato i suoi tecnici, il ministero del Lavoro ha assicurato che il contributo di licenziamento introdotto dalla legge 92/2012 non riguarda le famiglie ma solo le imprese. Non è quindi necessario modificare in alcun modo la legge di riforma del lavoro, in vigore dal 1° gennaio 2013. Come dire, il pericolo non c’è mai stato, più che altro c’è stata una cattiva interpretazione della norma. Perfortuna che i chiarimenti sono arrivati.