Le addizionali Irpef, con le aliquote regionali e comunali costano più di Tasi e Tari messe insieme. Ecco i calcoli fatti dalla CGIA di Mestre. Prima di andare nei dettagli del rapporto effettuato dalla CGIA di Mestre ricordiamo che le aliquote Irpef 2014, sulla base delle quali pagare le addizionali comunali e regionali dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, sono modulate in base al reddito. Si parla così di scaglioni di reddito a cui corrispondono diverse aliquote Irpef 2014.

Scaglioni e aliquote IRPEF 2014

Le aliquote Irpef 2014 e gli scaglioni Irpef in base alle fasce di reddito sono i seguenti:

  • 1 scaglione redditi fino a 15mila euro – aliquota Irpef al 23%
  • 2 scaglione redditi tra 15 e 28mila euro – aliquota Irpef al 27%
  • 3 scaglione redditi tra 28mila e 55mila euro – aliquota Irpef al 38%
  • 4 scaglione redditi sopra 75mila euro – aliquota Irpef al 41%.

Addizionali regionali e comunali Irpef: lo studio della CGIA di Mestre

Ebbene, secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, tra il 2010 e il 2015, le addizionali comunali e regionali Irpef aumenteranno a dismisura: per un impiegato del 35 per cento, per un operaio e un lavoratore autonomo del 36 per cento, per un quadro del 38 per cento e per un dirigente del 41 per cento.

Per quanto riguarda l’addizionale comunale Irpef, nel 2009 e nel 2010 ricorda la CGIA vigeva il “blocco” delle aliquote. Solo nel 2011 e poi definitivamente nel 2012 è stata ridata la possibilità ai Sindaci di aumentare le aliquote sino ad un valore massimo dello 0,8%. Analizzando quelle applicate nei 108 Comuni capoluogo di provincia, si nota che:

  •  sono 60 i Sindaci che hanno elevato l’aliquota al livello massimo dello 0,8%, pur riconoscendo delle soglie di esenzione;
  • solo Trento e Gorizia non applicano l’addizionale comunale Irpef;
  • una dozzina di Comuni hanno aumentato le aliquote nell’ultimo anno, mentre sono solo un paio quelli che hanno ridotto il prelievo.

Per quanto invece riguarda l’addizionale regionale Irpef, anche i Governatori hanno subito il blocco delle aliquote, tuttavia le Regioni in disavanzo sanitario hanno attuato (e attuano tuttora), come dice nel rapporto la CGIA, l’incremento dell’aliquota per ridurre il deficit.

L’aliquota base dell’addizionale regionale era pari allo 0,9% sino al 2010; è stata elevata all’1,23% dal cosiddetto “Salva Italia” del 2011. Sino al 2013 l’aliquota base poteva essere elevata di altri 0,5 punti percentuali, raggiungendo l’1,73%. Dal 2014 può essere elevata di 1,1 punti percentuali: pertanto dall’1,23% si può toccare la soglia massima del 2,33%. Nel caso in cui la Regione sia in disavanzo sanitario e non abbia rispettato gli obiettivi intermedi del piano di rientro, l’aliquota dell’addizionale regionale Irpef viene elevata di ulteriori 0,3 punti percentuali oltre il livello massimo. Nel 2014 si trova in questa situazione il Molise che aveva articolato la maggiorazione dell’aliquota per scaglioni di reddito. Per effetto di questa regola l’aliquota dell’ultimo scaglione è salita sino al 2,63%. Infatti, a rendere ancora più variegata la situazione vi è la possibilità che le Regioni modulino le variazioni dell’addizionale regionale per scaglioni di reddito.

Addizionali Irpef più care di Tasi e Tari

Secondo le elaborazioni effettuate dall’associazione degli artigiani con sede a Mestre, il peso economico delle addizionali supera Tasi e Tari messe insieme. Se in una abitazione principale media tra Tasi (150/170 euro circa) e Tari (300/350 euro circa) una famiglia di 3 persone nel 2014 paga al Comune di residenza attorno ai 500 euro, tra l’addizionale comunale e quella regionale, invece, un impiegato quest’anno versa 732 euro, un lavoratore autonomo 924 euro, un quadro 1.405 euro e un dirigente 3.583 euro. Solo nel caso dell’operaio la situazione si capovolge: le addizionali si attestano sui 430 euro, contro i 500 euro circa che verserà quest’anno di Tasi più Tari. “Pur costando mediamente meno delle addizionali Irpef – conclude Bortolussi – la Tari e la Tasi sono le tasse locali più avversate dai cittadini.

La ragione di questo paradosso va ricercata nelle modalità di pagamento di queste imposte. Le addizionali Irpef vengono prelevate mensilmente alla fonte, di conseguenza il contribuente non ha la percezione di quanto gli viene decurtato lo stipendio o la pensione. Per il pagamento della Tasi e della Tari, invece, i cittadini devono mettere mano al portafogli per onorare le scadenze e recarsi fisicamente in banca o alle Poste. Operazioni che psicologicamente rimangono ben impresse nella mente di ciascuno”.