Le speranze di raggiungere un accordo tra la Grecia e i creditori pubblici all’Eurogruppo del prossimo lunedì si assottigliano di giorno in giorno, tanto che ieri è trapelato dalla BCE, che in caso di esito negativo, sarà aumentato lo sconto (“haircut”) con cui viene erogata la liquidità di emergenza con i fondi ELA alle banche greche dietro l’esibizione del collaterale di garanzia. Dallo scorso mese di ottobre, la BCE aveva abbassato al 35% lo sconto applicato ai prestiti erogabili dietro la garanzia dei bond greci, ma con il precipitare della crisi, esso potrà essere innalzato al 50%, anche se qualcuno nel board avrebbe proposto, addirittura, il 90%, una percentuale compatibile con lo stato di default di Atene.

Per quanto tutti i governatori centrali e membri del board della BCE siano contrariati dall’evoluzione inconcludente delle trattative, quasi nessuno vorrebbe agire per un taglio della liquidità prima dell’Eurogruppo, perché la mossa avrebbe un effetto potenzialmente nefasto sullo stato di salute del sistema bancario ellenico e potrebbe pregiudicare le già basse probabilità di un compromesso tra le parti. In ogni caso, determinante sarà il rimborso della rata di 763 milioni all’FMI, previsto per giorno 12. Senza, Francoforte chiuderebbe i rubinetti.   APPROFONDISCI – Grecia, Varoufakis umiliato all’Eurogruppo e Draghi non esclude di tagliare la liquidità alle banche  

Paura fallimento banche e rischio controlli capitali

Quel che è certo è che la paura in Grecia sale di giorno in giorno, tanto che dalla fine di novembre ad oggi sarebbero defluiti dai conti bancari 35 miliardi di euro dai 160 di 6 mesi fa. Erano 240 alla fine del 2009, prima che scoppiasse la potente crisi del debito sovrano. Ma c’è un altro dato particolarmente indicativo dello stato d’animo dei greci svelato dalla Banca di Grecia: dal novembre scorso alla fine di marzo, la liquidità in circolazione sotto forma di moneta fisica (banconote e monete metalliche) è cresciuta di 10,9 miliardi, passando da 30,1 a 41 miliardi di euro.

In pratica, i greci ritirerebbero i risparmi dalle banche e in grossa parte li sposterebbero all’estero, conservandone una quota per le spese ordinarie, evidentemente non fidandosi più della solidità degli istituti, temendo il loro fallimento. Pertanto, la liquidità in circolazione sarebbe oggi pari a quasi un quarto del pil, quando nel resto dell’Eurozona, sottolinea la Banca di Grecia, si aggira sul 6-8%. Al fine di frenare tale fenomeno, ieri sono circolate le voci di una possibile tassa sul ritiro del denaro dai conti bancari e sui prelievi ai bancomat, che dovrebbe portare nelle casse statali 180 milioni di euro. Se fosse vero, sarebbe il primo passo per l’introduzione dei controlli sui capitali.   APPROFONDISCI – Grecia, dalle banche ritirati 23,8 miliardi in 3 mesi e ad aprile è rischio crac