Che i tedeschi non avrebbero appreso con gioia le ultime misure di politica monetaria varate dal governatore della BCE, Mario Draghi, lo si sapeva. E non hanno tradito le attese. In Germania è scontro sul taglio dei tassi e sull’annuncio di nuovi stimoli monetari. Dalla Bundesbank, che con la sua rappresentante Sabine Lautenschlaeger ha votato contro al board di giovedì, non sono arrivati commenti ufficiali, ma si dice che il governatore Jens Weidmann sia furibondo, anche perché avrebbe ricevuto sul tavolo il dossier sull’acquisto dei titoli Abs solo lo scorso mercoledì, il giorno precedente al board.

  APPROFONDISCI – La BCE taglia i tassi allo 0,05%. Attesa per la conferenza stampa di Draghi Board BCE, giovedì sarà battaglia tra la Bundesbank e Draghi. Cosa accadrà?   La strategia di Draghi è parsa chiara: non consentire ai tedeschi di organizzare una resistenza all’interno della BCE, giovandosi delle alleanze con le altre banche centrali del Nord Europa. Certo, non era un mistero che l’istituto avrebbe potuto annunciare il varo degli acquisti degli Abs, ma è stato irrituale non avere consentito alla Bundesbank di avere il tempo necessario per valutare il piano nel dettaglio. E le critiche che sono piovute nelle ultime ore addosso a Draghi sono pesanti in Germania. Il governatore della Baviera, leader della CSU, il partito gemello della CDU di Angela Merkel, Horst Seehofer, ha dichiarato in un’intervista alla Bild che le misure varate dalla BCE – ossia l’apertura dei rubinetti e l’acquisto di “carta straccia” – finiscono per spaventare la gente. Seehofer ha aggiunto che proprio la paura per questo tipo di politica porta acqua al mulino della AfD, il partito anti-euro tedesco, che alle elezioni di due domeniche fa in Sassonia ha riportato oltre il 9% dei consensi e che mostra una continua crescita nei sondaggi. Il governatore bavarese ha chiarito che d’ora in avanti il suo partito parlerà apertamente della questione della BCE, perché non ci sarebbe bisogno che questi temi siano lasciati all’AfD, dove ci sono “molte persone intelligenti”.
Non meno pesante è stato l’attacco di Juergen Stark, ex economista della BCE, dimessosi nel 2011 per la sua contrarietà al piano di acquisto dei bond sovrani da parte dell’allora governatore Jean-Claude Trichet. Stark ha affermato che di questo passo, la BCE si trasformerà in una “bad bank”, lasciando trasparire in sostanza il timore molto diffuso in Germania che l’acquisto di titoli di stato del Sud Europa, così come anche di mutui cartolarizzati (Abs) mettano a repentaglio il bilancio di Francoforte, ossia il denaro dei contribuenti europei, tedeschi inclusi.

Cresce il malcontento in Germania

Capita assai raramente che un politico tedesco critichi o anche solo parli in pubblico delle misure della banca centrale, in quanto il rispetto della sua indipendenza è qui considerato importantissimo. Il fatto che la figura di Draghi inizi ad essere attaccata pubblicamente e da personalità del governo e vicine alla cancelliera fa capire lo stato di insoddisfazione nel paese. Dal canto suo, la Bundesbank non potrà limitarsi a votare contro nei vari board, ma sarà indotta a organizzare fattivamente una forte opposizione interna alla BCE, in grado potenzialmente di paralizzarne l’azione. Vanno in questa direzione le pressioni dei rappresentanti delle banche tedesche, delle assicurazioni, della gran parte della stampa e dei politici conservatori. Da Jackson Hole, alla fine di agosto, Draghi ha dato inizio a una nuova fase per la sua BCE, che si caratterizzerà per lo scontro crescente con i tedeschi. Non è detto che dal confronto ne esca vincitore. In fin dei conti, se con il “whatever it takes” pronunciato il 26 luglio 2012 ha salvato l’euro, l’economia dell’Eurozona resta al palo, nonostante i tassi zero e la liquidità a fiumi.

Se deluderanno anche i prossimi stimoli, la Bundesbank potrà portare sul tavolo del board una folta documentazione a suo favore.   APPROFONDISCI – La Bundesbank ammonisce Draghi: i tassi BCE sono troppo bassi La Bundesbank ribadisce il no a nuovi stimoli BCE: si cresce solo con le riforme