“Finché vivrò non ci sarà una mutualizzazione del debito pubblico tra gli stati europei”. Così aveva dichiarato la cancelliera Angela Merkel due anni fa, quando la crisi dell’euro infuriava e si temeva il collasso finanziario da un momento all’altro di economie come l’Italia. Certo, non si aspettava Frau Merkel che la proposta sarebbe stata riesumata in piena distensione dei mercati finanziari proprio da un altissimo manager tedesco. Trattasi di Martin Blessing, amministratore delegato di Commerzbank, che in un suo contributo al quotidiano economico Handelsblatt ha auspicato l’emissione degli Eurobond quale soluzione definitiva della crisi dell’euro, in grado di fare della moneta unica una divisa stabile e affermata nel mondo.

  APPROFONDISCI – Elezioni europee, candidato PPE Juncker: Eurobond? Non con me   Secondo Blessing, ciascuno stato membro dell’Eurozona dovrebbe potere rifinanziare il suo debito in comune, attraverso il fondo ESM, per un limite massimo del 25% del pil. Questo consentirà un forte abbassamento dei rendimenti per gli stati molto indebitati, mentre il beneficio sarà avvertito molto meno tra gli stati con basso grado di indebitamento pubblico. Tuttavia, per la quota eccedente quel 25%, ciascuno stato dovrebbe continuare a rifinanziarsi per conto proprio. Per questo, spiega, sarebbe importante che la BCE avesse la facoltà di acquistare i titoli di stato, in cambio mettendo in soffitto l’Omt di Mario Draghi. A garanzia degli Eurobond, ossia delle emissioni centralizzate del debito pubblico, ciascuno stato potrebbe trasferire all’ESM almeno parte del suo gettito IVA, sempre Blessing. Il manager rincara la dose sulla sua proposta e quasi in un atto di sfida al governo Merkel afferma che non si tratta di vedere “se” gli Eurobond saranno mai introdotti, ma di “quando” e “come”. La reazione di Berlino non si è fatta attender. Il sottosegretario alle Finanze, Steffen Kampeter, ha dichiarato che il tema non è in agenda e che gli Eurobond rappresenterebbero un disincentivo per gli stati membri a fare le riforme strutturali.
Dal canto suo, il partito della cancelliera, la CDU-CSU non può permettersi passi falsi su una questione così sentita in Germania. Domenica, il partito della cancelliera ha vinto le elezioni regionali in Sassonia con il 39,4% dei consensi, ma ottenendo il peggiore risultato dalla riunificazione ad oggi. Quel che più spaventa i conservatori al governo è quel 9,2% dell’AfD (Alternativa per la Germania), il partito euro-scettico, che ha mancato per un soffio lo sbarramento del 5% per entrare un anno fa al Bundestag, ma che alle elezioni europee ha preso il 6,7% e che risulta sempre in crescita nei sondaggi. Il presidente di AfD, Konrad Adam, ha lanciato un appello a tutti i dirigenti della CDU, delusi dalla svolta a sinistra della cancelliera. E il vice-presidente dei conservatori al Bundestag, Arnold Vaatz, ha dichiarato al quotidiano Tagesspiegel che un’alleanza con gli euro-scettici non può  continuarsi ad escludersi a priori, perché essi non sono né l’NPD (il partito neonazista), né i Klu-Klux-Klan, né il Fronte Nazionale. Il partito della cancelliera ha finora escluso anche solo la possibilità di formare governi locali con l’AfD, ma l’ascesa dei consensi di quest’ultimo sta spingendo molti dirigenti a ritenere che la strategia dell’isolamento si stia rivelando fallimentare e che venga ritenuta dagli elettori un cedimento a sinistra. Per questo, la cancelliera non potrà certamente aprire sugli Eurobond. Rischierebbe una frana elettorale alla sua destra.   APPROFONDISCI – La “compagna” Merkel è sotto attacco. CDU in rivolta: è troppo di sinistra In Germania è scontro nel governo Merkel sull’austerità nell’Eurozona