L’operazione Mare Nostrum, messa in piedi nell’ottobre dello scorso anno dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e dall’allora presidente del consiglio, Enrico Letta, ha già portato dall’inizio dell’anno a 61 mila e 500 il numero dei clandestini sbarcati e accolti dall’Italia. L’operazione obbliga la marina militare italiana a trainare le imbarcazioni di immigrati fino alle coste del nostro paese, anche sconfinando in acque internazionali, una volta intercettate. Sempre il Viminale stima che entro l’anno saranno 100 mila i profughi o semplici disperati, che saranno sbarcati sulle coste italiane.

Un record, se si pensa che nel 2010 i clandestini arrivati sui barconi in Italia erano stati poco più di 4.400. Nel 2009 erano stati meno di 9.000. Segno che la situazione starebbe sfuggendo di mano.  

Costo operazione Mare Nostrum: vediamoci chiaro

Un primo problema è di tipo finanziario, oltre che logistico. Non solo non si sa più in quali centri accogliere i disperati (quelli in Sicilia sono strapieni!), ma se Alfano aveva calcolato in 1,5 milioni di euro al mese il costo dell’operazione, i dati reali ci indicano una situazione ben più onerosa: ogni mese, l’Italia spende 9,5 milioni di euro per l’accoglienza dei clandestini, pari a 114 milioni all’anno. A fronte di tali costi, l’Europa contribuisce con soli 9 milioni di euro per l’intero anno. Meno di un dodicesimo della spesa effettiva. E la questione continua a non interessare Bruxelles, la quale ha preteso – su pressione tedesca – che i clandestini non possano uscire fuori dai confini dello stato che li accoglie. In sostanza, chi sbarca in Italia, deve rimanere nel nostro paese. Nessuna redistribuzione degli immigrati tra i 28 membri UE, come chiede il governo italiano. Anzi, dal dibattito sul semestre europeo a guida Matteo Renzi, la questione degli sbarchi sembra che non sia stata nemmeno presa in considerazione dai partner europei.

Tanto che il direttore di Cir, Christopher Hein, ha dichiarato senza mezzi termini che la battaglia dell’Italia sarà politicamente difficilissima e che la UE non avrebbe alcuna intenzione di mostrare solidarietà al nostro paese, europeizzando la crisi. Non si parla del tema, spiega Hein, se non marginalmente, quando si affronta l’Eurosur, il sistema di sorveglianza delle frontiere, attraverso l’uso di tecnologia integrata e satellitare. Sulla questione ha un’idea diversa il portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, Carlotta Sami, che spiega come l’accoglienza per l’Italia sia un “obbligo morale”. Chi parla di buonismo, afferma, non sa quello che dice, perché è la Convenzione di Ginevra ad imporre di accogliere tutti i rifugiati. Per di più, conclude, Mare Nostrum ha consentito di intercettare gli scafisti, coloro che lucrano dalle tragedie umane. Resta la questione economica di un paese finanziariamente al collasso, ma che a fronte di un problema di portata globale, è lasciato solo dall’Unione Europea anche in termini di risorse. Due le ipotesi sulla scarsa compartecipazione dell’Europa al finanziamento di Mare Nostrum: o è stato Alfano ad avere fortemente sotto-stimato in soli 1,5 milioni al mese il costo della missione, per cui la UE avrebbe garantito la copertura del 50% dei costi presunti, ossia 9 milioni su 18 all’anno (poi, lievitati a oltre 100 milioni prospettici), oppure il nostro governo – consentiteci la boutade – avrebbe letto male il testo dell’intesa in inglese, scambiando mese (“month”) per anno.(“year”).